Ammiro e rispetto in modo sincero tutte le persone che si fanno un c..o così per tenere in vita il nostro sport in zone dove siamo visti come degli untori, ma vorrei sottolineare una cosa: il fatto che stiamo sempre più perdendo strada dalle nazioni evolute è dovuto all\'esatto contrario rispetto a quello che qualcuno di voi sostiene, e cioè che ci sono troppi professionisti e pochi \"amatori\" a livello dirigenziale. Il problema, purtroppo, è proprio il contrario: da noi ci sono troppi dilettanti nel rugby d\'èlite e questo ci fa regredire quando gli altri progrediscono. Sarà brutto quanto vogliamo, ma il rugby ormai ha una duplice identità: c\'è il rugby di base, fatto di amatori che sacrificano il loro tempo libero, e c\'è il rugby di vertice, che per sopravvivere ha bisogno di soldi. Sarà pure brutto, ma è così! Il problema è che queste due identità si allontaneranno sempre più l\'una dall\'altra. Starà a noi cercare il giusto equilibrio. Da questo punto di vista, dovremo imparare moltissimo dal tanto vituperato mondo del calcio. In Italia convivono da sempre le due realtà: ci sono gli iper professionisti, ma contemporaneamente ci sono migliaia di piccoli club amatoriali che non sono tanto diversi dai nostri club di provincia e che sopravvivono grazie agli \"oboli\" chiesti ai genitori dei ragazzini. Il punto di unione sta, forse, nell\'amore dello sport praticato e nella spinta \"ideale\" che fa sognare ai ragazzini di diventare come Del Piero o Totti. Ecco, forse, anche nei nostri campetti spelacchiati bisogna dare la speranza a questi ragazzini di diventare un giorno come Tronky o Mauro Bergamasco, piuttosto che dire che il professionismo sta uccidendo il romanticismo.
<BR>Delle due l\'una: o abbandoniamo il rugby d\'èlite e torniamo al romantico rugby di altri tempi, oppure accettiamo che il nostro sport sta cambiando e accettiamo che ci siano dei professionisti che ragionano in modo diverso da quello nostro di un tempo.
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<BR>Attenzione, lo voglio ripetere: la mia non vuole assolutamente essere un accusa verso chi è legato al rugby \"romantico\". Tutti noi proveniamo da quel mondo, ma adesso ce n\'è uno nuovo che ha delle regole tutte sue col quale dobbiamo convivere se vogliamo andare a vedere le partite della nostra nazionale al Flaminio o a Londra o a Parigi.
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Depresso, ovvero esiste ancora il rugby in Italia?
Moderatore: Emy77
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marcofk
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Bacioci: sono d\'accordo con te su tutta la linea.
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<BR>Quanto a squilli: sei il secondo parmense che si indigna per i discorsi sugli stipendi non pagati...coscienza sporca? Permettimi di ricordarti che un ragazzino di Felino può anche venire a giocare gratis, ma un trentenne di Auckland non si alza dal letto se non gli viene garantito di ricevere un compenso per il lavoro svolto, almeno finchè un lavoro ce l\'ha. E, ti dirò, alla tenera età di 32 anni e con un debito che di qui a breve raggiungerà le 6000 sterline, sono anch\'io così.
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<BR>Quanto a squilli: sei il secondo parmense che si indigna per i discorsi sugli stipendi non pagati...coscienza sporca? Permettimi di ricordarti che un ragazzino di Felino può anche venire a giocare gratis, ma un trentenne di Auckland non si alza dal letto se non gli viene garantito di ricevere un compenso per il lavoro svolto, almeno finchè un lavoro ce l\'ha. E, ti dirò, alla tenera età di 32 anni e con un debito che di qui a breve raggiungerà le 6000 sterline, sono anch\'io così.
"It ain't over till the fat man spins!" - David Gower, 2005
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usarracinu
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la riflessione di bacioci è corretta, però va calata nella realtà tutta italica che per tradizione, cultura, infrastrutture, sistema scolastico, etc...è totalmente differente, ahimè, da quella delle superpotenze regbiste.
<BR>Dire che il rugby d\'elite deve essere professionistico mi sembra ovvio, è una mera constatazione, e in Italia mi pare che questo sia avvenuto. Tutti quelli che operano nell\'ambito FIR o LIRE lo fanno come mestiere e non per volontariato come noi del rugby romantico di base. Il problema, dunque, sta nel contenuto e nelle strategie del rugby d\'elite italiano che non ha saputo far fiorire e stimolare il rugby di base e metterlo dunque a servizio di quello d\'elite. Bacioci ha detto bene, le 2 realtà si allontanano sempre di più, ED E\' QUA LA FONTE DEL MALE!!!!!!!Come si pensa di poter competere nel 6 nazioni e nella RWC coltivando solo un centinaio di atleti superprofessionisti, mentre francia e inghilterra hanno centinaia di migliaia di iscritti? Il galles, la scozia e l\'irlanda hanno sicuramente pochi iscritti rispetto alle 2 potenze sopra citate ma la qualità del lavoro svolta a tutti i livelli, dai club sperduti nelle campagne fino ai club + prestigiosi, è eccellente, organizzata con le giuste strutture, diffusa in modo capillare nelle scuole...allora? kirwan non sarà il miglior allenatore del mondo, ma la responsabilità del nostro male sta nelle mani di chi comanda, da sempre, in ogni organizzazione, professionale o meno.
<BR>w lo sticchio, w il rugby, w l\'anarchia
<BR>Dire che il rugby d\'elite deve essere professionistico mi sembra ovvio, è una mera constatazione, e in Italia mi pare che questo sia avvenuto. Tutti quelli che operano nell\'ambito FIR o LIRE lo fanno come mestiere e non per volontariato come noi del rugby romantico di base. Il problema, dunque, sta nel contenuto e nelle strategie del rugby d\'elite italiano che non ha saputo far fiorire e stimolare il rugby di base e metterlo dunque a servizio di quello d\'elite. Bacioci ha detto bene, le 2 realtà si allontanano sempre di più, ED E\' QUA LA FONTE DEL MALE!!!!!!!Come si pensa di poter competere nel 6 nazioni e nella RWC coltivando solo un centinaio di atleti superprofessionisti, mentre francia e inghilterra hanno centinaia di migliaia di iscritti? Il galles, la scozia e l\'irlanda hanno sicuramente pochi iscritti rispetto alle 2 potenze sopra citate ma la qualità del lavoro svolta a tutti i livelli, dai club sperduti nelle campagne fino ai club + prestigiosi, è eccellente, organizzata con le giuste strutture, diffusa in modo capillare nelle scuole...allora? kirwan non sarà il miglior allenatore del mondo, ma la responsabilità del nostro male sta nelle mani di chi comanda, da sempre, in ogni organizzazione, professionale o meno.
<BR>w lo sticchio, w il rugby, w l\'anarchia
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Bacioci
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- Iscritto il: 23 set 2003, 0:00
Per usarracinu: tu dici che in federazione e, mettiamola così, nei piani alti ci sono professionisti. Io, invece, ti dico che forse sono professionisti perchè sono pagati per stare lì, ma non lo sono nel senso sostanziale del termine. Se così fosse non ci sarebbe questa spaccatura, ma si starebbe lavorando per creare un modello simile a quelli citati giustamente da te (Irlanda, Galles, ecc.).
<BR>Il problema sta proprio qui: i dirigenti devono essere dei professionisti (VERI) che sappiano fare il loro lavoro. Adesso invece sono persone che non lo sanno fare e che spesso si sono trovate lì, o per caso, oppure perchè hanno visto la possibilità di guadagni restando nell\'ambiente dove sono cresciuti, senza, però, avere minime capacità gestionali. Il risultato è che siamo qui a dire che la nostra nazionale fa schifo (e ci può anche stare in certi periodi), ma soprattutto che non vediamo all\'orizzonte la fine del tunnel.
<BR>In più leggiamo interi thread di Pier che ci parla (per me a ragione) di club che gestiscono le cose (o meglio le persone) a casaccio. Direi da dilettanti.
<BR>Magari ci fossero dei veri profesionisti alla FIR, perchè anche gli amatori ne guadagnerebbero.
<BR>Il problema sta proprio qui: i dirigenti devono essere dei professionisti (VERI) che sappiano fare il loro lavoro. Adesso invece sono persone che non lo sanno fare e che spesso si sono trovate lì, o per caso, oppure perchè hanno visto la possibilità di guadagni restando nell\'ambiente dove sono cresciuti, senza, però, avere minime capacità gestionali. Il risultato è che siamo qui a dire che la nostra nazionale fa schifo (e ci può anche stare in certi periodi), ma soprattutto che non vediamo all\'orizzonte la fine del tunnel.
<BR>In più leggiamo interi thread di Pier che ci parla (per me a ragione) di club che gestiscono le cose (o meglio le persone) a casaccio. Direi da dilettanti.
<BR>Magari ci fossero dei veri profesionisti alla FIR, perchè anche gli amatori ne guadagnerebbero.
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orme53
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- Iscritto il: 16 feb 2004, 0:00
Vorrei porre un quesito a villar e usarracinu, non vi è mai passato per la mente che le società che ora sono ai massimi livelli (anche un gradino più sotto)e tanto invidiate per le loro strutture, organizzazione e solidità economica siano partite in tempi lontani (alcune poi non tanto)con le stesse situazione e problemi che hanno tutte le società minori?. Secondo voi come hanno fatto i loro dirigenti? si sono pianti addosso o si sono dati da fare costruendo un progetto (o sogno) col tempo.
Per noi lombardo occidentali, che abbiamo subito a suo tempo l'occupazione della serenissima, sa dis "sghei"!!!!
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orme53
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- Iscritto il: 16 feb 2004, 0:00
Bravo bacioci, concordo e per rafforzare il tuo ragionamento basti pensare che dal momento in cui siamo entrati nel rugby che conta, con la conseguenza di mettere a disposizione del movimento gente preparata nelle varie funzioni, ci ritroviamo a tutt\'ora (persona + persona-) le stesse che hanno gestitoil rugby dilettantistico E se mi permettete non è la stessa cosa. Ho anche il sospetto (ma è una mia opinione) che le persone preparate e con i mezzi per progredire si ritrovino con non pochi bastoni fra le ruote
Per noi lombardo occidentali, che abbiamo subito a suo tempo l'occupazione della serenissima, sa dis "sghei"!!!!