Non so ... secondo me l'avete letto con l'ottica del tifoso di rugby (giustamente) esaltato dallo spettacolo di San Siro e quindi (giustamente) indispettito di fronte a quelli che vogliono rovinargli il bel ricordo.TEONE ha scritto:beh..mi sembra evidente che tutto l'articolo trasudi di paternalismo e approssimazione.Cane_di_Pavlov ha scritto:L'articolo di Grasso è questo? Nel caso lo sia, mi spieghi le cazzate anti-rugby? Nel caso non lo sia, mi passi il link?ItalianRugbyFriends ha scritto: detto ciò, negli ultimi due giorni ho sentito e letto tante cazzate antirugby, in primis Aldo Grasso su il Corriere.
http://www.corriere.it/sport/09_novembr ... aabc.shtml
Dice senza mezzi termini che gli 80.000 sono frutto di una moda momentanea e della tendenza tutta italiota a appassionarsi di cose fuggevoli.
Io sono d'accordo con Duccio.
E' un'accozzaglia di luoghi comuni, che trascura di considerare gli sforzi fatti dai ragazzi per stare in partita tutto il match e che omette di dire (volontariamente?) che almeno il 90% degli spettatori seguiva già il rugby da qualche tempo.
Boh..invece di incentivare vedo tanti giornalisti che, con la massima superficialità ed approssimazione, mirano a frenare il legittimo entusiasmo della gente scrivendo e parlando di cose che non sanno.
Come se poi il "pivello" che si appassiona al rugby per la prima volta facesse qualcosa di male.
Ma se lo si legge a mente fredda ... l'articolo non parla (e non ha alcuna intenzione di parlare) di rugby. L'articolo parla piuttosto della potenza della "macchina da evento" (la televisione), così brava a creare mode in quattro e quattro otto a fini di pubblicità e, allo stesso tempo, a distruggere quello che ha appena creato, relegandolo nel dimenticatoio, non appena occorra liberare spazio per la nuova moda del momento. Sì, forse l'analisi suona un po' superficiale ... ma ci sta un bel fondo di verità. Ma quanti VIP sono accorsi allo stadio non appena si sono resi conto che si trattava di un grande evento di moda? Non riusciamo nemmeno a contarli ... e tutti pronti ad ammettere che non ci capivano quasi nulla ... ma non per questo rinunciavano all'intervista.
Se vogliamo trovare una pecca all'analisi di Grasso ... una ci sta ed è bella evidente: in tutti gli altri casi, la moda scaturisce da sport "vincenti" (anche Azzurra arrivò in finale tra i challenger, se ricordo bene): è facile, troopo facile e molto italiano, saltare sul carro dei vincitori.
Al contrario, nel caso del rugby, l'onda mediatica è in crescita nonostante i risultati, nudi e crudi, non siano così entusiasmanti ... almeno, per il pubblico modaiolo. Come mai? Forse, anche per i modaioli, la bellezza del gioco va oltre al mero punteggio finale? Fosse che fosse che anche il più impreparato dei tifosi (rugbisticamente parlando) alla fine della partita di sabato, guardando Perugini, sentiva una voglia matta di fargli i complimenti e dargli una pacca sulla spalla?