danni cerebrali, demenza, cte nel rugby
Moderatore: Emy77
- jpr williams
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Re: Attenzione Molto triste
Confermo, un film impressionante.
Ma rendiamocene conto: lo sport professionistico porta tutto all'estremo limite. In uno sport di contatti giocoforza violenti come il nostro, con masse sempre più imponenti e che si muovono a velocità crescente non capisco come si possa pensare che le conseguenze non siano queste.
Se porti all'estremo limite questi 3 fattori: masse, velocità, impatti poi non puoi stupirti che gli esiti siano paragonabili a quelli del pugilato professionistico. Qualcuno ricorda Muhammad Alì ad Atlanta '96?
Ma rendiamocene conto: lo sport professionistico porta tutto all'estremo limite. In uno sport di contatti giocoforza violenti come il nostro, con masse sempre più imponenti e che si muovono a velocità crescente non capisco come si possa pensare che le conseguenze non siano queste.
Se porti all'estremo limite questi 3 fattori: masse, velocità, impatti poi non puoi stupirti che gli esiti siano paragonabili a quelli del pugilato professionistico. Qualcuno ricorda Muhammad Alì ad Atlanta '96?
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Attenzione Molto triste
Nel dilettantismo ci si dedicano quelli che, dotati o meno hanno passione, poi emergono quelli dotati o quelli che hanno i soldi e sopperiscono al poco talento con impegno maggiore che magari non dedicherebbero se dovessero andare a mungere le vacche la mattina alle 4. Eppure sono quelli con il talento che hanno sdoganato il professionismo perchè si erano rotti le balle di continuare a giocare per passione e continuare ad alzarsi alle 4 di mattina o andare in cantiere anche dopo la tournè in Europa o magari perdere il lavoro proprio a causa di quella passione da dilettanti.jpr williams ha scritto: ↑9 dic 2020, 17:20In un ambiente dilettantistico si dedicano al rugby solo gli appassionati dotati di particolare talento per quello sport.
Nel passaggio al professionismo lo sport diventa attraente anche per chi non sia stato baciato particolarmente dal talento, ma voglia trovare una possibilità di reddito.
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Re: Attenzione Molto triste
Calma e sangue freddo, la situazione nel rugby non è così tragica come quella del football americano, anche se la notizia di Thompson è terribile.
La situazione nel ns. sport è sicuramente migliorabile senza snaturare i fondamenti del gioco, mentre nel football credo impossibile.
Ci sono 2 aspetti su cui intervenire, il primo è la limitazione del numero di partite/anno per giocatore (opportuni intervalli senza scontri fisici consentono il riassorbimento traumi) e il secondo è quello già qui sotto accennato.
Il fatto è che ho visto arbitrare le prime partite con le nuove regole nel SH e questa direttiva l'ho vista rispettata.
Qui ,da noi NH, non ho visto nessuna novità nel punire le entrate a missile sull'uomo fermo nel raggruppamento o già legato da un placcaggio, tant'è che mi sono venuti dei dubbi : ho sbagliato a capire le nuove regole ?
La situazione nel ns. sport è sicuramente migliorabile senza snaturare i fondamenti del gioco, mentre nel football credo impossibile.
Ci sono 2 aspetti su cui intervenire, il primo è la limitazione del numero di partite/anno per giocatore (opportuni intervalli senza scontri fisici consentono il riassorbimento traumi) e il secondo è quello già qui sotto accennato.
Il fatto è che , mi sembrava di aver capito, le nuove regole erano già state concepite in questa direzione. Al raggruppamento casuale possono partecipare solo i giocatori vicini, la palla deve tornare 'presto' in gioco e , soprattutto, le entrate a missile sull'avversario fermo nel raggruppamento non sono più concesse. L'azione di controruck è concessa su spinta che parte da fermo , non con una rincorsa di 10 metri.ruttobandito ha scritto: ↑9 dic 2020, 18:27Io a zuccate c'ho fatto poco, ............propendo anch'io per l'ipotesi di una riduscussione delle regole d'ingaggio nei raggruppamenti spontanei e nei placcaggi, necessariamente più importanti e controllabili di quanto possano essere limiti di utilizzo in allenamenti e partite.
Il fatto è che ho visto arbitrare le prime partite con le nuove regole nel SH e questa direttiva l'ho vista rispettata.
Qui ,da noi NH, non ho visto nessuna novità nel punire le entrate a missile sull'uomo fermo nel raggruppamento o già legato da un placcaggio, tant'è che mi sono venuti dei dubbi : ho sbagliato a capire le nuove regole ?
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Re: Attenzione Molto triste
Lo stesso dubbio è venuto anche a me, dopo aver visto il torneo Aotearoa arbitrato in un modo, il Tre nazioni già in un modo meno "attento", per non parlare delle gare disputate in Europa in questi ultimi due mesi che sembrano giocate con un regolamento diverso. Se nel Tre nazioni ho notato un allentamento delle stringenti norme su tenuto in ruck, tentativi di guadagnare terreno una volta placcati, entrate a missile e placcaggi alti applicate in NZ nel loro Super Rugby (che mi aveva molto impressionato positivamente, anche gli arbitri sembravano più, come dire, contenti) soprattutto il tenuto e i gattonamenti sono stati giudicati in maniera più lasca, in Europa si è proseguito quasi senza variazioni con l'applicazione del regolamento in stile 2019. Il clou si è raggiunto Sabato in Galles-Italia con il coronamento Domenica in Inghilterra-Francia.
Riccardo
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Re: Attenzione Molto triste
Il commento di Rigoletto mi conforta perchè almeno siamo in 2. Ho letto poca attenzione su questo tema.
C'è da chiedersi se le nuove regole verranno adottate, da noi, a partire dal nuovo anno !
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Re: Attenzione Molto triste
Oggi Mbandà si è laureato con una tesi proprio sui fattori di rischio e prevenzione della concussion
https://www.facebook.com/Zebrugby/photo ... 777961093/
E' stato un anno pienotto per lui
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E' stato un anno pienotto per lui
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Re: Attenzione Molto triste
E' forte il Maxime, proprio forte.Ilgorgo ha scritto: ↑10 dic 2020, 22:34Oggi Mbandà si è laureato con una tesi proprio sui fattori di rischio e prevenzione della concussion
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E' stato un anno pienotto per lui
Riccardo
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Re: Attenzione Molto triste
E chi lo nega.speartakle ha scritto: ↑10 dic 2020, 15:55Nel dilettantismo ci si dedicano quelli che, dotati o meno hanno passione, poi emergono quelli dotati o quelli che hanno i soldi e sopperiscono al poco talento con impegno maggiore che magari non dedicherebbero se dovessero andare a mungere le vacche la mattina alle 4. Eppure sono quelli con il talento che hanno sdoganato il professionismo perchè si erano rotti le balle di continuare a giocare per passione e continuare ad alzarsi alle 4 di mattina o andare in cantiere anche dopo la tournè in Europa o magari perdere il lavoro proprio a causa di quella passione da dilettanti.
Quello che tu dici è verissimo, ma non contraddice per nulla quanto sostenevo e su cui vorrei un tuo parere:
Con il professionismo l'elemento atletico è cresciuto tantissimo di importanza rispetto all'epoca dilettantistica: i giocatori sono più grossi e più veloci e gli impatti sono ovviamente più violenti. Del resto con più tempo per gli allenamenti e disponibilità di conoscenze e strumenti per la crescita delle masse muscolari (e ripeto che lascio da parte il doping) non può che essere così.
Sei d'accordo con me su questo?
Se no ti chiedo di motivare.
Se si ti faccio la domanda successiva: assumendo che siamo d'accordo sul fatto che il professionismo porta più kili e km orari e che la risultante di questi due fattori è una maggiore violenza degli impatti, possiamo dire che con il professionismo i rischi per la salute presente e futura dei giocatori aumentano in maniera almeno proporzionale, per non dire esponenziale?
A questo punto introdurrei un ulteriore elemento.
Quante partite giocava un giocatore internazionale della caratura di un JPR e quante ne gioca un George North?
Siamo d'accordo che un numero molto più alto di partite giocate comporti come conseguenze:
-banalmente un aumento della probabilità statistica di subire colpi e conseguenti traumi
-una maggiore usura del fisico
Torno a ripetere: è il professionismo, bellezza. E tu non puoi farci niente! Niente!
Ritornando a bomba sul tuo intervento potrei riassumere che abbiamo stretto un patto faustiano avente come prezzo i corpi anzichè le anime: molti di più oggi possono praticare il rugby al massimo livello, ma con rischi molto più alti per la salute presente e futura.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Attenzione Molto triste
Ne siamo proprio sicuri?
Thompson è uno dei primi casi. E' un uomo di 42 anni; appartiene, cioè, ad una delle prime generazioni che hanno vissuto tutta la loro carriera in regime di professionismo. Il professionismo vero c'è praticamente dal 2000 (dal '95 ufficialmente, ma all'inizio praticato da giocatori che arrivavano dall'epoca precedente) e come tutte le cose non ha dispiegato interamente i suoi effetti (riassumo: kili, velocità e numero di partite) il giorno dopo la sua entrata in scena.
Possiamo dire che sono poche le generazioni di giocatori che abbiano vissuto per intero il percorso interamente pro portandolo a termine e sono quindi pochissimi, per ora, i casi Thompson.
Nel gridiron americano il professionismo non so di preciso da quando ci sia, ma sicuramente da parecchi decenni prima che nel rugby e quindi la casistica è molto più nutrita.
Quanti Thompson conteremo nel 2050?
Non lo so, ovviamente, spero nessuno. Ma probabilmente solo allora avremo alle spalle un periodo congruo per poter dire se davvero la nostra situazione è migliore dei quella del gridiron USA.
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Re: Attenzione Molto triste
Non metto assolutamente in discussione le esternalità negative del professionismo che ci sono e sono pesanti per i giocatori in primis, il mio era un intervento sulla descrizione romantica del dilettantismo che ho trovato non del tutto rappresentativa di quello che è e che è stato. E non riesco ad andare d'accordo con la visione che lo sport dev'essere "lasciato" a quelli che hanno "talento" è qualcosa che non riesco a farmi andare giù, non riesco a non parteggiare per quelli che con poco "talento" si fanno un mazzo tanto, a prescindere dal discorso economico e riescono a vincere sui talentuosi.jpr williams ha scritto: ↑11 dic 2020, 10:49E chi lo nega.speartakle ha scritto: ↑10 dic 2020, 15:55Nel dilettantismo ci si dedicano quelli che, dotati o meno hanno passione, poi emergono quelli dotati o quelli che hanno i soldi e sopperiscono al poco talento con impegno maggiore che magari non dedicherebbero se dovessero andare a mungere le vacche la mattina alle 4. Eppure sono quelli con il talento che hanno sdoganato il professionismo perchè si erano rotti le balle di continuare a giocare per passione e continuare ad alzarsi alle 4 di mattina o andare in cantiere anche dopo la tournè in Europa o magari perdere il lavoro proprio a causa di quella passione da dilettanti.
Quello che tu dici è verissimo, ma non contraddice per nulla quanto sostenevo e su cui vorrei un tuo parere:
Con il professionismo l'elemento atletico è cresciuto tantissimo di importanza rispetto all'epoca dilettantistica: i giocatori sono più grossi e più veloci e gli impatti sono ovviamente più violenti. Del resto con più tempo per gli allenamenti e disponibilità di conoscenze e strumenti per la crescita delle masse muscolari (e ripeto che lascio da parte il doping) non può che essere così.
Sei d'accordo con me su questo?
Se no ti chiedo di motivare.
Se si ti faccio la domanda successiva: assumendo che siamo d'accordo sul fatto che il professionismo porta più kili e km orari e che la risultante di questi due fattori è una maggiore violenza degli impatti, possiamo dire che con il professionismo i rischi per la salute presente e futura dei giocatori aumentano in maniera almeno proporzionale, per non dire esponenziale?
A questo punto introdurrei un ulteriore elemento.
Quante partite giocava un giocatore internazionale della caratura di un JPR e quante ne gioca un George North?
Siamo d'accordo che un numero molto più alto di partite giocate comporti come conseguenze:
-banalmente un aumento della probabilità statistica di subire colpi e conseguenti traumi
-una maggiore usura del fisico
Torno a ripetere: è il professionismo, bellezza. E tu non puoi farci niente! Niente!
Ritornando a bomba sul tuo intervento potrei riassumere che abbiamo stretto un patto faustiano avente come prezzo i corpi anzichè le anime: molti di più oggi possono praticare il rugby al massimo livello, ma con rischi molto più alti per la salute presente e futura.
Sarà che non sono mai stato un "talento puro" e che il poco che ho fatto sportivamente l'ho tirato fuori con la determinazione più che il talento.
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Re: Attenzione Molto triste
Io mi sono appassionato al Rugby Union da grandicello con l'etrata dell'Italia nel 6 Nazioni e, a tutt'oggi, e' la versione che mi piace di piu' delle 3 che ho visto praticare (union/league/7).
Come diceva Old il problema dell'Union sono principalmente ruck/maul e ammucchiate varie. Toglierle significherebbe snaturare il rugby union, controllarle e' pressocche' impossibile.
Alcuni accorgimenti si stanno prendendo e si potra' fare di piu' (e.g. #1500 kg in campo, max numero di partite etc. etc.), ma alla fine e', secondo me, intrinsecamente impossibile risolvere il problema.
Non ho mai giocato, e non sono un purista (quindi datemi pure addosso se volete), ma, secondo me, il futuro del rugby e' nel League o, ancora meglio, nel 7.
Concetti e principi simili, una "pericolosita'" molto minore (soprattutto per il 7) ed una telegenicita' e comprensibilita' maggiore.
Finora il 15 sta resistendo per la "tradizione", ma, mano a mano che alcuni aspetti come la sicurezza degli atleti si fanno piu' diffusi e l'opinione pubblica piu' pressante, le cose dovranno cambiare.
Secondo me il professionismo finira' per andare li' (13 e 7) e lascera' il dilettantismo (o comunque molti meno soldi) al 15.
Nel 15 ci sara' una parabola simile a quella del pugilato che, da sport diffuso e seguito fino agli anni 90 (anche dal sottoscritto) e' ormai quasi ridotto ad una macchietta perche' c'e' la consapevolezza che fare a cazzotti non e' affatto una nobile arte, o comunque ha effetti devastanti che non ne giustificano l'esistenza o quasi.
Forse lo spettacolo ne risentira' ed il cuore degli appassionati si spezzera', ma, da un punto di vista della salute degli atleti sarebbe senz'altro un bene.
Come diceva Old il problema dell'Union sono principalmente ruck/maul e ammucchiate varie. Toglierle significherebbe snaturare il rugby union, controllarle e' pressocche' impossibile.
Alcuni accorgimenti si stanno prendendo e si potra' fare di piu' (e.g. #1500 kg in campo, max numero di partite etc. etc.), ma alla fine e', secondo me, intrinsecamente impossibile risolvere il problema.
Non ho mai giocato, e non sono un purista (quindi datemi pure addosso se volete), ma, secondo me, il futuro del rugby e' nel League o, ancora meglio, nel 7.
Concetti e principi simili, una "pericolosita'" molto minore (soprattutto per il 7) ed una telegenicita' e comprensibilita' maggiore.
Finora il 15 sta resistendo per la "tradizione", ma, mano a mano che alcuni aspetti come la sicurezza degli atleti si fanno piu' diffusi e l'opinione pubblica piu' pressante, le cose dovranno cambiare.
Secondo me il professionismo finira' per andare li' (13 e 7) e lascera' il dilettantismo (o comunque molti meno soldi) al 15.
Nel 15 ci sara' una parabola simile a quella del pugilato che, da sport diffuso e seguito fino agli anni 90 (anche dal sottoscritto) e' ormai quasi ridotto ad una macchietta perche' c'e' la consapevolezza che fare a cazzotti non e' affatto una nobile arte, o comunque ha effetti devastanti che non ne giustificano l'esistenza o quasi.
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Vincitore dello strampalato Nostradamus nell' Annus Horribilis 2020
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
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Re: Attenzione Molto triste
Ricordo che ci sono certamente studi o simil ricerche sulle aree del gioco che comportano i maggiori traumi cranici, e se non vado errato (ma sarebbe da verificare) l'area più soggetta è il placcaggio, non ruck o maul. Il placcaggio su spazi stretti ravvicinato nel momento in cui prendo il possesso del pallone e vengo a contatto della difesa. Il placcatore è ancora più esposto. Non sono stato un professionista, ma giocando, se devo ricordare le volte che probabilmente ho subito un trauma cranico (all'epoca e parliamo di quindicina di anni fa tra giovanili e prima squadra) l'ho subito mentre facevo un placcaggio per posizione non corretta della testa nel momento del placcaggio o perchè impreparato al placcaggio (Portatore del pallone che viene identificato all'ultimo). Mai credo di aver preso colpi in una ruck, tanto meno maul. Nel Seven solitamente c'è abbastanza spazio tempo, per identificare bene il giocatore da placcare e prepararsi al placcaggio. Nel 13 ho i miei dubbi che sia immune a questi problemi, anche se comunque il gioco è più allargato che nello stretto.
Però come dice Gorgo spero che World Rugby si stia attivando per monitorare la questione in modo scientifico.
Però come dice Gorgo spero che World Rugby si stia attivando per monitorare la questione in modo scientifico.
- jpr williams
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Re: Attenzione Molto triste
Ma quello dipende dal fatto che sono un anziano e per di più un vecchio piagnone. Ma se togli il romanticismo sil succo del discorso restaspeartakle ha scritto: ↑11 dic 2020, 11:49Non metto assolutamente in discussione le esternalità negative del professionismo che ci sono e sono pesanti per i giocatori in primis, il mio era un intervento sulla descrizione romantica del dilettantismo che ho trovato non del tutto rappresentativa di quello che è e che è stato.
Figurati se una ex pippa che sognava la 9 azzurra non può essere d'accordo con te!speartakle ha scritto: ↑11 dic 2020, 11:49E non riesco ad andare d'accordo con la visione che lo sport dev'essere "lasciato" a quelli che hanno "talento" è qualcosa che non riesco a farmi andare giù, non riesco a non parteggiare per quelli che con poco "talento" si fanno un mazzo tanto, a prescindere dal discorso economico e riescono a vincere sui talentuosi.
Sarà che non sono mai stato un "talento puro" e che il poco che ho fatto sportivamente l'ho tirato fuori con la determinazione più che il talento.
Ma anche qui ne facevo una questione di causa-effetto, non di preferenza: chi ha meno talento supplisce spesso con più atletismo impegnandosi alla morte. E' ammirevole dal punto di vista soggettivo, ma oggettivamente determina una preponderanza dell'elemento atletico su quello tecnico.
Io, che ero una pippa e per di più pigro, invidiavo tanto il talento dei baciati dalla sorte, quanto la perseveranza e lo spirito di sacrificio dei meno dotati. Peraltro, a voler ben guardare, forse anche la capacità di sacrificarsi è un dono di natura quanto il talento, quindi si può dire che anche avere quello non sia un particolare merito.
Degno di ammirazione sarebbe colui che senza talento e senza capacità di sacrificarsi arriva in alto: strano, però, che non ci sia stato mai nessun caso di questo tipo!
Anzi no! Steven Bradbury!
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Re: Attenzione Molto triste
Però questa cosa mi ha abbastanza sconvolto e temo che influenzerà il mio atteggiamento verso il mio sport, se non cambieranno regole ed atteggiamenti.
Non è che l’ho scoperto oggi, ma vedere gli effetti così conosciuti e che magari hai visto da vicino come Thompson fa un altro effetto. Sapevo che aveva dovuto smettere per problemi al collo, ma questa cosa è pazzesca.
Demenza precoce, alcolismo, divorzi, risse senza motivo... pazzesco.
Non è che l’ho scoperto oggi, ma vedere gli effetti così conosciuti e che magari hai visto da vicino come Thompson fa un altro effetto. Sapevo che aveva dovuto smettere per problemi al collo, ma questa cosa è pazzesca.
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"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano"
R.I.P. Pavel Kushnir - pianista russo morto in carcere, vittima del fascismo russo
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Re: Attenzione Molto triste
Sicurissimo, beninteso fidandomi dei (pochi) dati trapelati. Ricordo un anno particolarmente infausto in cui si verificarono 17 casi tragici, fra morti e sedie a rotelle. Confrontati su base praticanti-professionisti, per il momento, gli incidenti gravi nel rugby sono di 1 ordine di grandezza inferiore (se non 2) rispetto al football americano.
Però ti do ragione sulla specifica preoccupazione, legata alla relativa giovinezza del ns. professionismo.
Insisto nell'affermare che con l'applicazione rigida di 'regole di contatto' il ns. sport può abbassare drasticamente il rischio di traumi tragici, senza snaturare le fondamento del gioco; devono essere applicate, però, non solo scritte.
Il principio cardine è ' combatti l'avversario, rispetta l'uomo' ; qualsiasi azione di contatto deve essere valutata secondo questo spirito del gioco.
Lo temevo anch'io, sia chiaro, e già lo scrissi, lo temevo anch'io fin dall'inizio del professionismo, il pessimismo di jpr ha una motivazione sistemica.
E' uno sport basato sull'aggressione fisica individuale e collettiva : un conto è praticarlo senza compensi, un altro conto è se diventa il tuo lavoro.
Dopo 20 di professionismo ritengo che i principi di etica sportiva siano stati sostanzialmente rispettati, ma devono essere rinforzati perchè in quest'ultimo periodo si sta diffondendo una strategia di gioco distruttiva.
Spero che il rugby a XV superi questa crisi, non mi piace nè il 7 nè il XIII.