BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Moderatore: Emy77
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nit otra
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
u18 confermo tutti 95
risultato 36-16 purtroppo abiamo perso ma non o notizie sulla partita
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flitolimpiadi
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
A Dublino, nel secondo impegno del tour irlandese, l'Accademia FIR U19 è stata sconfitta per 17-7 (p.t. 5-7) dalla Leinster Academy U20.
Citius! Altius! Fortius!
- giuseppone64
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
sembra essere stata partita equilibrata fino alla fine .qualcuno sa qualcosa in più?
Scusa tesoro se sono stato un po' brusco stamani. Papà non sei stato un po' brusco, sei stato un barbaro...
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Amore sbrigati che facciamo tardi a scuola! Mi sbrigo solo se mi ripeti che sono la più bella del mondo.
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calep61
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
meta degli irish ad uno sputo dal termine della sfidagiuseppone64 ha scritto:sembra essere stata partita equilibrata fino alla fine .qualcuno sa qualcosa in più?
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
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- andrea12
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Ma quanto sopra, cosa sta a indicare (dico: i risultati delle nostre squadre)? Che se avessimo vinto anche solo un match, piuttosto che un pareggio onorevole, il sistema formativo delle accademie funziona?
Ora: ci sono posizioni contrapposte anche su questo problema (come è ovvio che sia e forse anche opportuno) però, chiedo ai fautori e sostenitori del sistema accademie: ma ha ancora senso pensare ad un meccanismo formativo centrale (molto oneroso e senza risultati tangibili e tantomeno programmati, neppure di basso livello) o avrebbe più senso sbaraccare tutto e ripensare, magari con una progettualità più visibile, magari anche controllata dalla Fir e perchè no, ad un sistema che veda al centro del discorso i giocatori e i Club? Cioè, ma se anche avessimo i migliori tecnici nelle accademie, che senso avrebbe avere, accentrati in una torre d'avorio (??) tutti i migliori talenti nazionali (ma sono i migliori talenti nazionali?) senza una possibilità di confronto paritario e continuo?
Ma perchè, e lo chiedo ai sostenitori, non si può pensare che un progetto, se pur approvato e attuato ormai da qualche stagione, non possa essere stato un flop e cambiarlo?
La proposta, evidentemente, ma è la parte sopra a cui bisognerebbe pensare prioritariamente, va nella direzione di confronti continui, anche istituzionalizzati, tra le migliori squadre, senza stravolgimenti di club, trasferimenti di ragazzini 16enni e diciassettenni, pensando di fare qualità anche a casa propria? Con ricadute che poi si spandono inevitabilmente sulle zone geografiche e sul territorio in senso lato?
Io posso capire che chi ha tenuto certe posizioni voglia difendere quello che ha sempre riferito; però (ma adesso parlo per me), se mi accorgo di aver detto o pensato una fesseria, e i dati ci sono perchè ormai sono triennali, non mi vergogno mica a dire: Ok, ho sbagliato! la pensavo diversamente e credevo che............ma i risultati sono questi.
Sinceramente non capisco
Ora: ci sono posizioni contrapposte anche su questo problema (come è ovvio che sia e forse anche opportuno) però, chiedo ai fautori e sostenitori del sistema accademie: ma ha ancora senso pensare ad un meccanismo formativo centrale (molto oneroso e senza risultati tangibili e tantomeno programmati, neppure di basso livello) o avrebbe più senso sbaraccare tutto e ripensare, magari con una progettualità più visibile, magari anche controllata dalla Fir e perchè no, ad un sistema che veda al centro del discorso i giocatori e i Club? Cioè, ma se anche avessimo i migliori tecnici nelle accademie, che senso avrebbe avere, accentrati in una torre d'avorio (??) tutti i migliori talenti nazionali (ma sono i migliori talenti nazionali?) senza una possibilità di confronto paritario e continuo?
Ma perchè, e lo chiedo ai sostenitori, non si può pensare che un progetto, se pur approvato e attuato ormai da qualche stagione, non possa essere stato un flop e cambiarlo?
La proposta, evidentemente, ma è la parte sopra a cui bisognerebbe pensare prioritariamente, va nella direzione di confronti continui, anche istituzionalizzati, tra le migliori squadre, senza stravolgimenti di club, trasferimenti di ragazzini 16enni e diciassettenni, pensando di fare qualità anche a casa propria? Con ricadute che poi si spandono inevitabilmente sulle zone geografiche e sul territorio in senso lato?
Io posso capire che chi ha tenuto certe posizioni voglia difendere quello che ha sempre riferito; però (ma adesso parlo per me), se mi accorgo di aver detto o pensato una fesseria, e i dati ci sono perchè ormai sono triennali, non mi vergogno mica a dire: Ok, ho sbagliato! la pensavo diversamente e credevo che............ma i risultati sono questi.
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Laporte
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Da ddieci anni o forse più appare eveidnte che sino a livello Under-18 siamo non lontano dal livello degli altri. Poi il crollo ? Perchè ?
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calep61
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
io non credo che l'esperienza addademie sia così deludente, di giocatori validi ne sono usciti negli ultimi anni e, comunque, come si dice, il dado è tratto, tutti e tre i candidati hanno parlato di formazione decentrata e distribuita sul teritorio, non mi sembra più un problema, quindi. vedremo l'evoluzione futura, ad maiora, come si dice.andrea12 ha scritto:Ma quanto sopra, cosa sta a indicare (dico: i risultati delle nostre squadre)? Che se avessimo vinto anche solo un match, piuttosto che un pareggio onorevole, il sistema formativo delle accademie funziona?
Ora: ci sono posizioni contrapposte anche su questo problema (come è ovvio che sia e forse anche opportuno) però, chiedo ai fautori e sostenitori del sistema accademie: ma ha ancora senso pensare ad un meccanismo formativo centrale (molto oneroso e senza risultati tangibili e tantomeno programmati, neppure di basso livello) o avrebbe più senso sbaraccare tutto e ripensare, magari con una progettualità più visibile, magari anche controllata dalla Fir e perchè no, ad un sistema che veda al centro del discorso i giocatori e i Club? Cioè, ma se anche avessimo i migliori tecnici nelle accademie, che senso avrebbe avere, accentrati in una torre d'avorio (??) tutti i migliori talenti nazionali (ma sono i migliori talenti nazionali?) senza una possibilità di confronto paritario e continuo?
Ma perchè, e lo chiedo ai sostenitori, non si può pensare che un progetto, se pur approvato e attuato ormai da qualche stagione, non possa essere stato un flop e cambiarlo?
La proposta, evidentemente, ma è la parte sopra a cui bisognerebbe pensare prioritariamente, va nella direzione di confronti continui, anche istituzionalizzati, tra le migliori squadre, senza stravolgimenti di club, trasferimenti di ragazzini 16enni e diciassettenni, pensando di fare qualità anche a casa propria? Con ricadute che poi si spandono inevitabilmente sulle zone geografiche e sul territorio in senso lato?
Io posso capire che chi ha tenuto certe posizioni voglia difendere quello che ha sempre riferito; però (ma adesso parlo per me), se mi accorgo di aver detto o pensato una fesseria, e i dati ci sono perchè ormai sono triennali, non mi vergogno mica a dire: Ok, ho sbagliato! la pensavo diversamente e credevo che............ma i risultati sono questi.
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- giuseppone64
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
ripongo la domanda di laporte:perchè questa differenza tra noi e gli altri si amplifica dopo i 20 anni?
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GiorgioXT
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Si amplifica prima, dai 18 in poi , e secondo me per questi motivi :giuseppone64 ha scritto:ripongo la domanda di laporte:perchè questa differenza tra noi e gli altri si amplifica dopo i 20 anni?
- Da noi si gioca poco ed in campionati giovanili relativamente facili , in Francia i campionati giovanili sono una cosa molto seria, fra Crabos A e B, Reìchels A e B ed Espoirs
oltre alle rivalità locali secolari, si gioca molto; e coprono tutte le annate in modo singolo dai 16 in poi ; in Inghilterra e nelle celtiche oltre alle accademie dei club ci sono tantissimi college
(dall'Hartpury di Gloucester al Blackrock di Dublino ) dove il rugby è il primo sport e dove ci sono normalmente 4 o 5 squadre per ogni anno...
- In tutte queste realtà il percorso scuola-università/lavoro-prima squadra è lineare e molto facilitato specie se vi sono i meriti sportivi (da noi tande ad essere il contrario)
- Non vi sono "parametri" fissi per pagare la formazione ma altri sistemi molto più flessibili (p.es possibilità in Francia di non contare nel monte-stipendi i giocatori usciti dal proprio vivaio anche "a vita" - cosa importante specie in ottica DNCAG) oltre ad essere possibili doppi tesseramenti o prestiti senza limiti
- Accento sulla parte tecnica della formazione e apertura verso idee diverse
Tutto questo permette di poter selezionare molti più giocatori di livello alto, con una formazione tecnica migliore e più abituati a giocare; non c'è da stupirsi se i loro risultati sono migliori.
E' chiaro che le differenze "esplodono" dopo la Under18 - noi già ne formiamo di meno, a livello accettabile quasi solo in alcune realtà, e ne perdiamo tanti, per la scuola, l'università ecc. abbiamo meno squadre senior dove far giocare chi esce dalle giovanili , il passaggio è più difficile perchè definitivo (altrove invece si può stare qualche anno in espoir o academy e fare qualche partita) e giocano a livelli più bassi.
Visto che non si poteva o voleva affrontare queste limitazioni, è stata scelta la solita scorciatoia - selezionare e concentrare i migliori in accademie che potessero dare una migliore (?) formazione ma soprattutto (come si è visto) mettere sotto controllo federale i futuri giocatori di "alto livello" . Questo ha ulteriormente ridotto il numero su cui fare selezione, ha eliminato la competizione per il posto fra i ragazzi creando la casta degli "asteriscati".
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TommyHowlett
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- Iscritto il: 7 apr 2004, 0:00
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
E' un problema più generale, che interessa tutto lo sport italiano.Laporte ha scritto:Da ddieci anni o forse più appare eveidnte che sino a livello Under-18 siamo non lontano dal livello degli altri. Poi il crollo ? Perchè ?
Binomio sport-scuola, sono anni che lo dico in questo forum; lassù (ma anche laggiù nell'altro emisfero, e oltreoceano nel nordamerica, e in Giappone, ecc.) funziona che l'attività sportiva è parte complementare, obbligatoria e di uguale importanza, all'attività di studio, in mezzo cioè in Italia, dalle elementari alle superiori (vabbé, ora si chiamano in altra maniera) si fanno due ore settimanali di inutile "educazione fisica", spesso in scantinati o edifici in costruzione, rimandando la vera "cura" del fisico all'iniziativa privata delle famiglie che spessissimo si trovano a che fare con la mancanza di strutture (piscine, palestre, campi, ecc.) nel proprio comune o città. In queste condizioni la stragrande maggioranza dei ragazzini italiani si orienta verso il calcio, l'unico sport in grado bene o male di essere praticato in ogni parte d'Italia; e ciononostante il tasso di abbandono in età adolescenziale anche tra i calciatori è altissimo, visto che culturalmente dalle nostre parti "lo sport porta via tempo allo studio".
All'età adulta per ciascuno sport arrivano così delle selezioni spesso di basso livello e di preparazione non omogenea, il successo delle quali è strettamente legato a qualche mosca bianca o ad annate favorevoli; nulla comunque di strutturale, nemmeno per il calcio.
Questo problema è salito alla ribalta proprio in questi giorni al termine delle Olimpiadi, di fronte ai disastrosi risultati degli atleti italiani non inseriti nei gruppi sportivi delle forze armate.
Non so se i miei giocatori bevono whisky. So che bevendo frappé non si vincono molte partite.
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calep61
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
la verità non è una, a mio avviso, ma tante e in qualche misura si possono trovare in tutti gli interventi già fatti, disimpegno della scuola, campionati poco competitivi e, quindi, meno formativi, problemi organizzativi e strutturali, carenza di qualità nella componente docenza, basso seguito tra i giovanissimi ed altro ancora, ma se si fanno i rispettivi confronti con altri sport, anzi con lo sport per eccellenza in Italia, il calcio, ci si accorge che la sostanziale differenza con il rugby consiste nel percorso di crescita che può caraterizzare due giovani sportivi che decidano di intraprendere queste due discipline, perchè anche il calcio non è estraneo nel soffrire molti dei problemi elencati più sopra. Questo è, invece, il vero nocciolo della questione, il ritardo nell'apprendimento del gioco del rugby. Se analizziamo un approccio tipico nel gioco del calcio da parte di un giovane ragazzo, nella buona generalità dei casi, assisteremmo ad uno start up che molto spesso avviene anche prima dei 10 anni con i primi calci, contesto nel quale si gioca a calcio, dalla A alla Z, con veramente modesti distinguo rispetto la pratica dei più grandi. A seguire, c'è un'evoluzione progressiva fino all'adolescenza e le squadre seniores. Questo permette alla maggior parte dei ragazzi che hanno praticato questa disciplina di arrivare a 17/18 anni con non meno di 10 anni di pratica agonistica (con la A maiuscola), fatta di una continua acquisizione di skill e competenze specifiche tali da permettere una completa maturazione calcistica. Nel rugby è vero che esiste il minirugby, ma quanti praticanti il rugby hanno iniziato in tenera età e anche quelli che partendo dal minirugby hanno, poi, proseguito negli anni successivi, cosa si sono portati dietro da questa giovanissima esperienza, quale agonismo hanno praticato e quali skill hanno potuto veramente consolidare. Nella generalità dei casi, quindi, un giovane giocatore di rugby di 17/18 ha alle spalle mediamente la metà di anni di pratica agonistica rispetto ai coetanei che giocano a calcio. Questa è, attualmente, la grossa differenza tra lo sviluppo giovanile nel rugby ed in molti altri sport in Italia, in particolare se confrontato con quanto avviene con i paesi rugbystici più virtuosi. Ed è proprio nella fase terminale, nel clou dell'evoluzione formativa, quando, cioè, le conoscenze dovrebbero essere acquisite completamente, quando il bicchiere da riempire dovrebbe essere pieno fino all'orlo (18/19/20 anni) che emergono le deficienze nel confronto con chi questa pienezza l'ha, invece, più compiutamente maturata.giuseppone64 ha scritto:ripongo la domanda di laporte:perchè questa differenza tra noi e gli altri si amplifica dopo i 20 anni?
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madflyhalf
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Te lo dico io: TANTO.calep61 ha scritto:la verità non è una, a mio avviso, ma tante e in qualche misura si possono trovare in tutti gli interventi già fatti, disimpegno della scuola, campionati poco competitivi e, quindi, meno formativi, problemi organizzativi e strutturali, carenza di qualità nella componente docenza, basso seguito tra i giovanissimi ed altro ancora, ma se si fanno i rispettivi confronti con altri sport, anzi con lo sport per eccellenza in Italia, il calcio, ci si accorge che la sostanziale differenza con il rugby consiste nel percorso di crescita che può caraterizzare due giovani sportivi che decidano di intraprendere queste due discipline, perchè anche il calcio non è estraneo nel soffrire molti dei problemi elencati più sopra. Questo è, invece, il vero nocciolo della questione, il ritardo nell'apprendimento del gioco del rugby. Se analizziamo un approccio tipico nel gioco del calcio da parte di un giovane ragazzo, nella buona generalità dei casi, assisteremmo ad uno start up che molto spesso avviene anche prima dei 10 anni con i primi calci, contesto nel quale si gioca a calcio, dalla A alla Z, con veramente modesti distinguo rispetto la pratica dei più grandi. A seguire, c'è un'evoluzione progressiva fino all'adolescenza e le squadre seniores. Questo permette alla maggior parte dei ragazzi che hanno praticato questa disciplina di arrivare a 17/18 anni con non meno di 10 anni di pratica agonistica (con la A maiuscola), fatta di una continua acquisizione di skill e competenze specifiche tali da permettere una completa maturazione calcistica. Nel rugby è vero che esiste il minirugby, ma quanti praticanti il rugby hanno iniziato in tenera età e anche quelli che partendo dal minirugby hanno, poi, proseguito negli anni successivi, cosa si sono portati dietro da questa giovanissima esperienza, quale agonismo hanno praticato e quali skill hanno potuto veramente consolidare. Nella generalità dei casi, quindi, un giovane giocatore di rugby di 17/18 ha alle spalle mediamente la metà di anni di pratica agonistica rispetto ai coetanei che giocano a calcio. Questa è, attualmente, la grossa differenza tra lo sviluppo giovanile nel rugby ed in molti altri sport in Italia, in particolare se confrontato con quanto avviene con i paesi rugbystici più virtuosi. Ed è proprio nella fase terminale, nel clou dell'evoluzione formativa, quando, cioè, le conoscenze dovrebbero essere acquisite completamente, quando il bicchiere da riempire dovrebbe essere pieno fino all'orlo (18/19/20 anni) che emergono le deficienze nel confronto con chi questa pienezza l'ha, invece, più compiutamente maturata.giuseppone64 ha scritto:ripongo la domanda di laporte:perchè questa differenza tra noi e gli altri si amplifica dopo i 20 anni?
Prendi una qualunque squadra di Serie B o C (quindi livello basso), vai a vedere un allenamento e se sai come si gioca a rugby, quelli (tra i 18 e i 30 anni) che hanno cominciato a giocare prima dei 10 anni, li vedi lontano un km.
Concordo in parte sul resto: sono troppo pochi, tuttavia il famoso progetto altezza non aiuta, ci mettiamo in mezzo anche la mitica direttiva degli ultimi tempi che sotto i 16 anni non si insegnano i fondamentali...
...beh, allora avremo sempre elefanti con mani agghiaccianti, cervello utile solo a fare ulteriore massa e affonderemo nei soliti nostri campionati fatti di fango, 200 ruck da 30" l'una (sei felice eh?!), livello tecnico scarsissimo e avremo la nazionale che in riscaldamento pre partita farà 300 flessioni mentre gli altri fanno giochini per aumentare l'intensità dei gesti manuali e la velocità di ragionamento sotto pressione.
Grandi, grossi e... [una sola risposta esatta]
a) bravi
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Laporte
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Un problema dunque di mancanza di profesisonismo ?GiorgioXT ha scritto: E' chiaro che le differenze "esplodono" dopo la Under18 - noi già ne formiamo di meno, a livello accettabile quasi solo in alcune realtà, e ne perdiamo tanti, per la scuola, l'università ecc. abbiamo meno squadre senior dove far giocare chi esce dalle giovanili , il passaggio è più difficile perchè definitivo (altrove invece si può stare qualche anno in espoir o academy e fare qualche partita) e giocano a livelli più bassi.
Visto che non si poteva o voleva affrontare queste limitazioni, è stata scelta la solita scorciatoia - selezionare e concentrare i migliori in accademie che potessero dare una migliore (?) formazione ma soprattutto (come si è visto) mettere sotto controllo federale i futuri giocatori di "alto livello" . Questo ha ulteriormente ridotto il numero su cui fare selezione, ha eliminato la competizione per il posto fra i ragazzi creando la casta degli "asteriscati".
Unita al fatto ch ei nostri giovani stanno ancora bene e a differenza di Argentinie Georgiani non emigrano per "fame" ?
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calep61
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
credo di avertelo già detto in qualche altra occasione, sei confuso e confusionario e, probabilmente, anche un po' rancoroso.madflyhalf ha scritto:Te lo dico io: TANTO.
Prendi una qualunque squadra di Serie B o C (quindi livello basso), vai a vedere un allenamento e se sai come si gioca a rugby, quelli (tra i 18 e i 30 anni) che hanno cominciato a giocare prima dei 10 anni, li vedi lontano un km.
Concordo in parte sul resto: sono troppo pochi, tuttavia il famoso progetto altezza non aiuta, ci mettiamo in mezzo anche la mitica direttiva degli ultimi tempi che sotto i 16 anni non si insegnano i fondamentali...
...beh, allora avremo sempre elefanti con mani agghiaccianti, cervello utile solo a fare ulteriore massa e affonderemo nei soliti nostri campionati fatti di fango, 200 ruck da 30" l'una (sei felice eh?!), livello tecnico scarsissimo e avremo la nazionale che in riscaldamento pre partita farà 300 flessioni mentre gli altri fanno giochini per aumentare l'intensità dei gesti manuali e la velocità di ragionamento sotto pressione.
Grandi, grossi e... [una sola risposta esatta]
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Prenditi una camomilla o un periodo di ferie, forse poi riuscirai ad essere più sereno e lucido. stammi bene.
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calep61
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Re: BASTA ACCADEMIE FEDERALI !! ACCADEMIE NEI CLUB !!
Faccio un piccolo inciso per chi non avesse focalizzato bene la mia considerazione ed è, evidentemente, particolarmete protettivo verso il minirugby.
Il punto non è ritenere il minirugby un problema o sottolinearne la sua inutilità formativa, io non ho mai ne pensato, ne affermato tale tesi.
Ho, invece, fatto una correlazione tra quanto avviene nel calcio e quanto avviene nel rugby giovanile. Chiaramente chi avrà iniziato a giocare a rugby con il minirugby ed avrà proseguito negli step successivi rispetto ad un coetaneo che ha iniziato la pratica anni dopo presenterà una maturazione superiore, in particolare una sensibilità ed uno spirito più evoluto verso la disciplina, ma il punto è un'altro. In altri sport, nel calcio in particolare, il percorso agonistico e l'approccio didattico/formativo inizia molto presto e, comunque, prima che nel rugby dove anche il minirugby, se e quando praticato, spesso, assume più il ruolo di propedeutica al rugby e non un vero e proprio start up del percorso formativo di questa disciplina.
Questo trend non è così simmetrico in altri paesi dove un rugby più completo inizia molto prima, pur con le dovute attenzione e limiti dettati dall'impossibilità di affrontare in tenerissima età le pratiche di contatto fisico più estreme che si sviluppano successivamente.
Il punto non è ritenere il minirugby un problema o sottolinearne la sua inutilità formativa, io non ho mai ne pensato, ne affermato tale tesi.
Ho, invece, fatto una correlazione tra quanto avviene nel calcio e quanto avviene nel rugby giovanile. Chiaramente chi avrà iniziato a giocare a rugby con il minirugby ed avrà proseguito negli step successivi rispetto ad un coetaneo che ha iniziato la pratica anni dopo presenterà una maturazione superiore, in particolare una sensibilità ed uno spirito più evoluto verso la disciplina, ma il punto è un'altro. In altri sport, nel calcio in particolare, il percorso agonistico e l'approccio didattico/formativo inizia molto presto e, comunque, prima che nel rugby dove anche il minirugby, se e quando praticato, spesso, assume più il ruolo di propedeutica al rugby e non un vero e proprio start up del percorso formativo di questa disciplina.
Questo trend non è così simmetrico in altri paesi dove un rugby più completo inizia molto prima, pur con le dovute attenzione e limiti dettati dall'impossibilità di affrontare in tenerissima età le pratiche di contatto fisico più estreme che si sviluppano successivamente.
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
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