<!-- BBCode Start --><A HREF="
http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=511298033&H=" TARGET="_blank">
http://www.liberta.it/asp/default.asp?I ... 8033&H=</A><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>
<BR>LIBERTA' di martedì 29 novembre 2005 > Sport
<BR>
<BR><I>Rugby A - "Paolino" ha tagliato il traguardo della 200ª presenza con la maglia dei Lyons</I>
<BR><B>Ferretti, duecento di questi giorni</B>
<BR><I>«Tredici stagioni, una vita. Oggi? Puntiamo al vertice»</I>
<BR>
<BR>Piacenza - Ne è passato di tempo da quando un giovanissimo Paolo Ferretti, appena sedicenne, compiva il suo esordio da titolare in serie A2. Era il 10 ottobre 1993, con i Lyons in campo a Parma per disputare uno dei tanti derby del ducato. Da allora "Paolino" è arrivato a disputare 200 partite in prima squadra: a Mogliano ha festeggiato la 200ª presenza con i Lyons e se giocasse tutti gli incontri rimanenti, da adesso alla fine della stagione, potrebbe toccare quota 213 eguagliando così Gege Russo nella classifica assoluta delle presenze bianconere (10° posto).
<BR>Ma torniamo all'esordio, quando sulla panchina bianconera sedeva Achille Bertoncini. «In quella occasione Bertoncini spostò Michele Cella da centro ad ala - ricorda Ferretti - per affidarmi il suo ruolo. Ho un buon ricordo di quella partita perché resta legata al mio esordio in prima squadra e alla segnatura della mia prima meta da "senior". In seguito ho giocato anche all'ala, a volte estremo, infine all'apertura: su 200 partite credo di averne giocate oltre la metà con la maglia numero 10».
<BR>Qual è il suo ruolo preferito?
<BR>Fin da bambino sono stato impostato nel ruolo di centro, proseguito nelle formazioni giovanili dei Lyons e delle varie nazionali di categoria, dalla under 15 fino alla under 19 oltre ad un'apparizione nella under 21 (Coppa del mondo a Brescia, 1996, ndc). Il ruolo di apertura mi è stato assegnato in un secondo tempo, dopo essere stato promosso in pianta stabile in prima squadra, e con il passare degli anni mi sono abituato all'idea».
<BR>In 13 stagioni con quale tecnico ha legato di più?
<BR>«Con tutti, senza alcuna distinzione, sia sul piano personale che su quello tecnico. Ma se devo indicare il nome di uno in particolare, dico Oscar Boiocchi, allenatore ai tempi della giovanile Under 17: grazie a lui ho potuto esordire giovanissimo in serie A. Inoltre, il suo lavoro permise di costruire una squadra giovanile che di li a qualche anno venne trasferita in blocco in serie A e che a tutt'oggi ne costituisce ancora il nucleo principale. Più tardi decise di abbandonare il mondo del rugby ma giusto quest'anno ha ripreso ad allenare una formazione giovanile dei Lyons e sono certo che otterrà nuovamente ottimi risultati».
<BR>Per un certo periodo i Lyons sono rimasti relegati alla serie B prima di tornare nella massima serie: come si spiega quel periodo buio?
<BR>«Con il ricambio generazionale avvenuto in quel periodo. Mi ritrovai con i miei compagni di giovanile a competere in un campionato difficile mentre tutti noi mancavamo di esperienza, e questo rappresentò il nostro limite. Con il trascorrere degli anni abbiamo acquisito maggiore esperienza e sicurezza, fino a raggiungere risultati e soddisfazioni. Ora, purtroppo, siamo noi ad essere considerati i veterani del gruppo».
<BR>A quale traguardo possono ambire i Lyons?
<BR>«Stiamo attraversando un buon momento grazie anche a giocatori come Matenga e Barroni, di fondamentale importanza per il nostro gioco. Matenga è forza allo stato puro: in attacco è devastante mentre in difesa non lascia spazio agli avversari. Barroni mette ordine in campo, sia in mischia che in touche, e all'occorrenza sa disimpegnarsi molto bene anche come seconda linea. Tuttavia dobbiamo fare attenzione perché il campionato è ancora lungo e ad ogni turno si scoprono risultati a sorpresa. Il nostro obiettivo è restare il più a lungo possibile nella scia delle squadre di vertice».
<BR>
<BR><I>Leonardo Piriti</I>
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>Giuliana