Osservatorio italiani all'estero
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giodeb
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Joshua Furno a Biarritz in ProD2 come joker medical fino alla fine della stagione.
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Man of the moment
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Loro avevamo il cognome italiano (o che non stonava con l' italiano, tipo Allan)jaco ha scritto: 2 feb 2021, 9:30Come ho accettato ben volentieri i gemelli Cuttitta, Parisse ed Allan così accetterei Lynagh.jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 9:13Non essendo mai stato pragmatico (sono un "fesso") quello che gli direi è evidente: esattamente come considero italianissimo un ragazzo figlio di immigrati che arriva in Italia da infante e qui fa le scuole e, se gli piace, impara a giocare a rugby, allo stesso modo considero inglese uno che arriva in inghilterra a 4-5 anni vive tutta la sua vita là e impara a giocare a rugby là assimilando la cultura e la scuola sportiva del paese in cui vive.jaco ha scritto: 1 feb 2021, 17:44 molto pragmaticamente, dobbiamo considerare la sua posizione a quell'età... che gli puoi dire?
Poi l'idea che la nazionale rappresenti il movimento di un paese e quindi i suoi componenti dovrebbero essere frutto di quel movimento è un discorso che approvo. Ma negare la possibilità di vestire la maglia azzurra ad un italiano "incidentalmente" nato e/o cresciuto all'estero lo troverei un abuso.
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loverthetop_86
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Quando sento storie come quella di Lynagh mi torna sempre in mente la storia di Isa Nacewa, figiano di nascita, neozelandese di formazione. Giocò due minuti per le Fiji alla RWC 2003 quando aveva 21 anni, precludendosi una chiamata dagli All Blacks (Henry lo aveva inserito in una sua personale lista per il tour invernale del 2005). Provò più volte a far cancellare quel cap, senza riuscirci.
Si sentiva più neozelandese e, nel suo modo di intendere il rugby, si era forse un po' sottovalutato, non prendendo in considerazione l''idea che un giorno gli AB lo avrebbero cercato.
Ecco, quando vedo storie come quella di Lynagh e gli altri penso a questo. Abbiamo a che fare con ragazzi cresciuti (penso a Lynagh) in un contesto bilingue, multiculturale, ragazzi che sono aumentati di numero negli ultimi anni e aumenteranno ancora di più nei prossimi. Io credo sia difficile anche per loro stessi dire "mi sento più italiano/australiano/uzbeko", prima ancora che per noi che vediamo la cosa da fuori. Ragazzi che rischiano con un cap di precludersi una carriera internazionale.
Cosa voglio dire? Che non è detto che Lynagh in quanto giocatore degli Harlequins si senta per forza inglese, così come un Tizzano, un Polledri, etc e altri giocatori cresciuti in un contesto quantomeno biculturale si sentano esclusivamente legati ad una unica cultura. E non è detto che la scelta che faranno sarà quella giusta. Dico che io che sono "italo-italiano" una dinamica del genere non la posso capire, per quanto mi piacerebbe tantissimo farlo. E che i Lynagh presenti e futuri avranno a che fare sempre di più con queste scelte, per loro sarà molto più difficile di quel che immaginiamo scegliere una maglia con cui legarsi per sempre. E sinceramente "rifiutarli" o "mandarli altrove" mi sembra un'etichetta che credo non abbiamo il diritto di apporre.
Si sentiva più neozelandese e, nel suo modo di intendere il rugby, si era forse un po' sottovalutato, non prendendo in considerazione l''idea che un giorno gli AB lo avrebbero cercato.
Ecco, quando vedo storie come quella di Lynagh e gli altri penso a questo. Abbiamo a che fare con ragazzi cresciuti (penso a Lynagh) in un contesto bilingue, multiculturale, ragazzi che sono aumentati di numero negli ultimi anni e aumenteranno ancora di più nei prossimi. Io credo sia difficile anche per loro stessi dire "mi sento più italiano/australiano/uzbeko", prima ancora che per noi che vediamo la cosa da fuori. Ragazzi che rischiano con un cap di precludersi una carriera internazionale.
Cosa voglio dire? Che non è detto che Lynagh in quanto giocatore degli Harlequins si senta per forza inglese, così come un Tizzano, un Polledri, etc e altri giocatori cresciuti in un contesto quantomeno biculturale si sentano esclusivamente legati ad una unica cultura. E non è detto che la scelta che faranno sarà quella giusta. Dico che io che sono "italo-italiano" una dinamica del genere non la posso capire, per quanto mi piacerebbe tantissimo farlo. E che i Lynagh presenti e futuri avranno a che fare sempre di più con queste scelte, per loro sarà molto più difficile di quel che immaginiamo scegliere una maglia con cui legarsi per sempre. E sinceramente "rifiutarli" o "mandarli altrove" mi sembra un'etichetta che credo non abbiamo il diritto di apporre.
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Vincitore del Premio Nostradamus 2022
"Co te mori, no te se de essar morto, no te soffri, ma par chealtri a xe dura.
Co te si mona xe a stessa roba."
(Antico detto veneto)
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- jpr williams
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Re: Osservatorio italiani all'estero
In fondo il problema più che per questi ragazzi è quello del significato da attribuire al termine "nazionale".
Io, ad esempio, penso che andrebbe abbandonato del tutto e sostituito da quello di "selezione federale". Credo che si continui a parlare di nazionale solo perchè ha più appeal dal punto di vista della vendibilità.
Se togliamo di mezzo il concetto di nazionale, allora ovviamente, ci può giocare chiunque.
Io, ad esempio, penso che andrebbe abbandonato del tutto e sostituito da quello di "selezione federale". Credo che si continui a parlare di nazionale solo perchè ha più appeal dal punto di vista della vendibilità.
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Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Insisto: voglio solo giocatori italiani nati in Italia da avi italiani fino alla terza generazione e albero genealogico certificato; con nome e cognome italiani che finiscono con una vocale e senza che contengano le lettere x, y e k; formati da allenatori di pari caratteristiche che abbiano a loro volta imparato il mestiere in Italia da formatori altrettanto italiani.
Ah, e che non si azzardino a chiamarlo "rugby", si dice "Palla Ovale".
Adesso lo metto anche nella firma.
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Però attento co sti codicilli, potresti perdere un buon numero di veneti (attualmente solo Zanon ma non avrebbero potuto esserci Troncon, Dallan, Martin, Torresan, Grespan...)
- jpr williams
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Stavo per dirlo io: dalle consonanti finali va salvata la n 
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Quelli tornano buoni per la Nazionale della Serenissima appena otteniamo la secessione.jaco ha scritto: 2 feb 2021, 11:27Però attento co sti codicilli, potresti perdere un buon numero di veneti (attualmente solo Zanon ma non avrebbero potuto esserci Troncon, Dallan, Martin, Torresan, Grespan...)
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Se non sbaglio ci sono anche parecchi veneti col cognome che finisce con la R, per non parlare dei furlani che teminano con la T.
Eh, mi sa che a forza di fare eccezioni si imbastardisce la purezza della razza!
No, no, meglio tornare alle vocali
Su, dai, che lo capite benissimo di cosa sto parlando e la razza non c'entra un tubo. Un'italiana che mi piace moltissimo, ad esempio, è Paola Egonu.
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Quella non conta, mica gioca a palla ovale...jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 11:43 Un'italiana che mi piace moltissimo, ad esempio, è Paola Egonu.
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Non dai nessuna speranza agli Schiabel allora...jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 11:30 Stavo per dirlo io: dalle consonanti finali va salvata la n![]()
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Re: Osservatorio italiani all'estero
...appunto finisce in vocale!jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 11:43 Su, dai, che lo capite benissimo di cosa sto parlando e la razza non c'entra un tubo. Un'italiana che mi piace moltissimo, ad esempio, è Paola Egonu.
Sei un consonantifobico!
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Occhio anche tu, con quella "j" nel nomignolo...jaco ha scritto: 2 feb 2021, 11:54...appunto finisce in vocale!jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 11:43 Su, dai, che lo capite benissimo di cosa sto parlando e la razza non c'entra un tubo. Un'italiana che mi piace moltissimo, ad esempio, è Paola Egonu.
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Re: Osservatorio italiani all'estero
Il problema è che il concetto di "nazionale" nasce in un epoca in cui la mobilità della persone non era neanche lontanamente paragonabile a quella di oggi. Cent'anni fa, le persone che parlavano più di una lingua, appartenevano a più culture, avevano genitori di provenienze diverse, avevano vissuto porzioni significative della vita in più di un posto erano una ristrettissima minoranza. E infatti, l'emigrazione era molto spesso un'andata senza ritorno, e c'era una fortissima spinta culturale all'assimilazione (vedi gli italoamericani di seconda generazione, che generalmente l'italiano non lo parlavano).jpr williams ha scritto: 2 feb 2021, 11:04 In fondo il problema più che per questi ragazzi è quello del significato da attribuire al termine "nazionale".
Io, ad esempio, penso che andrebbe abbandonato del tutto e sostituito da quello di "selezione federale". Credo che si continui a parlare di nazionale solo perchè ha più appeal dal punto di vista della vendibilità.
Se togliamo di mezzo il concetto di nazionale, allora ovviamente, ci può giocare chiunque.
A quei tempi, l'appartenenza multipla era quasi fantascientifica. Se eri italiano, era ovvio che non potevi essere anche inglese. Tutt'al più, si ammetteva la possibilità di essere mezzo italiano e mezzo inglese (implicando con ciò che non si era né l'uno né l'altro "per davvero"). Tralascio di dilungarmi sul fatto che in tempi in cui il nazionalismo era politicamente in crescita, dire di uno che era cosmopolita era quasi un insulto.
Oggi non è più così, per fortuna. E io sono ben contento che a vestire la maglia azzurra ci siano finiti Parisse, Steyn, Griffen, Traoré, Allan e tanti altri che hanno, nella loro biografia, un qualche motivo per essere tacciati di non essere italiani al 100%.
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Garry
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Re: Osservatorio italiani all'estero
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"Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!"
(dalla Lettera agli amici di Giacomo Ulivi)