Re: Ritorno al dilettantismo nel campionato italiano ?
Inviato: 18 mag 2009, 14:40
Anche da noi i migliori vanno all'estero...Laporte ha scritto: comè ch ein questo modo prospera l'Argentina, visto che i migliori vanno all'estero ?
qualcosa di rugby...
https://forum.rugby.it/
Anche da noi i migliori vanno all'estero...Laporte ha scritto: comè ch ein questo modo prospera l'Argentina, visto che i migliori vanno all'estero ?
appunto se lo domanda.......Emy77 ha scritto:Anche da noi i migliori vanno all'estero...Laporte ha scritto: comè ch ein questo modo prospera l'Argentina, visto che i migliori vanno all'estero ?
tenete presente che come ho detto, campionato ufficilamente dilentantistico significa: affanculo la sentenza Bosman.... cio puoi anche fare un campionato autarchicoandrea12 ha scritto:Ritorno alla domanda d'inizio, cioè sul dilettantismo nel campionato italiano.
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
Però, credo anche , che ci possa essere molta professionalità (che non è direttamente collegabile al denaro ma molto vicina) inespressa e che troppi progetti, anche federali, non possano decollare per mancanza di una linea aziendale, di uomini e di sistema. I giocatori e gli allenatori, sono l'ultima ruota del carro.
Come si può pensare che un Paese intero, assolutamente incapace di distribuire ricchezza, possa diventare professionistico per via di una Federazione. Il calcio è un'altra cosa: lì c'è anche il professionismo ma in quanto a professionalità...............beh, lasciamo perdere.
Buon rugby
Applauso!andrea12 ha scritto:Ritorno alla domanda d'inizio, cioè sul dilettantismo nel campionato italiano.
Io credo che il nostro rugby non sia mai stato professionistico ma che, con i presupposti attuali, non possa neppure diventarlo. Questo, in effetti, è il problema più grande del rugby italico. Se ci fosse professionismo, nel senso che un giocatore può permettersi di vivere di rugby (un giocatore, un allenatore, uno staff, ecc.) allora significherebbe che abbiamo manager in grado di ottenere profitti interessanti, tali da sostenere un'azienda (l'Azienda RUGBY). Nella realtà, tolto qualche rarissimo caso, la stragrande maggioranza dei Club vive nell'angoscia del domani ma con una sola sicurezza: gli sponsor sono sempre meno.....( e addio professionismo).
Però, credo anche , che ci possa essere molta professionalità (che non è direttamente collegabile al denaro ma molto vicina) inespressa e che troppi progetti, anche federali, non possano decollare per mancanza di una linea aziendale, di uomini e di sistema. I giocatori e gli allenatori, sono l'ultima ruota del carro.
Come si può pensare che un Paese intero, assolutamente incapace di distribuire ricchezza, possa diventare professionistico per via di una Federazione. Il calcio è un'altra cosa: lì c'è anche il professionismo ma in quanto a professionalità...............beh, lasciamo perdere.
Buon rugby
Quindi Zanni, Goosen o chi per loro giocano per un rimborso spese???giangi2 ha scritto:Anche adesso le società rugbystiche sono dilettantistiche, e i giocatori non professionisti, ma vengono pagati con rimborsi spese per sportivi dilettanti. Da questo punto di vista non credo che la legge Bosman sia applicabile al rugby. Il numero di stranieri non dipende da questo (o forse dipende dal fatto che i giocatori costano meno con questa "forma" rispetto all'eventuale status di lavoratori dipendenti, e gli argentini/neozelandesi/ecc. si accontentano più degli italiani).
28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
Se vinco all'Enalotto (in caso contrario non c'è granchè da contare e gestire!) ti prendo come commercialista!ATHLONE ha scritto: 28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...
Athlone quello che dici è corretto, solo che vorrei precisare che la ritenuta è quella del primo scaglione d'imposta cioè 23% (sono precisino), se il reddito percepito annualmente è di 7.500 euro (perchè rientra nella ex no-tax area) non vanno indicati in dichiarazione.ATHLONE ha scritto:28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
veramente no: la no tax area e l'esenzione fino a 7.500€ sono due cose diverse!!! e soprattutto sono cumulabili...Umaga4ever ha scritto:Athlone quello che dici è corretto, solo che vorrei precisare che la ritenuta è quella del primo scaglione d'imposta cioè 23% (sono precisino), se il reddito percepito annualmente è di 7.500 euro (perchè rientra nella ex no-tax area) non vanno indicati in dichiarazione.ATHLONE ha scritto:28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...giangi2 ha scritto:Tanto per completare l'informazione (però se qualcuno ne sa di più può spiegare meglio la cosa), esiste anche un limite superiore (non so quanto sia) oltre il quale la ritenuta del 18% non è più "definitiva", ma si deve fare una dichiarazione dei redditi normale e si rientra nella tassazione normale (non so però per certo quanto sia questo limite di compenso annuo e se questo faccia decadere lo status di sportivo dilettante e quindi imponga un diverso inquadramento - cosa comunque abbastanza complicata per le società sportive, che non possono avere lavoratori dipendenti).
ma tu almeno giochi?Emy77 ha scritto:Se vinco all'Enalotto (in caso contrario non c'è granchè da contare e gestire!) ti prendo come commercialista!ATHLONE ha scritto: 28.158,28€ se le normative non sono cambiate di recente: quindi per la quota da 7.500 a 28.158,28 si paga la ritenuta d'imposta a titolo definitivo, oltre la ritenuta d'acconto saldando poi l'imposta secondo l'aliquota corretta...![]()
Tornando all'argomento del thread, rinnovo il mio essere d'accordo con andrea12: ha descritto benissimo la condizione "ibrida" in cui si trova il nostro rugby, che si crede professionistico e professionale ma in realtà non lo è neanche di striscio.