Crisi di valori Il coach e la morale del panettone

Tutto ciò che è inerente al Rugby, ma non rientra nelle altre categorie.

Moderatore: Emy77

Rispondi
ayr
Messaggi: 1142
Iscritto il: 30 gen 2006, 0:00

Crisi di valori Il coach e la morale del panettone

Messaggio da ayr »

Il Gazzettino ha scritto: Crisi di valori
Il coach e la morale
del panettone


Lunedì 14 Dicembre 2009,
Il rugby cambia in fretta. Anche in peggio. Una volta a Natale il coach mangiava regolarmente il panettone. E poi l’uovo a Pasqua. Era un marchio distintivo dell’eccezione rugbistica, soprattutto rispetto al calcio dalle panchine perennemente traballanti. Poteva andare male finchè voleva, ma l’allenatore non saltava. Non solo restava per l’intero campionato, ma per la durata del progetto. Il tempo necessario per costruire squadra, gioco, risultati.
Ora il professionismo, la necessità del risultato ad ogni costo per rispettare gli obiettivi di marketing e gli accordi con gli sponsor, spingono la palla ovale verso la deriva calcistica. Alla sesta giornata il Casinò di Venezia ha esonerato Marzio Innocenti, alla prima stagione a Mestre. Il tecnico si è consolato in fretta tornando sulla panchina del Riviera al posto di Volpato.
In Francia Laurent Seigne, uno dei più stimati tecnici in circolazione, è stato licenziato dal Brive, mentre negli stessi giorni Richard Dourthe, ex centro dei galletti, veniva spinto alle dimissioni in seguito alla fronda dei giocatori del Bayonne dopo tre vittorie e nove sconfitte.
Era andata peggio all’australiano Ewen McKenzie coach dello Stade Français, licenziato già all’inizio di settembre. «Non mi hanno dato tempo – si è rammaricato - Ma lo capisco, fa parte del gioco e della nuova cultura: quando i risultati non arrivano serve un responsabile».
Si capisce perfettamente. Ma trovo sbagliato adeguarsi alla morale. Il rugby perde un valore, una specificità che lo teneva alla larga dalle facili scorciatoie, dall’ipocrisia di scaricare le responsabilità su una sola persona, dall’individualismo. Invece, o almeno così si dice, è uno sport di solidarietà per eccellenza, dove i meriti e le colpe vanno divisi fra tutti. Dove conta il gruppo. Se si ricorre al capro espiatorio dopo un solo mese di campionato, a chi andiamo a raccontarli certi valori che costituiscono il vero appeal del mondo ovale?
Non solo. Il rugby è lo sport collettivo per eccellenza. Non dipende da uno o due giocatori. Plasmare il gruppo in una disciplina di combattimento non è affare di una settimana. E nemmeno di una stagione. E così il gioco. Serve tempo per mettere a punto un organismo complesso, un sistema di totale interdipendenza. Senza tutto questo è una contraddizione invocare lo spettacolo, ammesso che sia un fattore davvero pianificabile.
Per fortuna ci sono ancora esempi virtuosi. E di successo. Come quello di Guy Novès a Tolosa. Il suo progetto va avanti da oltre 16 anni tra grandi trionfi e qualche momento difficile vissuto con serenità. L’allenatore, di origini tolosane, incarna ormai perfettamente i valori del club e il carattere della città. Non a caso lo Stade Toulousain mantiene uno stile di gioco inconfondibile in un’epoca in cui gli stili sbiadiscono sotto l’effetto della globalizzazione tattica.
Rispondi