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doublegauss ha scritto:Io il militare non l'ho fatto (obiettore di coscienza). Ricordo molto nitidamente, però, una conversazione sul nonnismo nelle caserme che ebbi con un mio amico che invece fece l'allievo ufficiale. Mi raccontò che nella caserma in cui era lui gli ufficiali di carriera (quelli professionisti per intenderci) gli avevano spiegato che una certa dose di nonnismo non solo era tollerata, ma incoraggiata, perché serviva a ribadire l'idea che nel mondo esistevano le gerarchie. Stesso motivo, diceva, per cui a volte bisognava dare ai sottoposti degli ordini assolutamente inutili e palesemente insensati: per rafforzare il concetto che quando un ordine viene dall'alto si esegue e basta. Ricordo che fui abbastanza scandalizzato dalla cosa. Non so quanto di questo fosse generalizzato e/o esagerato (se non proprio inventato) dal mio amico, ma se non era vero sicuramente suonava verosimile.
Non credo che fosse inventato, però, come è stato detto, era una situazione non presente dappertutto. Soprattutto non nei reparti operativi.
Non mi stupisce, anche se sono concetti da inizio Novecento, stile "Uomini contro"...
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
nell'inedia è abbastanza logico che tra maschi si cerchi un modo per prevaricarsi. Kubrick, se ci pensate, aveva mostrato con nitidezza come finisce palla di lardo. vi siete mai domandati, guadando quel film, se quello non fosse bullismo istituto-nalizzato?
forse quei ragazzi non hanno capito la differenza tra il gioco del rugby e la realtà. tra le parole degli allenatori e la realtà. forse ormai era per loro più importante altro che non il rugby.
e mi spiegherei anche meglio ma dopo che ve ne siete fregati del racconto della corriera...sul come andava a finire...
No, questo non è onesto...
Non ci puoi accusare di "essercene fregati". Almeno, io no, però se tu scrivi una frase del genere e poi la lasci in sospeso, penso che non volessi raccontare di più. Vai a immaginare che uno come te si volesse solo far pregare.
Dai, dicci come proseguiva la storia
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
guarda garry na roba grande. son tutti presi tra il fare i lumaconi con cecilia e il pensiero della grigliata da giuseppone. il godurismo emerge in tutta la sua voluttà.
A me hanno insegnato "se uno non ti dice non chiedere"...
Beh come finisce la storia del pullman?
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Ma vogliamo parlare della consuetudine di rapare a zero le 'matricole' in nazionale maggiore?... Oppure del perché Nitoglia non ci abbia mai più voluto mettere piede?... Ecco... a me pare (mi sbaglierò) che il nonnismo e l'attitudine al 'clan' (fino a oggi) non sia il caso isolato di qualche esuberante bullo delle accademie. Mi sbaglierò...
Dalla relazione dell'ultimo consiglio federale (22 luglio)
Centro di Formazione Permanente U18 di Mogliano
Il Consiglio Federale ha preso atto degli sviluppi successivi alle investigazioni di polizia giudiziaria in relazione agli accadimenti verificatisi nel corso della passata stagione sportiva presso il Centro di Formazione Permanente U18 di Mogliano Veneto.
La FIR, nel mantenere il doveroso riserbo in relazione a fatti che sono tutt’oggi all’esame della giustizia ordinaria, desidera precisare che gli stessi, nei limiti di quanto potuto accertare internamente, sono stati oggetto di procedimento disciplinare esaminato dalla Procura Federale con conseguenti determinazioni. All'esito degli accertamenti, FIR potrà assumere le determinazioni del caso nei confronti di tutti coloro che saranno ritenuti responsabili dell'accaduto in relazione alle rispettive competenze.
FIR attende il decorso della giustizia ordinaria e, in attesa di ciò, si riserva di assumere i provvedimenti che potranno rendersi necessari.
Avete notizia di qualche provvedimento che sia stato preso dalla FIR?
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
Per altro ieri non si doveva anche parlare del caso Rizzo-Vivarini?
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
TEONE ha scritto:
poi, ovviamente, giochiamo contro la Georgia e non abbiamo nemmeno il coraggio di fare un placcaggio come si deve.
Teone, abbiamo una visione molto simile delle cose. Sarebbe interessante svilluppare un metodo di educazione sportiva (e non) per soffocare questi meccanismi sul nascere.
concordo.
la psicologia di gruppo non è esattamente facile, anche li ci vorrebbero degli specialisti, invece abbiamo gente che probabilmente ripensa a quando gli facevano fare il juke boxe alla naja.
Roba da perdenti insomma. Non esattamente il livello di un Eddie Jones per intenderci.
Ne sta parlando anche il Corriere, è stata seconda notizia su Dagospia. Ottima pubblicità.
Per altro il caso di Fiumicino è successo durante il trofeo Topolino.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Copio e incollo dal Corriere della Sera:
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VENEZIA — «Ogni sera, attorno alle 23, nei corridoi dell’Accademia del Rugby di Mogliano Veneto si alzava quella che veniva chiamata “onda” ma che a giudicare dagli effetti era uno tsunami. Appena l’unico adulto che avrebbe dovuto vigilare su di loro spariva, i ragazzi del ’98 irrompevano nella stanze delle matricole del ’99. Tra i più giovani c’era mio figlio Luca. Ho le foto di cosa restava delle stanze dopo il passaggio dell’onda e di quello che è rimasto sulla schiena di Luca dopo le bastonate. Questo accadeva in un centro di eccellenza dello sport italiano. Luca ha resistito 90 giorni prima di andare in pezzi». A parlare è il padre di Luca, Roberto R. (tutti i nomi sono di fantasia, ndr), imprenditore veneto che nel settembre del 2015 affida il figlio 16enne a una delle dieci accademie finanziate dalla Federazione Italiana Rugby per crescere i futuri campioni della palla ovale. Luca, atleta d’interesse nazionale, è tra i prescelti. Una routine impegnativa: al mattino lezione sui banchi di un liceo scientifico, al pomeriggio allenamento, la sera — in teoria — studio e un po’ di riposo.
L’«onda»
In cosa consistesse l’«onda» l’ha messo nero su bianco la procura dei minori di Venezia: devastare le stanze delle matricole sfondando le porte di chi si chiudeva a chiave terrorizzato, far bere ai ragazzi litri di acqua fino a farli vomitare, colpirli con calci, pugni e spranghe, legarli alle sedie e costringerli ad atti sessuali tra loro dopo averli fatti spogliare. Per questo a Venezia sono sotto processo quattro minori: due hanno chiesto l’affidamento ai servizi sociali, uno il rito abbreviato, uno il procedimento ordinario. Il numero degli imputati potrebbe ancora allargarsi. «Con Luca sono stati estremamente violenti — spiega il padre — perché non si piegava alle vessazioni, anzi le denunciava, ma soprattutto perché si ostinava a voler studiare, cosa che non andava a genio a quelli del branco, ripetenti a dispetto di uno statuto che prevede l’espulsione di chi ha rendimenti scolastici scarsi. Evidentemente la federazione non voleva perdere atleti forti anche se asini». Roberto e suo figlio non mollano subito la presa: «C’erano l’orgoglio, la passione per lo sport, la speranza di uscire con la ragione da un incubo irrazionale. Ho incontrato i tecnici. Ho fatto presente gli episodi, ho mostrato loro le foto della schiena di mio figlio. Sembravano sconvolti, hanno detto che avrebbero preso provvedimenti. Nessuno però ha mosso un dito. Intanto quelli del branco hanno capito che Luca si stava difendendo e sono diventati ancora più cattivi».
Un anno dopo
Di notte, nella camerate del Collegio Astori che ospitavano l’Accademia, «non vigilavano educatori ma solo un ex giocatore di rugby ben chiuso nella sua stanza. L’incubo dei ragazzi finiva solo quando i capi del branco consegnavano loro una tesserina che ne certificava lo status di “immatricolati” da mostrare ai capo banda quando li incontravano nei corridoi. Mio figlio non l’ha mai avuta: dopo tre mesi è scappato a casa, lasciando accademia e scuola». Da allora è passato un anno: «Luca è tornato a giocare a rugby e a studiare in un altro istituto — prosegue il padre — ma non ha ancora del tutto recuperato il trauma. Io non riesco a capacitarmi dell’indifferenza della federazione. Mi hanno scritto che le violenze “appaiono riconducibili ai comportamenti dei singoli e non sono di valutazione certa, perché non conosciute ai responsabili dell’accademia”, cui pure avevo raccontato tutto. Non capisco la rassegnazione di alcuni genitori convinti che “l’immatricolazione” sia un passo necessario perché i loro figli facciano carriera. Provo sinceramente pena per i ragazzi sotto processo, non voglio vendette e il risarcimento è l’ultima cosa cui penso. Vorrei solo che quello che ha subito mio figlio servisse a cambiare le cose».
L’arrivo degli psicologi
La Federazione Rugby (già turbata da un caso penale di violenza tra educatori e giovanissimi durante un torneo nel veneziano) è corsa ai ripari. In questi giorni nelle accademie zonali e in quella nazionale di Parma sono operativi psicologi che filtreranno gli accessi ai corsi, uno sportello di aiuto a disposizione dei ragazzi e un osservatorio sui casi di bullismo. Dopo lo studio e lo sport, il terzo tempo dei talenti del rugby non deve più diventare un incubo. "
Credo che a parte le violenze (quei bulletti da quattro soldi sono stati fortunati che questo "Luca" è un bravo ragazzo...) questo sia il racconto di un grande fallimento che necessita di fare piazza pulita.
Un fallimento totale.
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
Che tristezza. Hanno fatto finta di niente fino all'ultimo, i "responsabili" di questi ragazzini.
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.