Hai ragione, si può anche fare una cosa più graduale: max 1 equiparato in lista gara per le prime 10 (e a questo punto può andare anche un equiparazione a 3 anni, tanto sarebbe massimo 1), max 2 per chi sta tra la 10 e la 15 o la 10 e la 20, max 3 per gli altri o anche semplicemente max 2 per chi sta sopra la 10.Garryowen ha scritto:Concordo su quasi tutto (a parte la quota differente a seconda del ranking che non mi convince - se una nazione sale, improvvisamente si trova senza due titolari e magari i due migliori della squadra).
Bravi giornalisti...
Moderatore: Emy77
-
JosephK.
- Messaggi: 10119
- Iscritto il: 28 ago 2007, 18:19
Re: Bravi giornalisti...
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
-
Squilibrio
- Messaggi: 5150
- Iscritto il: 28 lug 2006, 20:35
Re: Bravi giornalisti...
A nessuno viene in mente che ieri ha giocato l'intera eccellenza, la serie A ha riposato e le Zebre hanno giocato sabato sera in Irlanda?
Quale società di eccellenza avrebbe dato i permit alle Zebre? Capisco però che è complicato ragionare su questo dettaglio
Quale società di eccellenza avrebbe dato i permit alle Zebre? Capisco però che è complicato ragionare su questo dettaglio
-
zappatalpa
- Messaggi: 11751
- Iscritto il: 21 set 2015, 20:02
Re: Bravi giornalisti...
Notate anche voi che nelle edizioni on-line della Gazza, ma anche dellle testate più titolate come Corriere e Rep ormai è un proliferare di "condividere" video violenti, virali, di escalazione verbale e fisica, titoloni che insinuano truffe, ruberie e viene lasciato spazio esclusivamente alla polemica. le notizie di politica praticamente sparite (quelle serie), polemiche politiche a parte. una edizione online del genere saremmo capaci di farla noi 4 gatti di rugby.it seduti comodamente al Pc. pensate, sono ridotto a dovermi informate tramite ilsole24ore
ho notato che questa deriva da un pò di mesi si è accentuata tantissimo. Sulla Gazza non fanno altro che postare incidenti tra tifoserie in brasile, striscioni che inneggiano alla violenza ecc. ma in che mondo viviamo?
ho una percezione esagerata?
ho notato che questa deriva da un pò di mesi si è accentuata tantissimo. Sulla Gazza non fanno altro che postare incidenti tra tifoserie in brasile, striscioni che inneggiano alla violenza ecc. ma in che mondo viviamo?
ho una percezione esagerata?
Ho incontrato uno come Zappatalpa stamani alle 5.00 quando entravo a lavorare e ero a far colazione in uno dei pochi bar notturni
- Hap
- Messaggi: 6710
- Iscritto il: 3 feb 2010, 16:49
Re: Bravi giornalisti...
La gente ha sempre rallentato in autostrada per guardare gli incidenti.
Adesso può farlo comodamente seduta sul divano grazie ai giga che costano poco e la tecnologia. E' domanda-offerta, la gente vuole quello e se vuoi continuare a vedere i siti di giornali gratis devi ringraziare quelli che cliccano su quei video, purtroppo.
Comunque è vero, il sito della Gazza, in particolare, è una cosa vergognosa.
Adesso può farlo comodamente seduta sul divano grazie ai giga che costano poco e la tecnologia. E' domanda-offerta, la gente vuole quello e se vuoi continuare a vedere i siti di giornali gratis devi ringraziare quelli che cliccano su quei video, purtroppo.
Comunque è vero, il sito della Gazza, in particolare, è una cosa vergognosa.
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
BUENOS AIRES - "Ci vuole pazienza, un passo per volta. Lavorare tanto sulla base, con i bambini: perché è in quel momento, che si costruiscono i giocatori di rugby. E con gli adulti servono poche cose. Semplici. La difesa, poi il resto. Noi abbiamo fatto così. Invece ho l'impressione che in questi anni l'Italia abbia sempre preteso qualcosa di più ambizioso rispetto alle sue reali possibilità. Peccato".
LOFFREDA, STORIA DI UN 'MIRACOLO' - Nel novembre del 1998, a Piacenza, l'avventurosa banda azzurra di George Coste superò senza troppi problemi i Pumas (23-19, meta tecnica degli ospiti a tempo scaduto), guidati in mediana da Pichot e allenati da un neozelandese, Alex Wyllie. Meno di vent'anni più tardi, sembra sia trascorso un millennio. L'Italia è reduce da un'altra disastrosa stagione, quattordicesima nel ranking. L'Argentina invece è una delle grandi potenze ovali - in semifinale nell'ultima rassegna iridata -, protagonista di una crescita impressionante. E per Giappone 2019 punta alla vittoria. Marcelo Loffreda è uno dei grandi protagonisti di questo fenomeno, l'uomo della svolta: dal Duemila ct dei Pumas, firmando uno storico terzo posto nei Mondiali francesi del 2007 prima di cedere il posto a un altro tecnico argentino, Santiago Phelan, cui è poi subentrato un altro connazionale: Daniel Hourcade. Loffreda, 56 anni, si racconta - non a caso - seduto a un tavolo della sede del San Isidro Club, squadra che è un punto di riferimento fondamentale per il rugby argentino e dove ha giocato a lungo, poi allenato, prima di passare alla nazionale biancoceleste.
"Il grande rugby? Un gioco semplice, da bambini"
Loffreda durante l'intervista a Buenos Aires
Condividi
"IL GRANDE RUGBY NASCE NEI CLUB, COI BAMBINI" - "Non a caso al San Isidro, no. Perché il rugby si costruisce prima di tutto nel club. Con i più piccoli: stimolando amicizia, passione e senso di appartenenza alla squadra, alla comunità. Otto, nove, dieci anni: un momento fondamentale, in cui gli educatori devono seminare cultura ovale. E poco per volta insegnare le basi tecniche di questo sport". Per diventare campioni c'è tempo. "In Italia ci sono tanti di centri di formazione per i ragazzi dai 16 anni in su, quindi le Accademie. Bene. Ma il lavoro decisivo arriva prima: a quell'età devi già avere delle radici forti". Il rugby deve essere educazione, divertimento. Guai a parlare di investimenti, sponsor, professionismo. "E' la passione - soprattutto da parte di chi insegna e si mette a disposizione degli altri - il segreto del successo. In Argentina c'è una enorme base amatoriale: persone che danno e basta, senza chiedere nulla in cambio". Sì, però devono essere preparate adeguatamente. "Una Federazione aiuta con la presenza costante: parla, consiglia, supporta, si confronta".
"IL SEGRETO? FARE LE COSE SEMPLICI" - Come è successo, quel miracolo nato nel Duemila? "Avevamo tanti buoni giocatori, però sparsi in tutto il mondo. Ognuno di loro pensava di essere molto bravo, ma individualmente. Dovevamo convincerli da un punto di vista emozionale: a lavorare insieme, ad applicarsi ad un progetto comune e futuro, a convincerli che si poteva fare". Era l'Argentina che perdeva con l'Italia. "Non potevamo essere ambiziosi, non in quel momento. Così abbiamo pensato che era giusto cominciare con la difesa. E poi cercare di giocare sempre nel campo avversario, essere molto aggressivi senza palla". Le cose semplici. "Avevamo studiato tutti i ragazzi, conoscevamo le loro potenzialità e dove potevano arrivare: fissare un obiettivo preciso e niente di più ambizioso, perché un fallimento sarebbe stato terribile". Un gruppo di collaboratori con un solo straniero - Les Cusworth - e nel tempo i contributi del neozelandese Graham Henry e del francese Fabien Galthié. "Avevamo una chiara idea di gioco e ne parlavamo con i giocatori più rappresentativi, Pichot in testa: erano loro a fare da tramite con il gruppo, gli altri si sentivano più coinvolti ad avere delle indicazioni dai compagni". Nella Coppa del Mondo 2003 una sconfitta di misura con l'Irlanda (15-16) nei quarti. Poi una vittoria in Francia nel 2004. "E nel 2005 la partita del cambiamento". A Cardiff con i British e Irish Lions finisce in parità. "Grazie ad un calcio di Wilkinson allo scadere. I ragazzi si sono resi conto che potevano fare la storia". Una vittoria a Twickenham con l'Inghilterra nel 2006. "Poi l'apogeo ai Mondiali francesi".
"ABOUD E' BRAVO, MA E' UN UOMO SOLO" - Il rugby argentino si è messo a correre. "Perché mentre chiudevamo col terzo posto in Francia, si lavorava in profondità con i giovani: e prima Phelan, poi Hourcade si sono ritrovarti con dei ragazzi di talento, ambiziosi, consapevoli della loro forza". Ma il segreto, dice Loffreda, era un solo. "Anche Henry ce lo ripeteva in continuazione: fate le cose semplici, fatele bene". Giorno dopo giorno, lavorando sempre - con umiltà - sui fondamentali. Imparando delle soluzioni diverse. "Il rugby è come giocare una partita a scacchi: ci sono mille alternative e soluzioni: più ne conosci, maggiori possibilità hai di dare scacco". Però tutto parte dai bambini, dagli adolescenti: "Il
duello. L'occupazione dello spazio. Il divertimento. L'appartenenza. Il dilettantismo". L'Italia ha deciso di affidare la crescita dei più giovani ad un irlandese, Stephen Aboud. "Un grande professionista. E poi gli irlandesi sono i più 'latini', tra gli anglosassoni: ci capiscono meglio. Bisogna andare nei club, parlare con allenatori ed educatori, dividere per regioni. Aboud lo sa. Ma temo che un solo uomo sia poco, per rifondare il sistema".
Io ho allenato meno di 40 ragazzi e 4 sono nelle nazionali giovanili,e a mio avviso, i più forti erano i mediani, che non sono stati presi in considerazione dopo che a 14 anni gli hanno preso le misure col metro... per cui, senza false modestie lo dico chiaramente: i giocatori si formano tra 10 e 16 anni, dopo si aggiunge solo esperienza. Ovvio che la mia tesi sia l'esatto opposto di quella di Ascione, che partorì lo scellerato progetto altezza, colpevole di mille misfatti in Italia.Cito testualmente 'O Professore " li vogliamo grandi e grossi che a rugby gli insegnamo a giocare noi". Queste sono responsabilità gravissime che spiegano chiaramente il fallimento del rugby italiano. Lo detto più volte, ma lo ribadisco, e fu oggetto di una mia discussione proprio quando cominciai a fare i corsi per il minirugby, con Giampaolo Grassi, tecnico che ha dimostrato comunque grande capacità in seguito, smarcandosi anche da Ascione e costruendo un'ottima under 17 Nazionale: in formazione devono prevalere gli aspetti tecnici, non tattici ! Ai bambini/ragazzini in formazione bisogna insegnare Skills come se piovesse, gli allenamenti a ranghi ridotti, con focus sul gesto, la qualità e la velocità di esecuzione devono essere il nocciolo del percorso formativo ( il 2 vs 1 deve essere allenato centinaia e centinaia di volte nel corso di una stagione, deve essere la base di ogni allenamento, con le sue varie varianti ).
Sui manuali Fir ancora esiste una Slide dove c'è scritto che : " il giocatore in formazione deve saper riconoscere il momento tattico, il giocatore di alto livello deve saper eseguire il gesto corretto ".Questa affermazione è di una gravità assoluta poichè è come dire che prima scrivi la Divina Commedia, poi impari la grammatica. In campo questa cosa la vediamo ad ogni partita della Nazionale, che sia la maggiore, l'under 20, o la femminile. Facciamo la scelta giusta ( qualche volta..) ma eseguiamo male, quindi perdiamo pallla e partita..
In Fir non c'è meritocrazia, e questo è il problema. Dopo 3 anni, tutti i personaggi che si sono "accozzati" in fir, con risultati scadenti, andavano licenziati.
LOFFREDA, STORIA DI UN 'MIRACOLO' - Nel novembre del 1998, a Piacenza, l'avventurosa banda azzurra di George Coste superò senza troppi problemi i Pumas (23-19, meta tecnica degli ospiti a tempo scaduto), guidati in mediana da Pichot e allenati da un neozelandese, Alex Wyllie. Meno di vent'anni più tardi, sembra sia trascorso un millennio. L'Italia è reduce da un'altra disastrosa stagione, quattordicesima nel ranking. L'Argentina invece è una delle grandi potenze ovali - in semifinale nell'ultima rassegna iridata -, protagonista di una crescita impressionante. E per Giappone 2019 punta alla vittoria. Marcelo Loffreda è uno dei grandi protagonisti di questo fenomeno, l'uomo della svolta: dal Duemila ct dei Pumas, firmando uno storico terzo posto nei Mondiali francesi del 2007 prima di cedere il posto a un altro tecnico argentino, Santiago Phelan, cui è poi subentrato un altro connazionale: Daniel Hourcade. Loffreda, 56 anni, si racconta - non a caso - seduto a un tavolo della sede del San Isidro Club, squadra che è un punto di riferimento fondamentale per il rugby argentino e dove ha giocato a lungo, poi allenato, prima di passare alla nazionale biancoceleste.
"Il grande rugby? Un gioco semplice, da bambini"
Loffreda durante l'intervista a Buenos Aires
Condividi
"IL GRANDE RUGBY NASCE NEI CLUB, COI BAMBINI" - "Non a caso al San Isidro, no. Perché il rugby si costruisce prima di tutto nel club. Con i più piccoli: stimolando amicizia, passione e senso di appartenenza alla squadra, alla comunità. Otto, nove, dieci anni: un momento fondamentale, in cui gli educatori devono seminare cultura ovale. E poco per volta insegnare le basi tecniche di questo sport". Per diventare campioni c'è tempo. "In Italia ci sono tanti di centri di formazione per i ragazzi dai 16 anni in su, quindi le Accademie. Bene. Ma il lavoro decisivo arriva prima: a quell'età devi già avere delle radici forti". Il rugby deve essere educazione, divertimento. Guai a parlare di investimenti, sponsor, professionismo. "E' la passione - soprattutto da parte di chi insegna e si mette a disposizione degli altri - il segreto del successo. In Argentina c'è una enorme base amatoriale: persone che danno e basta, senza chiedere nulla in cambio". Sì, però devono essere preparate adeguatamente. "Una Federazione aiuta con la presenza costante: parla, consiglia, supporta, si confronta".
"IL SEGRETO? FARE LE COSE SEMPLICI" - Come è successo, quel miracolo nato nel Duemila? "Avevamo tanti buoni giocatori, però sparsi in tutto il mondo. Ognuno di loro pensava di essere molto bravo, ma individualmente. Dovevamo convincerli da un punto di vista emozionale: a lavorare insieme, ad applicarsi ad un progetto comune e futuro, a convincerli che si poteva fare". Era l'Argentina che perdeva con l'Italia. "Non potevamo essere ambiziosi, non in quel momento. Così abbiamo pensato che era giusto cominciare con la difesa. E poi cercare di giocare sempre nel campo avversario, essere molto aggressivi senza palla". Le cose semplici. "Avevamo studiato tutti i ragazzi, conoscevamo le loro potenzialità e dove potevano arrivare: fissare un obiettivo preciso e niente di più ambizioso, perché un fallimento sarebbe stato terribile". Un gruppo di collaboratori con un solo straniero - Les Cusworth - e nel tempo i contributi del neozelandese Graham Henry e del francese Fabien Galthié. "Avevamo una chiara idea di gioco e ne parlavamo con i giocatori più rappresentativi, Pichot in testa: erano loro a fare da tramite con il gruppo, gli altri si sentivano più coinvolti ad avere delle indicazioni dai compagni". Nella Coppa del Mondo 2003 una sconfitta di misura con l'Irlanda (15-16) nei quarti. Poi una vittoria in Francia nel 2004. "E nel 2005 la partita del cambiamento". A Cardiff con i British e Irish Lions finisce in parità. "Grazie ad un calcio di Wilkinson allo scadere. I ragazzi si sono resi conto che potevano fare la storia". Una vittoria a Twickenham con l'Inghilterra nel 2006. "Poi l'apogeo ai Mondiali francesi".
"ABOUD E' BRAVO, MA E' UN UOMO SOLO" - Il rugby argentino si è messo a correre. "Perché mentre chiudevamo col terzo posto in Francia, si lavorava in profondità con i giovani: e prima Phelan, poi Hourcade si sono ritrovarti con dei ragazzi di talento, ambiziosi, consapevoli della loro forza". Ma il segreto, dice Loffreda, era un solo. "Anche Henry ce lo ripeteva in continuazione: fate le cose semplici, fatele bene". Giorno dopo giorno, lavorando sempre - con umiltà - sui fondamentali. Imparando delle soluzioni diverse. "Il rugby è come giocare una partita a scacchi: ci sono mille alternative e soluzioni: più ne conosci, maggiori possibilità hai di dare scacco". Però tutto parte dai bambini, dagli adolescenti: "Il
duello. L'occupazione dello spazio. Il divertimento. L'appartenenza. Il dilettantismo". L'Italia ha deciso di affidare la crescita dei più giovani ad un irlandese, Stephen Aboud. "Un grande professionista. E poi gli irlandesi sono i più 'latini', tra gli anglosassoni: ci capiscono meglio. Bisogna andare nei club, parlare con allenatori ed educatori, dividere per regioni. Aboud lo sa. Ma temo che un solo uomo sia poco, per rifondare il sistema".
Io ho allenato meno di 40 ragazzi e 4 sono nelle nazionali giovanili,e a mio avviso, i più forti erano i mediani, che non sono stati presi in considerazione dopo che a 14 anni gli hanno preso le misure col metro... per cui, senza false modestie lo dico chiaramente: i giocatori si formano tra 10 e 16 anni, dopo si aggiunge solo esperienza. Ovvio che la mia tesi sia l'esatto opposto di quella di Ascione, che partorì lo scellerato progetto altezza, colpevole di mille misfatti in Italia.Cito testualmente 'O Professore " li vogliamo grandi e grossi che a rugby gli insegnamo a giocare noi". Queste sono responsabilità gravissime che spiegano chiaramente il fallimento del rugby italiano. Lo detto più volte, ma lo ribadisco, e fu oggetto di una mia discussione proprio quando cominciai a fare i corsi per il minirugby, con Giampaolo Grassi, tecnico che ha dimostrato comunque grande capacità in seguito, smarcandosi anche da Ascione e costruendo un'ottima under 17 Nazionale: in formazione devono prevalere gli aspetti tecnici, non tattici ! Ai bambini/ragazzini in formazione bisogna insegnare Skills come se piovesse, gli allenamenti a ranghi ridotti, con focus sul gesto, la qualità e la velocità di esecuzione devono essere il nocciolo del percorso formativo ( il 2 vs 1 deve essere allenato centinaia e centinaia di volte nel corso di una stagione, deve essere la base di ogni allenamento, con le sue varie varianti ).
Sui manuali Fir ancora esiste una Slide dove c'è scritto che : " il giocatore in formazione deve saper riconoscere il momento tattico, il giocatore di alto livello deve saper eseguire il gesto corretto ".Questa affermazione è di una gravità assoluta poichè è come dire che prima scrivi la Divina Commedia, poi impari la grammatica. In campo questa cosa la vediamo ad ogni partita della Nazionale, che sia la maggiore, l'under 20, o la femminile. Facciamo la scelta giusta ( qualche volta..) ma eseguiamo male, quindi perdiamo pallla e partita..
In Fir non c'è meritocrazia, e questo è il problema. Dopo 3 anni, tutti i personaggi che si sono "accozzati" in fir, con risultati scadenti, andavano licenziati.
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
L'esempio che dobbiamo tenere a mente, per capire il lavoro da fare, è quello della Musica Classica: l'obiettivo è quello di creare un'Orchestra Sinfonica. Come si fà? Formando degli ottimi solisti, che sanno eseguire il proprio spartito, partendo dalle basi, dai fondamentali.
Noi abbiamo avuto la presunzione di insegnare Musica Sinfonica a gente che non sapeva il funzionamento del singolo strumento, e l'abbiamo fatto pensando di insegnare l'uso di tutti gli strumenti a tutti insieme contemporaneamente. Quando vedete allenatori che allenano col "gioco pilotato", siete di fronte a degli incompetenti. In Toscana perfino i selezionatori regionali fanno gli allenamenti col "gioco pilotato", roba andata in archivio negli anni 80 .Riprodurre un qualcosa che nel gioco reale non esiste,significa allenare l'errore.Quando mai in partita c'è un ciccione in giro per il campo con 2 palloni e che li distribuisce pure?
Noi abbiamo avuto la presunzione di insegnare Musica Sinfonica a gente che non sapeva il funzionamento del singolo strumento, e l'abbiamo fatto pensando di insegnare l'uso di tutti gli strumenti a tutti insieme contemporaneamente. Quando vedete allenatori che allenano col "gioco pilotato", siete di fronte a degli incompetenti. In Toscana perfino i selezionatori regionali fanno gli allenamenti col "gioco pilotato", roba andata in archivio negli anni 80 .Riprodurre un qualcosa che nel gioco reale non esiste,significa allenare l'errore.Quando mai in partita c'è un ciccione in giro per il campo con 2 palloni e che li distribuisce pure?
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
Sia ben chiaro, il mio J'ACCUSE, nasce solo dall'amore che ho per il rugby, lo stesso amore che ho per le cose più care della mia vita,per le quali mi son sempre battuto per difenderle.
Non ho mai fatto niente nel rugby per interesse economico, non ho mai tentato di farlo diventare una professione, non ho mai fatto niente per avere gradi o livelli da vantare per ego.
Ho seguito semplicemente le parole del fondatore della Tarvisium, il grande INO, che disse " se il rugby ha fatto tanto per voi, restituite qualcosa,venite a dare una mano".
Non ho mai fatto niente nel rugby per interesse economico, non ho mai tentato di farlo diventare una professione, non ho mai fatto niente per avere gradi o livelli da vantare per ego.
Ho seguito semplicemente le parole del fondatore della Tarvisium, il grande INO, che disse " se il rugby ha fatto tanto per voi, restituite qualcosa,venite a dare una mano".
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
-
Squilibrio
- Messaggi: 5150
- Iscritto il: 28 lug 2006, 20:35
Re: Bravi giornalisti...
bep68 ha scritto:L'esempio che dobbiamo tenere a mente, per capire il lavoro da fare, è quello della Musica Classica: l'obiettivo è quello di creare un'Orchestra Sinfonica. Come si fà? Formando degli ottimi solisti, che sanno eseguire il proprio spartito, partendo dalle basi, dai fondamentali.
Noi abbiamo avuto la presunzione di insegnare Musica Sinfonica a gente che non sapeva il funzionamento del singolo strumento, e l'abbiamo fatto pensando di insegnare l'uso di tutti gli strumenti a tutti insieme contemporaneamente. Quando vedete allenatori che allenano col "gioco pilotato", siete di fronte a degli incompetenti. In Toscana perfino i selezionatori regionali fanno gli allenamenti col "gioco pilotato", roba andata in archivio negli anni 80 .Riprodurre un qualcosa che nel gioco reale non esiste,significa allenare l'errore.Quando mai in partita c'è un ciccione in giro per il campo con 2 palloni e che li distribuisce pure?
Io vedevo squadre che si riscaldavano con il gioco pilotato nel minirugby in under 9 e devo dire che nessuna delle squadre che vedevo con quel tipo di preparazione vinceva e la cosa ancor peggiore erano le urla e spesso gli insulti da parte degli allenatori.... che lo ricordiamo dovrebbero chiamarsi educatori
-
Garryowen
- Messaggi: 18223
- Iscritto il: 12 giu 2012, 19:13
Re: Bravi giornalisti...
Il gioco di una buona squadra di rugby dovrebbe assomigliare più al jazz che alla musica sinfonica.
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
(parafrasi da G.G. Marquez)
http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
comunque parliamo di "attori"dalla tecnica sopraffine. io preferisco pensare alla sinfonica, poichè secondo me, il ruolo chiave,in una squadra di rugby, è l'Head Coach ,non il Primo ViolinoGarryowen ha scritto:Il gioco di una buona squadra di rugby dovrebbe assomigliare più al jazz che alla musica sinfonica.
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
Comunque, in termini scentifici= risultato da sperimentazione ogettiva, la dimostrazione dell'errore nell'impostazione della nostra "Scuola di Rugby", è nel Seven, dove siamo stati superati da nazioni senza storia.
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
-
Squilibrio
- Messaggi: 5150
- Iscritto il: 28 lug 2006, 20:35
Re: Bravi giornalisti...
Non sono d'accordo, il nostro movimento è ancora limitato e lo si vede nelle convocazioni per il seven che conivolgono anche giocatori di serie A e B, le risorve vengono destinate (se bene o male è un altro discorso) al 15 e anche le società non danno sempre giocatori al seven causa concomitanza di lacuni tornei, per non parlare poi di chi rinucia causa lavoro.bep68 ha scritto:Comunque, in termini scentifici= risultato da sperimentazione ogettiva, la dimostrazione dell'errore nell'impostazione della nostra "Scuola di Rugby", è nel Seven, dove siamo stati superati da nazioni senza storia.
Abbiamo una scuola che non ci aiuta e quindi non abbiamo supporto, si potrebbe fare di più nel seven ma credo che tolte le grandi potenze del 15, rispetto a noi siano agevolate le nazionali minori
-
bep68
- Messaggi: 1281
- Iscritto il: 28 ago 2009, 10:31
Re: Bravi giornalisti...
la butto li, da studiare da parte di "chi sa"...
ridurre le partite under 14 di 5 minuti, e fare giocare dopo sullo stesso campo,con lo stesso arbitro una partita di seven di 2 tempi ( 5 minuti x tempo ) ai 14 giocatori più veloci delle 2 squadre. Obiettivo? Oro Olimpico dopo 8 anni
ridurre le partite under 14 di 5 minuti, e fare giocare dopo sullo stesso campo,con lo stesso arbitro una partita di seven di 2 tempi ( 5 minuti x tempo ) ai 14 giocatori più veloci delle 2 squadre. Obiettivo? Oro Olimpico dopo 8 anni
se il rugby è una metafora della vita, e la vita è una ruota, sono al terzo giro, il primo da giocatore, il secondo da allenatore, il terzo da genitore..
- jpr williams
- Messaggi: 36116
- Iscritto il: 26 mar 2012, 11:58
- Località: Gottolengo (BS)
- Contatta:
Re: Bravi giornalisti...
Ragazzi, tutto molto interessante, ma che c'azzecca con il thread in cui ci troviamo?
Volete che sposti la discussione altrove?
Ditemi dove e lo faccio.
Volete che sposti la discussione altrove?
Ditemi dove e lo faccio.
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
- jpr williams
- Messaggi: 36116
- Iscritto il: 26 mar 2012, 11:58
- Località: Gottolengo (BS)
- Contatta:
Re: Bravi giornalisti...
Questa è una di quelle cose che se divento capo del mondo sanziono coi lavori forzati a vita.Hap ha scritto:La gente ha sempre rallentato in autostrada per guardare gli incidenti.
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)