Leggendo quest'ultima paginata di trionfalismi sono andato a rivedermi la classifica. Caso mai avessi sbagliato a leggerla e andasse letta al contrario. Di solito in ambito professionistico i risultati hanno un minimo di rilevanza.
Ma qui nella bolla idilliaca di rugby.it si respira un'aria leibniziana che mi spinge a rileggere il Candide. Non quello di Voltaire, ma quello di Saramago (quello del forum)
Saramago68 ha scritto: ↑15 feb 2021, 18:34
Caro Zappa, ostinarsi a rimanere in un club esclusivo anche con i pantaloni lisi per la sola ragione che se ne uscissimo non ci farebbero più rientrare non mi eccita granché. Benché per carattere e formazione io non creda alle "magnifiche sorti et progressive" mi sto ormai augurando che dopo 20 anni di torneo con pochi progressi per il movimento si ripensi all'intero sistema di insegnamento e selezione. Se per fare questo bisognerà sorbirsi qualche partita con Portogallo, Belgio e Marocco, pace. Vorrà dire che apprezzeremo di più le poche occasioni in cui potremo giocare contro una Tier1. O forse potremmo dare a Draghi pure la delega per il rugby. Altrimenti il rischio che vedo è che il rugby in Italia faccia la fine dell'hockey su ghiaccio: le franchigie come le squadre in Alpenliga, il campionato nazionale asfittico, la Nazionale a rimbalzare tra prima dei deboli e ultima dei forti. Nello spogliatoio ci si parla in inglese.
Caro collega di tafazzismo (secondo i leibniziani di rugby.it, ovviamente) per 20 anni ci hanno ripetuto che giocando coi migliori si impara molto. Del resto anche Nelson Mandela diceva "Non perdo mai. O vinco o imparo".
Fosse così qua avremmo tutti minimo un paio di master fra Princeton ed il MIT e un vago sentore di Nobel in arrivo.
Peraltro a noi della diade "O vinco o imparo" sembra essere arrivato solo il 50%.
Festeggiando la bellezza delle nostre mete ci dimentichiamo che siamo dentro la bolla di rugby.it e che uno degli obiettivi dovrebbe essere quello di allargarla questa bolla a quelli che ne sono fuori. Chissà quanto dobbiamo essere attraenti per i non malati di ovale noi che perdiamo da 29 (la 30 arriva fra due settimane) partite. Che attrattiva sui ragazzi che vogliono dedicarsi ad uno sport: "Mamma, mi porti alla scuola di rugby?" "ma come, vorrai mica andare a fare quello sport da sfigati dove si perde sempre?".
Gli risponderà che facciamo mete molto belle. Inutili perchè quando va bene bene perdiamo di 20, ma molto belle.
Chiedo ai leibniziani: per quanti anni ancora continueremo ad imparare come abbiamo fatto finora?
No perchè una partita senza imparare un tubo ogni tanto non guasterebbe. Giusto per non essere troppo secchioni.
Non avete paura che a forza di "imparare" sapremo tutto e non avremo più nessuno a cui insegnarlo perchè tutti si saranno stufati di tutta sta cultura senza un minimo di svago?
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)