Hap ha scritto:Panico bravissimo nel gioco aperto, era in tantissime ruck e ha sfiorato diversi turnover. Mi è sembrato molto mobile, ma magari è un'impressione, sarebbe interessante avere le statistiche.
Ragazzi, secondo me è davvero interessante notare come siamo arrivati a fine partita non con l'acqua alla gola fisicamente parlando, ma con benzina in serbatoio tanto da schiacciarli nei loro 22 con convinzione.
Queste sono le fondamenta, insieme all'attitudine e alla lotta in ruck. Speriamo questa atmosfera non svanisca quando arriveranno le prossime difficoltà. Perché con Brunel la parabola fu molto simile, a livello emotivo.
Tutto vero, ma il Sudafrica non è proprio la squadra più "ariosa" del mondo, non ti porta in giro per il campo a destra e a sinistra a placcare e metterci il fisico.
Ti toglie proprio la prima parte e non è poco!
Quello che è bello dell'Italia di ieri è che non si è lasciata andare: ha sempre capito che la partita era testa a testa, davanti o a inseguire, l'impresa era a portata di mano.
Ci stai con la testa e, se gli avversari non ci stanno, gliela fai pagare.
Ogni cosa a suo posto, ogni compitino semplice, niente piloni che droppano, niente brumbies move tra trequarti, solo 1+1+1+1+1... fatto tante volte e sempre nel migliore dei modi: quello semplice.
Chiamalo cinismo, killer instinct, finishing, o stocazzo, ma è qualcosa che ci è mancato tante volte, anche con avversari superiori ma palesemente in difficoltà... eppure tornavamo a casa con un pugno di mosche.
Le mosche oggi le mangia, meritatamente, una squadra brutta e triste, che non gioca più a rugby da 6-7 anni, ma che anche solo un paio d'anni fa anche in queste condizioni ci avrebbe dato 15-20 punti di scarto.
Ieri c'era un'Italia non bellissima, ma con quella stupenda voglia di vincere che forse, per anni infarciti di "vecchie glorie" già arrivate, non si vedeva.