Rispondo a Luqa-bis, prima però lo ringrazio per aver aggiunto elementi al ragionamento (al titolo ho dato il nome ricetta ma non ho la presunzione di averla o per lo meno non credo che ve ne sia solo una o che sia la migliore)
Ecco, la pirma domanda è: quale è l'obiettivo finale?
Avere una Italia che competa alla pari con Inghilterra e Francia come sistemi?
Avere una Italia che competa alla pari con Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia come squadra nazionale?
Avere delle società che possona vincere la ERC sconfiggendo provicne irlandesi, club francesi ed inglesi e possano fronteggiare i superclub australi'
Avere il rugby come IV sport collettivo quasi alla pari di pallavolo e pallacanestro?
Niente di tutto ciò; arrivare a 100.000 tesserati sarebbe già un buon risultato (un aumento del 24%), tornare tra i primi 9 del ranking mondiale essere competitivi nel 6 nazioni in modo costante, avere una media spettatori di 5000 persone nel pro 12 credo sia già un buon risultato
1. Pro12 + Eccellenza vs Super 8 nazionale
Concordo sul grande potenziale del Pro12 ma per come è stato sfruttato fino ad ora sembra quasi uno spreco di denaro (se si dovesse ripetere la scorsa stagione).
All’inizio avevamo 2 squadre private o quasi, oggi abbiamo una società e mezza federale, nella stagione 2010-11 gli Aironi toccarono livelli record con 1.300 abbonati, gli sponsor erano Moschino, Glen Grant, Eni, Monte Paschi di Siena, Adidas e tanti altri oggi non è più così.
Tiro fuori il discorso dei soldi perché credo che il movimento rugbistico italiano deve ampliarsi e anche questo aspetto è un indice dello stato di salute.
Oggi mi sembrano due società che non progettano ma tentano di sopravvivere anno dopo anno (impressione mia ma i risultati non sono certo incoraggianti). Il loro ruolo non mi sembra ben definito, credo che sia meglio dividere le due squadre: una con giocatori affermati che lotti per un posto nei playoff; l’altra che sia un trampolino di lancio per i migliori giovani italiani dove possono accumulare grande esperienza. Però continuo a nutrire dubbi sulla scarsa affluenza di pubblico.
Concordo lo sport è meritocrazia per cui su questo punto (Pro12 + Eccellenza vs Super 8 nazionale) non ho una posizione chiara ma nel caso super 8 sarebbe una rifondazione di tutto il movimento
2. Numeri
- il badminton ha fatto una campagna mirata nelle scuole, soprattutto di alcune regioni e grazie agli istituti scolastici ha più che raddoppiato i tesserati
Non credo che il badminton abbia molta visibilità nazionale o almeno non più del rugby, se sono riusciti a raggiungere quei numeri va tutta la mia stima e mi chiedo se non vi sia da prendere esempio
Per il rugby l'obiettivo ideale dovrebbero essere i numeri di pallavolo e pallacanestro, cioè i 300mila tesserati
Come obiettivo di medio/lungo termine direi che potrebbero essere adeguati i numeri delle federazioni di danza o di vela: 100/120mila tesserati
Se si riuscisse ad arrivare a 100 mila ne sarei più che felice
3. Modelli da copiare
Anche nessuno.
Stabilire obiettivi, scegliere percorsi, determinare momenti e termini di valutazione, trovare risorse, preparare esperti.
Se si vuole fare un paragone, allora forse anche spezzettare i modelli:
il modello gallese può essere applicabile in regioni italiane a larga diffusione di rugby, per esempio il Veneto, la Lombardia e l'Emilia, ma potrebbe non essere adatto in altre.
Probabilmente dovremmo avere 3 tipi di progetto, distinti per aree geografiche, a volte regionali, a volte interregionali: un progetto per le aree a diffuso rugby di qualità, uno per le regioni a diffuso rugby di base, uno per le regioni a scarsa diffusione rugbistica.
E forse sta qui la giustezza della critica di Italos, che intendo più diretta ad un certo etnocenstrismo culturale che non ad una effettiva razzìa di risorse: sviluppare le aree depresse rugbistcamente o sviluppare l'altolivello inquelle dove c'è tanat base amatoriale ma poca tecnica d ialtolivello e poco management, significa destinare risorse diseguali, quella che si chiama a volte discriminazione positiva.
L’idea di 3 tipi di progetto non mi sembra male, io ho indicato il Galles perché al momento il rugby italiano mi sembra molto confinato nel nord est (con qualche illustre eccezione che non va emarginata ma potenziata) e paradossalmente potrebbe essere sufficiente per avere un movimento di alto livello come quello Gallese (al momento 3 nel ranking )
4. Giocatori di carisma.
Sinceramente, non credo che un grande giocatore sia sempre un grande tecnico.
Certo un giocatore esempio, come Parisse, è un patrimonio che van conservato anche dopo il suo abbadnono dal rugby giocato.
Ci vuole da parte loro anche l'umiltà di rimettersi in gioco:
vuoi fare il dirigente ? Corso di gestione d'impresa
Vuoi far eil tencio? Corso e stage in realtà rugbistiche estere.
Magari qualcuno potrà evitare dei moudli formativi per i crediti curriculari che vanterà, ma serve disponbilità a formarsi e rinnovarsi.
Non intendevo dire che un grande giocatore sia un grande allenatore però mi limito a tre nomi Mauro Bergamasco, Bortolami e Parisse sono stati anche “tecnici in campo” dal grande carisma, hanno accumulato grande esperienza all’estero lavorando con buoni coach e ottime strutture, una base già ce l’hanno che andrà aggiornata e ampliata attraverso lo studio ma che pochi tecnici (o dirigenti) italiani al momento possono vantare (però non dico che bisogna obbligarli).
Dai commenti mi sembra di capire che la maggioranza sia concorde (compreso me) che il primo investimento va fatto sugli allenatori che stanno alla base della formazione dei futuri atleti attraversi corsi che li rendano sempre più“professionisti”.