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yeti
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Località: Saarbruecken (Germania)

Messaggio da yeti »

....quella della macchina e dell\'autista. Ti ricordi, Pamagri?
<BR>Bei tempi.
<BR>Allora, siccome io e Pamagri ci stavamo riaccapigliando in privato, e ci sembrava triste farlo tutto soli (come fossimo due vecchietti sdentati al bar del paese a sbraitare ancora su chi aveva rubato la bicicletta al parroco 47 anni prima), abbiamo deciso di riportare le questioni all\'attenzione di tutti. Fissiamo intanto due punti di partenza.
<BR>
<BR>- La nazionale italiana ha dei problemi (come tutte le nazionali periodicamente).
<BR>- Il movimento rugbystico italiano ha dei problemi (come tutte le cose italiane stabilmente)
<BR>
<BR>Che rapporto esiste tra i due ordini di problemi?
<BR>Sembrerebbe logico prospettare una relazione diretta: la nazionale ha problemi che eredita dal nostro movimento. E il contenzioso sarebbe finito. Ma......la cosa è più complessa.
<BR>Parlandone in privato con Pamagri, non ho potuto fare a meno di notare che io e lui abbiamo modelli di approccio completamente diversi. Lo tiro in ballo impunemente (tanto, come Roger Rabbit, non resisterà al ritornello di \"ammazza la vecchia\") perchè il suo modo è talmente opposto al mio che mi sembra curioso. Lui, mente analitica secondo me, sostiene l\'indipendenza dei due aspetti: il tipo di problemi che ha la nazionale va risolto in tempi brevi e brevissimi (nuova conduzione tecnica?), secondo modalità e criteri interni al problema \"nazionale\". Il problema del sviluppo del movimento va affrontato su altri livelli, con modalità e criteri propri alla natura intrinseca del problema \"sviluppo\" e che presuppongono tempi molto lunghi (progettazione sistematica, pianificazione e attuazione di strategie di sviluppo, bla bla...) e che nulla hanno a che vedere con la gestione di una nazionale e che non necessariamente possono essere benefici alla nazionale, almeno in tempi brevi. Dico bene, Pam?
<BR>Io, mente storica, credo che ci sia una relazione reciproca di molteplici elementi che vanno considerati come un sistema. Tutto si influenza reciprocamente e quindi, il problema nazionale va visto in un\'ottica allargata (campionato, cultura rugbystica in Italia, mezzi e materiale umano a disposizione,....). Tuttavia, più ci penso, più mi rendo conto che il punto di vista di Pamagri non è del tutto peregrino, anzi. Sicuramente ci sono problemi della conduzione tecnica di una squadra (in questo caso la nazionale) che non sono minimamente influenzati dal resto. Sono peculiari, esclusivi e vanno risolti all\'interno. Altri invece sono più circostanziati e meritano una riflessione globale che coinvolga altri aspetti in modo sistematico.
<BR>Insomma, cosa ne pensate?
<BR>Ci sono relazioni tra i due ordini di problemi oppure no?
<BR>Ci sono problemi all\'interno di una nazionale (non solo quella italiana, una nazionale in genere) che vanno risolti indipendentemente dal movimento?
<BR>Ci sono problemi del movimento che vanno risolti indipendentemente dal successo e dalla visibilità di una nazionale?
<BR>Che cosa può portare di buono in una nazionale uno sviluppo programmatico e competente (!!!) del movimento?
<BR>Come può un movimento in regresso o in progresso influenzare positivamente o negativamente la nazionale?
<BR>Insomma, i problemi vanno risolti uno per volta, oppure bisogna considerarli tutti insieme per trovare soluzioni organiche?
<BR>A voi la parola.
<BR>
<BR>
<BR>G.
<BR>
<BR>
<BR>P.s. Per essere sicuro di suscitare un dibattito acceso e costruttivo con molte risposte vi devo dire che VI CONSIDERO TUTTI UN BRANCO DI IMBECILLI E DI INCAPACI. :-)))))
conchiglione
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Messaggio da conchiglione »

yeti,io ho un cliente vicino a saarbruecken..quando vengo lì ti do una testata !
<BR>(tanto per fomentare ma qui vedo che....)
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jaco
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Messaggio da jaco »

E\' un dilemma che esiste da tempo, che si è fatto pressante negli anni della nazionale di Coste e che ancora è di grande attualità... Mi spiego. Fino all\'ingresso nel 6N la Federazione ha puntato tutte le risorse quasi esclusivamente sulla nazionale che doveva centrare l\'obiettivo 6N ad ogni costo, per questo fu aperta la possibilità di far giocare oriundi: si doveva arrivare al 6N per poi (seconda fase) far crescere il movimento, grazie ai soldi che sarebbero arrivati, al traino pubblicitario ecc ecc.
<BR>Ora, però, la seconda fase della strategia (la crescita dell\'intero movimento) stenta a decollare...
<BR>In ogni caso dire che la nazionale è completamente avulsa dal resto del movimento mi sembra molto miope come tipo di visuale. Certo alcuni problemi di ordine strettamente tecnico possono e devono essere affrontati e risolti nell\'ambito della nazionale (ad es. il gioco prevedibile e totalmente inefficace dei 3/4) così come sono stati affrontati e parzialmente risolti i problemi di difesa o di organizzazione in touche, ma è anche chiaro, che, come recita un vecchia frase fatta, la nazionale è figlia del movimento. Finora abbiamo avuto una nazionale \"gonfiata\" rispetto al movimento di cui è vertice: è ora di agire in profondità per far emergere in tutto il suo potenziale questo sport...
<BR>
<BR>...rileggendo quanto ho scritto non sono sicuro di aver centrato il problema. Perdona Yeti, sono a lavoro e l\'ora è tarda... :-?
L'ignorante sa tant, l'inteigente sa poc, el saggio sa nient. EL MONA SA TUT!
supercaponez
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Messaggio da supercaponez »

per yeti:
<BR>1. Imbecille e incapace vai a dirlo a s..... anzi a qualcun\'altro/a....
<BR>2. Fondamentalmente sono d\'accordo con te a metà
<BR>3. Non so dove cavolo stai, ma se ti prendo, ti prendo anch\'io a testate (non per fomentare, ma per goduria)
<BR>4. questa volta una cosa seria: io credo che Jaco abbia centrato la questione. Siamo dovuti entrare a tutti i costi nel 6 nazioni, e dopo avremmo dovuto sfruttare tutto quello che questo ci da di buono (certamente non poco)
<BR>La mia considerazione è che nel mio paesino in provincia di Pescara, non si sapeva cosa fosse il rugby prima del ns ingresso nel 6 nazioni; nelle mie attività commerciali (supermercati) non sentivo mai parlare di rugby e semmai io avessi raccontato qualcosa, mi dicevano \" ah sì quello con i caschi e le protezioni\" riferendosi al futbol americano.
<BR>Ora invece in tanti mi dicono bella l\'Italia, stiamo migliorando, bellissimo il pubblico, bellissimo il rispetto in campo fra giocatori e nei confronti dell\'arbitro.
<BR>Ecco ora cominciamo a sapere cos\'è il rugby e forse ad affascinarsi a questo meraviglioso sport... ora sta alla federazione non far scemare questo entusiasmo ed io credo che si sta lavorando per questo.
<BR>Mi auguro di non essere stato troppo lungo e vedrete il rugby crescerà.
supercaponez
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Messaggio da supercaponez »

sorry ho dimenticato il punto 5:
<BR>se arriviamo sempre ultimi nel torneo però i giornali non ci cagheranno più, La7 ci abbandonerà, quindi cmq i risultati della nazionale sono di vitale importanza e trainanti rispetto al resto.
<BR>della serie è nato prima l\'uovo o la gallina? Bhè io penso che in questo momento si deve lavorare in parellelo fra nazionale e sviluppo del rugby.
<BR>sorry
pam
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Messaggio da pam »

Il problema, e scusate se semplifico, è di non mettersi sul piano della crociata JK-sì, JK-no, dando a queso aspetto un contenuto di soluzione dei problemi universali del rugby italiano.
<BR>La gestione di una nazionale che partecipa a competizioni in cui si deve cercare di avere un risultato \"decoroso\", credo debba essere gestita in modo \"particolare\", con tutto il lavoro concentrato sul breve, con un occhio verso le novità che possono venire dalla U21, la cui gestione tecnica prevedo debba essere in sintonia con la nazionale maggiore.
<BR>Tutto il resto del movimento e più precisamente: il minirugby, gli incentivi ai club, l\'organizzazione dei Comitati Regionali, la gestione dei centri tecnici giovanili o accademie che dir si voglia, ha necessariamente bisogno di un piano strategico che possa essere chiamato a dare frutti in non meno di 3-5 anni.
<BR>Ora, il difficile è la definizione del limite entro il quale comanda Tizio (settore giovanile, dalla U7 alla U19) e quello dove comanda Caio (U21 e Naz. Maggiore) e il loro necessario coordinamento. Qui il problema è esclusivamente dei quadri federali, chiamati a dare la necessaria coordinazione.
<BR>Ritengo, infatti, improponibile che chi deve gestire la parte più alta della conduzione tecnica abbia tempo e voglia di occuparsi dei piccoli.
<BR>Non mi pare che quando Woodward ha passato la mano, la RFU abbia subito delle rivoluzioni, giusto per fare un esempio.
<BR>Il pretendere di rimettere in discusisone tutto il sitema senza gestirlo per \"sezioni\" è un bel sogno, ma irrealizzabile. Nel lavoro, uso spesso il paragone dell\'elefante: chi è in grado di mangiare un elefante? Nessuno! Ma se ne mangio una fettina al giorno, alla fine dell\'anno avrò mangiato l\'elefante.
<BR>Spero di essere risultato chiaro, anche perchè leggendo la sintesi del mio pensiero fatta dallo Yetolone...sembro decisamente più intelligente...
<BR>pam :-]
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.
supercaponez
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Messaggio da supercaponez »

Pam ritengo ovvio che la crociata jk si/no non faccia parte di questo tipo di discussione. Perlomeno io non sono in grado di capire se JK si/no oppure Dondi si/no. Il punto è che c\'è bisogno di mangiare una fettina al giorno del grande elefante che dici tu! L\'importante è che tutti si possano sfamare di così tanta abbondanza.
<BR>Ma siamo sicuri che non stiamo già percorrendo la strada giusta?
pam
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Messaggio da pam »

Supercapo, spero di sì a livello giovanile, sui piani alti ho forti perplessità...
<BR>pam
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.
marcofk
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Messaggio da marcofk »

La Nazionale ed il movimento, sebbene abbiano punti di contatto, sono due entità fondamentalmente diverse. Esempi di rappresentative sportive nazionali che hanno successo a dispetto di un movimento modesto sono molteplici: Grecia e Danimarca nel calcio, Olanda nella pallavolo, Stati Uniti ancora nella pallavolo (tuttora non hanno un campionato nazionale e quello universitario si gioca ad invito...), Argentina nel basket eccetera.
<BR>
<BR>Il caso di Olanda e Stati Uniti è particolarmente interessante: l\'Olanda ha un campionato di pallavolo di infimo livello, gli Stati Uniti hanno il campionato NCAA, riservato a studenti universitari, che si disputa giocando amichevoli tutto l\'anno fra una trentina di università in totale, finchè qualcuno decide di invitare quattro squadre alla final four. Facendo il confronto con il campionato italiano (se non il più competitivo, uno dei tre campionati più competitivi al mondo con Giappone e Brasile) c\'è da domandarsi come abbiano fatto queste due nazioni a vincere 3 medaglie d\'oro olimpiche più qualche argento e bronzo nel giro degli ultimi vent\'anni. Nel caso specifico della pallavolo, l\'Italia ha una nazionale che è figlia del movimento di base, ed ha dominato per molti anni la scena internazionale, restando competitiva anche oggi, a dispetto dell\'attuale generazione di giocatori, a mio avviso molto meno dotata della precedente. D\'altra parte, Olanda e Stati Uniti hanno puntato sulla crescita rapida del vertice del movimento (le nazionali) indipendentemente dal movimento di base. Questo è stato ottenuto selezionando i giocatori migliori e di fatto facendo lavorare la nazionale come un club, 12 mesi all\'anno. La leggenda narra che la selezione iniziale per la nazionale olimpica americana, olimpionica nel 1984 e 1988 e campione del mondo 1986 fosse consitita nel convocare i migliori giocatori a livello di college e metterli alla prova in una specie di percorso di sopravvivenza: i primi dodici arrivati furono selezionati in base al criterio che, essendo fra i migliori, ciò che fa la differenza a quel livello è il carattere e la determinazione, più che la tecnica.
<BR>
<BR>Se torniamo indietro ai tempi di Georges Coste vediamo che la nazionale di rugby era gestita, entro i limiti imposti dall\'organizzazione del nostro movimento, grosso modo come un club, con lunghi ritiri e sessioni di allenamento di squadra che andavano a compensare le mancanze del sistema di allenamento dei club, in particolare quelli più lontani dal vertice. Quella nazionale ha ottenuto risultati eccezionali, nonostante alcuni problemi nella gestione di alcuni uomini (chi ricorda come uno dei migliori realizzatori di mete italiani di sempre venisse spesso escluso dalla formazione - Marcello Cuttitta).
<BR>
<BR>Ora, il problema attuale, come lo vedo io, è che si vuol cercare di allargare e far crescere il movimento credendo che questo basti ad ottenere risultati. Può funzionare a lungo termine, ma ho i miei dubbi che una nazionale perdente possa fare da traino ad un movimento ancora di nicchia nel panorama sportivo italiano. E soprattutto, non è affatto vero, ed è stato spesso dimostrato, che è necessario avere un movimento sportivo al livello delle nazioni più avanzate (nel rugby, s\'intende) per essere competitivi. Sono due cose che possono essere collegate ma non lo sono necessariamente. I risultati per la nazionale arriveranno quando tutti coloro che hanno a che fare con la nazionale avranno capito che non esiste altra ragion d\'essere per una rappresentativa nazionale se non vincere partite e vincere tornei. La nazionale di Coste l\'aveva capito.
<BR>
<BR>Oggi si parla tanto del fatto che ora gli anglosassoni ci rispettano sul campo di rugby. Beh, vi dirò una cosa: gli anglosassoni non hanno mai rispettato per niente i francesi sul campo di rugby (e non li rispettano tuttora, nel rugby ed in tanti altri ambiti), ma li temono. Perchè loro possono andare a Twickenham, giocare da cani e vincere.
<BR>
<BR>Meglio essere temuti che rispettati quando si è in competizione. La domanda è: cosa vogliamo veramente dal rugby italiano?
"It ain't over till the fat man spins!" - David Gower, 2005
bajun
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Messaggio da bajun »

Bel post Yeti! Tanto che, per quanto le opinioni di un altro imbecille e incapace interesseranno poco, voglio rispondere.
<BR>Personalmente non credo che la qualità di un movimento sportivo, di qualsiasi sport si tratti, influenzi imprescindibilmente i risultati della nazionale. O almeno non è così ragionando secondo quello che è il metro di giudizio tradizionale. Mi spiego. I tre fattori considerati fondamentali per misurare il livello di sviluppo di uno sport in ambito nazionale sono:
<BR>
<BR>1) Livello del campionato
<BR>2) Numero di praticanti
<BR>3) Risorse economiche federali
<BR>
<BR>Un alto livello qualitativo in tutti e tre gli ambiti viene considerato quale condizione necessaria per puntare costantemente alla vittoria.
<BR>Tuttavia i risultati dell\'Italia nel basket, Olanda nella pallavolo, ancora Italia nello sci di fondo, stanno lì a testimoniare il contrario, così come altri, innumerevoli esempi della storia sportiva. O almeno così sembra. In effetti tutte queste rappresentative hanno in comune una disastrosa condizione economica delle rispettive federazioni e situazioni deficitarie negli altri aspetti.
<BR>Ad esempio il campionato italiano di basket, oltre ad essere intasato di giocatori stranieri, è di un livello imparagonabilmente inferiore rispetto a quello U.S.A, campionato nel quale giocano i migliori atleti delle nazionali rivali. Inoltre il numero di praticanti non è certamente elevato, in Italia. Il caso olandese, poi, è ancora più significativo. Non esiste un campionato professionistico e il numero di praticanti è bassissimo. Ma come diavolo fanno a vincere!? Personalmente credo che per avere una risposta semplice sia sufficiente prendere in considerazione anche gli aspetti qualitativi di un movimento, oltre a quelli esclusivamente numerici e statistici. In sostanza è vero che le partite di basket più belle non si giocano in Italia, e che il nostro campionato lascia poco spazio ai giocatori di casa, ma gli stranieri che militano o hanno militato in squadre italiane rispondono ai nomi di Ginobili, Sconochini, Delfino, campioni olimpici con l\'Argentina; è a dir poco formativo giocare con atleti del genere! E\' vero che il numero di praticanti è basso, ma il livello tecnico medio è molto elevato: gli italiani sono ottimi tiratori, sanno difendere e, strano a dirsi, sono molto disciplinati tatticamente, anche nelle categorie inferiori. Sembra paradossale, ma, se ben gestita, anche l\'assenza di un campionato professionistico può risultare scarsamente deficitaria, vedasi il caso della pallavolo olandese. In quella situazione l\'assenza di giocatori stranieri permette ai giovani olandesi di giocare frequentemente, e senza l\'esasperazione agonistica legata al professionismo (quando ci sono i soldi in ballo i risultati si vogliono subito) si ha la possibilità di crescere giocatori solidi alla base, tecnicamente. Inoltre, senza uno stipendio, continuano a giocare solo i più motivati, quelli caratterialmente più forti.
<BR>Con questo non voglio togliere nulla al c.t. Recalcati: senza di lui l\'Italia sarebbe uscita nella fase a gironi, ma in assenza delle caratteristiche qualitative del nostro movimento ad Atene non ci avremmo neppure messo piede! A mio parere nessuno staff tecnico in nessuno sport può portare una nazionale a superare con CONTUINITA\' di risultati il livello qualitativo del movimento di base.
<BR>Sono prolisso, scusate, e anche tendenzialmente egocentrico, ma ancora non ho parlato di rugby! Il caso del nostro sport è ancora più particolare degli altri. Infatti il campionato italiano di rugby ha sì gli stessi difetti del corrispettivo cestistico, ma con l\'aggravante che gli stranieri rugbisti non sono di livello mondiale! E il numero di praticanti è sì ugualmente basso, ma il livello tecnico medio non è adeguato. Come pretendere quindi che i risultati della nostra nazionale siano migliori di quelli attuali?
<BR>Tuttavia c\'è un\'altra, fondamentale, peculiarità riguardante il movimento rugbistico italiano: le casse della FIR sono piene di soldi! Qui si ritornerebbe sull\'annosa questione di come impiegarli e sulla possibilità che determinati investimenti possano dare risultati nell\'immediato futuro. Non so se si possa ricondurre all\'argomento di questa discussione, forse no, ma in quelle casse vi è la più grande differenza fra il movimento rugbistico e quello di tutti gli altri sport praticati in Italia (escluso il calcio, naturalmente).
<BR>
<BR>Saluti.
<BR>
<BR>P.S. Sono molto soddisfatto: in tutto il messaggio non ho nominato nemmeno una volta JK.....doh!
<BR>
kyuss
Messaggi: 253
Iscritto il: 11 ott 2004, 0:00

Messaggio da kyuss »

scusa yeti ma ti sei dimenticato di fare citazioni bibliografiche ....... in cosa sei laureato? in lettere antiche ...in lingue .......il tuo modo di scrivere mi ricorda certe persone .....sai ci sono tanti come te ? non sei per niente originale ...........la banalita\' degli \"intellettuali\" a volte mi fa rabbrividire ..........solo nozioni pure nozioni......... e la poesia ...........riesci ogni tanto a fare qualche \"volo\" ..................( comunque se la cosa ti puo\' interessare saro\' anche \"parrucchiera-e\" ma una parrucchiera-e laureta/o .... se per te conta ......) SALUTI p.s.: cosi\' magari ti degni di rispondere!!!!!!!!!!
Bacioci
Messaggi: 1626
Iscritto il: 23 set 2003, 0:00

Messaggio da Bacioci »

Secondo me adesso è il momento di contestualizzare questa discussione: in questo momento l\'Italia si trova ad aver agganciato il rugby d\'élite. Anche se i risultati sportivi non sono eccelsi siamo ormai entrati a far parte del mondo che conta e l\'equa distribuzione dei proventi del VI nazioni ne è una prova. Da qui non ci schioda nessuno. Non dobbiamo più dimostrare che valiamo quel posto, perchè (purtroppo in linea generale, ma per fortuna per noi) i meriti sportivi sono superati dai \"meriti\" economici.
<BR>Partendo da questo punto, mi riallaccio agli esempi fatti relativi ad altri sport. Attenzione, perchè le politiche che io definisco miopi di Olanda e Usa nel volley o di altre nazioni in altri sport hanno il difetto di ottenere dei risultati fino a quando ci sono talenti che possano tenere alto il livello. Poi, però, fatalmente queste squadre spariscono. Proprio Usa e Olanda nel volley sono adesso squadre di seconda fascia e con scarse porspettive. L\'Italia del volley, invece, è sempre rimasta ai vertici perchè ha saputo trasformare l\'onda di successi di una meravigliosa generazione di talenti (irripetibile) in un solido movimento, capace di migliorare il proprio standard in modo da garantire sempre e comunque che alla nazionale possano arrivare giocatori di livello internazionale. Poi, ci sono degli anni in cui non si vince, ma non si è mai passati da essere i n.1 a essere i n. 30.
<BR>La situazione del nostro sport è molto simile a quella che è successa negli anni 90 al volley. Adesso siamo lì e dobbiamo lavorare per avere un movimento tale per cui la nostra nazionale resti a livelli accettabili con continuità. Poi ci saranno anni (vedi l\'attuale Irlanda) in cui ci sarà più talento e anni (vedi Inghilterra) in cui ce n\'è meno, ma si resta sempre mediamente al top.
<BR>Per me (con le dovute proporzioni) dobbiamo proprio prendere come modello l\'Inghilterra. Hanno avuto una generazione di fenomeni che li ha portati alla vittoria nella Coppa del Mondo. Adesso questi fenomeni non ci sono più, ma la Nazionale è restata comunque tra le prime 5 del mondo perchè c\'è alle spalle un movimento di così elevata qualità che porta sempre giocatori di caratura internazionale.
<BR>Per tutto quello che ho scritto, sono convinto che adesso (ma forse è già un po\' tardino) sia il momento per puntare tutta la nostra attenzione nello sviluppo del movimento, mentre alla nazionale non si può che chiedere di \"tenere duro\". Tra qualche anno potremo riscuotere i dividendi di un lavoro di fondo e questi dividendi saranno distribuiti in modo costante per molti anni.
<BR>Purtroppo mi sembra, invece, che Dondi presti ancora più attenzione ai risultati della nazionale, vedendola come un veicolo, come se questa fosse sufficiente a far crescere magicamente il nostro movimento. La cosa mi sorprende molto: un uomo che è vissuto nell\'ambiente del rugby, che fa del sacrificio l\'unica via per ottenere i risultati, che si affida invece a qualcosa di estemporaneo come qualche vittoria al VI nazioni per risolvere i problemi del nostro sport. Bah...
yeti
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Messaggio da yeti »

Caro/Cara Kyuss,
<BR>scusa se ti rispondo in pubblico. Non sei online in questo momento, perciò non posso farlo in privato.
<BR>Ti dirò che mi hanno detto di tutto nella mia vita, meno che sono banale. Ma avevo l\'impressione di esserlo diventato ultimamente. Vuoi vedere che ci hai pure ragione? Sarà l\'età, la pancia piena, la sciatica, il mezzo posto statale e l\'andare a letto presto tutte le sere. Dov\'è finita la giovinezza, con tutte le sue intemperanze e i suoi privilegi?
<BR>Poesia? Volo? Ho incominciato la mia terza raccolta di liriche \"L\'Etica Etilica\", ma si è interrotta. Vena inaridita. Che tristezza. Ebbene si. Forse sono banale. Ogni tanto mi rileggo la seconda (\"L\'indolenzita indole\") o alcune lettere del mio \"Epustolario\". Altri tempi, altri ardori.
<BR>Forse hai ragione: non c\'è niente di più patetico e banale di un musicista mancato che fa finta di fare il letterato laureato e dottorato e che prova a fare lo scienziato del rugby.
<BR>Se t\'interessa, posso però spedirti in qualche modo \"L\'indolenzita indole\" o anche \"Testi e testicoli\" (la prima). Cosí avrai l\'anteprima sullo Yeti poetico, anzi sul Poyeto.
<BR>Ora scappo su Ebay a comprare una vetrinetta. Non lasciatevi deviare dai \"voli\" miei e di Kyuss.
<BR>
<BR>G.
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jaco
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Messaggio da jaco »

Concordo con Bacioci, gli esempi di USA e Olanda del volley non fanno che confermare quanto sia importante un movimento organizzato alle spalle della nazionale. Negli ultimi anni, infatti, queste squadre hanno perso tutta la loro competitività e per ritrovarla dovranno aspettare altre \"generazioni di fenomeni\" da forgiare ad hoc. Non mi pare gran cosa.
<BR>Poi viene citata la nazionale di Coste e anche qui, secondo me, l\'esempio non è proprio centratissimo. Forse in quegli anni il campionato italiano non era a livello altissimo, ma c\'erano due squadre (Milan e Benetton che costituivano l\'ossatura della nazionale) le quali praticavano, di fatto, il professionismo in tempi in cui il rugby mondiale ancora non aveva fatto la fatidica scelta. Cioè la nazionale era comunque figlia del campionato che consentiva di schierare dei professionisti.
<BR>Per altro negli anni dal \'93 al \'98 ricordo che non solo Milan e Benetton, ma anche le altre riuscivano a schierare stranieri di prim\'ordine, il che mi fa dire che in quegli anni il campionato non era affatto così scarso.
L'ignorante sa tant, l'inteigente sa poc, el saggio sa nient. EL MONA SA TUT!
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