Super 10: un fallimento, diciamocelo

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Squilibrio
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da Squilibrio »

gransoporro ha scritto:
cumonfeelthenoize ha scritto:
GiorgioXT ha scritto:Si continua a fare i confronti con realtà "appena arrivate nel rugby" come francia ed australia ...
tanto per puntualizzare , le ultime 4 partite interne del Calcio Padova hanno avuto una media di 1900 spettatori paganti, quelle del Petrarca superiori ai 2100. In passato non lontano il Calcio Padova ha riempito lo stadio Euganeo (quando era in serie A) ma grazie sopratutto alle tifoserie altrui (mi ricordo un Padova-Milan 3-0 ai tempi di Lalas ...) ora le presenze sono allineate alle altre squadre venete di serie C. Quando si parla di Calcio , tifosi e trasferte non va mai dimenticato che la situazione lì è completamente diversa, specie i gruppi ultras non spendono certo per seguire le squadre!

Un altra cosa è stata finalmente chiarita : la LIRE non c'entra nè può niente con l'eventuale accesso alla CL di Calvisano e Benetton, che può essere deciso SOLO dalla Federazione
Improprio fare una medi atra 4 partite di una squadra a fine campionato senza più pretese dopo una stagione deludente (ho un amico dirgente della Cavese...e sa dirmi molte cose del Padova Calcio..) con una in lotta pr il titolo....

Ma al di lùà di questo, il punto è che se vogliamo competere con le nazioni "appena arrivate" dobbiamo fare qualcosa. Certo che fare a CL con le squadr private che socializzano le perdite e privatizzano gli utili come pretende qualche monopolista autostradale mi sembra un acgata pazzesca come direbbe fantozzi
Allora: quel Padova Milan fini` 2-0 (reti di Gabrieli e Lalas). Il Padova riempiva l'Appiani con 12-15000 spettatori prima di andare all'Euganeo (anche in C-1).
Il Padova quest'anno ha mancato i play-off rimanendo in corsa fino all'ultima giornata (vero che la stagione e` stata deludente). Il tifo per il Padova e` molto diminuito dagli anni della A (e della B...). Che poi sono gli anni 90.

Beh direi normale visto che da anni in tutti gli sport si assiste ad una drastica diminuzione di spettatori allo stadio.
Guardate il calcio ad esempio dove tutte le squadre vogliono costruire stadi nuovi ma con capienze nettamente inferiori agli stadi attuali (esempio tipico il comunale di torino con capienza dimezzata rispetto al delle alpi).
DVD
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da DVD »

beh, il paragone con altri modelli, come ad esempio quello con nazioni "appena arrivate" ma arrivate po dove?! e quando sono partite?!

come dicevo i paragoni non vanno mai fatti, cosi come decidere di copiare un modello in toto.

Solitamente i modelli si studiano per capire quali parametri permettono ad un determinato modello di avere piu' successo rispetto ad un altro.

Era per questo che dicevo che qui in Oz dove il rugby e' il quarto sport di squadra (e forse dal punto di vista mediatico addirittura l'ULTIMO!!!!! non lo considera nessuno in TV!! a parte Murdoch, comodamente a pagamento!!! ...in tv libera i wallabies li trasmettono in differita, di solito verso mezzanotte o le due di notte.......).

Ma sicuramente i modelli di sviluppo adottati dal football australiano o dal rugy league, si sono dimostrati piu' che vincenti sia dal punto di vista economico che di incremento di spettatori/appassionati (il che riveste un importante parametro qui, siccome c'e' l'azionariato popolare). Sicuramente forzare qualche squadra professionistica in realta' dove quel determinato tipo di sport non e' famoso (esempio football australiano in queensland) all'inzio non paga ma gia' dopo 5/6 anni se ne vedono i primi risultati a livello GLOBALE per quel determinato tipo di sport....

I club non devono mai sparire (Sbagliato pensare cosi'......) pero' qualcosa che non va' nell'attuale sistema c'e'......quante societa' di S10 possono permettersi di pagare un professionista 100 000 E all'anno di stipendio?! Il punto cruciale sta' nel capire quali sono i parametri importanti....Ad esempio nei modelli football asutraliano e rugby league alcuni importanti parametri:

1. "Grassroot development" su tutti....
2. crescita del numero di partecipanti ed espansione di quel determinato codice in tutte le aree del paese (specialmente le piu' popolose! )
3. Programmazione; ogni squadre professionistica non ha l'incubo delle retrocessioni e puo' programmare in santa pace, i giovani li fanno crescere nei club e poi pian piano li introducono nel giro del professionismo.

Per chi citava il modello berlusconi rispondo: io non sono un fan di SB, ( lui e' imprenditore grazie ai soldi di chi paga le tasse...con tutti i "regali' avuti dai governi socialisti)...pero' il suo modello e' arrivato con forte anticipo sulla scena rugbyistica italiana.
Oggi, se decidesse di fare la stessa cosa sarebbe molto piu' fortunato.

adesso dovrebbe stare ai dirigenti (O manager per essere 'pignoli') aggiornarsi, consultarsi (magari anche con manager e consultant di altre nazioni) e decidere il miglio modello basato sulla TRADIZIONE ITALIANA...questo non lo dobbiamo mai cancellare o rinnegare.

Ma dobbiamo ammettere che un campionato del genere, dove in europa facciamo ridere....non serve a nessuno...un campionato professionistico di nome...ma non mi sembra di fatto.....

Ma d'altronde anche il nostro 'bel" campionato di calcio non lo considera piu' nessuno in giro per il mondo....per esempio in Asia (Cina, Giappone, corea e Vietnam) ed in Australia seguono 1. Premier League, 2. Bundesliga, 3. Liga Spagnola....il campionato italiano nemmeno l'ombra....evidentemente non attira piu' come in passato.
cumonfeelthenoize
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da cumonfeelthenoize »

Squilibrio ha scritto:
gransoporro ha scritto:
cumonfeelthenoize ha scritto:
GiorgioXT ha scritto:Si continua a fare i confronti con realtà "appena arrivate nel rugby" come francia ed australia ...
tanto per puntualizzare , le ultime 4 partite interne del Calcio Padova hanno avuto una media di 1900 spettatori paganti, quelle del Petrarca superiori ai 2100. In passato non lontano il Calcio Padova ha riempito lo stadio Euganeo (quando era in serie A) ma grazie sopratutto alle tifoserie altrui (mi ricordo un Padova-Milan 3-0 ai tempi di Lalas ...) ora le presenze sono allineate alle altre squadre venete di serie C. Quando si parla di Calcio , tifosi e trasferte non va mai dimenticato che la situazione lì è completamente diversa, specie i gruppi ultras non spendono certo per seguire le squadre!

Un altra cosa è stata finalmente chiarita : la LIRE non c'entra nè può niente con l'eventuale accesso alla CL di Calvisano e Benetton, che può essere deciso SOLO dalla Federazione
Improprio fare una medi atra 4 partite di una squadra a fine campionato senza più pretese dopo una stagione deludente (ho un amico dirgente della Cavese...e sa dirmi molte cose del Padova Calcio..) con una in lotta pr il titolo....

Ma al di lùà di questo, il punto è che se vogliamo competere con le nazioni "appena arrivate" dobbiamo fare qualcosa. Certo che fare a CL con le squadr private che socializzano le perdite e privatizzano gli utili come pretende qualche monopolista autostradale mi sembra un acgata pazzesca come direbbe fantozzi
Allora: quel Padova Milan fini` 2-0 (reti di Gabrieli e Lalas). Il Padova riempiva l'Appiani con 12-15000 spettatori prima di andare all'Euganeo (anche in C-1).
Il Padova quest'anno ha mancato i play-off rimanendo in corsa fino all'ultima giornata (vero che la stagione e` stata deludente). Il tifo per il Padova e` molto diminuito dagli anni della A (e della B...). Che poi sono gli anni 90.

Beh direi normale visto che da anni in tutti gli sport si assiste ad una drastica diminuzione di spettatori allo stadio.
Guardate il calcio ad esempio dove tutte le squadre vogliono costruire stadi nuovi ma con capienze nettamente inferiori agli stadi attuali (esempio tipico il comunale di torino con capienza dimezzata rispetto al delle alpi).
L'olimpico di torino, costruito sulla base del vecchio e glorioso comunale, ha una campienza di 32.000 posti a sedere (il cevvhio comunale alla fine della sua vita nel 1990 ne aveva 45.000, mentre arrivava a 70.000 in piedi negli anni 60-70)
I
Ma l'olimpico non è nato per sostituire il delle Alpi, era destinato al Torino e non alla Juventus (che ha un bacino più grande di tifosi) , tanto che la costruzione era stata inziiata da Cimminelli poi col fallimento del Toro e della Ergom, è stato ripreso dal comune.

Poi tra il fallimento del toro e la sua ricostruzione e la storiaccia della Juventus di Moggi, le due squadre sono finite insieme,.

la juve ha un programma uno stadio più grande sul sito del delle Alpi.

Da segnalare che negli anni '30-40 la Juventus e Il Toro, come peraltro il MIlan pensate in po' di proprieta di Pirelli, avevano uno stadio proprio.

Quella della Juve sull'allora Corso Marsiglia, venne danneggiato dai bormardamenti e demolito e la Juve si trasferi al Comunale (ex-Mussolini) il toro continuò sino a metà anni 60 al Filadelfia (oggi decandente e abbandonato)

Il Milan-Pirelli era proprietario del Piccolo San Siro (aveva un solo anello con 35.000) Nel 1935 venne venne ceduto al Comune che lo ampliò a 100.000 posti

Fa pensar che 60 anni fa le squadre di calcio era proprietarie dello stadio...
L'Haka è ormai un fenomeno commerciale degno del Wrestling.. fatto per fare un becero spettacolo. Altro che tradizione. peggio ancora la "en kapa cio il pongo" (firma inserita su suggerimento di Pakeha_70)
cumonfeelthenoize
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da cumonfeelthenoize »

DVD ha scritto:
adesso dovrebbe stare ai dirigenti (O manager per essere 'pignoli') aggiornarsi, consultarsi (magari anche con manager e consultant di altre nazioni) e decidere il miglio modello basato sulla TRADIZIONE ITALIANA...questo non lo dobbiamo mai cancellare o rinnegare.
.
certamente non si deve buttare a mare tutta la tardizione, ma ripeto qualche innovazione, anche forzata va fatta. Un campionato concentrato in una sola grande città ( e che poi alal finer non ha più pubblico di un piccolissimo centro come Calvisano) non funziona.

Quanto alcampionato di calcio italiano: se non attira è colpa di una serie di fattori: le situazioni degli ultimi annni (con glis cidetti rvocatui,. rgalati e stravinti) e il calo di stelle straniere.

Ma non mi interessa che il Super 10 sia esportabile, mi basterebbe un seguito in Italia.
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DVD
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da DVD »

Alla fine il rugby italiano e' un po' lo specchio dello sport italiano in generale, o se vogliamo del modo di fare 'programmazione'...come ho scritto in precedenza d'altronde...

qui in australia un po' mi vergogno...quando gli australiani mi dicono :"ma come..un paese con 60 milioni di abitanti ed avete meno medaglie di noi?!"....e vedo allora che gli oz sono competitivi nel calcio (in 3 anni dalla nascita della A-league il numero degli spettatori e' piu' che duplicato..a MElb per una partita di calcio ci sono in media 20 000 spettatori), nel rugby union e league, nel cricket, nel ciclismo e cosi' via......e non ditemi che e' solo attitudine allo sport...e' prima di tutto : 1) programmazione; 2) mettere da parte interessi propri e pensare al bene collettivo di una determinata disciplina.

ho appena finito di leggere questo articolo:

http://www.repubblica.it/2008/08/olimpi ... ennea.html

a me piacerebbe vedere un campionato professionistico italiano di rugby seguito in tutti i paesi dove si gioca a rugby e dove tutti vorrebbero venire a giocarci....secondo me e' possibile, mettendo da parte antipatie e simpatie, lavorando per il bene comune del rugby e programmando
Squilibrio
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da Squilibrio »

DVD ha scritto:Alla fine il rugby italiano e' un po' lo specchio dello sport italiano in generale, o se vogliamo del modo di fare 'programmazione'...come ho scritto in precedenza d'altronde...

qui in australia un po' mi vergogno...quando gli australiani mi dicono :"ma come..un paese con 60 milioni di abitanti ed avete meno medaglie di noi?!"....e vedo allora che gli oz sono competitivi nel calcio (in 3 anni dalla nascita della A-league il numero degli spettatori e' piu' che duplicato..a MElb per una partita di calcio ci sono in media 20 000 spettatori), nel rugby union e league, nel cricket, nel ciclismo e cosi' via......e non ditemi che e' solo attitudine allo sport...e' prima di tutto : 1) programmazione; 2) mettere da parte interessi propri e pensare al bene collettivo di una determinata disciplina.

ho appena finito di leggere questo articolo:

http://www.repubblica.it/2008/08/olimpi ... ennea.html

a me piacerebbe vedere un campionato professionistico italiano di rugby seguito in tutti i paesi dove si gioca a rugby e dove tutti vorrebbero venire a giocarci....secondo me e' possibile, mettendo da parte antipatie e simpatie, lavorando per il bene comune del rugby e programmando



Problema dello sport italiano credo che sia anche nella cultura dove esiste solo uno sport (calcio) e basta, si deve seguire solo uno sport e sopratutto se ne deve praticare uno solo.
Non so di chi sia la colpa e perchè siamo così ma il rugby e anche gli altri sport devono accontentarsi, salvo rari casi come la parentela, di atleti che hanno provato il calcio con scarsi risultati.
Negli altri stati (anche economicamente poveri) si praticano più sport e soprattutto si pratica lo sport a scuola, quì siamo indietro in tutto.

Altro schifo è la politica nello sport e la marea di gente (anche nel rugby, diciamolo) che campa con soldi di altri. Quì a parma ad esempio ci sono dirigenti o allenatori (anche qualche giocatore) che campa agiatamente con il rimborso spese della seconda categoria di calcio.
Ho letto l'intervista di Mennea e credo abbia detto tutte cose giuste, noi tutti con le nostre tasse finanziamo gli sport ma i frutti non si vedono. Il rugby non è esente da tutto questo
orme53
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da orme53 »

Squilibrio ha scritto:
DVD ha scritto:Alla fine il rugby italiano e' un po' lo specchio dello sport italiano in generale, o se vogliamo del modo di fare 'programmazione'...come ho scritto in precedenza d'altronde...

qui in australia un po' mi vergogno...quando gli australiani mi dicono :"ma come..un paese con 60 milioni di abitanti ed avete meno medaglie di noi?!"....e vedo allora che gli oz sono competitivi nel calcio (in 3 anni dalla nascita della A-league il numero degli spettatori e' piu' che duplicato..a MElb per una partita di calcio ci sono in media 20 000 spettatori), nel rugby union e league, nel cricket, nel ciclismo e cosi' via......e non ditemi che e' solo attitudine allo sport...e' prima di tutto : 1) programmazione; 2) mettere da parte interessi propri e pensare al bene collettivo di una determinata disciplina.

ho appena finito di leggere questo articolo:

http://www.repubblica.it/2008/08/olimpi ... ennea.html

a me piacerebbe vedere un campionato professionistico italiano di rugby seguito in tutti i paesi dove si gioca a rugby e dove tutti vorrebbero venire a giocarci....secondo me e' possibile, mettendo da parte antipatie e simpatie, lavorando per il bene comune del rugby e programmando



Problema dello sport italiano credo che sia anche nella cultura dove esiste solo uno sport (calcio) e basta, si deve seguire solo uno sport e sopratutto se ne deve praticare uno solo.
Non so di chi sia la colpa e perchè siamo così ma il rugby e anche gli altri sport devono accontentarsi, salvo rari casi come la parentela, di atleti che hanno provato il calcio con scarsi risultati.
Negli altri stati (anche economicamente poveri) si praticano più sport e soprattutto si pratica lo sport a scuola, quì siamo indietro in tutto.

Altro schifo è la politica nello sport e la marea di gente (anche nel rugby, diciamolo) che campa con soldi di altri. Quì a parma ad esempio ci sono dirigenti o allenatori (anche qualche giocatore) che campa agiatamente con il rimborso spese della seconda categoria di calcio.
Ho letto l'intervista di Mennea e credo abbia detto tutte cose giuste, noi tutti con le nostre tasse finanziamo gli sport ma i frutti non si vedono. Il rugby non è esente da tutto questo
D'accordo squilibrio, forse sarebbe opportuno partire da quì a ragionare. Perchè mi sembra che tutto il resto siano fesserie. Compresi i tanto decantati valori del rugby.
pilonegrosso
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da pilonegrosso »

orme53 ha scritto:
Squilibrio ha scritto:
DVD ha scritto:Alla fine il rugby italiano e' un po' lo specchio dello sport italiano in generale, o se vogliamo del modo di fare 'programmazione'...come ho scritto in precedenza d'altronde...

qui in australia un po' mi vergogno...quando gli australiani mi dicono :"ma come..un paese con 60 milioni di abitanti ed avete meno medaglie di noi?!"....e vedo allora che gli oz sono competitivi nel calcio (in 3 anni dalla nascita della A-league il numero degli spettatori e' piu' che duplicato..a MElb per una partita di calcio ci sono in media 20 000 spettatori), nel rugby union e league, nel cricket, nel ciclismo e cosi' via......e non ditemi che e' solo attitudine allo sport...e' prima di tutto : 1) programmazione; 2) mettere da parte interessi propri e pensare al bene collettivo di una determinata disciplina.

ho appena finito di leggere questo articolo:

http://www.repubblica.it/2008/08/olimpi ... ennea.html

a me piacerebbe vedere un campionato professionistico italiano di rugby seguito in tutti i paesi dove si gioca a rugby e dove tutti vorrebbero venire a giocarci....secondo me e' possibile, mettendo da parte antipatie e simpatie, lavorando per il bene comune del rugby e programmando



Problema dello sport italiano credo che sia anche nella cultura dove esiste solo uno sport (calcio) e basta, si deve seguire solo uno sport e sopratutto se ne deve praticare uno solo.
Non so di chi sia la colpa e perchè siamo così ma il rugby e anche gli altri sport devono accontentarsi, salvo rari casi come la parentela, di atleti che hanno provato il calcio con scarsi risultati.
Negli altri stati (anche economicamente poveri) si praticano più sport e soprattutto si pratica lo sport a scuola, quì siamo indietro in tutto.

Altro schifo è la politica nello sport e la marea di gente (anche nel rugby, diciamolo) che campa con soldi di altri. Quì a parma ad esempio ci sono dirigenti o allenatori (anche qualche giocatore) che campa agiatamente con il rimborso spese della seconda categoria di calcio.
Ho letto l'intervista di Mennea e credo abbia detto tutte cose giuste, noi tutti con le nostre tasse finanziamo gli sport ma i frutti non si vedono. Il rugby non è esente da tutto questo
D'accordo squilibrio, forse sarebbe opportuno partire da quì a ragionare. Perchè mi sembra che tutto il resto siano fesserie. Compresi i tanto decantati valori del rugby.
I valori morali (anche quelli del rugby) non sono mai fesserie. Concordo invece purtroppo sul fatto che sia piu' facile predicarli che praticarli.
pilonegrosso
BixBeiderbecke
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da BixBeiderbecke »

Da qualche anno parecchi dei cosiddetti "opinion leader" ci stanno dicendo che i valori sono fesserie. Anche il rugby non fa eccezione.
Non credo sia dovuto in particolare alla corruzione dei costumi della società dei nostri giorni. E' soltanto un guardare in faccia alla realtà con uno sguardo più obbiettivo e sincero.
Sono convinto che anche 20 o 30 anni fa nella società la maggior parte delle persone pensava che certi valori fossero fesserie, solo che nessuno lo diceva.
Anche nel rugby c'era chi "ci credeva" e chi si mimetizzava dietro parole prive di significato.
Stessa cosa oggi. Teniamoci stretto questo zoccolo duro di illusi, perchè è quello che tiene in piedi la baracca.
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ATHLONE
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da ATHLONE »

BixBeiderbecke ha scritto:Da qualche anno parecchi dei cosiddetti "opinion leader" ci stanno dicendo che i valori sono fesserie. Anche il rugby non fa eccezione.
Non credo sia dovuto in particolare alla corruzione dei costumi della società dei nostri giorni. E' soltanto un guardare in faccia alla realtà con uno sguardo più obbiettivo e sincero.
Sono convinto che anche 20 o 30 anni fa nella società la maggior parte delle persone pensava che certi valori fossero fesserie, solo che nessuno lo diceva.
Mi spiace ma stavolta dissento pressochè in toto: la società della mercificazione massiva ha bisogno che non esistano valori diversi dal denaro; i mass media, facendone parte (ed anzi essendo una delle espressioni principali della società moderna) non fanno altro che spingere il più possibile in questa direzione. Distruzione dei valori=creazione del denaro comeunico valore.

Per questo lavoretto si trovano molti cosiddetti opinion leaders a buon mercato (qualcuno anche in saldo, ma nessuno gratis)
C'è un viaggiatore in ognuno di noi, ma solo pochi sanno dove stanno andando! (Tir Na Nog)

Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...

Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
LondonScot
Messaggi: 460
Iscritto il: 9 ott 2007, 8:40

Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da LondonScot »

No. Non è un fallimento. Questo è un paese dove persone adulte sono capaci di vedere una partita di football americano e dire “E’ una partita di rugby!”, dove persino alcune persone che vanno al Flaminio per vedere una partita del 6 Nazione pensano apparentemente che l’Italia sia campione del mondo (a giudicare dalle striscione), e dove al meno uno dei giornali quotidiani più venduti sul territorio nazionale non ha riportato nemmeno il risultato della finale del Super 10 a Monza quest’anno. I club di rugby italiani stanno facendo un lavoro meraviglioso con le poche risorse che hanno, e riescono malgrado tutto a fornire un buon livello di gioco e di spettacolo. Alla fine di giugno di quest’anno nel ranking europeo di club di rugby Calvisano era 29°, Treviso 34° e Viadana 37°. Al mio parere, dato il punto di partenza e l’ambiente, avere il campionato 4° migliore in Europa ed essere in uno stato di miglioramento continuo non si può definire come fallimento.
Giangian
Messaggi: 453
Iscritto il: 3 lug 2003, 0:00

Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da Giangian »

da Il Gazzettino di ieri:
Una formula breve per salvare il campionato

Il campionato ha concluso la terza giornata senza troppo entusiasmo. È la formula, prima ancora degli scarsi contenuti tecnici, a condannarlo. Tra coppe europee, test-match autunnali e Sei Nazioni lo attende infatti un letargo di 5 mesi dal quale in Italia è impossibile riprendersi: dal primo novembre, data della sesta giornata, al 28 marzo, quando di disputerà la seconda di ritorno, si giocheranno in tutto quattro turni. Come tenere vivo l'interesse di pubblico e sponsor in simili condizioni? Leggere una pagina al mese di un giallo non funziona, anche se si tratta di Follett.
Che il campionato italiano la tirasse troppo per le lunghe, specialmente in rapporto alle partite giocate, lo pensava già Carwyn James, l'allenatore del Llanelli e dei Lions vittoriosi in Nuova Zelanda nel '71, che 30 anni fa guidò il Rovigo allo scudetto. Sosteneva che la sua importanza per i giocatori e la durata rendevano l'impegno psicologico logorante. L'avvento del professionismo non ha modificato le cose. I malanni del torneo anzi si sono aggravati: ancora più spezzettato, tecnicamente impoverito (le stelle straniere e quasi tutti gli azzurri giocano all'estero), stadi semivuoti. Le ragioni di Carwyn sembrano addirittura ingigantite dal nuovo status economico che richiede più risorse e dunque moltiplica le competizioni alla caccia di pubblico e sponsor. Inoltre proprio l'aumento degli impegni di alto livello ha reso ancora più elevata l'usura fisica e mentale dei giocatori.

Certo si potrebbe obiettare che il calendario internazionale è uguale per tutti in Europa. E che in Francia e Inghilterra la pressione è sicuramente maggiore. Ma è altrettanto vero che Premiership e Top 14 sono più continui. E poi ciascuno si adatta al professionismo e ai suoi impegni con i mezzi di cui dispone e meglio che può. Galles, Irlanda e Scozia non a caso hanno dato vita a una Celtic League riservata alle franchigie che consente di dosare le energie degli internazionali.

In Italia una riforma del Super 10 appare urgente. E una riduzione della durata, concentrandolo da metà febbraio al primo week end di giugno, potrebbe rappresentare l'alternativa al suo totale declassamento che qualcuno va proponendo per concentrare l'élite in due selezioni macroregionali. Giocando due volte in concomitanza con il Sei Nazioni ci sarebbero 15 settimane per assegnare lo scudetto. Poche? Se tre mesi sono sufficienti per l'Npc in Nuova Zelanda e lo svolgimento del Super 14, perché ai nostri club non dovrebbero bastarne quattro?

La formula breve, oltre a rendere più leggibile e seguito il torneo, avrebbe il pregio di liberare spazio a una seconda competizione, magari aperta alle società di serie A. Da ottobre a gennaio si potrebbe così giocare con una minor pressione in termini di risultato, puntando alla ricerca del gioco e al lancio dei giovani. Solo in questa prima parte della stagione sarebbe ipotizzabile la sovrapposizione di un'attività riservata ai migliori giocatori italiani e stranieri finalizzata alla coppe europee. E che potrebbe vedere coinvolti i primi due club del campionato oltre a due franchigie. Poi tutti in mischia per lo scudetto. Una soluzione che certo non potrebbe bastare, da sola, al pieno rilancio del rugby italiano. Ma che contribuirebbe a crearne premesse fondamentali.

Antonio Liviero
azimella
Messaggi: 592
Iscritto il: 7 lug 2008, 12:29

Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da azimella »

Giangian ha scritto:da Il Gazzettino di ieri:
Una formula breve per salvare il campionato



Antonio Liviero
Sicuro che sia proprio di Liviero ? sull'edizione cartacea non è firmato e pensavo fosse di Ennio Grosso, che è anche l'addetto stampa della Benetton Rugby ...
Comunque basterebbe ridurre la pausa per il 6N , giocando quando la nazionale è fuori casa per risolvere molti di questi problemi.
Zazza
Messaggi: 755
Iscritto il: 19 dic 2004, 0:00
Località: rovigo

Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da Zazza »

Giangian ha scritto:da Il Gazzettino di ieri:
Una formula breve per salvare il campionato

Il campionato ha concluso la terza giornata senza troppo entusiasmo. È la formula, prima ancora degli scarsi contenuti tecnici, a condannarlo. Tra coppe europee, test-match autunnali e Sei Nazioni lo attende infatti un letargo di 5 mesi dal quale in Italia è impossibile riprendersi: dal primo novembre, data della sesta giornata, al 28 marzo, quando di disputerà la seconda di ritorno, si giocheranno in tutto quattro turni. Come tenere vivo l'interesse di pubblico e sponsor in simili condizioni? Leggere una pagina al mese di un giallo non funziona, anche se si tratta di Follett.
Che il campionato italiano la tirasse troppo per le lunghe, specialmente in rapporto alle partite giocate, lo pensava già Carwyn James, l'allenatore del Llanelli e dei Lions vittoriosi in Nuova Zelanda nel '71, che 30 anni fa guidò il Rovigo allo scudetto. Sosteneva che la sua importanza per i giocatori e la durata rendevano l'impegno psicologico logorante. L'avvento del professionismo non ha modificato le cose. I malanni del torneo anzi si sono aggravati: ancora più spezzettato, tecnicamente impoverito (le stelle straniere e quasi tutti gli azzurri giocano all'estero), stadi semivuoti. Le ragioni di Carwyn sembrano addirittura ingigantite dal nuovo status economico che richiede più risorse e dunque moltiplica le competizioni alla caccia di pubblico e sponsor. Inoltre proprio l'aumento degli impegni di alto livello ha reso ancora più elevata l'usura fisica e mentale dei giocatori.

Certo si potrebbe obiettare che il calendario internazionale è uguale per tutti in Europa. E che in Francia e Inghilterra la pressione è sicuramente maggiore. Ma è altrettanto vero che Premiership e Top 14 sono più continui. E poi ciascuno si adatta al professionismo e ai suoi impegni con i mezzi di cui dispone e meglio che può. Galles, Irlanda e Scozia non a caso hanno dato vita a una Celtic League riservata alle franchigie che consente di dosare le energie degli internazionali.

In Italia una riforma del Super 10 appare urgente. E una riduzione della durata, concentrandolo da metà febbraio al primo week end di giugno, potrebbe rappresentare l'alternativa al suo totale declassamento che qualcuno va proponendo per concentrare l'élite in due selezioni macroregionali. Giocando due volte in concomitanza con il Sei Nazioni ci sarebbero 15 settimane per assegnare lo scudetto. Poche? Se tre mesi sono sufficienti per l'Npc in Nuova Zelanda e lo svolgimento del Super 14, perché ai nostri club non dovrebbero bastarne quattro?

La formula breve, oltre a rendere più leggibile e seguito il torneo, avrebbe il pregio di liberare spazio a una seconda competizione, magari aperta alle società di serie A. Da ottobre a gennaio si potrebbe così giocare con una minor pressione in termini di risultato, puntando alla ricerca del gioco e al lancio dei giovani. Solo in questa prima parte della stagione sarebbe ipotizzabile la sovrapposizione di un'attività riservata ai migliori giocatori italiani e stranieri finalizzata alla coppe europee. E che potrebbe vedere coinvolti i primi due club del campionato oltre a due franchigie. Poi tutti in mischia per lo scudetto. Una soluzione che certo non potrebbe bastare, da sola, al pieno rilancio del rugby italiano. Ma che contribuirebbe a crearne premesse fondamentali.

Antonio Liviero
Quoto 100%, anche perchè è simile a un'idea che io ho proposto sul forum a inizio anno, mutuandola dai campionati di calcio sudamericani che in ogni stagione assegnano due "scudetti": Campionato Apertura (da settembre a dicembre, solo girone all'italiana) e Campionato Chiusura (da gennaio a giugno, con playoffs).

(pier12345 nell'occasione mi chiese se ero ubriaco al che gli risposi in privato insultandolo pesantemente :lol: :lol: :lol: )
tonione
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da tonione »

azimella ha scritto:
Giangian ha scritto:da Il Gazzettino di ieri:
Una formula breve per salvare il campionato



Antonio Liviero
Sicuro che sia proprio di Liviero ? sull'edizione cartacea non è firmato e pensavo fosse di Ennio Grosso, che è anche l'addetto stampa della Benetton Rugby ...
Comunque basterebbe ridurre la pausa per il 6N , giocando quando la nazionale è fuori casa per risolvere molti di questi problemi.
il pezzo è di Liviero.
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