l'Italo-Argentino

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

Laporte
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Re: l'Italo-Argentino

Messaggio da Laporte »

Ale_86 ha scritto:
Posto che hai ragione sul fatto che gli Argentini siano mezzi Italiani (di cui metá Veneti, apparentemente), sia di cultura che di sangue, non ho mai creduto a questa storia del "piú simili" culturalmente, né per i giocatori né per la famosa storia degli allenatori francesi VS non francesi. In ogni caso, se vogliamo stare nel mondo reale, volendo, non sarebbe piú facile mandare questi fantomatici ragazzi nella vicina Francia, invece che nell'altro emisfero? Sono il primo a dire che un periodo all'estero farebbe bene a tutti, vorrei solo tirare un pó il freno a questa filo-argentinitá dilagante. Mi sembra che si esageri un pó.
A Cordoba e Rosario sono tutti piemontesi (...tanto che a Pasqua fanno la bagna cauda) ) o al limite lombardi (canavosio, dominguez, Canale) a Buenos Aires genevosi... :D

I veneti storicamente andavano in Brasile nel rio grande do sul in particolare (dove ho visto tagliare ancora la polenta col filo di ferro) . Idem i friulani. Al limite a Mendoza dove ci sono ancohe tanti marchigiani emigrati ancora dopo la seconda guerra mondiale.

Come dal sud Italia emigravano per lo più in USA... anche se Castrogiovanni è di origine sicula.

Sono i flussi storici dell'im+++emigrazione...
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PiVi1962
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Re: l'Italo-Argentino

Messaggio da PiVi1962 »

Per la ripartizione per macro-regioni dell'immigrazione italiana in Argentina
http://www.oni.escuelas.edu.ar/olimpi98 ... acuad3.htm
Luqa-bis
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Re: l'Italo-Argentino

Messaggio da Luqa-bis »

Premesso che si è , al solito, dirazzato ("deviato, scantonato" , vernacolare toscano) dal tema iniziale,

è effettivamente vero che il problema che si pone e si porrà e che a differenza di prima , il "saccheggio" del vivaio argentino, sfruttando il concetto di oriundi, sarà meno efficace di prima.
Questo non per le condizioni economiche argentine, ma per la mutata strategia della UAR e delle leghe: ad una posizione tradizionale che spingeva chi "doveva" vivere dirugby a cercare soluzioni in Europa, adesso vi è una mutata disponibilità.
Ed una più attenta strtageia nelle nazionali.

ragion per cui, gli argentini continueranno ad arriaver , ma saranno molti meno quelli equiparabili e in molti casi non saranno i migliori.

Serve quindi una transizione verso un sistema con maggiori capacità formative interne: creare una scuola italiana
Il che significa far studiare i tecnici all'estereo o far venire maestri stranieri di varia estrazione: anglosassoni, transalpini ma anche argentini o bokke.
Io osservo che i nostri faniculli (e faniculle) sino ai 16-17 non mostra no particolari differenze rispetto ai loro coetanei esteri.

Da cui la domanda:
- il differenziale tecnico nasce prima dei 16 anni e si manifesta dop o, perché sino a 16 anni il livello di gioco non esalta queste differenti abilità?
-oppure il differenziale si sviluppa nella tarda adolescenza dove i giuocatori di altri paeesi fanno un passo in più nello sviluppo tecnico-atletico?

Se si trattasse solo di una differente maturazione, il problema non sarebbe drammatico (come del resto è secondo me, il fatt oche i nostri finiscano la scuola 1 anno dopo), basta prenderne atto.

La mia impressione è che si debba , come già scritto , effettuare una serie di passi:
- ricercare maggior consenso nel pubblico per allargare la abse - se ti arrivano gli scarti, anche se li mandi 5 anni all'estero, partono da una situazione inziale svantaggiata;
- a corollario di sopra, anche gli scarti devono poter giocare , perché saranno il pubblico e magari bravi dirigenti e formatori.
- sviluppare un percorso atletico formativo in collaborazione con altre discipline che sviluppi le qualità motorie di base nella fascia "scuole elementari" - meno scarti assoluti, abbiamo una quota di difetti atletici ancora alta
- sviluppare un percors oformativo rugbistico che a partite dalla V elem/I media prevedea un canale sscolastico ed un canale societario che assieme portino i ragazzi attorno a i16 anni ad essere "buoni rugbisti".
- migliorare ed esapndere il sistema formativo di altolivello, sia con centri nazionali che con accordi internazionali (borse di studio incluse) che permetta agli atleti migliori di emergere e poter 2studiare" rugby e studiare il resto in contesti di qualità
- organizzare campionati U16, U18, Emergenti (penso ad un equivalente di campionati universitari) con livelli diversi per far sviluppare i giocatori per un futuro sbocco, anche professionistico.
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