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Inviato: 11 mar 2005, 7:14
da Bacioci
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 10-03-2005 alle ore 20:43, marcofk wrote:
<BR>
<BR>Mah, veramente è l\'esatto contrario: l\'Italia del volley ha avuto un movimento forte ben prima che iniziassimo a vincere con la nazionale: vincevamo coppe europee a raffica ma le buscavamo da Bulgaria, Francia, Svezia e quant\'altro. La Nazionale non ha trascinato il movimento: il movimento c\'era, è crescituo un po\' per la moda lanciata dagli azzurri vincenti, ma si è ridimensionato negli anni. D\'altra parte il Giappone ha un movimento enorme e ospita molti dei migliori giocatori (non giapponesi) del mondo, ma non vince un tubo dalle olimpiadi di Monaco 1972.
<BR>
<BR>La miopia di Olanda (soprattutto) e Stati Uniti (anche se qui non sono del tutto convinto: ci hanno provato ripetutamente ed hanno fallito, ripetutamente, per vari motivi che posso spiegare in un altro momento) è stata di non sfruttare il successo della nazionale per rilanciare un movimento competitivo. Però per fare questo ci vogliono sponsor pronti a separarsi da parecchi soldi in cambio di poco o niente: l\'Italia ce li ha, l\'Olanda non è un mercato sufficientemente grande per fare soldi sponsorizzando squadre di pallavolo, gli Stati Uniti hanno quattro leghe professionistiche che fagocitano la maggior parte dei soldi delle sponsorizzazioni e nessuno vuole investire in uno sport che non ce la fa ad apparire in TV. Ed allora che si fa? Si rinuncia a provare a vincere? Certo, se gli olandesi avessero deciso di rinunciare a giocare a pallavolo e di coltivare invece tulipani, oggi avremmo almeno una medaglia d\'oro olimpica nella pallavolo tinta d\'azzurro, forse due (5 agosto 1992... il peggior compleanno della mia vita!)
<BR>
<BR>Ma criticarli per aver avuto successo a dispetto delle loro circostanze mi sembra veramente ridicolo: perchè abbiamo questa cultura di disprezzo nei confronti del successo? Il successo è importante in tutti i settori della vita, e lo sport non fa eccezione: se così non fosse lo sport competitivo non avrebbe ragion d\'essere.
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Criticare? E chi critica! Io ho solo cercato di descrivere un tipo di approccio e ho detto che, a mio parere, non è quello che dovrebbe essere utilizzato dalla nostra federazione, che, invece, mi sembra, voglia seguire. Da quello che ho capito hai sicuramente più conoscenze di me nel campo del volley soprattutto relativamente all\'era \"pre-fenomeni\" (io sono uno che si è \"agganciato\" al treno da giovane perchè, abitando a Treviso, avevo la possibilità di vedere dal vivo i \"fenomeni\" che vedevo solo in tv durante l\'era Velasco).
<BR>Non voglio dire che Olanda e Usa hanno sbagliato (magari lo avessero fatto! Ci avrebbero lasciato, come dici tu, un paio di olimpiadi e, se non sbaglio, anche un europeo), ma solo che non mi sembra che sia l\'esempio che noi, nel nostro Paese e nel nostro sport, dobbiamo seguire.
<BR>Scusa, ma prima di accusare qualcuno di avere la \"cultura del disprezzo\", cosa che mi offende moltissimo, pensaci mille volte e leggi meglio gli interventi.
<BR>Se poi, questa cosa non era diretta a me, scusa. Così come l\'hai scritta mi sembrava proprio diretta a me...

Inviato: 11 mar 2005, 8:41
da giannic
Bellissimo Post, davvero!!!!
<BR>Allora, tra tutte le interessanti considerazioni lette, prendo spunto da quella di Marcofk, a mio giudizio molto interessante e approfondita ma che ha un difetto strutturale.
<BR>Marco, sostieni che non sempre una nazionale vincente, vertice di un movimento, è figlia di una base sviluppata. Citi in modo appropriato alcuni esempi figli di altri sport.
<BR>Il difetto in quello che sostieni secondo me è però proprio negli esempi che citi. Spesso per fare una nazionale vincente basta una generazione particolarmente fortunata di talenti, che pur pescando da numeri limitati, può portare a successi continui.
<BR> Ma ogni sport ha le sue particolarità: nel calcio ad esempio il risultato ha una grandissima, enorme componente di casualità, la vittoria greca agli ultimi europei ne è un esempio, quella è una anzionale che ha vinto per una serie di circostanze anche fortunate ma rimane, nell\'ambito del movimento, ai margini, lontana dal vertice. Nella pallavolo, a differenza della pallaovale, per fare una grande squadra bastano tre-quatto campioni, altri tre-quattro buoni comprimari ed il gioco è fatto. Ora, è numericamente non improbabile che questo periodicamente avvenga, anche se poi, e porprio i casi che citi di Olanda e Usa lo dimostrano, non appena la generazione fortunata sfiorisce le squadre suddette tornano nei ranghi di una buona mediocrità. Simile è il caso dell\'Argentina del Basket, che ha anzi un solo fenomeno, Ginobili, in mezzo ad una comunque buona squadra che però senza di lui sarebbe \"solo\" da settimo-ottavo posto mondiale, non lontano da quello che siamo (o siamo stati quando abbiamo avuto la \"generazionefortunata\") noi nel rugby. Tra l\'altro in quella squadra molto abbiamo influito noi, importando una serie di \"oriundi\" (fra cui proprio Ginobili) e la SPagna, molto giovani, facendoli crescere in campionati competitivi e preparandoli a quella che è stata secondo me una delle più belle vittorie della storia dello sport tutto.
<BR>E la differenza col nostro sport è infatti nelle sue caratteristiche, peculiari e numeriche: nella pallaovale, a differenza di altri sport, NON BASTA che nascano assieme tre-quattro campioni, fatto che tra l\'altro può anche capitare da noi. E\' sport di squadra per eccellenza, ci dev\'essere un livello alto per almeno 20-25 unità, oltrechè capacità tattiche e di unità di intenti che da noi sono difficili da sviluppare, non avendo l\'abitudine di giocare a certi livelli.
<BR>Ecco quindi che fose sono più d\'accordo con Yeti, per vincere non si può prescindere da un movimento nel suo insieme che allarghi la base fornendo 20 giocatori di alto livello accanto ai tre-quattro campioni che possono capitare ma non sono nè prevedibili nè pianificabili. Per cui secondo me ben vengano nostri che vanno a giocare in campionati più competitivi, ben vengano le coppe, anche se ovviamente ci vuole pure altro. La generazione di fenomeni l\'abbiamo avuta anche noi dieci anni fa, i tre-quattro campioni insieme ci sono stati, ma questo ha potuto avere come conseguenza diciamo un sesto-settimo posto come valore mondiale, contro più o meno il decimo-dodicesimo di ora.
<BR>Ha anche ragione PAM quando però sostiene che perdendo sempre il movimento non si svilupperà mai, se non fossimo entrati nel 6N ancora staremmo a seguire Russia-Italia in siberia..... quindi, e scopro l\'uovo di colombo, bisogna proedere in entrambe le direzioni: al vertice, vincendo qualche partita, con ogni mezzo, anche equiparati e orioundi vari; ma contemporaneamente alla base, cercando di allargare e strutturare un movimento, limitando proprio l\'uso di equiparati e oriundi vari, a meno che questi non siano i di livello davvero eccelso.

Inviato: 11 mar 2005, 9:46
da marcofk
A Bacioci
<BR>
<BR>Il discorso sulla \"cultura del disprezzo del successo\" (e non solo del disprezzo, che è una cosa diversa) era un discorso generale che non riguardava te in particolare e, se la cosa ti ha offeso personalmente, mi scuso perchè non era quella la mia intenzione.
<BR>
<BR>Mi riferivo a un certo modo di pensare diffuso non solo in Italia secondo il quale chi ha successo, soprattutto se ci riesce in un modo diverso da quello che consideriamo \"giusto\", sebbene perfettamente legittimo e regolare, viene considerato come un furbastro (per usare l\'espressione più blanda che posso immaginare). Ripeto: la cosa non accade solo in Italia ed è un argomento di dibattito anche qui in Inghilterra dove le rare volte che qualcuno ottiene successo nello sport o in altri settori diventa oggetto di denigrazione, soprattutto quando è a scapito dei beniamini locali. Per farti un esempio: quando l\'Inghilterra fu battuta dal Sudafrica nella coppa del mondo 1999 con 5 drop di Jannie De Beer, si parlò per oltre un anno di ridurre il punteggio assegnato ai drop-goal da 3 a 1 punto perchè era considerato un modo ingiusto di fare punti (credo che abbiano cambiato idea un paio di anni fa...). In Italia ricordo che quando i motori Honda dominavano la Formula 1 si diceva che i giapponesi baravano perchè avevano 170 ingegneri che lavoravano sul motore, mentre alla Ferrari ce la cavavamo con una trentina. Ovviamente anche noi abbiamo cambiato idea quando la Ferrari ha iniziato a vincere.
<BR>
<BR>Questo per dire che, se sono d\'accordo sul fatto che sarà difficile rimanere competitivi nel rugby a lungo termine se la qualità (più che la quantità) del movimento di base non aumenta, sarà difficile che questa aumenti se il vertice non diventa competitivo, e perchè ciò avvenga, bisogna lavorare sul vertice. Tornando all\'esempio della pallavolo, la cosiddetta \"generazione di fenomeni\" non nacque per caso, ma fu formata alla scuola di Alexander Skiba, allenatore della nazionale juniores che vinse l\'argento mondiale nel 1985 (per la cronaca, le nazionali di pallavolo passano oltre 5 mesi all\'anno in collegiale o impegnate in competizioni, quindi funzionano quasi come dei club). Quello fu un progetto di vertice a lungo termine basato su un gruppo di 15-20 giocatori portato avanti dal livello giovanile fino alla nazionale maggiore. Ma anche lì, prima dell\'arrivo di Velasco, gli stessi giocatori perdevano contro squadre che dal 1989 in poi non ci hanno battuto mai più (ricordo la figuraccia all\'olimpiade di Seul, con Zorzi, Giani, Cantagalli e Vullo in squadra).
<BR>
<BR>L\'errore del rugby italiano è stato a mio avviso quell di non investire abbastanza nei settori giovanili, soprattutto a livello di nazionali, nel momento di massima crescita del nostro sport (periodo 1991-1998), così quando la \"generazione di fenomeni\" dell\'italrugby è andata in pensione, sono mancati i ricambi adeguati ed è per questo che siamo caduti indietro proprio nel momento in cui i nostri avversari sono andati avanti.
<BR>
<BR>Sarei disposto a beccarmi un cucchiaio di legno per i prossimi cinque anni in cambio di un titolo mondiale under19. A patto però che quei giocatori vengano poi utilizzati nella nazionale maggiore e nei nostri club come titolari.
<BR>****************************************************
<BR>Comunque, per correttezza di informazione, nei 10 anni precedenti la prima vittoria azzurra in un campionato europeo (1989), abbiamo vinto 3 coppe dei campioni (e perso almeno 4 altre finali: la Panini proprio non ce la faceva a battere i russi!), 5 coppe CEV e 5 coppe delle coppe. Inoltre, abbiamo vinto un argento mondiale nel 1978 ed un bronzo olimpico (anche se grazie al boicottaggio) nel 1984.

Inviato: 11 mar 2005, 10:30
da marcofk
A giannic.
<BR>
<BR>Non sono d\'accrdo completamente con il tuo assunto che i successi di certe squadre sono basati solo sull\'avvento di una \"generazione fortunata\".
<BR>
<BR>Nella pallavolo ci sono almeno 4 esempi che ti potrei fare:
<BR>1 - Stati Uniti: la nazionale si allenò in collegiale per 4 anni (senza squadre di club) per preparare la vittoria alle Olimpiadi di Los Angeles: quella fu a tutti gli effetti una vittoria pianificata, anche per le implicazioni politiche (gli USA volevano dimostrare di essere in grado di fare meglio dell\'URSS nei giochi, anche boicottati). Nei successivi 4 anni, sempre trascorsi in collegiale, vinsero i Mondiali, i Goodwill Games e le Olimpiadi (senza il boicottaggio, stavolta). C\'era un metodo di lavoro che ha portato qualità nei giocatori e nei risultati.
<BR>
<BR>2 - Olanda: simile approccio agli Stati Uniti: un anno di collegiale per preparare gli europei 1989, poi i migliori dei loro sono venuti a giocare in Italia dove il campionato era più competitivo. data la cultura italiana per cui lo straniero in squadra (anche nella pallavolo) deve dare un contributo in più, sono stati loro a giocare i palloni che scottavano più spesso dei nostri, soprattutto quando c\'era qualcosa in palio. Detto questo, non è che gli azzurri se la siano passata male nel frattempo, ma questo ha contribuito a far crescere gli arancioni.
<BR>
<BR>3- Italia-uomini: la generazione di fenomeni non è nata per caso, ma è stata letteralmente costruita Alexander Skiba, tecnico della nazionale Juniores a metà degli anni ottanta. Successive nazionali hanno prodotto uno o due giocatori di livello (Bernardi, Giani, Papi e pochi altri) quando la nazionale juniores ha iniziato a puntare più sull\'ottenimento immediato di risultati che non sulla formazione tecnica dei giocatori. Tradotto: Skiba ha INSEGNATO volley a quei giocatori, chi ha allenato successive leve ha fatto come troppi allenatori di club fanno e si è limitato ad USARLI senza cercare di svilupparne la tecnica. Ecco perchè oggi il Brasile ci è tecnicamente superiore.
<BR>
<BR>4- Italia-donne: anche qui, parecchie vittorie in coppa, quindi il movimento era già competitivo. Tuttavia c\'è voluto il \"progetto altezza\" (selezionare le migliori giocatrici alte oltre 1m80-1m85 ed allenarle in collegiale 12 mesi all\'anno nelle nazionali juniores) per selezionare e formare (in lunghi collegiali) la nazionale che ha poi vinto i mondiali nel 2002. Anche qui: pianificazione per ottenere risultati, a partire dai settori giovanili.
<BR>Eppure il campionato italiano ha sì e no un terzo delle giocatrici che parlano la nostra lingua.
<BR>
<BR>Quello che voglio dire è che forse un David Campese non si può programmare, ma un Ben Cohen sì... e se Ben Cohen ha vinto un mondiale pur non essendo David Campese, forse è il caso di provare a seguire quella strada... forse non si vincerà il mondiale, ma si possono vincere tante partite nel frattempo provandoci, e questo è lo scopo del gioco.
<BR>********************************************************
<BR>Quanto al discorso dei numeri: che bastino tre o quattro fuoriclasse per fare una squadra di pallavolo vincente (con tutto il rispetto) è una gran vaccata. Il gioco della pallavolo è talmente tecnico che basta un giocatore più debole o sottotono per rendere la partita a senso unico: semmai servono dodici giocatori di massimo livello, non tre o quattro, perchè se uno dimostra di essere in difficoltà è facile bersagliarlo e costringere l\'intera squadra a giocare in affanno, quindi ci vogliono ricambi all\'altezza.

Inviato: 11 mar 2005, 12:20
da giannic
Marco, permettimi di dissentire in parte a quel che dici, a costo di andare fuori tema.
<BR>Per restare alla pallavolo, innanzitutto non ho detto che bastano tre-quattro fuoriclasse per fare una grande squadra, ma che bastano tre-quattro fuoriclasse per far diventare fortissima una squadra già buona. A rugby non è così. A Rugby ci vogliono 20 fuoriclasse. Difatti, gli USA hanno fatto più o meno lo stesso tipo di preparazione alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, ma siccome non c\'erano più i vari Kiraly, Timmonds ecc. il risultato è stato diverso. E lo stesso fa l\'Olanda, con la differenza che oggi non ha più gli Zwirner o i vde Goor o i Blangè ma solo gli Shuil, buoni giocatori ma non campioni. Infatti è rientrata nei ranghi. Buona squadra, ma senza fuoriclasse che fanno la differenza.
<BR>Infatti l\'Italdonne mondiale è l\'esatta combinazione di quello che serve per fare una squadra vincente, un buon movimento al vertice del quale c\'è qualche fuoriclasse che fa fare il salto di qualità (a parte che quella è una squadra da psicanalisi, ma qua è un altro discorso). E due David Campese inseriti nell\'Italrugby di oggi (buona squadra, decima al mondo più o meno) non farebbero la differenza. Potremmo gudadagnare un paio di posti nel Ranking, non di più. DUe Kiraly invece farebbero ancora diventar gli USA di pallavolo (buona squadra, decima al mondo più o meno) competitiva per qualsiasi titolo.

Inviato: 11 mar 2005, 16:38
da marcofk
Non per cercare il pelo nell\'uovo, ma gli Stati uniti hanno ripristinato il programma olimpico pre-1984 solo per gli ultimi giochi di Atene (dove sono arrivati quarti... mica male senza Kiraly, Timmons e Stork). Prima di allora, nel 1992, 1996 e 2000 non hanno potuto usare quel programma perchè parecchi dei loro migliori giocatori giocavano professionalmente all\'estero. L\'anno scorso tutti o quasi gli internazionali americani hanno lasciato i loro clubs per preparare le olimpiadi, ed i risultati si sono visti (dato che non è che ci siano fenomeni fra di loro... come hai fatto notare). L\'Olanda ha deciso di puntare di più sul movimento. Risultato: per la prima volta nella storia una squadra di club olandese ha vinto una coppa europea, ma la nazionale è diventata un pianto.
<BR>
<BR>Per quanto riguarda il rugby, credi che l\'Inghilterra campione del mondo fosse fatta da tutti fuoriclasse? A ben vedere, ce n\'erano ben pochi: Martin Johnson, Johnny Wilkinson (sopravvalutato, ma comunque forte) e, nelle giornate di vena, Lawrence Dallaglio.
<BR>(Certo non Steve Thompson!). Per il resto un solido gruppo di professionisti. Mi vuoi dire che una federazione sportiva non è in grado di trovare una ventina di atleti con un po\' di talento e la testa sulle spalle che siano disposti a sacrificarsi ed a lavorare per migliorare sè stessi se non c\'è alle spalle un movimento competitivo? Come ti ho dimostrato, anche se i fuoriclasse non si possono programmare, i giocatori forti si possono formare senza bisogno dell\'equivalente di una serie A calcistica alle spalle. I metodi ci sono e ti ho anche spiegato quali. Ma ci vuole un progetto, l\'ambizione e la volontà di ottenere risultati. Poi, se invece di vincere un grande slam nel 6N e rifilare 70 punti agli All-Blacks in una finale di coppa del mondo si riesce a battere la Scozia, il Galles e l\'Irlanda con frequenza, e Francia ed Inghilterra occasionalmente, non sarò io a sputarci sopra... ma almeno potremo dire di averci provato. Ed una volta che questi giocatori ritornano a giocare per i loro club contribuiranno ad alzare il livello del movimento italiano.
<BR>
<BR>Per quanto riguarda l\'Italdonne, non credo che esista esempio più lampante di una squadra di successo \"costruita\": la maggior parte delle giocatrici sono state reclutate direttamente dalla nazionale juniores senza aver mai giocato ad alto livello prima e poi liberate per giocare nei club in serie A o all\'estero. Solo le veterane (Cacciatori, Mifkova, Rinieri) erano state formate dal \"movimento\", ovvero giocavano già in serie A, le altre non hanno visto un club per anni.
<BR>
<BR>Per finire: Schuil è stato l\'MVP ed il miglior realizzatore della finale olimpica di Atlanta, vinta dall\'Olanda sull\'Italia (Van Der Meulen ci giustiziò 4 anni prima, qualora la memoria ti faccia qualche scherzo... e i fratelli Van Der Goor giocano ancora). Per me questo lo qualifica come un campione, poi ognuno è libero di avere le sue opinioni.

Inviato: 15 mar 2005, 14:06
da pam
Cosa porta di nuovo a questa discussione il risultato di Ing-Ita?
<BR>Quali riflessioni sull\'intervista di Giovannelli (onore e gloria eterna al Capitano coraggioso!)?
<BR>Mi sembra che siamo alle solite: o \"tutto va bene, evviva JK\" (e continuiamo così?), oppure \"tutto va male, a mare JK\" (ma cosa e dove cambiare?) oppure, la terza via (di berlingueriana memoria), \"tutto va male, ma JK è da salvare\" (allora come mai chi ha scelto JK è lo stesso che gestisce il resto?)...
<BR>...mumbe...mumble :-(
<BR>bel problema....
<BR>pam

Inviato: 15 mar 2005, 14:37
da jaco
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 11-03-2005 alle ore 16:38, marcofk wrote:
<BR>[...]
<BR>Non per cercare il pelo nell\'uovo, ma gli Stati uniti hanno
<BR>Per quanto riguarda il rugby, credi che l\'Inghilterra campione del mondo fosse fatta da tutti fuoriclasse? A ben vedere, ce n\'erano ben pochi: Martin Johnson, Johnny Wilkinson (sopravvalutato, ma comunque forte) e, nelle giornate di vena, Lawrence Dallaglio.
<BR>(Certo non Steve Thompson!). Per il resto un solido gruppo di professionisti. Mi vuoi dire che una federazione sportiva non è in grado di trovare una ventina di atleti con un po\' di talento e la testa sulle spalle che siano disposti a sacrificarsi ed a lavorare per migliorare sè stessi se non c\'è alle spalle un movimento competitivo? Come ti ho dimostrato, anche se i fuoriclasse non si possono programmare, i giocatori forti si possono formare senza bisogno dell\'equivalente di una serie A calcistica alle spalle. I metodi ci sono e ti ho anche spiegato quali. Ma ci vuole un progetto, l\'ambizione e la volontà di ottenere risultati. Poi, se invece di vincere un grande slam nel 6N e rifilare 70 punti agli All-Blacks in una finale di coppa del mondo si riesce a battere la Scozia, il Galles e l\'Irlanda con frequenza, e Francia ed Inghilterra occasionalmente, non sarò io a sputarci sopra... ma almeno potremo dire di averci provato. Ed una volta che questi giocatori ritornano a giocare per i loro club contribuiranno ad alzare il livello del movimento italiano.
<BR>
<BR>[...]
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>A parte che si potrebbe disquisire a lungo sul termine \"fuoriclasse\", ma gente come Jason Robinson, Lewsey, Balshaw, Greenwood, Dawson, mi sembrano qualcosa in più di \"solidi professionisti\".
<BR>Per quanto riguarda la \"ventina di atleti\" questi vanno bene nel volley e nel basket, ma nel rugby tenuto conto di possibili (probabili) infortuni anche pesanti credo ce ne vogliano minimo una sessantina che, allora, diventano una parte molto cospicua, secondo me da attingere nel campionato (società) più che non da far crescere in un ipotetico \"club Italia\".
<BR>
<BR>pam, non sarà certo una (preventivabilissima) sconfitta con l\'Inghilterra o le dichiarazioni (un po\' rancorosette?) di Giovanelli a cambiare l\'inerzia del discorso o le idee di chi è intervenuto... ;-)

Inviato: 15 mar 2005, 15:14
da pam
Appunto, caro Jaco! Ma credo altresì che il problema non sia osannare o giubilare, bensì proporre...cose fattibili e concrete.
<BR>Se è difficile pensare di \"rifondare\" il movimento (mamma mi aquanto suono bertinottiano!), lo è ancor di più quando si parla di cambio di dirigenti (chi al loro posto?). L\'idea lanciata dal mitico Giova di inserire gli atleti che hanno vissuto al vertice è senz\'altro affascinante, ma...ingenua. Mi spiego..ci provo: la migliore delle idee e il più preciso dei progetti sono del tutto inutili se non gestiti da \"professionisti\" e intendo professionisti della GESTIONE che giochino in squadra con chi ha esperienza della \"palla ovale\".
<BR>Mi pare, invece, che le lotte siano molto sulle persone/bandiera e poco sui contenuti e, ancor meno, sui metodi...
<BR>pam

Inviato: 15 mar 2005, 21:31
da marcofk
E tu credi che nell\'attuale dirigenza federale ci siano professionisti in grado di gestire qualcosa?
<BR>
<BR>Primo: non sono professionisti (o quantomeno non sono professionali). Secondo: non saprebbero organizzare una sbronza in una birreria (o se preferisci l\'albionico: \"They couldn\'t organise a piss-up in a brewery\").
<BR>
<BR>I tecnici sono gli unici abbastanza in grado di fare il proprio lavoro in questo carrozzone.

Inviato: 15 mar 2005, 21:51
da marcofk
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 15-03-2005 alle ore 14:37, jaco wrote:
<BR><!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 11-03-2005 alle ore 16:38, marcofk wrote:
<BR>[...]
<BR>Non per cercare il pelo nell\'uovo, ma gli Stati uniti hanno
<BR>Per quanto riguarda il rugby, credi che l\'Inghilterra campione del mondo fosse fatta da tutti fuoriclasse? A ben vedere, ce n\'erano ben pochi: Martin Johnson, Johnny Wilkinson (sopravvalutato, ma comunque forte) e, nelle giornate di vena, Lawrence Dallaglio.
<BR>(Certo non Steve Thompson!). Per il resto un solido gruppo di professionisti. Mi vuoi dire che una federazione sportiva non è in grado di trovare una ventina di atleti con un po\' di talento e la testa sulle spalle che siano disposti a sacrificarsi ed a lavorare per migliorare sè stessi se non c\'è alle spalle un movimento competitivo? Come ti ho dimostrato, anche se i fuoriclasse non si possono programmare, i giocatori forti si possono formare senza bisogno dell\'equivalente di una serie A calcistica alle spalle. I metodi ci sono e ti ho anche spiegato quali. Ma ci vuole un progetto, l\'ambizione e la volontà di ottenere risultati. Poi, se invece di vincere un grande slam nel 6N e rifilare 70 punti agli All-Blacks in una finale di coppa del mondo si riesce a battere la Scozia, il Galles e l\'Irlanda con frequenza, e Francia ed Inghilterra occasionalmente, non sarò io a sputarci sopra... ma almeno potremo dire di averci provato. Ed una volta che questi giocatori ritornano a giocare per i loro club contribuiranno ad alzare il livello del movimento italiano.
<BR>
<BR>[...]
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>A parte che si potrebbe disquisire a lungo sul termine \"fuoriclasse\", ma gente come Jason Robinson, Lewsey, Balshaw, Greenwood, Dawson, mi sembrano qualcosa in più di \"solidi professionisti\".
<BR>Per quanto riguarda la \"ventina di atleti\" questi vanno bene nel volley e nel basket, ma nel rugby tenuto conto di possibili (probabili) infortuni anche pesanti credo ce ne vogliano minimo una sessantina che, allora, diventano una parte molto cospicua, secondo me da attingere nel campionato (società) più che non da far crescere in un ipotetico \"club Italia\".
<BR>
<BR>pam, non sarà certo una (preventivabilissima) sconfitta con l\'Inghilterra o le dichiarazioni (un po\' rancorosette?) di Giovanelli a cambiare l\'inerzia del discorso o le idee di chi è intervenuto... ;-)
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>1 - Con la sola eccezione di Matt Dawson, recentemente sbattuto in panca perchè preferisce fare il comico in TV, ed oggi di Jason Robinson (peraltro non molto più efficace di BergaMirco di questi tempi) tutti i nomi che hai fatto non hanno mai avuto un posto in squadra assicurato e sono stati spesso messi in panca anche quando l\'Inghilterra andava forte. Infatti Balshaw e Lewsey hanno giocato pochissimo in Bianco e a Greenwood è stato spesso preferito Dan Luger. Nessuno di questi è un fenomeno ma in genere difficilmente sbaglieranno una partita: questo intendo per solidi professionisti. Ma i fenomeni sono altri (Umaga, Rokokoko, Burke, BOD, etc.)
<BR>
<BR>2- Il campionato non fa crescere nessuno: se così fosse dovremmo fare man bassa di mondiali ed europei di calcio. E invece tutte le nostre nazionali vincenti lavorano e vengono programmate come un club. E poi capiamoci: il movimento rugbistico italiano non crescerà più di tanto quindi puntare sulla quantità per ottenere risultati è semplicemente controproducente. Tutti hanno alti e bassi, inclusa l\'Inghilterra del mezzo milione di tesserati che collezionava cucchiai di legno negli anni ottanta. Noi possiamo puntare ad avere una squadra competitiva (cioè 15 giocatori) ed un certo numero di ricambi chiave (5-10) ed essere competitivi finchè sono in salute. Non è un compito impossibile. Pensare davvero che con la nostra base di praticanti si possa ambire a creare tanti giocatori di alto livello quanti ne hanno nazioni con dieci volte tanti giocatori è ridicolo.
<BR>
<BR>E poi non riesco a capire quest\'ostilità di fondo contro un \"Club Italia\": dovunque è stato utilizzato ha dato risultati se non subito, almeno a medio e lungo termine e dovunque NON è stato utilizzato i risultati sono stati erratici a dispetto di un movimento competitivo (gli alti e bassi di calcio, pallanuoto e basket). D\'accordo che bisogna saper perdere, ma qua si cerca la sconfitta a tutti i costi!

Inviato: 16 mar 2005, 6:58
da Bacioci
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 15-03-2005 alle ore 15:14, pamagri wrote:
<BR>Appunto, caro Jaco! Ma credo altresì che il problema non sia osannare o giubilare, bensì proporre...cose fattibili e concrete.
<BR>Se è difficile pensare di \"rifondare\" il movimento (mamma mi aquanto suono bertinottiano!), lo è ancor di più quando si parla di cambio di dirigenti (chi al loro posto?). L\'idea lanciata dal mitico Giova di inserire gli atleti che hanno vissuto al vertice è senz\'altro affascinante, ma...ingenua. Mi spiego..ci provo: la migliore delle idee e il più preciso dei progetti sono del tutto inutili se non gestiti da \"professionisti\" e intendo professionisti della GESTIONE che giochino in squadra con chi ha esperienza della \"palla ovale\".
<BR>Mi pare, invece, che le lotte siano molto sulle persone/bandiera e poco sui contenuti e, ancor meno, sui metodi...
<BR>pam
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>D\'accordissimo!
<BR>Ti dirò di più: per me i vecchi giocatori devono stare distanti da ruoli dirigenziali. Al massimo possono fare i manager (tipo Carletto) perchè possono utilizzare la loro esperienza per dare tranquillità ai giocatori che, nei periodi che precedono i grandi appuntamenti agonostici, devono restare più lucidi possibile. Per il resto (l\'ho vissuto sulla mia pelle) gli ex grandi giocatori pensano che bastino un po\' di partite in nazionale per avere il Verbo rugbistico. Sanno tutto loro solo perchè hanno giocato un po\' di anni in serie A o con la Maglia Azzurra, invece non capiscono che per fare i dirigenti ci vogliono altre caratteristiche. Tra questi ci metto pure Giovannelli che è stato un grandissimissimissimo in campo, ma fuori non all\'altezza delle sue prestazioni da giocatore e non credo proprio possa essere un dirigente illuminato e preparato professionalmente per dare lezioni a qualcuno.

Inviato: 16 mar 2005, 7:02
da pam
Caro Bacioci, ero sicuro che con il Tuo vissuto da consulente (se non ricordo male un Tuo vecchio thread) mi avresTi dato ragione.... ;-)
<BR>buona giornata
<BR>pam

Inviato: 16 mar 2005, 7:55
da Bacioci
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 16-03-2005 alle ore 07:02, pamagri wrote:
<BR>Caro Bacioci, ero sicuro che con il Tuo vissuto da consulente (se non ricordo male un Tuo vecchio thread) mi avresTi dato ragione.... ;-)
<BR>buona giornata
<BR>pam
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>Ho un po\' il dente avvelenato su queste cose. Forse perchè nel lavoro si trova tanta gente che di professionale ha solo il titolo sul biglietto da visita...
<BR>Hai detto giusto: sono stato un consulente, ma adesso sono passato dall\'altra sponda perchè faccio l\'imprenditore (detto così sembra più grande di quello che è effettivamente e mi viene da ridere!)
<BR>