GiorgioXT ha scritto:A me pare proprio una stupidaggine ... (scusate la franchezza) : buttiamo nel wc i club e impiantiamo ex-novo delle squadre , di cui la metà in zone che allo stato attuale sono digiune o quasi di rugby.
Ci accontentiamo del livello attuale del Super 10 ? noooo.... vogliamo di più ... e dove le troviamo le risorse per fare non dico dei Viadana, ma almeno dei Venezia Mestre in regioni dove si fatica a sostenere una serie B ?
Quindi il livello ipotetico di questo nuovo campionato non può altro che essere più vicino alla A2-A1 attuale che al S10, anche perchè le risorse ed i giocatori migliori dovranno essere utilizzati nelle 2 o 3 franchigie.
In tutto questo mi spiegate chi forma , allena e fa giocare i giocatori italiani ? , anzi dove avverrà il salto quantitativo e qualitativo che aumenterà la competitività italiana ?
I Club di S10 con vivai attuali di sicuro no ... visto che li abbiamo retrocessi di livello e di risorse avranno non solo meno interesse e soldi per produrre giocatori, ma anche molta meno attrattiva verso i ragazzi
I Club più piccoli ? può darsi ... ma se verranno cooptati per le "squadre regionali" sarà difficile che abbiano il tempo , voglia e risorse per far crescere un vivaio , considerando che servono almeno 10 anni di attività continua
I Club che invece comprano i giocatori all'estero invece non avranno problemi ... potrebbero diventare franchigie cambiando solo colori ed etichetta.
Ti faccio l'esempio del Galles, a mio avviso molto più calzante di quello dell'Irlanda, visto che nell'isola verde le franchigie sono state organizzate sulla base di un comune sentire già presente (le 4 provincie), mentre in Cimbria sono nate in provetta, quindi un pò come dovrebbe accadere da noi...
Breve riassunto storico: dal 1990 al 2001 la Welsh Premier Division era il campionato di elitè nazionale, a 9 squadre (quindi molto simile per struttura al nostro attuale S10), nel 2002 viene fondata la prima Celtic League con la partecipazione delle 4 irlandesi, delle 2 scozzesi e dei 9 teams gallesi. Risultato? passano la fase di qualificazione 4 irlandesi (su 4: 100%), 1 scozzese (su 2: 50%) e 3 gallesi (su 9: 33%); le squadre gallesi vengono tutte eliminate ai quarti di finale. Risultato simile nel 2003, con qualche miglioramento (il Neath arriva a perdere la finale); nel 2004 con la formazione delle franchigie Llanelli vince la Celtic. Negli anni successivi una squadra gallese sarà sempre finalista e vincitrice in CL (con l'eccezione del 2006 prontamente rimpiazzata dalla finale tutta gallese del 2007).
E' chiaro che squadre fatte così non aiutano il rugby di vertice: in quegli anni il Galles nel Sei Nazioni si classificò al massimo 4° (2001 e 2004), con un tonfo rappresentato dal cucchiaio di legno del 2003; nel 2005 vince il 6 Nazioni con tanto di Grande Slam.
Questo per inquadrare la diretta corrispondenza tra rafforzamento dei clubs dove giocano i nazionali e conseguente rafforzamento della nazionale!
Veniamo all'organizzazione delle squadre: le franchigie sono state costituite attribuendo le quote societarie in parte ai clubs preesistenti ed in parte alla WRU; essendo soci, ognuno contribuisce: la franchigia con lo sviluppo del rugby nell'intera zona a lei assegnata, i clubs preesistenti con la formazione di base dei giocatori e, attraverso la partecipazione alla rinata Welsh Premier Division, lo sviluppo dei giovani (diciamo le nostre leve di libera circolazione tra prima squadra e cadetta), la federazione con i sostanziosi contributi federali.
Tanto per fare un esempio, ad oggi i Newport Gwent Dragons gestiscono un'area nella quale insistono ben 5 clubs di WPD su 14(Bedwas RFC, Cross Keys RFC, Ebbw Vale RFC, Newport RFC e Pontypool RFC), tutti divisi da rivalità molto forti (Ebbw Vale e Newport sono arrivate seconda e terza la scorsa stagione), me tutte contribuiscono alla formazione del bacino di giocatori utilizzabile dalla franchigia zonale, dalla quale ricevono un bagaglio di cultura rugbystica impressionante in cambio.
Ovviamente non tutto è filato liscio: di franchigie ne sono nate 5 ed una è prematuramente scomparsa, ci sono state forti tensioni tra le tradizioni delle squadre sottoposte a matrimonio forzato, ed anche aspre discussioni su come le squadre andavano gestite (basti pensare alla questione del campo di casa, alcune hanno adottano la soluzione alternativa come tuttora fa il Munster tra Limerick e Cork, salvo poi abbandonarla per motivi di costi). Ed ovviamente bisogna considerare che noi non siamo il Galles, che la nostra heimat rugbystica non può essere paragonata a quella di nessun altro paese al mondo, e che una soluzione può essere valida in un paese ed un'emerita stronzata in un altro, lo so, ma da qualche parte bisogna pur cominciare!
Alcuni dati sono infatti chiari:
1) in Galles lo sviluppo del rugby di base è cresciuto in questi anni, i club che sono stati "estromessi" dalla CL e che giocano nella WPD (che è un campionato per esperienza diretta con squadre di livello delle ultime del nostro S10 e delle prime 3 della nostra A1) hanno continuato ad investire, formare, sviluppare;
2) i nazionali gallesi giocano in massima parte in Galles, se guardiamo le convocazioni per il 6 nazioni 2008 solo 3 giocatori giocavano in Inghilterra (Gareth Cooper a Gloucester, Dwayne Peel ed Eifion Roberts a Sale): giocano lì perche considerano le loro squadre di altissimo livello, e giocando lì con un circolo virtuoso contribuiscono alla crescita dei nuovi giocatori, penso ad esempio ad Halfpenny, che ha la possibilità di crescere in un ambiente molto stimolante mentre per trovare qualcosa di simile i Bergamasco e Parisse sono dovuti emigrare a Parigi;
3)Avere una franchigia alle spalle significa anche avere la possibilità di utilizzare il loro staff tecnico per far crescere i giocatori under di club, un pò come avviene con i tecnici federali adesso, e significa avere una stabilità economica, perchè non ti devi più porre il problema della retrocessione o della mancata partecipazione alle coppe, hai la certezza che anche programmando a tre anni avrai per tre anni perlomeno gli stessi introiti di diritti tv e di contributi federali, e scusate se è poco!
Quindi GiorgioXT penso di averti risposto su chi curerà la formazione dei futuri talenti:
- le franchigie, che avranno tutto l'interesse a rafforzare il vivaio del proprio bacino di utenza,
- i clubs affiliati alle franchigie, che beneficieranno di questi giocatori nei periodi precedenti e successivi a quelli di utilizzo ad altissimo livello;
- i giocatori stessi, che avranno spalancata davanti la possibilità di fare carriera in patria, passando dal loro club locale al club nazionale alla franchgia e trovando in tutti spazio per giocatori di formazione domestica, grazie alle ferree regole che limitano l'utilizzo di giocatori stranieri nelle franchigie stesse.
Ti do ragione sul fatto che serva tempo (ed in effetti parlare di 3 franchigie in questo momento mi sembra assolutamente fuori luogo, se vogliamo farle per lo sviluppo del rugby italiano dobbiamo anche fare i conti con quello che abbiamo adesso, un 30/35 giocatori di alto livello sparsi tra italia ed europa e 15/20 potenziali talenti che ancora non sono nel giro della nazionale maggiore ma che nei prossimi anni ci devono entrare per forza, intendo per capirci la generazione di Favaro Bocchino ecc...) ma permettimi, rinviare sempre una decisione fa solo sì che serva sempre più tempo...