Ilgorgo ha scritto: 4 gen 2021, 8:34
C'è anche il programma di Saccà, non l'ho ancora letto però (in fondo alla pagina)
https://www.unitiperilrugbyitaliano.com/
Interessante, in effetti, e ben scritto. E, sì, piuttosto lungo; spero di averlo letto tutto e di non aver saltato inconsciamente qualche paragrafo. Dopo una prima parte condivisibile, però, quando arriva a fare esempi concreti inizio a seguirlo meno: mi pare che la sua visione si concentri troppo sui risultati della nazionale, che abbia un approccio troppo aziendalista e "materialista" (costa di più chiamare un buon straniero ed equipararlo o formare un buon giocatore attraverso le accademie?) e che cada lui stesso in quella vaghezza di soluzioni che imputa ai candidati (come ampliare la base dei praticanti? Con le vittorie della nazionale e con il marketing)
Nel programma di Saccà c'è una contraddizione fra la suddivisione geografica delle 4 macroaree e quella delle 8 macroregioni, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna ora stanno di qua ora di là.
Quando si deve scrivere si sceglie, e qui emergono le difficoltà esplicative del programma.
"Procedere preliminarmente alla valutazione di tutte le risorse umane nell’ambito delle squadre nazionali a prescindere dalle scadenze contrattuali, per assicurare la massima competenza e adeguatezza al ruolo, qualunque sia il livello, ai fini della performance" questa mi sembra l'unica azione diretta al miglioramento delle prestazioni della nazionale, forse un po' poco...
"Promuovere una attività internazionale U.23", ho l'impressione che si vada controvento, se si pensa che un Varney o un Garbisi o un Lamaro sono già in nazionale maggiore ed anche all'estero fanno così.
Le scuole rugby col bollino non mi piacciono, forse era meglio pensare a requisiti minimi di composizione di strutture, tecnici e risorse per avere il riconoscimento federale. In questo modo si evitano bollini dati senza regole già conosciute.
Mi piace la valutazione dell'idea del CDFP al sud dove davvero manca. Spero si realizzi.
Non capisco però se la valutazione del lavoro dei CDFP sia per cambiare la loro struttura o per tagliare.
La struttura tecnica di macroaree e macroregioni è di un verticismo impressionante, quasi autoreferenziale e slegato dal rapporto stretto coi club: sarà obbligatorio un sostanzioso rimborso spese - o stipendio - a figure che dovranno coprire aree ampie quanto il galles o anche più. Non si capisce perchè non vadano bene tecnici provinciali, che avrebbero il compito anche di promuovere l'attività in zone dove manca.
La figura del manager regionale sa quasi di commissariamento dei comitati regionali, mossa ardita, io non sono un tifoso di questi ultimi e se sarà me ne farò una ragione...
Queste sono solo alcune considerazioni, non tutte quelle che avrei fatto, valgono per me, ma al bar questo è un argomento.