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Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 29 mag 2009, 22:46
da andrea12
Riguardo all'argomento in genrale: credo che ci sia anche una grande illusione.
Nel senso che un giovane, inevitabilmente, se adulato e considerato una "quasi star" tende ad adeguarsi. In questo modo la crescita si riduce? Certo che si, perchè anche giocare in zonale e poi migrare nella squadra importante, non è necessariamente un miglioramento.
Ho una strana sensazione: ma se un giovane(15/18 anni) dovesse aver la voglia di provare a fare il grande salto di qualità, perchè dovrebbe scegliere una nostra accademia? Spostarsi da Canicattì a Roma, piuttosto che da Milano a Parma o Mogliano veneto (con scuola, amicizie, cambio di abitudini, lontananza dalla famiglia, ecc)vale davvero la pena?
Che differenza fa traslocare da Pesaro a Londra o a Leinster?
Ma lo spostamento e il cambio di vita lo si fa per migliorare il proprio rugby o per far piacere a qualcuno?
Non sarebbe meglio, cambio per cambio, scegliere il meglio d'europa? O c'è ancora qualcuno che crede che i centre de formation francais siano minori delle nostre accademie?
C'è davvero la possibilità di migliorarsi qui, in casa? Ho molte difficoltà a rispondere...................................
Buon rugby
Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 30 mag 2009, 15:36
da luponero.c
Andrea, forse in parecchi lo farebbero, ma ci vuole organizzazione, capacità di relazionarsi, di organizzarsi ecc. In pratica ci vorrebbe una struttura di supporto per Exiles

. Chiediamo alla Fir un ufficio ad hoc!
Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 31 mag 2009, 9:16
da andrea12
Pur nell'apprezzamento della risposta, io credo che sia un problema di imprenditorialità e corretta gestione. Come si può pretendere che un Ente promuova l'emigrazione di talenti? Nella realtà è proprio la struttura federale che costringe a ciò (sennò nessuno sentirebbe l'esigenza di migliorarsi andando all'estero; sarebbe meglio starsene a casa propria); io credo, invece, che possano contribuire ed aiutare gli allenatori (quelli illuminati) e gli stessi genitori.
Sarà un self made necessario; anche perchè mi sembra che il modulo didattico (sia scolastico che rugbystico) delle nuove accademie non sia così innovativo. In più creerà molte perplessità a tutte quelle famiglie che non stanno frequentando scuole tradizionali, e sono moltissime (perchè negli ultimi 20 anni la scuola ha anche provato la via dell'innovazione; spessissimo fallendo ma creando corsi di studio difficilmente riproducibili altrove).
Anche i Club dovrebbero svegliarsi e pensare che gli Enti scolastici, che diventano loro propaggini, nella realtà producono ben poco. Genralmente funzionano bene fino alle medie inferiori ma non danno nè numeri nè qualità alle superiori(però parecchi giocatorini che poi spessissimo si perdono). Bisognerebbe capillarizzare questo fenomeno costitutivo (formare quindi dei Club già nelle scuole superiori, così come stiamo facendo noi nel mio Istituto) e sganciarsi, inevitabilmente, da meccanismi, spessissimo di subalternità e soltanto formali, con i Comitati; in altre parole puntare sui docenti di educazione fisica così come si fece con la pallavolo e la pallacanestro . Un meccanismo più snello, più distribuito sul territorio e che, talvolta, potrebbe anche ottenere più strutture e servizi del Club tradizionale stesso. Pensiamo ai numeri (alle superiori) e pensiamo alla qualità (alle medie inferiori); e pensiamo anche a quante mafiette scomparirebbero.
Comunque non preoccupiamoci; la mia era solo una provocazione. Però ho un paio di studenti/giocatori che, con le loro famiglie, ci cominciano a pensare davvero.
Il futuro è anche speranza; buon rugby
Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 31 mag 2009, 9:55
da luponero.c
Scusami Andrea, la faccina ridente credevo mettesse in chiaro che la proposta dell'ufficio immigrati della Fir era una battuta!
Io sono più che d accordo con te, avendo esperienza fatta in Inghilterra, dell'utilità di mandare più ragazzi fuori a fare esperienza.
Temo però che sia difficile per molti, che magari lo meriterebbero e lo farebbero, organizzarsi da soli!
Come ho già detto, in Italia il "partito" genitori suplisce alle grandissime mancanze delle istituzioni, e lo sport giovanile , rugby per primo, ne è un grande esempio.
Sino dalle under più piccole, sono i genitori ad accompagnare e dedicare per anni tutte le domeniche in concentramenti e tornei.
E ora a cercare la famosa Alta Qualità cercando di mandare i figli fuori!
Se fossi la FIR ci penserei seriamente!

Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 31 mag 2009, 10:48
da fede23
sono daccordo con chi dice che qui in italia è difficile far crescere i giovani! con la mentalità che abbiamo a riguardo poi l' impresa è alquanto ardua a mio parere!

Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 31 mag 2009, 15:30
da andrea12
Il problema è anche di tipo pedagogico ed educativo; non soltanto tecnico. Io credo che sia davvero un problema serio, oppure c'è qualcuno che è seriamente convinto che con la partecipazione di 40/50 giocatori in Celtic si possa risolvere tutto?
Ripeto e chiarisco: poichè il rugby viene ancora inteso come qualcosa di divertente e utile alla crescita dei ragazzi, ci si dimentica pure che se non c'è professionalità i risultati, comunque, non arriveranno. Queste menate della Celtic, piuttosto che Super10 o 12 non servono, anzi spessissimo sono un ulteriore impedimento per i giovani nostrani ma soprattutto sono la fase successiva alla formazione (ai nostri ghiovani interessa molto relativamente).
E' sulla formazione (U.6/18) che bisogna lavorare e rifare tutto. Ma in questa Italia non si rifà mai un bel niente: si fanno grandi proclami, si imbratta carta, tanto fumo negli occhi e niente sostanza.
Altrove, almeno, si lavora e i giovani, già in U.12/14 sono già in un'altra dimensione rugbystica, oltre che educativa in senso lato. Comunque, in modo soft, i nostri ragazzi potrebbero provare a respirare un'altra mentalità (che gli farebbe comunque bene) facendo un anno di scuola all'estero e giocando a rugby in qualche Club o la scuola stessa. I mie studenti liceali ogni tanto lo fanno e devo dire che, sinceramente, non ne ho ancora trovato uno che sia tornato uguale. Evito i nomi, per dovere di privacy, ma tornano migliorati anche come uomini perchè il confronto con un livello più alto e la necessità risolvere, sulla propria pelle, i problemi giornalieri (la lingua è quasi l'ultimo dei problemi) li rende più sicuri ed effettivamente più efficaci.
Buon rugby
Re: Settore giovanile italiano
Inviato: 31 mag 2009, 16:05
da luponero.c

ti quoto in pieno, mi spiace non poter raccontarci le esperienze che intuisco comuni, proprio per la privacy!