Dove lo posto ?
Moderatore: Emy77
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metabolik
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Dove lo posto ?
'Ndo lo posto il commento all'ultimo articolo di jk?
In generale, quale regola adottiamo per i commenti agli articoli del blog ?
Mi verrebbe di inserirlo nei commenti in coda all'articolo stesso, ma vorrei che i redattori esprimessero un'indicazione.
Per il momemto lo metto qui : mi ha colpito l'attitudine e l'analisi filosofica dell'ultimo (e ottimo) 'good & bad' di jk, notevole esposizione della sindrome 'cazzata da stress' ; dissento sul pianto del rugbysta.
Un rugbysta non piange, non mi piace un rugbysta che piange.
L'unica eccezione che consento sono state le lacrime degli irlandesi quando hanno riaperto dopo quasi un secolo lo stadio che era stato teatro del noto massacro, proprio con l'Inghilterra; ti trovi a giocare con i discendenti di quelli che, proprio lì, in quel posto, massacrarono una popolazione inerme, e probabilmente fra le vittime c'era un parente, un amico dei tuoi avi, qualcuno di cui i tuoi vecchi ti hanno parlato.
Quella volta era impossibile non piangere.
In generale, quale regola adottiamo per i commenti agli articoli del blog ?
Mi verrebbe di inserirlo nei commenti in coda all'articolo stesso, ma vorrei che i redattori esprimessero un'indicazione.
Per il momemto lo metto qui : mi ha colpito l'attitudine e l'analisi filosofica dell'ultimo (e ottimo) 'good & bad' di jk, notevole esposizione della sindrome 'cazzata da stress' ; dissento sul pianto del rugbysta.
Un rugbysta non piange, non mi piace un rugbysta che piange.
L'unica eccezione che consento sono state le lacrime degli irlandesi quando hanno riaperto dopo quasi un secolo lo stadio che era stato teatro del noto massacro, proprio con l'Inghilterra; ti trovi a giocare con i discendenti di quelli che, proprio lì, in quel posto, massacrarono una popolazione inerme, e probabilmente fra le vittime c'era un parente, un amico dei tuoi avi, qualcuno di cui i tuoi vecchi ti hanno parlato.
Quella volta era impossibile non piangere.
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JosephK.
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Re: Dove lo posto ?
Metabolik, mettilo dove vuoi, alla fine il bar serve anche a parlare di cose che vengono dal blog et viceversa.
Sul pianto: hai ragione, però attenzione che usavo il verbo "lacrimare" che è diverso da piangere, "strappalacrime" è diverso da "pianto veramente". Mi spiego: l'emozione, la commozione, quello che etimolgicamente "muove" lo spirito è una cosa, secondo me, totalmente rugbistica.
A me in questo senso sono tante le cose che "commuovono": dal discorso del coach o del capitano (almeno, certi discorsi), a quando qualche grande lascia, fino alle vittorie impossibili tipo noi con la Francia nel 2011 o il Giappone al mondiale.
Questo è diverso da piangere, la commozione non è uno sfogo (come il pianto) è una totalità di te stesso che viene "sconvolta" da un evento e che per un attimo o anche più di un attimo ti trattiene in una dimensione differente da quella del normale controllo razionale.
Onestamente non ricordo l'ultima volta che ho pianto, forse si perde nelle nebbie della fanciullezza. Ricordo invece quando sono stato commosso, è capitato per qualche libro, per qualche film, per qualche partita e ovviamente anche per altre cose (un figlio, sticazzi...).
Capisco quanto dici, l'importanza del pianto, è un momento da non "banalizzare" e forse è una cosa talmente personale e intima che anche a me dà fastidio se resa pubblica. Concordo sul fatto che il rugbysta può essere teso, emozionato, "commosso", nel senso detto sopra, ma le occasioni vere per andare oltre sono poche, pochissime. Poi è anche vero che ognuno ha la sua sensibilità, un pumas che piange a dirotto è meno raro forse che un AB che fa la stessa cosa, sono modi diversi di vivere il nostro sport.
Sul pianto: hai ragione, però attenzione che usavo il verbo "lacrimare" che è diverso da piangere, "strappalacrime" è diverso da "pianto veramente". Mi spiego: l'emozione, la commozione, quello che etimolgicamente "muove" lo spirito è una cosa, secondo me, totalmente rugbistica.
A me in questo senso sono tante le cose che "commuovono": dal discorso del coach o del capitano (almeno, certi discorsi), a quando qualche grande lascia, fino alle vittorie impossibili tipo noi con la Francia nel 2011 o il Giappone al mondiale.
Questo è diverso da piangere, la commozione non è uno sfogo (come il pianto) è una totalità di te stesso che viene "sconvolta" da un evento e che per un attimo o anche più di un attimo ti trattiene in una dimensione differente da quella del normale controllo razionale.
Onestamente non ricordo l'ultima volta che ho pianto, forse si perde nelle nebbie della fanciullezza. Ricordo invece quando sono stato commosso, è capitato per qualche libro, per qualche film, per qualche partita e ovviamente anche per altre cose (un figlio, sticazzi...).
Capisco quanto dici, l'importanza del pianto, è un momento da non "banalizzare" e forse è una cosa talmente personale e intima che anche a me dà fastidio se resa pubblica. Concordo sul fatto che il rugbysta può essere teso, emozionato, "commosso", nel senso detto sopra, ma le occasioni vere per andare oltre sono poche, pochissime. Poi è anche vero che ognuno ha la sua sensibilità, un pumas che piange a dirotto è meno raro forse che un AB che fa la stessa cosa, sono modi diversi di vivere il nostro sport.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
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Garryowen
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Re: Dove lo posto ?
Quando ne parli così, a freddo, sembra effettivamente strano e forse eccessivo, però ci sono esempi infiniti in cui calandosi nella situazione viene da ammettere che forse forse...
Probabilmente avrete già visto questo (se però non lo aveste visto, guardatelo fino alla fine) : https://www.youtube.com/watch?v=7WP9l6anku0
E' il discorso di McGeechan ai Lions prima del terzo e ultimo test, che poi vinsero
Probabilmente avrete già visto questo (se però non lo aveste visto, guardatelo fino alla fine) : https://www.youtube.com/watch?v=7WP9l6anku0
E' il discorso di McGeechan ai Lions prima del terzo e ultimo test, che poi vinsero
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
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metabolik
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Re: Dove lo posto ?
OK, jk. In effetti ho tranciato l'argomento, concordo che certi stati di commozione sono distinguibili dal pianto, vedi i fenomeni involontari di pelle d'oca che si verificano negli appassionati di lirica quando ascoltano (più sicuramente ascoltavano) esecuzioni sublimi. Se ti viene la pelle d'oca non puoi farci niente. Questa tua puntualizzazione mi fa comunque ribadire il giudizio della tua particolare attitudine... diciamo.. 'filosofica' (per non farla troppo lunga !).
OK , posteremo dove ci sembrerà più utile per la discussione.
OK , posteremo dove ci sembrerà più utile per la discussione.
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Luqa-bis
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Re: Dove lo posto ?
Dubbio legittimo da porti,metabolik:
"un vero rugbista non piange" sembri dire: perché?
"un vero rugbista non piange" sembri dire: perché?
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Ilgorgo
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Re: Dove lo posto ?
Ottimo come sempre, JosephK. Tante riflessioni interessanti nello spazio di pochi paragrafi. La più bella forse è quella già ricordata da Metabolik, l'autopercezione a distanza (se si dice così).
A me capitava una cosa simile alle superiori alla fine dei compiti in classe di matematica, ma, va bè, troppo lungo e noioso a raccontarlo
A me capitava una cosa simile alle superiori alla fine dei compiti in classe di matematica, ma, va bè, troppo lungo e noioso a raccontarlo
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metabolik
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Re: Dove lo posto ?
Ordunque, considerando che è quasi sempre il risultato del match la causa della reazione in oggetto, io dico che un vero rugbysta non gioca solo per il risultato, gioca anche per il risultato, ma, soprattutto, gioca per il piacere di affrontare una prova psicofisica totale, per il piacere dello scontro individuale e collettivo; un vero rugbysta ha il carattere per superare l'emozione , negativa o positiva , conseguente al risultato, perchè il vero risultato, l'unico che conta è aver sostenuto lo scontro, l'essersi battuto con coraggio.Luqa-bis ha scritto:Dubbio legittimo da porti,metabolik:
"un vero rugbista non piange" sembri dire: perché?
Se non fosse così, se alla radice della voglia di rugby non ci fosse il piacere della sfida, dello scontro fisico, a rugby giocherebbero molto pochi.
Quindi la risposta sintetica è : per coerenza.
- jpr williams
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Re: Dove lo posto ?
Il pianto è una delle più belle ed umane manifestazioni dei propri sentimenti: bello perchè può rappresentarne un'amplissima gamma, dal dolore, alla tristezza, alla commozione, alla gioia più sfrenata. Ed il bello è che ogni pianto è facilissimamente identificabile nella sua "eziologia". Lo vedi subito se uno piange di gioia o di tristezza.
Quindi, caro amico metabolik, perchè ti fa così strano un rugbysta che piange? Giocare a rugby è una delle attività umane più coinvolgenti che si possano immaginare: c'è tutto, c'è l'entusiasmo, il dolore, la paura, lo sconforto ed il trionfo. Tutte le cose che ci portano a piangere. Direi che non riesco ad immaginarlo un rugbysta cui non sia mai capitato di piangere.
Grazie a te e a JK, perchè questo è un argomento bellissimo, grazie davvero.
Quindi, caro amico metabolik, perchè ti fa così strano un rugbysta che piange? Giocare a rugby è una delle attività umane più coinvolgenti che si possano immaginare: c'è tutto, c'è l'entusiasmo, il dolore, la paura, lo sconforto ed il trionfo. Tutte le cose che ci portano a piangere. Direi che non riesco ad immaginarlo un rugbysta cui non sia mai capitato di piangere.
Grazie a te e a JK, perchè questo è un argomento bellissimo, grazie davvero.
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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metabolik
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Re: Dove lo posto ?
E' bello essere in disaccordo ogni tanto: sul pianto sono totalmente in disaccordo.
Quando Mallett ha pianto, con qualche giocatore, dopo la vittoria con la Francia, mi ha dato molto fastidio, un fastidio che ha sfiorato il disgusto.
Questione di stile, di coerenza : lasa lè da caragnè, vegna òm !
Quando Mallett ha pianto, con qualche giocatore, dopo la vittoria con la Francia, mi ha dato molto fastidio, un fastidio che ha sfiorato il disgusto.
Questione di stile, di coerenza : lasa lè da caragnè, vegna òm !
- jpr williams
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Re: Dove lo posto ?
Con te è sempre un piacere essere sia d'accordo che in disaccordo!
Anche se un pò sono arrabbiato con te: mi avevi promesso una visita!
Facciamo che ti ritengo in debito per la prossima stagione?
Anche se un pò sono arrabbiato con te: mi avevi promesso una visita!
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JosephK.
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Re: Dove lo posto ?
Per me fa parte del sentire la partita e il momento (storico), quanti avrebbero creduto in quella vittoria, quanti di quelli che quella vittoria l'hanno ottenuta quanti altri momenti del genere potranno mai rivivere nello sport?metabolik ha scritto:E' bello essere in disaccordo ogni tanto: sul pianto sono totalmente in disaccordo.
Quando Mallett ha pianto, con qualche giocatore, dopo la vittoria con la Francia, mi ha dato molto fastidio, un fastidio che ha sfiorato il disgusto.
Questione di stile, di coerenza : lasa lè da caragnè, vegna òm !
Poi credo sia molto anche una questione personale e individuale, ripeto vedere le fontane di lacrime dei Pumas che si ripetono ad ogni inno nazionale, è un modo di esprimere la propria percezione di certi momenti.
Posto che io come carattere sono più come Metabolik.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
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- mondOvALE
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- Iscritto il: 6 mag 2015, 18:51
- Località: Brescia, 150 km più a ovest del cuore del Galles d'Italia...
Re: Dove lo posto ?
Per quel poco che conta, concordo con jpr e JK.
Il pianto (o comunque commozione) è legato alla gestione umorale del proprio carattere che va al di là del lavoro che si svolge, dello sport che si pratica etc...
Se un evento ci porta a commuoverci e a versare lacrime (di delusione o di gioia che siano) non le si può stoppare perchè ci si deve ricordare che "un vero rugbista non piange". Idem magari per un grande imprenditore, un grande politico o un generale dell'esercito...
Un conto è far coraggio ad un bimbo boy scout o ad una giovane marmotta nel cercare di affrontare una difficoltà che lo porterà a formarsi il carattere e quindi a crescere. Un altro è lasciar sfogare un'emozione ad un carattere già ampiamente formato. Anzi, direi che è uno sfogo che fa trapelare umanità e sensibilità, e non debolezza.
Un rugbista non è più forte e freddo di un cestista, di un centometrista o di un triatleta. Fa solo uno sport molto macho, come ce ne sarebbero altri, in verità. E se uno sfogo si tramuta in lacrima non lo fa "meno uomo".
Il pianto (o comunque commozione) è legato alla gestione umorale del proprio carattere che va al di là del lavoro che si svolge, dello sport che si pratica etc...
Se un evento ci porta a commuoverci e a versare lacrime (di delusione o di gioia che siano) non le si può stoppare perchè ci si deve ricordare che "un vero rugbista non piange". Idem magari per un grande imprenditore, un grande politico o un generale dell'esercito...
Un conto è far coraggio ad un bimbo boy scout o ad una giovane marmotta nel cercare di affrontare una difficoltà che lo porterà a formarsi il carattere e quindi a crescere. Un altro è lasciar sfogare un'emozione ad un carattere già ampiamente formato. Anzi, direi che è uno sfogo che fa trapelare umanità e sensibilità, e non debolezza.
Un rugbista non è più forte e freddo di un cestista, di un centometrista o di un triatleta. Fa solo uno sport molto macho, come ce ne sarebbero altri, in verità. E se uno sfogo si tramuta in lacrima non lo fa "meno uomo".