OT: L'antica Alleanza Rugby Atletica

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

ZARDO
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OT: L'antica Alleanza Rugby Atletica

Messaggio da ZARDO »

In quando tesserato come atleta della Fidal ricevo ogni mese la rivista Atletica; nell'ultimo numero c'è un articolo di Giorgio Cimbrico intitolato "L'antica Alleanza" in cui si parla del

"Risveglio dell'Italia sull'asse britannico Edimburgo-Birmingham (sede degli europei indoor di atletica), che ha rispolverato il solido legame tra atletica e rugby."

Un pezzo molto bello dell'articolo è il seguente:

"Si sa che lassù c'è vento. Grande, ma è pur sempre un isola. E così, in otto giorni, tra Scozia e Midlands, tra Edinburgo e Birmingham, si è tornati a respirare una brezza fina, di sport vero, di confronto, un bel contrasto, quasi violento, certo stridente, con le porcherie che popolano le pagine della nostra vita e della maggior parte dei giornali italiani: frosi, bilanci truccati, passaporti e fidejussioni false, cupola stile onorata società, arbitri compiacenti, doping debitamente accantonato dai sicofanti del regime. [...] Meglio tornare all'asse Edimburgo - Birmingham, alla prima vittoria esterna - coinvolgente, commovente - della nazionale di rugby lontano dalle mura di casa, al raccolto azzurro (sei medaglie, a un passo dal vertice del medagliere) [...] a unire la vittoria larga e il rastrellare generoso, un filo non tanto sottile, quello che da lungo tempo lega l'atletica al rugby."

Nel seguito si citano Morris Kirkney (rugbysta statunitense che ha vinto le olimpiadi giocando a rugby nel 1920 ma ha vinto anche la 4x100 ed è arrivato secondo nei 100m), Eric Liddell (ala scozzese, oro e record del mondo nei 400m), Aleksandr Obolenski (primatista britannico delle 100yards e autore di due mete all'esordio con la maglia della Rosa - mete che ahnno permesso alla nazionale inglese di battere gli All Black 13-0 nel 1936) e dell'italiano Marcello Fiasconaro.

Secondo me, anche se sono sport molto diversi tra loro, questo legame tra atletica e rugby è molto più stretto di quello che potrebbe sembrara a prima vista. Voi che ne pensate? Avete altri personaggi da citare? Esempi vissuti in prima persona?

mandi,
zardo
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
gransoporro
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RE: OT: L

Messaggio da gransoporro »

Beda, saltatore con l'asta, ha poi giocato col Petrarca (seconda squadra, se non sbaglio) a fine carriera. Era anche il preparatore atletico.
ZARDO
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RE: OT: L

Messaggio da ZARDO »

Ho conosciuto Beda e l'ho anche visto saltare..
Non vorrei dire una fesseria ma credo sia stato preparatore atletico della Nazionale Italiana (di qualche giovanile intendo) e ora dovrebbe essere il preparatore atletico del VeneziaMestre.
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
riccio
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IL mito Fiasconaro

Messaggio da riccio »

C'è un pezzo di sport anni '70 che non è ancora storia, leggenda, passato, ma che è ancora incredibilmente attuale, vivo, presente: il mondo e lo sport hanno fatto passi da gigante: strutture, attrezzi, abbigliamento, alimentazione, medicina (vogliamo dire sottovoce anche "doping"?), preparazione, laboratorio, mediaticità, globalizzazione… ma c'è un record italiano stabilito giusto 30 anni fa (nel 1973), che nonostante tutto questo ancora nessuno è riuscito a battere.
Si tratta del primato più vecchio ancora in circolazione non solo a livello italiano: anche a livello europeo, olimpico e mondiale, pur considerando tutte quante le specialità dell'atletica leggera, non esiste un altro record che stia durando così a lungo.
Parliamo del primato nazionale assoluto sugli 800 metri (1'43"7), e il detentore di questa impresa leggendaria è un personaggio e soprattutto un italiano davvero sui generis, ma che molti sicuramente ricorderanno: si tratta di Marcello Fiasconaro.
Innanzitutto il "March", pur figlio di italiani (il padre è un palermitano di Castelbuono), nasce il 19 Luglio 1949 in Sudafrica a Città del Capo, dove vive tutta la propria adolescenza e dove sarebbe rimasto per tutta la vita se l'ex discobolo Carmelo Rado non l'avesse scovato dal nulla e non ne avesse segnalato con toni entusiastici le eccezionali doti fisiche e atletiche alla FIDAL.
Tra l'altro Marcello non inizia neppure la propria attività agonistica con l'atletica, bensì con il rugby, tanto che la sua prima vittoria sui 400 in 48.5 arriva relativamente tardi, a 21 anni (è il 7 Novembre 1970).
A fine Dicembre è già in grado di abbassare il suo tempo di ben 2 secondi (46.5), classificandosi tra i primi 70 atleti del mondo e attirando l'attenzione della nostra Federazione, che riesce a convincerlo ad optare per la cittadinanza italiana e a venire a correre nel nostro paese.
Il 1° Luglio 1971, appena sbarcato in Italia ancora con un interprete al suo fianco, si presenta alla sua prima gara in tenuta a strisce bianco-verde da rugbista, vincendo immediatamente con il tempo di 46.7.
Simpatico ed estroverso, con la caratteristica barba e i capelli lunghi, la settimana dopo vince già i Campionati Italiani Assoluti allo Stadio Olimpico di Roma, con un incredibile 45.7 che frantuma il precedente primato nazionale stabilito nel 1968. Marcello non risulta nemmeno tesserato da alcuna società: ciò gli costa un reclamo da parte di diverse squadre che contestano il fatto che "lo straniero" non disponga della documentazione necessaria per partecipare agli Assoluti. Ma il Presidente della Federazione Nebiolo prontamente fa bocciare il ricorso per vizio di forma, e diciassette giorni dopo Fiasconaro può battere nuovamente il record nazionale appena conquistato con un grande 45.5.
Solamente il mese successivo, Marcello porta già in dote la prima medaglia "pesante" ai colori italiani, quando vince l'argento nei 400 agli Europei di Helsinki con un 45.49 che - se non è il mitico primato ancora imbattuto degli 800 di cui si parlava all'inizio - rappresenta comunque il primo record italiano dei 400 rilevato con cronometraggio elettronico, nonché un signor record che resisterà per la bellezza di 10 anni fino al 1981. Una medaglia di bronzo nella staffetta 4x400 completerà il suo bottino nella manifestazione finlandese.
Ricordiamo inoltre Fiasconaro come l'atleta che ha fatto cambiare alla Federazione Internazionale la procedura di partenza delle gare degli 800, facendo eliminare il comando "pronti" e lasciando solo quello "ai vostri posti", al quale segue il tradizionale colpo di pistola che dà il via alla gara.
Ciò nasce dall'"incidente" accaduto durante la Coppa Europa Maschile del 1973 allo Stadio Bislett di Oslo. Infatti, i movimenti del corpo dell'atleta durante le lunghissime pause tra i diversi comandi ordinati dallo starter fanno squalificare il "March", tra i fischi del pubblico deluso di non poter vedere in azione il nostro fuoriclasse e il parapiglia generatosi dall'invasione di pista da parte di alcuni nostri dirigenti e atleti, in un disperato tentativo di fare annullare la squalifica.
L'eccessiva rigidità dei giudici norvegesi, insieme con le responsabilità che anche la stampa di casa nostra riconosce comunque a Fiasconaro, fanno comunque sì che il dibattito che deriva da questo misfatto contribuisca in modo determinante alla decisione della IAAF di cambiare l'ambigua procedura.
Marcello pone il suggello alla sua fantastica carriera il 27 Giugno 1973 all'Arena di Milano con il record mondiale degli 800, in una gara leggendaria in cui vince da dominatore conducendo in testa dal primo all'ultimo metro battendo il favorito cecoslovacco Jozef Plachy. Il suo risultato di 1'43"7 resisterà a livello mondiale fino al 1976, mentre ancora oggi stiamo attendendo l'atleta italiano che dopo trent'anni possa battere questo primato anche a livello nazionale, anche se in realtà c'è una discussione ancora aperta dopo che Andrea Longo - a Rieti nel 2000 - ha raggiunto un 1'43" a cronometraggio elettronico (nel caso di Fiasconaro si tratta di una misurazione ancora manuale) che però non gli è stato riconosciuto valido come nuovo primato, che dunque tutt'oggi rimane al "March".
Conclusa la breve carriera nell'atletica leggera con 5 titoli italiani, 8 record nazionali, un miglior risultato mondiale indoor e il mitico record di cui sopra, Marcello disputa un paio di stagioni a Milano ancora come rugbista e quindi, nel 1978, fa ritorno per sempre con la moglie Sally e la figlia Gianna in Sudafrica dove oggi, con una barba un po' più brizzolata, il fisico leggermente più rotondo e i capelli un po' più corti, si dedica ad un'attività lavorativa lontana dal mondo dello sport.
Stefano Vigorelli
http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=460
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Willimoski
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RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da Willimoski »

Il 50 volte volte azzurro Ambrogio Bona (anni 70) , era venuto in Italia per fare il militare. Lancia va Il giavellotto nel gruppo sportivo dell'Esercito.

Mi risulta che negli anni 30 molti atleti giocavano a Rugby.

Anche D'anna in quegli anni arrivò al rugby dall'atletica
ZARDO
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RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da ZARDO »

E al giorno d'oggi? Impossibile coniugare le due cose a certi livelli?
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
giongeffri
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Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da giongeffri »

ZARDO ha scritto:E al giorno d'oggi? Impossibile coniugare le due cose a certi livelli?
Il (la) pilone della Benetton Femminile è anche lanciatrice di peso di buon livello se non ricordo male.

O forse sono già ubriaco a metà pomeriggio e mi confondo..
Sono un fungo.. uacciuà... velenoso uacciuà...
luqa
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Messaggio da luqa »

Secondo me, ad alti livelli (leggasi professionismo) direi di sì.

Se giochi nelel serie minori e anche nell'atletica fai gli "italiani", può darsi.
rugbyfun
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RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da rugbyfun »

Mi sembra che "un'ala recentemente arrivata in una delle parmensi" (non ricordo nulla di più preciso) abbia corso negli ultimi anni alcuni 400 di discreto livello. L'avevo sentito durante una telecronaca Sky.
Il nesso atletica/rugby è possibile e molto interessante, ma complesso.
Ragionando in termini di un passaggio dall'atletica al rugby, il livello di preparazione maniacale dell'atletica (nelle sue diversissime specialità) costituirebbe un vincolo.
Ad esempio (il primo che mi viene in mente): un velocista di medio-alto livello è fragilissimo nei più minimi e apparentemente innocui cambi d'angolo, così come nelle frenate improvvise. Ancora: la corsa di un velocista è costitutivamente caratterizzata da appoggi molto particolari: se sfiorato anche dopo uno scatto di 20 metri prenderebbe il volo.
ZARDO
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Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da ZARDO »

giongeffri ha scritto:
ZARDO ha scritto:E al giorno d'oggi? Impossibile coniugare le due cose a certi livelli?
Il (la) pilone della Benetton Femminile è anche lanciatrice di peso di buon livello se non ricordo male.

O forse sono già ubriaco a metà pomeriggio e mi confondo..
Se sei ubriaco non lo so :wink: però qualcosa del genere l'ho sentita anch'io!
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
ZARDO
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Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da ZARDO »

rugbyfun ha scritto: un velocista di medio-alto livello è fragilissimo nei più minimi e apparentemente innocui cambi d'angolo, così come nelle frenate improvvise.
:shock: Mah, non sono proprio d'accordo, non siamo mica tutti uguali e fare atletica non rende più fragili le ginocchia nei cambi d'angolo..
rugbyfun ha scritto: Ancora: la corsa di un velocista è costitutivamente caratterizzata da appoggi molto particolari: se sfiorato anche dopo uno scatto di 20 metri prenderebbe il volo.
ho visto velocisti da vicino.. grossi.. e quando appoggiano fidati che spingono..
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
Lillo65
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RE: Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da Lillo65 »

Anche io mi ricordavo di Eric Liddel; fra l'altro nel film Momenti di gloria che narra appunto la storia sia di Liddel che di Jim Abrahams cita in due sequenze il rugby.
rugbyfun
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RE: Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da rugbyfun »

ZARDO ha scritto:
rugbyfun ha scritto: un velocista di medio-alto livello è fragilissimo nei più minimi e apparentemente innocui cambi d'angolo, così come nelle frenate improvvise.
:shock: Mah, non sono proprio d'accordo, non siamo mica tutti uguali e fare atletica non rende più fragili le ginocchia nei cambi d'angolo..
rugbyfun ha scritto: Ancora: la corsa di un velocista è costitutivamente caratterizzata da appoggi molto particolari: se sfiorato anche dopo uno scatto di 20 metri prenderebbe il volo.
ho visto velocisti da vicino.. grossi.. e quando appoggiano fidati che spingono..
Caro Zardo, per come la vedo io (per carità, potrei sbagliarmi...):
- il cambio d'angolo lo vedo molto poco come una questione di ginocchia;
- la "grossezza" dei velocisti non mi pare un aspetto rilevante nel nesso atletica/rugby. Qualora vi fosse un valore aggiunto dell'atletica, non lo vedrei certamente nella grossezza dei velocisti;
- parlerei di appoggi e non di spinta. Per l'esperienza che ho avuto io, in atletica si tende a rendere quanto più minimo (in termini di tempo e di superficie del piede) il contatto a terra, ma quanto più esplosivo e reattivo possibile (ovviamente). Questo aspetto, che un velocista non può non avere interiorizzato in toto, mi domandavo, è un bene per il rugby?
Non vorrei però andare toppo OT nell'OT...
...rientrando in topic nell'OT, oltre a considerare esempi alla Fiasconaro, si tratterebbe anche di esplorare le possibilità di transdisciplinarità nella preparazione (vedi Beda), il che significa qualcosa di più che mera applicazione di metodi da uno sport all'altro.
Ciao
ZARDO
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RE: Re: RE: IL mito Fiasconaro

Messaggio da ZARDO »

Quando ho scritto che i velocisti non sono proprio tutti mingherlini intendevo dire che, guardando qualche gara e la potenza che esprimono con la loro corsa, mi viene difficile pensare che sia così facile vederli "prendere il volo" come hai detto tu.

Il discorso degli appoggi in atletica è assolutamente esatto.. ma perché un rugbysta che corre come un atleta (minimizzo gli appoggi massimizzando la spinta, tenendo il bacino alto e correndo con le ginocchia alte) non potrebbe trarre dei vantaggi da questa corsa? E' ovvio che deve prepararsi nei cambi d'angolo, nei cambi di passo e in altre cose che nell'atletica non ci sono, ma del resto gli allenamenti esistono per imparare qualcosa no?
Anche Michelangelo ha fatto le sue belle cappelle.
luqa
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Messaggio da luqa »

Vero quello che scrivi, ma appunto

un conto è coniugare una preparazione atletica che , utilizzando schemi e tecniche dell'atletica leggera miri a sviluppare la velocità di base del giocatore di rugby (specie nel caso di 3/4) o che ne valorizzi la potenza (prime e seconde linee).

Se vogliamo possiamo pure far fare il decathlon alle terze linee.

Ma pensare di avere un atleta che sia
un rugbista di livello internazionale
e allo stesso tempo un velocista da almeno 10.20 sui 100 o 45" sui 400 (e sottolineo che , se ben ricordo nessun atleta italiano mi pare abbia mai corso sotto i 45) o che sia di livello internazionale negliostacoli, beh la vedo dura.

Per capirsi avere un Mori estremo, un Tilli e un Pavoni ali, un Ottoz e un Howe centri, un Andrei e un Vissoni piloni, può essere seducente, ma lo ritengo poco praticabile se si vuole che gli stessi mantengano le stesse prestazioni nel settore "atletica leggera", quantomeno per i velocisti ed i lanciatori più tecnici.

Certo, se in campo rugbystico si raggiungesse un più alto livello economico, si potrebbe anche provare.
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