Da come hai risposto mi sembra evidente che non hai capito o non hai letto quello che ho scritto e sinceramente non ho tutta sta voglia di tornarci sopraGarry ha scritto: 12 nov 2020, 9:01Chiamalo under 20, 21, “seconda squadra”, ma il concetto è che ci vuole un gradino intermedio. Qui quando si pensa a un giocatore vedo che pensate solo ai giocatori della nazionale, o al massimo del PRO14. Quelli lì sono 60-70 atleti in tutto, eh... Il movimento è fatto anche da quelli che a quel livello non ci arriveranno mai, da giocatori che potrebbero arrivare solo occasionalmente a fare qualche presenza in Top10. Anche da ragazzi che a 18-19 anni non hanno ancora terminato lo sviluppo. C’è me dobbiamo liberare?speartakle ha scritto: 11 nov 2020, 21:35 Che il campionato u18 e anche u16 abbia bisogno di continuità sono d'accordo, che la soluzione sia un campionato U20 boh, sinceramente non credo riuscirebbe nell'intento di mantenere i ragazzi nell'ambiente senior alla sua conclusione. Forse u19 era un buon compromesso.
La caduta finale dal Tier 1
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Re: La caduta finale dal Tier 1
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Sorry, ho sbagliato la citazione.speartakle ha scritto: 12 nov 2020, 13:24Da come hai risposto mi sembra evidente che non hai capito o non hai letto quello che ho scritto e sinceramente non ho tutta sta voglia di tornarci sopraGarry ha scritto: 12 nov 2020, 9:01Chiamalo under 20, 21, “seconda squadra”, ma il concetto è che ci vuole un gradino intermedio. Qui quando si pensa a un giocatore vedo che pensate solo ai giocatori della nazionale, o al massimo del PRO14. Quelli lì sono 60-70 atleti in tutto, eh... Il movimento è fatto anche da quelli che a quel livello non ci arriveranno mai, da giocatori che potrebbero arrivare solo occasionalmente a fare qualche presenza in Top10. Anche da ragazzi che a 18-19 anni non hanno ancora terminato lo sviluppo. C’è me dobbiamo liberare?speartakle ha scritto: 11 nov 2020, 21:35 Che il campionato u18 e anche u16 abbia bisogno di continuità sono d'accordo, che la soluzione sia un campionato U20 boh, sinceramente non credo riuscirebbe nell'intento di mantenere i ragazzi nell'ambiente senior alla sua conclusione. Forse u19 era un buon compromesso.
Volevo rispondere a chi aveva scritto che "c'è ancora chi parla di under 21..."
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Su un punto mi sembra conveniamo tutti : il momento delicato, critico per continuare a praticare uno sport impegnativo è il passaggio dai 18 ai 19 anni.
L'impegno sportivo richiesto al 19nne coincide con un cambiamento esistenziale netto, l'iscrizione all'Università o il primo lavoro.
E' innegabile che il sistema Accademia ha tamponato efficacemente la probabile perdita dei migliori giovanili che intendono impegnarsi nel rugby: non sei pagato, ma non sei più a carico della famiglia, per 2 anni provi questo percorso senza preoccupazioni, p.e. conseguenze sul lavoro o sullo studio di infortuni e , soprattutto, 2 anni non stravolgono altri percorsi lavorativi o di studio ( non creiamo degli sbandati !!). I buoni risultati delle ultime U20 non possono essere contestati, questa strategia ha funzionato.
E' chiaro che è uno strumento per l'elite giovanile e non basta.
Stiamo ripetendo discussioni già svolte e non solo una volta, ma quest'argomento è vitale per il rugby e vale la pena approfondirlo.
Al 19nne dobbiamo dare la possibilità di un impegno modulabile in base alle sue possibilità, affinchè possa continuare a giocare come secondo impegno, essendo il primo lo studio o il lavoro.
Una volta c'erano le seconde squadre o riserve che erano raggruppate a media distanza e funzionavano benissimo in questo senso. Una buona metà di ogni squadra giovanile continuava a giocare, se non altro per un'abitudine di socializzazione, e questo, oltretutto, manteneva l'ambiente e gli spalti numerosi. Poi, passato il periodo critico, una quota significativa di giocatori tornava utile alla prima squadra.
Gradino intermedio, seconda squadra, campionato riserve, chiamiamolo come vogliamo; occorre uno strumento , uno 'spazio' per i giovani che non possono dedicarsi al rugby come primo impegno per un periodo critico, ma che vorrebbero comunque continuare a giocare, uno spazio che li mantiene dentro le Società.
L'impegno sportivo richiesto al 19nne coincide con un cambiamento esistenziale netto, l'iscrizione all'Università o il primo lavoro.
E' innegabile che il sistema Accademia ha tamponato efficacemente la probabile perdita dei migliori giovanili che intendono impegnarsi nel rugby: non sei pagato, ma non sei più a carico della famiglia, per 2 anni provi questo percorso senza preoccupazioni, p.e. conseguenze sul lavoro o sullo studio di infortuni e , soprattutto, 2 anni non stravolgono altri percorsi lavorativi o di studio ( non creiamo degli sbandati !!). I buoni risultati delle ultime U20 non possono essere contestati, questa strategia ha funzionato.
E' chiaro che è uno strumento per l'elite giovanile e non basta.
Stiamo ripetendo discussioni già svolte e non solo una volta, ma quest'argomento è vitale per il rugby e vale la pena approfondirlo.
Al 19nne dobbiamo dare la possibilità di un impegno modulabile in base alle sue possibilità, affinchè possa continuare a giocare come secondo impegno, essendo il primo lo studio o il lavoro.
Una volta c'erano le seconde squadre o riserve che erano raggruppate a media distanza e funzionavano benissimo in questo senso. Una buona metà di ogni squadra giovanile continuava a giocare, se non altro per un'abitudine di socializzazione, e questo, oltretutto, manteneva l'ambiente e gli spalti numerosi. Poi, passato il periodo critico, una quota significativa di giocatori tornava utile alla prima squadra.
Gradino intermedio, seconda squadra, campionato riserve, chiamiamolo come vogliamo; occorre uno strumento , uno 'spazio' per i giovani che non possono dedicarsi al rugby come primo impegno per un periodo critico, ma che vorrebbero comunque continuare a giocare, uno spazio che li mantiene dentro le Società.
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Re: La caduta finale dal Tier 1
vai a giocare in prestito in serie C, fino a 27 anni sei vincolato con il club di appartenenza. Un ragazzo che ha fatto un campionato di u18 Elite (ricordo che ci sono i fuoriquota) chessò al Petrarca non ha problemi a giocare in serie B al CUS, Un ragazzo che ha giocato nella u18 di un territoriale non ha problemi a giocare o far gruppo in serie C2 (che è pieno di gente che ha cominciato a giocare ieri). Trovo inutile che le società continuino a tenere accentrate a se stesse tutti i giocatori, a fare magari una seconda squadra solo per tenerli li, con allenatori, accompagnatori e staf messo peggio del vicino club di C perchè sia mai che li perdi. I club che sono stati in grado di dare un senso alla propria seconda squadra sono rimasti, gli altri che si concentrino a far bene ciò che compete, e favoriscano la collaborazione con i club vicini di categorie inferiori.metabolik ha scritto: 12 nov 2020, 15:28 Su un punto mi sembra conveniamo tutti : il momento delicato, critico per continuare a praticare uno sport impegnativo è il passaggio dai 18 ai 19 anni.
L'impegno sportivo richiesto al 19nne coincide con un cambiamento esistenziale netto, l'iscrizione all'Università o il primo lavoro.
E' innegabile che il sistema Accademia ha tamponato efficacemente la probabile perdita dei migliori giovanili che intendono impegnarsi nel rugby: non sei pagato, ma non sei più a carico della famiglia, per 2 anni provi questo percorso senza preoccupazioni, p.e. conseguenze sul lavoro o sullo studio di infortuni e , soprattutto, 2 anni non stravolgono altri percorsi lavorativi o di studio ( non creiamo degli sbandati !!). I buoni risultati delle ultime U20 non possono essere contestati, questa strategia ha funzionato.
E' chiaro che è uno strumento per l'elite giovanile e non basta.
Stiamo ripetendo discussioni già svolte e non solo una volta, ma quest'argomento è vitale per il rugby e vale la pena approfondirlo.
Al 19nne dobbiamo dare la possibilità di un impegno modulabile in base alle sue possibilità, affinchè possa continuare a giocare come secondo impegno, essendo il primo lo studio o il lavoro.
Una volta c'erano le seconde squadre o riserve che erano raggruppate a media distanza e funzionavano benissimo in questo senso. Una buona metà di ogni squadra giovanile continuava a giocare, se non altro per un'abitudine di socializzazione, e questo, oltretutto, manteneva l'ambiente e gli spalti numerosi. Poi, passato il periodo critico, una quota significativa di giocatori tornava utile alla prima squadra.
Gradino intermedio, seconda squadra, campionato riserve, chiamiamolo come vogliamo; occorre uno strumento , uno 'spazio' per i giovani che non possono dedicarsi al rugby come primo impegno per un periodo critico, ma che vorrebbero comunque continuare a giocare, uno spazio che li mantiene dentro le Società.
Siamo pieni di alibi, i primi a vedere del male nel passare al club della categoria più bassa vicino, ci credo che per un ragazzo risulti una soluzione indesiderata, è mai stata incentivata questa consuetudine?
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Re: La caduta finale dal Tier 1
La soluzione dipende dallo stato del movimento che non è omogeneo a livello nazionale.
L'importante è quello che ha scritto Metabolik:
Il rugby non può ignorare le date di passaggio dei giovani, sia nella indipendenza dalla famiglia, sia nel passaggio scuola-università/lavoro , sia in quello gioventù/maturità.
Aggiungo che secondo me il rugby farebbe bene a vedere che altre discipline possono essere "proattive" al rugby,
L'importante è quello che ha scritto Metabolik:
Il rugby non può ignorare le date di passaggio dei giovani, sia nella indipendenza dalla famiglia, sia nel passaggio scuola-università/lavoro , sia in quello gioventù/maturità.
Aggiungo che secondo me il rugby farebbe bene a vedere che altre discipline possono essere "proattive" al rugby,
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Meno male esiste il sistema federale...
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Re: La caduta finale dal Tier 1
La soluzione che offre spear non tiene conto di quella che è forse la principale motivazione del rugbysta giovanile : l'appartenenza a un gruppo specifico di compagni e ai colori della Società in cui è nato come rugbysta.
La soluzione che offre spear sarebbe una soluzione a minor costo (soluzione spread !), non lo nego, ma da quello che ho visto io non funziona. Se puoi continuare a giocare nella tua società, sul tuo campo con i tuoi compagni e con un impegno modulabile diventa difficile abbandonare. Se devo inserirmi in un altro ambiente, devo fare più km ... diventa difficile continuare.
E' vero che mantenere una seconda squadra con caratteristiche più amatoriali è un costo, certo, ma credo che sia un investimento utile alla forza della Società; più l'ambiente societario/sociale è vasto , tanto maggiore è il ritorno di sostenitori e sponsor. L'ex-giovanile che si è affermato professionalmente e ha giocato con quei colori per 10 o più anni, cioè non solo in giovanile, non sarà avaro di un sostegno e ti manderà i figli, gli amici dei figli ecc..
Melchiorre Dadati, indimenticabile fondatore dei Lyons Piacenza 1963 diceva : Il vero capitale di una società di rugby sono gli ex-giocatori.
La soluzione che offre spear sarebbe una soluzione a minor costo (soluzione spread !), non lo nego, ma da quello che ho visto io non funziona. Se puoi continuare a giocare nella tua società, sul tuo campo con i tuoi compagni e con un impegno modulabile diventa difficile abbandonare. Se devo inserirmi in un altro ambiente, devo fare più km ... diventa difficile continuare.
E' vero che mantenere una seconda squadra con caratteristiche più amatoriali è un costo, certo, ma credo che sia un investimento utile alla forza della Società; più l'ambiente societario/sociale è vasto , tanto maggiore è il ritorno di sostenitori e sponsor. L'ex-giovanile che si è affermato professionalmente e ha giocato con quei colori per 10 o più anni, cioè non solo in giovanile, non sarà avaro di un sostegno e ti manderà i figli, gli amici dei figli ecc..
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Re: La caduta finale dal Tier 1
jpr ti sbagli di grosso, qui c'è un articolo, propedeutico al Mondiale nipponico, pubblicato lo scorso anno su OnRugby che ti da un'idea dell'importanza della struttura del Rugby giovanile in Giappone.jpr williams ha scritto: 12 nov 2020, 11:19Hai mai visto la loro U20? Quella dove no ci sono i giapponesi farlocchi?30 min ha scritto: 12 nov 2020, 9:57Al Giappone non e' andata tanto male, in 7 anni sono passati dal quindicesimo all' ottavo posto nel ranking, e la loro posizione non e' gonfiata.
Il Giappone ha un sacco di soldi e un sacco di equiparati o giapponesi finti. Ma sotto quello niente, per parafrasare un film anni '80.
Come movimento non esistono. Sono una creazione artificiale.
E se ti piacciono i cartoni animati ti suggerisco la visione di All Out (link a tutti gli episodi sottotitolati), è un anime sul gioco del Rugby studentesco (ti assicuro che per un appassionato è molto divertente e se uno ha anche giocato immagino lo sia ancora di più, io non ho mai giocato a Rugby) che ti da un'idea ancora più precisa di come funzioni il Rugby giovanile da quelle parti.
Poi, sul perché le loro giovanili stentino a livello internazionale non so. Però questo dovrebbe almeno farci capire (a tutti) che non ci sono ricette pret a porter.
Ovviamente suggerisco la visione di All Out a tutti quelli che non l'hanno mai visto.
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Volevi dire propedeuticheLuqa-bis ha scritto: 12 nov 2020, 17:00 Aggiungo che secondo me il rugby farebbe bene a vedere che altre discipline possono essere "proattive" al rugby,
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Idem!RigolettoMSC ha scritto: 12 nov 2020, 18:14Ovviamente suggerisco la visione di All Out a tutti quelli che non l'hanno mai visto.![]()

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Re: La caduta finale dal Tier 1
jpr
Come movimento non esistono. Sono una creazione artificiale.
Secondo Espnscrum un anno fa a vedere Giappone-Scozia a Yokoama c' erano 68.000 spettatori. A vedere l' ultimo Sunwolves-Chiefs erano in 18.000. A vedere la prima giornata del loro Top ci sono andati in 116.000 (per 8 partite). Vorremmo averceli noi questi numeri.
Come movimento non esistono. Sono una creazione artificiale.
Secondo Espnscrum un anno fa a vedere Giappone-Scozia a Yokoama c' erano 68.000 spettatori. A vedere l' ultimo Sunwolves-Chiefs erano in 18.000. A vedere la prima giornata del loro Top ci sono andati in 116.000 (per 8 partite). Vorremmo averceli noi questi numeri.
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Re: La caduta finale dal Tier 1
No garry, si garry
Comincio con il SI: si garry, propedeutiche al rugby, potrebbe essere corretto.
Anche sinergiche potrebbe esserlo
Ho messo "proattive" al rugby per indicare quelle che potrebbero anche "indirettamente incoraggiare a ".
Comincio con il SI: si garry, propedeutiche al rugby, potrebbe essere corretto.
Anche sinergiche potrebbe esserlo
Ho messo "proattive" al rugby per indicare quelle che potrebbero anche "indirettamente incoraggiare a ".
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Non e' per nulla artificiale, e' il risultato che si ottiene con un uso corretto di risorse non scarse. Hanno creato una "domanda" di rugby che viene soddisfatta dalla "offerta" prodotta con la crescita del movimento.30 min ha scritto: 12 nov 2020, 18:59 jpr
Come movimento non esistono. Sono una creazione artificiale.
I numeri che hai citato sono molto piu' importanti per assicurare un futuro al rugby giapponese che il fatto che l'Under 20 non abbia buoni risultati. Vedrai che cresceranno rapidamente.
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Accidenti all'aziendaleseLuqa-bis ha scritto: 12 nov 2020, 19:58 No garry, si garry
Comincio con il SI: si garry, propedeutiche al rugby, potrebbe essere corretto.
Anche sinergiche potrebbe esserlo
Ho messo "proattive" al rugby per indicare quelle che potrebbero anche "indirettamente incoraggiare a ".
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Re: La caduta finale dal Tier 1
Questa volta devo darti ragione.
Mi sono trovato in una impasse verbale, e la prima espressione che mi è venuta in mente è fortemente condizionata dalla comunicazione in aziendalese ormai diffusa anche nei colloqui tra colleghi.
Sarebbe stato meglio essere più descrittivo.
Mi sono trovato in una impasse verbale, e la prima espressione che mi è venuta in mente è fortemente condizionata dalla comunicazione in aziendalese ormai diffusa anche nei colloqui tra colleghi.
Sarebbe stato meglio essere più descrittivo.