speartakle ha scritto: 17 apr 2020, 9:46
Ilgorgo ha scritto: 16 apr 2020, 18:35
Rutto, non è questione di indolenza, è che si è trattato della polemica più inutile nella storia dell'Umanità di tutti i tempi e che rimarrà per sempre imbattuta nei secoli e nei millenni. Neppure su Libero e la Verità riescono a raggiungere cime così intonse di polemica inutile. Siamo nel mezzo di una fase epocale, una fase che si pensava potesse avere lo stesso impatto di una guerra mondiale e che forse per certi classi di età avanzata avrà alla fine un conteggio di vittime perfino maggiore, il mondo è chiuso in casa da un mese, forse per anni saremo costretti ad andare in giro con la mascherina e a rivoluzionare le abitudini di un tempo, i dottori nella prima fase dell'epidemia sono stati costretti a scegliere chi ventilare e chi cercare di accompagnare verso la morte epperò la cosa importante è spostare la discussione in una sezione più consona, perché qui bisogna tornare a parlare di Cannavaro che va al Rovigo e di Bergomi che va al Carcassonne. Boh
spiace aver disturbato il giochino, immagino che anche sugli altri forum di rugby internazionali la questione è stata tratta così a cazz o...
ma poi vabbè fottesega anche...
Si chiama infodemia, cioè un'epidemia di informazioni virali che infiltrano ogni ambito generando confusione proprio perché non contingentate in ambienti social di merito.
Dalla 3cani:
Neologismi (2020)
infodemia s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. ♦ Una cura contro l'«infodemia». È quel che si sta preoccupando di trovare l'Organizzazione mondiale della sanità allertando sull'ondata di fake news che il coronavirus di Wuhan sembra essersi portato con sé in molti altri Paesi del mondo, oltre alla Cina. Ben più di quelli dove la malattia legata al nuovo coronavirus si è manifestata finora. (Simone Cosimi, Repubblica.it, 2 febbraio 2020, Tecnologia) • Poi, all'improvviso, ecco la notizia che in Italia, a Roma, i medici hanno isolato il virus. Il pubblico, subissato in questi giorni di paginate di grafici, di spiegazioni che non spiegano, di virologi che dicono uno il contrario dell'altro, è portato istintivamente a gioire: «Eccoci, siamo noi, disordinati e geniali, quelli che nel loro casino arrivano dove non arrivano i grandi del pianeta». Non è così, ovviamente: perché la lotta al coronavirus è una lotta globale, dove i saperi si scambiano e il piccolo passo di ciascuno serve alla battaglia del mondo contro il Grande Nemico scaturito dal ventre di un pipistrello o di un serpente, o dai laboratori segreti di una delle tante Spectre che si aggirano per il mondo, dalle lobby del farmaco alla CIA di Trump. E che gli idioti da tastiera rilanciano in diretta: anche da qua, dall'Italia. Perché è questa «infodemia» il vero virus globale, quello per cui nessun vaccino arriverà mai. (Luca Fazzo, Giornale.it, 3 febbraio 2020, Cronache) • Con il neologismo infodemia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha voluto, in questi giorni in cui la paura del Coronavirus impazza, sottolineare che forse il maggiore pericolo della società globale nell’era dei social media è la deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità globale su fatti reali o spesso inventati. (Leonardo Becchetti, Avvenire.it, 5 febbraio 2020, Opinioni).
Dall’ingl. infodemic, a sua volta composto dai s. info(rmation) ('informazione') ed (epi)demic ('epidemia'). Secondo quanto documentato da Licia Corbolante nel suo blog Terminologia etc. (link), in inglese infodemic è una parola d'autore, coniata da David J. Rothkopf, il quale ne ha trattato in un articolo comparso nel quotidiano «Washington Post», When the Buzz Bites Back (11 maggio 2003). Infodemic ricorre nei documenti ufficiali dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
L'Italia dei Comuni.
Appare evidente che in piccole collettività è possibile il contingentamento e la segregazione meglio che in comunità più ampie, dove consenso e buon senso non concorrono agli stessi risultati.
Evidentemente noi forumisti non non ci consideriamo una piccola collettività.
