Anche da noi i migliori vanno all'estero...Laporte ha scritto: comè ch ein questo modo prospera l'Argentina, visto che i migliori vanno all'estero ?
Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
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Tamarro90
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
appunto se lo domanda.......Emy77 ha scritto:Anche da noi i migliori vanno all'estero...Laporte ha scritto: comè ch ein questo modo prospera l'Argentina, visto che i migliori vanno all'estero ?
il rugby è come l'amore, bisogna dare prima di prendere, quando hai la palla è come fare l'amore, devi pensare al piacere dell'altro prima che al tuo.


- andrea12
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Ritorno alla domanda d'inizio, cioè sul dilettantismo nel campionato italiano.
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
Però, credo anche , che ci possa essere molta professionalità (che non è direttamente collegabile al denaro ma molto vicina) inespressa e che troppi progetti, anche federali, non possano decollare per mancanza di una linea aziendale, di uomini e di sistema. I giocatori e gli allenatori, sono l'ultima ruota del carro.
Come si può pensare che un Paese intero, assolutamente incapace di distribuire ricchezza, possa diventare professionistico per via di una Federazione. Il calcio è un'altra cosa: lì c'è anche il professionismo ma in quanto a professionalità...............beh, lasciamo perdere.
Buon rugby
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
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Laporte
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
tenete presente che come ho detto, campionato ufficilamente dilentantistico significa: affanculo la sentenza Bosman.... cio puoi anche fare un campionato autarchicoandrea12 ha scritto:Ritorno alla domanda d'inizio, cioè sul dilettantismo nel campionato italiano.
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
Però, credo anche , che ci possa essere molta professionalità (che non è direttamente collegabile al denaro ma molto vicina) inespressa e che troppi progetti, anche federali, non possano decollare per mancanza di una linea aziendale, di uomini e di sistema. I giocatori e gli allenatori, sono l'ultima ruota del carro.
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Applauso!andrea12 ha scritto:Ritorno alla domanda d'inizio, cioè sul dilettantismo nel campionato italiano.
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
Però, credo anche , che ci possa essere molta professionalità (che non è direttamente collegabile al denaro ma molto vicina) inespressa e che troppi progetti, anche federali, non possano decollare per mancanza di una linea aziendale, di uomini e di sistema. I giocatori e gli allenatori, sono l'ultima ruota del carro.
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giangi2
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Anche adesso le società rugbystiche sono dilettantistiche, e i giocatori non professionisti, ma vengono pagati con rimborsi spese per sportivi dilettanti. Da questo punto di vista non credo che la legge Bosman sia applicabile al rugby. Il numero di stranieri non dipende da questo (o forse dipende dal fatto che i giocatori costano meno con questa "forma" rispetto all'eventuale status di lavoratori dipendenti, e gli argentini/neozelandesi/ecc. si accontentano più degli italiani).
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Quindi Zanni, Goosen o chi per loro giocano per un rimborso spese???giangi2 ha scritto:Anche adesso le società rugbystiche sono dilettantistiche, e i giocatori non professionisti, ma vengono pagati con rimborsi spese per sportivi dilettanti. Da questo punto di vista non credo che la legge Bosman sia applicabile al rugby. Il numero di stranieri non dipende da questo (o forse dipende dal fatto che i giocatori costano meno con questa "forma" rispetto all'eventuale status di lavoratori dipendenti, e gli argentini/neozelandesi/ecc. si accontentano più degli italiani).
Il discorso tra italiani e stranieri in questo senso non riguarda tanto il "quanto", ma soprattutto il fatto che gli stranieri si buttano di più: se c'è da spostarsi si spostano, se c'è da cambiare squadra ogni anno lo fanno (anzi, molti cercano è proprio questo, per fare più esperienze di vita diverse possibili), insomma, in generale hanno molte meno menate rispetto agli italiani e per questo le squadre difficilmente possono farne a meno per arricchire o anche semplicemente completare la rosa. Del resto, se mi serve un pilone e lo cerco di preferenza italiano, lo trovo ma questo non si vuol muovere da casa/fidanzata/lavoretto part time dallo zio, ci pensa, ci ripensa, chiede uno sproposito e allora forse ci pensa su meglio, però non è detto, perchè la ragazza dal paese non si sposta; alla fine guardo altrove e lo trovo argentino: in due giorni salta su un aereo e arriva, passa come italiano per via del nonno, casa e paga onesta, lui è felice dell'esperienza e io ho il mio bel pilone.
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giangi2
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Il "rimborso spese" è un modulo (perfettamente regolare) che consente di pagare lo sportivo dilettante (con un compenso giornaliero) ed è (più o meno) esentasse fino a 7.500 euro annui, con ritenuta del 18% oltre i 7.500 euro annui. Con questo sistema vengono pagati tutti gli sportivi non professionisti di tutti gli sport italiani (quando non sono pagati in nero, ovvio). Per i professionisti valgono regole simili a tutti i lavoratori dipendenti (quindi trattenute IRPEF, contributi previdenziali, ecc.) con una forbice decisamente consistente tra il costo per la società sportiva e il "netto" effettivamente percepito. La tassazione dei calciatori in Italia è uno dei motivi secondo alcuni dirigenti (tipo Galliani) per cui i calciatori preferiscono Spagna o Inghilterra che hanno tassazioni "agevolate" per gli sportivi.
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giangi2
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
C'è un viaggiatore in ognuno di noi, ma solo pochi sanno dove stanno andando! (Tir Na Nog)
Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...
Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Se vinco all'Enalotto (in caso contrario non c'è granchè da contare e gestire!) ti prendo come commercialista!ATHLONE ha scritto: 28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...
Tornando all'argomento del thread, rinnovo il mio essere d'accordo con andrea12: ha descritto benissimo la condizione "ibrida" in cui si trova il nostro rugby, che si crede professionistico e professionale ma in realtà non lo è neanche di striscio.
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Umaga4ever
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Athlone quello che dici è corretto, solo che vorrei precisare che la ritenuta è quella del primo scaglione d'imposta cioè 23% (sono precisino), se il reddito percepito annualmente è di 7.500 euro (perchè rientra nella ex no-tax area) non vanno indicati in dichiarazione.ATHLONE ha scritto:28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
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giangi2
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
E' indubbio comunque che già adesso il campionato d'elite va a due velocità (anche se quest'anno c'è stato più equilibrio del solito), con alcune realtà che sono professionali al 100% e altre che lo sono un po' meno. La Celtic League secondo me rischia di aumentare questo divario tra un vertice sempre più piccolo e una base che farà fatica a mantenere gli standard economici del S10 di adesso. Secondo me questo andrà a discapito della qualità della formazione dei giocatori (o meglio della qualità applicabile alla maggior parte dei tesserati, perchè le accademie e le franchigie avranno sicuramente degli standard qualitativi alti, ma su numeri relativamente piccoli).
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
veramente no: la no tax area e l'esenzione fino a 7.500€ sono due cose diverse!!! e soprattutto sono cumulabili...Umaga4ever ha scritto:Athlone quello che dici è corretto, solo che vorrei precisare che la ritenuta è quella del primo scaglione d'imposta cioè 23% (sono precisino), se il reddito percepito annualmente è di 7.500 euro (perchè rientra nella ex no-tax area) non vanno indicati in dichiarazione.ATHLONE ha scritto:28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
esempio: io sono lavoratore dipendente, e come tale beneficio della no tax area fino a 8.000€, oltre pagherò secondo gli scaglioni (23% da 8.000€ a 15.000€, 27% da 15.000€ a 28.000€ e così via); poi sono anche arbitro di rugby ed in questo caso fino a 7.500€ di entrate dalla FIR non sono soggetto a contribuzione.
Da notare che i 7.500€ sono l'esenzione massima che spetta per contribuente: se facessi oltre all'arbitro di rugby il bagnino, per dire, avrei diritto ad un unico plafond (ed infatti per consentire controlli incrociati su quei soggetti che dimenticano, per così dire, di inserire in dichiarazione i contributo esenti, ciascun ente/federazione/società dichiara all'agenzia delle entrate tutti i soggetti che sono stati remunerati).
nella piscina che frequentavo, ad esempio, i giocatori (di A2) erano dipendenti della piscina, con reddito di 8.000€ annui, e collaboratori della squadra, con reddito di 7.500€: 15.500€ annui puliti esentasse, pari a 1.200€ al mese su 13 mensilità...
mica male per un dilettante eh?
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Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
ma tu almeno giochi?Emy77 ha scritto:Se vinco all'Enalotto (in caso contrario non c'è granchè da contare e gestire!) ti prendo come commercialista!ATHLONE ha scritto: 28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...![]()
Tornando all'argomento del thread, rinnovo il mio essere d'accordo con andrea12: ha descritto benissimo la condizione "ibrida" in cui si trova il nostro rugby, che si crede professionistico e professionale ma in realtà non lo è neanche di striscio.
scherzi a parte, l'analisi di andrea12 è precisa al 100%!
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