GRANDISSIMO TRONCON
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mauri59
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LA BELLEZZA DELLA SCONFITTA
Di Alessandro Baricco, La Repubblica.
Dentro la pancia del teatro Flaminio, Italia-Inghilterra di rugby, dieci minuti al fischio d'inizio. il tunnel che dagli spogliatoi porta al campo è breve. una decina di metri e poi due scale di ferro che ti portano in superficie, dove tutto è erba, pali strani e tifosi ululanti al gusto di birra.
Senti qualche porta sbattere e poi li vedi arrivare.Ventidue in maglia bianca, ventidue in maglia azzurra. Non ce n'è uno che ride, che parla, niente. sguardi fissi davanti e facce che sembrano ordigni con la miccia corta. accesa. lentiggini e occhi chiari montati su fisici impressionanti, frigoriferi di forma umana, orecchie smangiate, mani ridisegnate da ortopedici pazzi.
Su una maglia azzurra scivola via, clandestino, un segno di croce. quintalate di forza e velocità salgono di corsa le scale e i tacchetti sul ferro regalano un bellissimo rumore di grandinata improvvisa, subito ingoiato dall'ululato dello stadio che li vede sbucare. Baila, baila, oggi suonano il rugby.
Musica geometrica e violenta. gli italiani la suonano a orecchio, gli inglesi ci ballano su da generazioni. è una musica che ha una sua logica quasi primitiva: guadagnare terreno, guerra pura. far indietreggiare il nemico fino a schiacciarlo contro il muro che ha alle spalle. quando gli rubi anche l'ultimo metro, di terra è meta. un goal o un canestro da tre, al confronto, sono acqua tiepida, un giochetto di bravura per abbonati alla manicure. una meta è campo cancellato, è scomparsa totale dell'avversario, è alluvione che azzera. ci puoi arrivare per due strade: o la forza o la velocità. gli italiani scelgono la prima, cercando il muro contro muro, dove il cuore moltiplica i chili per due e il coraggio trova strade impensabili tra tibie, tacchetti, colli e culi.
Gli inglesi per un po' ci stanno, si trovano sotto sette a sei. allora fanno mente locale, si ricordano di quanto è largo il campo e iniziano a ballare. si aprono a ventaglio, piazzano un paio di frustate sulle ali, fanno girare il pallone come una saponetta tra mani di ghiaccio. lo score del primo tempo dice ventitre a sette per loro. dice che la musica è la stessa per tutti, solo che noi suoniamo, loro ballano.
Nell'intervallo gli azzurri non scendono negli spogliatoi. rimangono in mezzo al campo, a guardarsi negli occhi. calcisticamente parlando, sono sotto di due goal. rugbysticamente parlando, non gliene frega niente. "Dai Italia, che ce la facciamo" grida uno con un accento veneto da far paura. capisci che loro, negli occhi, hanno solo la meta con cui hanno azzerato gli inglesi al settimo minuto, tutto il resto è inutile decorazione.
Cos'è il rugby te lo trovi riassunto quando Alessandro Troncon, lì, in mezzo al campo, appoggia un ginocchio per terra, e gli altri si stringono intorno a lui, e d'improvviso c'è solo più silenzio. Troncon ha il numero nove sulla schiena, ma non ha niente a che vedere col centravanti fighetta che aspetta in area e poi raccoglie gloria con stilettate da biliardista. Troncon è il capitano, che nel rugby non è una fascia bianca al braccio del più pagato: il capitano è il cuore e i marroni della squadra, uno che quando pensi mi arrendo lo guardi e ti senti un verme. Troncon è quello che appoggia un ginocchio sull'erba, e poi si mette a urlare uno strano rap battendosi la mano sul petto, e il rap dice "qui dentro ci deve essere solo la voglia di andare DI LA', placcare DI LA', solo questo, correre DI LA', spingerli DI LA', schiacciarli DI LA', vaccalamiseria". di là è il campo inglese, of course. Ci passeranno 25 minuti su 40, nel secondo tempo, gli italiani, di là. ma alle volte non basta. gli inglesi prendono martellate e restituiscono veroniche, e il campo sembra in salita, noi scaliamo, loro scivolano. su tutta questa geometrica esplosione di elegante battaglia, domina l'assurdità di quel pallone ovale, geniale trovata che sdrammatizza con i suoi rimbalzi picassiani tutta la faccenda, scherzando un po' tutti, e riportando il generale clima vagamente militare ai toni di un gioco e nient'altro. gli ultimi secondi ce li giochiamo a un soffio dalla linea di meta inglese, buttando dentro tutti i muscoli rimasti e folate di appannata fantasia.
Non ci sono altri sport così. voglio dire, sport in cui a trenta secondi dalla fine trovi gente disposta a buttarsi di testa in una rissa per perdere 17 a 59 invece che 12 a 59. forse il pugilato. ma un pazzo lo si trova sempre: quindici è più difficile. i nostri quindici escono dal campo con gli inglesi che li applaudono, e sono soddisfazioni. a seguire, il terzo tempo: di solito una bella sbornia al pub, tutti insieme, vincitori e sconfitti. Ma qui è il Sei Nazioni, una cosa solenne. quindi cena in smoking. Ammesso che esistano smoking di quelle taglie.
Di Alessandro Baricco, La Repubblica.
Dentro la pancia del teatro Flaminio, Italia-Inghilterra di rugby, dieci minuti al fischio d'inizio. il tunnel che dagli spogliatoi porta al campo è breve. una decina di metri e poi due scale di ferro che ti portano in superficie, dove tutto è erba, pali strani e tifosi ululanti al gusto di birra.
Senti qualche porta sbattere e poi li vedi arrivare.Ventidue in maglia bianca, ventidue in maglia azzurra. Non ce n'è uno che ride, che parla, niente. sguardi fissi davanti e facce che sembrano ordigni con la miccia corta. accesa. lentiggini e occhi chiari montati su fisici impressionanti, frigoriferi di forma umana, orecchie smangiate, mani ridisegnate da ortopedici pazzi.
Su una maglia azzurra scivola via, clandestino, un segno di croce. quintalate di forza e velocità salgono di corsa le scale e i tacchetti sul ferro regalano un bellissimo rumore di grandinata improvvisa, subito ingoiato dall'ululato dello stadio che li vede sbucare. Baila, baila, oggi suonano il rugby.
Musica geometrica e violenta. gli italiani la suonano a orecchio, gli inglesi ci ballano su da generazioni. è una musica che ha una sua logica quasi primitiva: guadagnare terreno, guerra pura. far indietreggiare il nemico fino a schiacciarlo contro il muro che ha alle spalle. quando gli rubi anche l'ultimo metro, di terra è meta. un goal o un canestro da tre, al confronto, sono acqua tiepida, un giochetto di bravura per abbonati alla manicure. una meta è campo cancellato, è scomparsa totale dell'avversario, è alluvione che azzera. ci puoi arrivare per due strade: o la forza o la velocità. gli italiani scelgono la prima, cercando il muro contro muro, dove il cuore moltiplica i chili per due e il coraggio trova strade impensabili tra tibie, tacchetti, colli e culi.
Gli inglesi per un po' ci stanno, si trovano sotto sette a sei. allora fanno mente locale, si ricordano di quanto è largo il campo e iniziano a ballare. si aprono a ventaglio, piazzano un paio di frustate sulle ali, fanno girare il pallone come una saponetta tra mani di ghiaccio. lo score del primo tempo dice ventitre a sette per loro. dice che la musica è la stessa per tutti, solo che noi suoniamo, loro ballano.
Nell'intervallo gli azzurri non scendono negli spogliatoi. rimangono in mezzo al campo, a guardarsi negli occhi. calcisticamente parlando, sono sotto di due goal. rugbysticamente parlando, non gliene frega niente. "Dai Italia, che ce la facciamo" grida uno con un accento veneto da far paura. capisci che loro, negli occhi, hanno solo la meta con cui hanno azzerato gli inglesi al settimo minuto, tutto il resto è inutile decorazione.
Cos'è il rugby te lo trovi riassunto quando Alessandro Troncon, lì, in mezzo al campo, appoggia un ginocchio per terra, e gli altri si stringono intorno a lui, e d'improvviso c'è solo più silenzio. Troncon ha il numero nove sulla schiena, ma non ha niente a che vedere col centravanti fighetta che aspetta in area e poi raccoglie gloria con stilettate da biliardista. Troncon è il capitano, che nel rugby non è una fascia bianca al braccio del più pagato: il capitano è il cuore e i marroni della squadra, uno che quando pensi mi arrendo lo guardi e ti senti un verme. Troncon è quello che appoggia un ginocchio sull'erba, e poi si mette a urlare uno strano rap battendosi la mano sul petto, e il rap dice "qui dentro ci deve essere solo la voglia di andare DI LA', placcare DI LA', solo questo, correre DI LA', spingerli DI LA', schiacciarli DI LA', vaccalamiseria". di là è il campo inglese, of course. Ci passeranno 25 minuti su 40, nel secondo tempo, gli italiani, di là. ma alle volte non basta. gli inglesi prendono martellate e restituiscono veroniche, e il campo sembra in salita, noi scaliamo, loro scivolano. su tutta questa geometrica esplosione di elegante battaglia, domina l'assurdità di quel pallone ovale, geniale trovata che sdrammatizza con i suoi rimbalzi picassiani tutta la faccenda, scherzando un po' tutti, e riportando il generale clima vagamente militare ai toni di un gioco e nient'altro. gli ultimi secondi ce li giochiamo a un soffio dalla linea di meta inglese, buttando dentro tutti i muscoli rimasti e folate di appannata fantasia.
Non ci sono altri sport così. voglio dire, sport in cui a trenta secondi dalla fine trovi gente disposta a buttarsi di testa in una rissa per perdere 17 a 59 invece che 12 a 59. forse il pugilato. ma un pazzo lo si trova sempre: quindici è più difficile. i nostri quindici escono dal campo con gli inglesi che li applaudono, e sono soddisfazioni. a seguire, il terzo tempo: di solito una bella sbornia al pub, tutti insieme, vincitori e sconfitti. Ma qui è il Sei Nazioni, una cosa solenne. quindi cena in smoking. Ammesso che esistano smoking di quelle taglie.
Non credo di essere bello. Ma che valore ha la mia umile opinione contro quella che invece dichiara lo specchio ???
- greg70
- Messaggi: 2443
- Iscritto il: 25 feb 2005, 0:00
- Località: turro - podenzano - piacenza (un posto in mezzo alla campagna)
- di quando è? Lo avevo già letto...mauri59 ha scritto:LA BELLEZZA DELLA SCONFITTA
Di Alessandro Baricco, La Repubblica.
Dentro la pancia del teatro Flaminio, Italia-Inghilterra di rugby, dieci minuti al fischio d'inizio. il tunnel che dagli spogliatoi porta al campo è breve. una decina di metri e poi due scale di ferro che ti portano in superficie, dove tutto è erba, pali strani e tifosi ululanti al gusto di birra.
Senti qualche porta sbattere e poi li vedi arrivare.Ventidue in maglia bianca, ventidue in maglia azzurra. Non ce n'è uno che ride, che parla, niente. sguardi fissi davanti e facce che sembrano ordigni con la miccia corta. accesa. lentiggini e occhi chiari montati su fisici impressionanti, frigoriferi di forma umana, orecchie smangiate, mani ridisegnate da ortopedici pazzi.
Su una maglia azzurra scivola via, clandestino, un segno di croce. quintalate di forza e velocità salgono di corsa le scale e i tacchetti sul ferro regalano un bellissimo rumore di grandinata improvvisa, subito ingoiato dall'ululato dello stadio che li vede sbucare. Baila, baila, oggi suonano il rugby.
Musica geometrica e violenta. gli italiani la suonano a orecchio, gli inglesi ci ballano su da generazioni. è una musica che ha una sua logica quasi primitiva: guadagnare terreno, guerra pura. far indietreggiare il nemico fino a schiacciarlo contro il muro che ha alle spalle. quando gli rubi anche l'ultimo metro, di terra è meta. un goal o un canestro da tre, al confronto, sono acqua tiepida, un giochetto di bravura per abbonati alla manicure. una meta è campo cancellato, è scomparsa totale dell'avversario, è alluvione che azzera. ci puoi arrivare per due strade: o la forza o la velocità. gli italiani scelgono la prima, cercando il muro contro muro, dove il cuore moltiplica i chili per due e il coraggio trova strade impensabili tra tibie, tacchetti, colli e culi.
Gli inglesi per un po' ci stanno, si trovano sotto sette a sei. allora fanno mente locale, si ricordano di quanto è largo il campo e iniziano a ballare. si aprono a ventaglio, piazzano un paio di frustate sulle ali, fanno girare il pallone come una saponetta tra mani di ghiaccio. lo score del primo tempo dice ventitre a sette per loro. dice che la musica è la stessa per tutti, solo che noi suoniamo, loro ballano.
Nell'intervallo gli azzurri non scendono negli spogliatoi. rimangono in mezzo al campo, a guardarsi negli occhi. calcisticamente parlando, sono sotto di due goal. rugbysticamente parlando, non gliene frega niente. "Dai Italia, che ce la facciamo" grida uno con un accento veneto da far paura. capisci che loro, negli occhi, hanno solo la meta con cui hanno azzerato gli inglesi al settimo minuto, tutto il resto è inutile decorazione.
Cos'è il rugby te lo trovi riassunto quando Alessandro Troncon, lì, in mezzo al campo, appoggia un ginocchio per terra, e gli altri si stringono intorno a lui, e d'improvviso c'è solo più silenzio. Troncon ha il numero nove sulla schiena, ma non ha niente a che vedere col centravanti fighetta che aspetta in area e poi raccoglie gloria con stilettate da biliardista. Troncon è il capitano, che nel rugby non è una fascia bianca al braccio del più pagato: il capitano è il cuore e i marroni della squadra, uno che quando pensi mi arrendo lo guardi e ti senti un verme. Troncon è quello che appoggia un ginocchio sull'erba, e poi si mette a urlare uno strano rap battendosi la mano sul petto, e il rap dice "qui dentro ci deve essere solo la voglia di andare DI LA', placcare DI LA', solo questo, correre DI LA', spingerli DI LA', schiacciarli DI LA', vaccalamiseria". di là è il campo inglese, of course. Ci passeranno 25 minuti su 40, nel secondo tempo, gli italiani, di là. ma alle volte non basta. gli inglesi prendono martellate e restituiscono veroniche, e il campo sembra in salita, noi scaliamo, loro scivolano. su tutta questa geometrica esplosione di elegante battaglia, domina l'assurdità di quel pallone ovale, geniale trovata che sdrammatizza con i suoi rimbalzi picassiani tutta la faccenda, scherzando un po' tutti, e riportando il generale clima vagamente militare ai toni di un gioco e nient'altro. gli ultimi secondi ce li giochiamo a un soffio dalla linea di meta inglese, buttando dentro tutti i muscoli rimasti e folate di appannata fantasia.
Non ci sono altri sport così. voglio dire, sport in cui a trenta secondi dalla fine trovi gente disposta a buttarsi di testa in una rissa per perdere 17 a 59 invece che 12 a 59. forse il pugilato. ma un pazzo lo si trova sempre: quindici è più difficile. i nostri quindici escono dal campo con gli inglesi che li applaudono, e sono soddisfazioni. a seguire, il terzo tempo: di solito una bella sbornia al pub, tutti insieme, vincitori e sconfitti. Ma qui è il Sei Nazioni, una cosa solenne. quindi cena in smoking. Ammesso che esistano smoking di quelle taglie.
- allora, qualcuno che faccia autocritica su tronky non c'è? (è vecchio... è lento... non è più quello di una volta... non regge più di 40 minuti... etc etc etc)
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leo_caviola
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troncon man of the match, ricordo premiato l'altr'anno Bergamasco junior per Galles-Italia.
Quali altri italiani (quando ed in quali partite) hanno ricevuto la stessa onorificenza ??
Dominguez penso sicuro ma quando ?? e chi altri ?
Leo
Quali altri italiani (quando ed in quali partite) hanno ricevuto la stessa onorificenza ??
Dominguez penso sicuro ma quando ?? e chi altri ?
Leo
www.rugbyxever.net
di tutto un pò e un pò di tutto sul rugby nazionale ed internazionale, nazionali e club.
di tutto un pò e un pò di tutto sul rugby nazionale ed internazionale, nazionali e club.
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leprottina
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- Iscritto il: 9 nov 2006, 22:31
""QUA ..QUA ...QUA... RAGAZZI ....QUA.."mauri59 ha scritto:Il cuore di Tronky non si è visto solo nelle fasi di gioco, ma soprattutto a gioco fermo quando incitava i compagni e dava a loro la carica.... mi ricordo di Pratichetti appena entrato e dopo una bella azione aver ricevuto gli incoraggiamenti di Troncon e grandi pacche sulle spalle... Ad un certo punto hanno fatto un primo piano di Tronky che ha ripetuto 5 o 6 volte ai compagni qualcosa x incoraggiarli che non ho capito..... Lode a Griffen come mediano e a Bortolami come capitano, ma Tronky è Tronky...
Marco era ancora fuori per 7 minuti all'inizio del 2° tempo e lui era in quel momento il leader indiscutibile.
(Almeno per me).
....inseguita non da una muta di bigol, ma dalla MENOPAUSA... AAARGGHH! RAGGIUNTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!
IMOLA ... o giù di lì 19 novembre 2011: "la numerescion della partecipescion"
IMOLA ... o giù di lì 19 novembre 2011: "la numerescion della partecipescion"
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leprottina
- Messaggi: 1000
- Iscritto il: 9 nov 2006, 22:31
sì per Tronky, ma se il gioco fra i due e la squadra ha funzionato è grazie, come su detto , alla grandezza di Marco!!!parega ha scritto:a me personalmente ha fatto impressione poco prima dell'inizio della partita dove la nazionale era tutta in circolo e bortolami nonostante sia capitano zitto...tutti a ascoltare troncon...dalle facce che ho visto ho capito che l'italia avrebbe fatto una partita onorevole!
.......
sono d'accordo , in piu' uno come bortolami ha dimostrato di essere un ragazzo intelligente lasciando il posto di comando a tronky !!!!
l'ha sempre detto , quando c'e' tronky in campo lui gli lascia il posto di capitano , grande marco !!!!!
anche a me mi ha fatto emozionare quando denis e' uscito gli e' andato vicino per sostenerlo !!!!!!!
ellis con la scozia sembrava un'ira d'iddio , con noi invece era sempre in difesa grazie alla nostra mischia e al lavoro di tronky che non lo lasciava mai tranquillo , avete visto come lo braccava ? sembrava un ragazzino
tronky sei un capitano per tutta la vita !!!!!!!
Non voglio neanche immaginare il clima che si sarebbe instaurato se Marco non fosse la persona meravigliosa che è!!!
quando Marco non c'è indiscutibilmente "Tronky in plancia di comando!!"
....inseguita non da una muta di bigol, ma dalla MENOPAUSA... AAARGGHH! RAGGIUNTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!
IMOLA ... o giù di lì 19 novembre 2011: "la numerescion della partecipescion"
IMOLA ... o giù di lì 19 novembre 2011: "la numerescion della partecipescion"
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Pikko51
- Messaggi: 33
- Iscritto il: 2 nov 2006, 21:26
- Località: Rivoli!!!
castrogiovanni ma non mi ricordo in che partitaleo_caviola ha scritto:troncon man of the match, ricordo premiato l'altr'anno Bergamasco junior per Galles-Italia.
Quali altri italiani (quando ed in quali partite) hanno ricevuto la stessa onorificenza ??
Dominguez penso sicuro ma quando ?? e chi altri ?
Leo
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ABBA71
- Messaggi: 834
- Iscritto il: 1 feb 2007, 22:28
- Località: vercelli
bortolami e' una persona intelligente,e' sempre presente con e per i compagni per dare una mano e di carisma ne deve avere se in ogni posto che va diventa lo skipper
forse in queste due partite e' stato un po' in ombra,ma sapere fare un passo indietro visto la carica che dava ieri tronky e' un ulteriore segno di carattere!
e' un grande capitano
grande marco e grande tronky
forse in queste due partite e' stato un po' in ombra,ma sapere fare un passo indietro visto la carica che dava ieri tronky e' un ulteriore segno di carattere!
e' un grande capitano
grande marco e grande tronky
Member of Saint Etienne Express
- lei e' allergico alla cocamidopropyl betaine
- ha qualcosa a che fare con malti e luppoli?
- lei e' allergico alla cocamidopropyl betaine
- ha qualcosa a che fare con malti e luppoli?
- parramatta
- Messaggi: 748
- Iscritto il: 26 gen 2006, 0:00
mah, un buon capitano...grande mi dembra esagerato.
anche perche se il discorso prepartita caricante lo deve fare tronky, vuol dire che bortolami manca un po di casrisma...
Lo capisco perche' e' molto giovane, e perche forse non ha quel carattere trrascinante di altri grandi capitani.
E' anche vero che non ci sono altri candidati degni per capitanare gli azzurri.
anche perche se il discorso prepartita caricante lo deve fare tronky, vuol dire che bortolami manca un po di casrisma...
Lo capisco perche' e' molto giovane, e perche forse non ha quel carattere trrascinante di altri grandi capitani.
E' anche vero che non ci sono altri candidati degni per capitanare gli azzurri.
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ABBA71
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- Iscritto il: 1 feb 2007, 22:28
- Località: vercelli
devo dire che ho una predisposizione a bortolami,sara' che siam nati lo stesso giorno..
a parte le fatalita' di calendario,mi rendo conto che non ha il carisma di tronky,ma mi ha davvero colpito proprio il fatto che ovunque vada gli viene riconosciuto un certo valore come uomo oltre che come rugbysta
penso che non sia fortuna
sicuramente non spacca il mondo in due,non urla per caricare e motivare,probabilmente e' piu' pacato,ma come dici tu non vedo altri in grado di farlo
oltre a tronky,solo bergamauro
a parte le fatalita' di calendario,mi rendo conto che non ha il carisma di tronky,ma mi ha davvero colpito proprio il fatto che ovunque vada gli viene riconosciuto un certo valore come uomo oltre che come rugbysta
penso che non sia fortuna
sicuramente non spacca il mondo in due,non urla per caricare e motivare,probabilmente e' piu' pacato,ma come dici tu non vedo altri in grado di farlo
oltre a tronky,solo bergamauro
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supermax
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- Iscritto il: 8 mar 2003, 0:00
- Località: roma
Marco è stato fatto capitano a Narbonne e subito appena arrivato a Gloucester. Ed ha appena 26 anni. Se qualcuno crede che il capitano sia scelto perché è quello che urla di più in campo o che dà più pacche e baci ai compagni ha giocato poco o nulla a rugby. Leading by example dicono i britannici e Marco è prorpio così. O qualcuno ha mai visto Johnstone, tanto per fare un paragone, mutare mai espressione durante un match? Detto questo, Troncon in giornata è un trascinatore, non si discute, ma il Capitano lo sceglie la squadra.......mah, un buon capitano...grande mi dembra esagerato.
anche perche se il discorso prepartita caricante lo deve fare tronky, vuol dire che bortolami manca un po di casrisma...
Lo capisco perche' e' molto giovane, e perche forse non ha quel carattere trrascinante di altri grandi capitani.
E' anche vero che non ci sono altri candidati degni per capitanare gli azzurri.
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sean79
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- Iscritto il: 4 feb 2006, 0:00
- Località: Versilia!
ragazzi non vogliamo a tutti i costi cercare polemiche..Bortolami è il nostro capitano, ma non è che il capitano deve essere anche colui che trascina e motiva i giocatori più di tutti. Non mi risulta vi sia un regolamento scritto in proposito. Troncon quando gioca non può non essere il cuore ed il padre della squadra. Niente a che vedere con il ruolo di Bortolami. Mi sembra quasi ci impegnamo a far nascere gelosie dove nn ce ne sia bisogno. Il primo ad essere felice del rientro di Troncon credo debba essere proprio Bortolami. Il rugby è sport di squadra più di ogni altro, i personalismi non devono esistere e qualora esistessero sarebbero ancor più deleteri. Troncon ieri è stato tutto tranne che egoista, ha giocato per la squadra e si vedeva sentiva molto il fatto di nn voler far sfigurare i compagni giovani ( anche Bortolami ).
P.S chi è che ha detto " non ha gli 80 minuti nelle gambe" ???? HAHAHAHAHA
P.S chi è che ha detto " non ha gli 80 minuti nelle gambe" ???? HAHAHAHAHA
Finally I'm back between waves and mountains;)