dalla stampa
Prima vittoria in trasferta
al Sei Nazioni: travolta la
Scozia a Murrayfield 37-17
STEFANO SEMERARO
EDIMBURGO
L’immagine che rimane è quella che arriva quando Murrayfield inizia già a bagnarsi di notte, i brividi sono a mille e tutti hanno occhi più grandi, più bambini del solito.
Gli scozzesi sono impietriti, qualche italiano piange lacrime aspettate da dieci anni. C'è l'Italia che gira il campo, e nello stadio è rimasta solo gente nostra, cinquemila, forse seimila tifosi, un esercito più grande di quello di Braveheart. L'Italia ha vinto a Edimburgo, ha battuto la Scozia 37-17, ha raccolto la sua prima storica vittoria esterna nel Sei Nazioni. Nel 1997 l'impresa di Grenoble, 40 a 32 con la Francia, quella che ci aprì il sentiero per il Sei Nazioni, ieri il trionfo che a otto anni dall'esordio dal torneo - bagnato proprio da una vittoria contro gli scozzesi, ma al Flaminio - dimostra che un posto alla tavola dei grandi ce lo meritiamo tutto. Una vittoria che arriva al momento giusto, che stronca dubbi cattivi. Il filo che lega le due imprese è calvo e ha 160 punti di sutura sulla faccia, si chiama Alessandro Troncon. Trentatrè anni, il cuore della squadra, man of the match anche ieri come quindici giorni fa a Twickenham contro l'Inghilterra. Ma è tutta l'Italia che ha vinto, dall'altro «vecchietto» Scanavacca alla prima linea, usando finalmente i neuroni e i riflessi oltre che il cuore, evitando di farsi sgusciare sull'erba sacra di Murrayfield l'occasione che non si poteva perdere. Evidentemente l'aria era satura di storia ieri, sopra la Gran Bretagna, nel giorno che ha visto l'Irlanda sbriciolare 43-13 l'Inghilterra al Croke Park di Dublino, nel tempio del nazionalismo cattolico, carezzando le tombe inquiete di Michael Collins e dei morti ammazzati 87 anni fa dalle mitraglie inglesi su quello stesso prato.
Abbiamo vinto con un lampo e una maratona, come Mennea e come Damilano, prima in attacco poi con una monumentale difesa. Appena 19 secondi dal calcio d'inizio Mauro Bergamasco ha intercettato un calcio di Phil Godman - l'uomo di Dio, sicuramente del destino per noi - e ha schiacciato la prima meta, imitato, grazie ad altri due intercetti cortesemente forniti in meno di sei minuti da una una Scozia scerebrata dalla tensione prima a Scanavacca, poi a Kaine Robertson. Italia 21, Scozia 0. Le tre mete più veloci della storia. Un replay, un sogno ad occhi aperti, una fiction? No, la realtà. «A quel punto il pericolo era cedere - ha ammesso Bortolami, il nostro capitano - Perché c'era ancora tutta la partita da giocare».
Invece no, l'Italia dai nervi fragili, quella che per tre anni ha sfoderato il killer istinct del tenerone ha tenuto alla grande. Nel primo tempo ha resistito, con qualche scucitura, al ritorno della Scozia, incassando una meta in prima fase di Dewey e un calcio del divo Paterson, replicando con una punizione di Scanavacca (24-10 a fine primo tempo). Alla ripresa è stata una genialata del solito Paterson a bucare la nostra difesa dopo 24 minuti, riaprendo la partita, ma di nuovo gli azzurri non si sono tirati indietro, si sono rimessi insieme senza andare insieme. Respingendo gli scozzesi nella loro meta campo, disinnescandone l'orgoglio.
Un lavoro d'equipe, come piace a Berbizier. Mauro e Mirco Bergamasco hanno placcato il placcabile - 134 tackle di squadra contro i 45 degli scozzesi - Scanavacca ha piazzato due punizioni (5 su 5 col piede per lui ieri), Troncon ha governato con muscolosa saggezza la mischia, costringendo gli highlander ad arretrare, a confondersi, a sbagliare, ed è andato a schiacciare in meta al quarantaduesimo, sigillando il match con la sua lucida ferocia, sfruttando la spinta degli avanti. «Ma non è la mia vittoria - dice Tronky, i piedi nudi, una birra in mano, gli occhi bassi e sorridenti - È la vittoria della squadra, di tutte le squadre che negli anni passati avevano già battuto la Francia, l'Irlanda, il Galles. L'importante adesso è fare di questa giornata un inizio».
Il Presidente Dondi, che stasera sarà alla «Domenica Sportiva», ha i lucciconi agli occhi: «Mi sembra di ringiovanire, di tornare a Grenoble, non so cosa dire, solo emozioni». Gli scappa che vorrebbe aprire al rugby l'Olimpico per le prossime partite, «ma non è possibile».
Si naufraga nell'allegria. Piovono telefonate, messaggi mail: da Prodi, dalla ministra Melandri che fra una crisi e l'altra trovano il tempo di congratularsi con gli azzurri, da Gianni Petrucci e persino dall'ex presidente della Repubblica Ciampi. Rino Gattuso, grande amico di Pepe Scanavacca, fa i complimenti via sms: «Complimenti amico mio, mi avete emozionato». Berbizier, come sempre, sfodera pragmatismo: «La vittoria è sempre solo una conseguenza del lavoro. Adesso bisogna dimostrare che questa vittoria non è un caso». L'appuntamento è quello con il Galles, l'occasione di mettere insieme un Sei Nazioni finalmente da applausi è lì, vicina. Ci si pensa da oggi. Ieri sera, vista dal Castello, tutta Edimburgo era una samba ubriaca d'azzurro.
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni ... girata.asp
in + intervista a bergamasco e altri articoli.
grande