L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

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JosephK.
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L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da JosephK. »

Un interessante commento di Right Rugby (http://rightrugby.blogspot.it/2012/06/a ... irare.html):
Se il Sei Nazioni era unanimemente considerato troppo presto per poter vedere "la mano" di Coach Jaques Brunel sulla nazionale Azzurra, si può ricavare qualche indicazione dai due test match Azzurri di giugno sinora effettuati? Dopotutto il coach ha pressocché completato lo staff ed ha approfittato del livello medio degli avversari per darsi agli esperimenti, asserendo che il primo obiettivo del tour è quello di "allargare la rosa".
Tralasceremmo in questa fase analisi delle prestazioni dei singoli. Il momento stagionale è pessimo e inoltre siamo convinti che sarà la prossima stagione Celtica e in parte anche Eccellente, quella che dovrà dire chi c'è e chi no, vecchi e nuovi, inclusa una ultima chance concessa a cavalli di ritorno su cui molto s'è investito come Bocchino e Tebaldi. Ci sembra invece effettivamente il momento di provare a cogliere qualche elemento della filosofia Bruneliana, inserendola in considerazioni generali sulla direzione dove pare spingere l'aria che tira ai livelli alti del rugby, per quel che stiamo vedendo nei Test Match.

Vista da lontano, la sconfitta con i Pumas (o erano i Jaguars? Non fossero stati ufficialmente impegnati nella Nations Cup ...) è stata chiaramente imputabile ad errori in fase di non possesso - volgarmente detta "difesa". La prima meta evitabile con un minimo di attenzione, nella seconda a un pilone 35enne in disarmo è stato concesso di correre come fosse un centro, nelle altre due mete nel finale i nostri arrivano con la lingua fuori - e non alla Maori. In fase di possesso - "attacco" - gli Azzurri sono arrivati alle marcature grazie alla solita vecchia mischia: una meta di penalità, un'altra su guizzo del mediano da dietro una mischia ordinata.
Invece Brunel ha nella sua analisi posto l'accento sulle perdite di possesso degli Azzurri, sia in termini di errori di handling che di scelte tattiche: "Non si possono perdere così tanti palloni come abbiamo fatto sabato scorso. Diciannove possessi regalati e tredici scelte sbagliate nel gioco al piede hanno fatto la differenza a favore dei Pumas. Mi aspetto progressi in questo senso: gioco al piede migliorato ed una migliore conservazione della palla". Non una parola sugli errori in fase difensiva.
Saremo anche arroganti come pensa qualcuno ma non siamo presuntuosi: se il coach non l'ha detto non è perché non se ne sia accorto, del peggioramento nella solidità difensiva e nella tenuta fisica (i fatti sono collegati) rispetto ai tempi Mallettiani. Anche perché s'era già notato nel Sei Nazioni. Ci siamo fatti l'idea che Brunel stia procedendo in modo focalizzato: per la difesa c'è tempo, la si (ri-)metterà a posto più avanti, ora si tratta di rivoluzionare l'approccio classico del rugby italiano, arrivando ad imporre l'iniziativa agli avversari, banalmente tenendosi più a lungo il possesso e provando a sfruttarlo allargando il gioco.
Idee corroborate dai commenti post vittoria col Canada, dove per Brunel la squadra ha saputo rimontare "dimostrando maggiore convinzione" e "di essere realmente scesa in campo per vincere", ma rimane che ''abbiamo commesso ancora qualche errore di troppo nella trasmissione della palla". Focus sul mantenimento del possesso; anche lì la meta la facciamo con una maul ...

Per gli errori di handling c'è poco da fare: si tratterebbe di provare provare provare, oltre che organizzare il gioco dietro e in generale in modo il più produttivo e "espansivo" possibile. C'è però una scuola di pensiero, quella Vittoriana (da Vittorio Munari), la quale sostiene che la fiducia e lo stimolo non bastano. Le abilità con le mani e coi piedi sono basic skills, cosa affatto diversa dagli schemi tattici, non te le insegna l'allenatore di prima squadra né tantomeno il ct della nazionale: o le hai sviluppate da giovane o non le avrai mai. Purtroppo ha ragione: funziona così in tutti gli sport, salvo rarissimi casi di teste quedre capaci di applicarsi alla morte e migliorare anche in età matura. Ci vorrà una intera generazione per ovviare, ammesso si parta ora e badate, da quelli di otto nove anni, altro che Accademia a sedici-diciotto! Comunque ci sono le scorciatoie: nel passato gli oriundi, ora gli equiparati.

Gli errori possono essere anche tattici, cioè calciare via il proprio possesso in modo poco appropriato o addirittura pericoloso. Guarda caso, il tema hot del rugby di altissimo livello è proprio il kicking game, la singola causa più importante delle vittorie del rugby australe in questo scorcio di stagione.
Il rugbista italiano medio invece appena sente parlare di piede, immediatamente fa scattare l'associazione mentale con l'apertura. Quaggiù siam tutti orfani inconsolabili di Diego Dominguez, non ce ne siamo fatti ancora una ragione. Brunel tuona contro quelle "tredici scelte sbagliate nel gioco al piede" e tutti, anche nei giornali (IlGazzettino ad esempio) si voltano a guardar Kris Burton. Beh, forse un po' ne fa calciate anche Tito Tebaldi e prima di lui Ugo Gori a San Juan. Forse più che non Kris. Invece di associare piede ad apertura tour court, faremmo bene a scindere i problemi.
Problema uno, identificare un piazzatore degno di tale nome e dargli fiducia; c'entra nulla col gioco tattico e a rigore nemmeno con l'apertura, può essere l'estremo, un centro o un'ala. Dobbiamo solo metterci in testa che è figura indispensabile per il pack prima della linea dei trequarti: se il gioco abrasivo davanti non viene finalizzato con regolarità, le sensibilità dei primi otto, poverini, vengono inevitabilmente frustrate e non c'è nulla di più destabilizzante che far fatica per niente.
Problema due, comprendere come il gioco moderno sia diventato così veloce che la maggior parte delle scelte tattiche, calci inclusi, volenti o nolenti le compie il mediano; quando la palla arriva all'apertura è già troppo tardi, con tutte le "spie" in giro di opzioni non ce n'è.

C'è anche di più: le Australi han capito presto che per via delle nuove interpretazioni arbitrali sul punto di incontro, oggi è un attimo beccarsi una punizione contro in fase di possesso palla, durante le percussioni dei propri avanti a risalire il campo. Infatti è sufficiente che chi porta il sostegno al placcato scivoli un attimo avanti o scalzi il grillotalpa avversario malamente, ed è fischio per sealing off. Esageriamo per spiegarci, ma non siamo tanto distanti dalla realtà dei fatti.
Ragion per cui, sin da prima del Mondiale i Neozelandesi e poi tutti gli altri han deciso che quando si è nella propria metà campo, il gioco di risalire il campo tenendo il possesso non vale la candela, si deve preferire il tirar via di territorio, andare a giocare lontani dai propri pali. Da cui la rinascita dei calci tattici di spostamento.
Se ne stanno accorgendo anche i Boreali più svegli: sapete dove han portato l'intera nazionale irlandese poco prima del secondo Test? A vedersi la gara due dello State of Origin, il massimo dei massimi del Rugby League: per guardar bene tra l'altro, come si fa a dar via il possesso ogni sei fasi nel modo più indolore e possibilmente più produttivo.
Da opzione "passiva", la rinascita del kicking game tattico s'è difatti già sviluppata in "attiva": nel SuperXV e nei Test Match il calcio si calibra (alto per i sudafricani, preciso per i neozelandesi) in modo che ovale e pressione difensiva arrivino sistematicamente assieme sul malcapitato che riceve. Abbiamo visto gli All Blacks recuperare tutti i propri calci di ripresa del gioco contro l'Irlanda - la singola scelta tattica più innovativa di tutta la partita; non è un caso che Israel Dagg si sia beccato un giallo proprio mentre portava pressione a Kearney su palla alta, è un rischio calcolato.

Se inquadrata in tali sviluppi Mondiali, a nostro avviso la ramanzina di Brunel avrebbe senso. Ma allora sarebbe stato più corretto prendersela anche con una linea che non sale veloce o con la latitanza di "frecce" deputate a portar pressione, stile Habana e Pietersen - morirò col sogno irrealizzato di una Italia che attui un gioco d'attacco "alla sudafricana": linea difensiva che sale composta, frecce dai lati a fiondarsi alternativamente sulla palla calciata e tutto il resto è testate; sarebbe così adatto alla nostra mentalità.
Peccato che la priorità Bruneliana paia invece esser legata al mantenimento del possesso: mentre le Grandi s'interrogano su come gestire al meglio il non-possesso (calci tattici e ripartenze), noi ancora una volta ci troveremmo un giro indietro. Fatalità, è anche la impasse in cui si dibatte il rugby francese, l'unico potenzialmente all'altezza di quello Australe in modo non episodico.
Nella realtà gli All Blacks non da ieri fanno delle ripartenze al cambio del possesso la loro vera arma vincente. E gli Springboks o meglio gli Stormers per adesso, fanno dello scrambling difensivo in caso di possesso perso la miglior medicina per tamponare gli errori, inevitabili quando chi ti sta davanti è all'altezza di portar pressione.
Appunti tattici presi in fretta, in attesa di capirne di più in un ammasso di roccia appena appena sbozzato dal maitre pirenaico.
Ci sono tantissimi spunti ottimi di discussione; cerco di riassumere anche un po' brutalmente:

1) per quanto (poco) visto la nostra difesa non è così solida in questo "anno" brunelliano come ai tempi di Mallet.
2) Cerchiamo di giocare alla mano e di aprire il gioco, non ci viene bene anche perché di base non abbiamo grandi talenti in possesso di grandi mani. Era meglio trovare la via italiana, forse imitando più i sudafricani. Mischia, gioco vicino ai raggruppamenti, calci a salire con le ali che portano pressione asfissiante ecc.
3) Gioco al piede: lo fa il mediano, è lui il vero regista, il prolema apertura è una specie di "falso problema", dovremmo porci più il problema "piazzatore". Deduco io la conclusione di RR: se Burton piazza bene teniamocelo, se troviamo un altro piazzatore meglio avere un 10 diga e giocare "alla Mallet" cercando di portare a casa punizioni, difedendo alla morte con i tre quarti "alla Sgarbi", guadagnando bene terreno con il gioco al piede.
4) sealing off: evitare di usare sconsideratamente gli avanti nella propria metà, piuttosto calciare e portare bene pressione evitando di prendere tante punizioni contro come fanno i compari dell'emisfero sud.

Insomma tanti spunti per parlare di quel "qualcosa" di diverso che sembra voler dare Brunel, se pensate che potenzialmente possa portare buoni frutti o no ecc.

A voi.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).

Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.

Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).

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Tallonatore80
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da Tallonatore80 »

Mh.
Pero' se non sbaglio su questo stesso forum piu' di uno si lamentava del gioco solo mischia.
Tutt'ora qua e la si vede la critica.

A me piace che provino ad aprire la palla.
Devono imparare pero'.

l'unico appunto che mi sento di fare è che a noi manca una cosa che ho visto negli argentini e nei gallesi.

La cattiveria nei raggruppamenti, noi andiamo a terra ma non ripuliamo, non facciamo controruck, non grillotalpiamo.
Persino gli under 20 del galles quando entrano nelle ruck sono delle furie.
Sembra che ci manchi un pizzico di cattiveria agonistica e di voglia di contestare la palla.

Poi cambiando il tipo di gioco ci sta che qualche palla caschi di mano (speriamo poche). Il cambio di stile ci sta pure, ma non siamo sufficientemente cattivi negli scontri fisici. troppo spesso li subiamo (anche con la romania ho notato questa tendenza degli emergenti, idem nell'under).
"Il rugby e` l`assoluto ordine nell`apparente disordine."
Sandro Cepparulo
calep61
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da calep61 »

JosephK. ha scritto:Un interessante commento di Right Rugby (http://rightrugby.blogspot.it/2012/06/a ... irare.html):
Per gli errori di handling c'è poco da fare: si tratterebbe di provare provare provare, oltre che organizzare il gioco dietro e in generale in modo il più produttivo e "espansivo" possibile. C'è però una scuola di pensiero, quella Vittoriana (da Vittorio Munari), la quale sostiene che la fiducia e lo stimolo non bastano. Le abilità con le mani e coi piedi sono basic skills, cosa affatto diversa dagli schemi tattici, non te le insegna l'allenatore di prima squadra né tantomeno il ct della nazionale: o le hai sviluppate da giovane o non le avrai mai. Purtroppo ha ragione: funziona così in tutti gli sport, salvo rarissimi casi di teste quedre capaci di applicarsi alla morte e migliorare anche in età matura. Ci vorrà una intera generazione per ovviare, ammesso si parta ora e badate, da quelli di otto nove anni, altro che Accademia a sedici-diciotto! Comunque ci sono le scorciatoie: nel passato gli oriundi, ora gli equiparati.
QUESTA RICORRENTE DIATRIBA SULLA MANCANZA DI BASE NEL GIOCO ALLA MANO MI SEMBRA STRUMENTALMENTE STERILE ED ESAGERATA; VI INVITO AD ANDARE SU YOU TUBE A VEDERE QUALCHE VECCHIO FILMATO DELLA NAZIONALE OVALE ANNI '90, QUINDI MOLTO PRIMA DI ENTRARE NEL 6N E QUANDO LA FORMAZIONE GIOVANILE NON CREDO POTESSE ESSERE MIGLIORE DI QUELLA ODIERNA (O SI?), ED AMMIRARE IL GIOCO ALLA MANO ESPRESSO DA GIOCATORI ITALIANISSIMI, 3/4 E NON, OPPURE IL BEL GIOCO ALLA MANO ESPRESSO DAL TREVISO IN PRO12 IN MOLTE PARTITE ANCHE VINTE, CLUB CHE ALIMENTA PER BUONA PARTE LA ROSA AZZURRA. IO NON CREDO SIA VERAMENTE UN PROBLEMA DI CARENZA DI SKILL, MA PROPRIO UNA MANCANZA DI ABITUDINE AD ATTUARE TALE GIOCO IN ITALIA DOVE SI PENSA, IMPROPRIAMENTE, NON APPARTENERCI IN QUANTO LEGATI AD UNA STORIA, PIU' RECENTE CHE PASSATA, DI NAZIONALE FISICA E SOLO FORTE NEL PACK, PROBABILMENTE FORSE CARENTE DI BUONI 3/4 SU CUI COSTRUIRE SOLUZIONI (SE SI PENSA CHE IL MIGLIORE E' STATO CONSIDERATO PER ANNI UNO DEI DUE BERGAMASCO ...).
morirò col sogno irrealizzato di una Italia che attui un gioco d'attacco "alla sudafricana": linea difensiva che sale composta, frecce dai lati a fiondarsi alternativamente sulla palla calciata e tutto il resto è testate; sarebbe così adatto alla nostra mentalità.
MALLET E' SUDAFRICANO, MA LA SUA NAZIONALE AZZURRA NON L'HO MAI VISTA GIOCARE CON UNA DIFESA A SALIRE, TANTOMENO ROVESCIATA, E LA PASSIVITA' DELLA LINEA DI DIFESA CI HA, PROBABILMENTE, CONDANNATO PIU' DEL NECESSARIO AGLI ULTIMI WRC IN NUOVA ZELANDA.
NELLA PRIMA E NELLA SECONDA PARTITA DI BRUNEL (FRANCIA ED INGHILTERRA DELL'ULTIMO 6N) LA DIFESA ROVEASCIATA ADOTTATA E' STATA NOTATA IMMEDIATAMENTE, POI, NEGLI INCONTRI SUCESSIVI UN PO' MENO (!?).
SCELTA STRATEGICA O MENO, NON LO SO, CERTO E' SIGNIFICATIVO CHE NEI CLUB ITALIANI DI PRO12, MA ANCHE IN ECCELLENZA NON E' CHE SI VEDA MOLTO LA DIFESA ROVESCIATA E FARLA FARE SOLO IN NAZIONALE, FORSE, E' RITENUTO TROPPO COMPLICATO?

Peccato che la priorità Bruneliana paia invece esser legata al mantenimento del possesso: mentre le Grandi s'interrogano su come gestire al meglio il non-possesso (calci tattici e ripartenze), noi ancora una volta ci troveremmo un giro indietro.
DOPO APPENA 7 PARTITE SIAMO GIA' PRONTI A BUTTARE L'ACQUA CON TUTTO IL BAMBINO. SIAMO UN PAESE INCREDIBILE, PER UN MERO BIECO INTERESSE PERSONALE (SCRIVERE QUALCHE COSA DA DARE IN PASTO AL LETTORE SPROVVEDUTO E DISTRATTO), SIAMO DISPOSTI A SCREDITARE TUTTI E TUTTO, INDIFFERENTI ALL'EFFETTO MEDIATICO, AL RUOLO ED ALL'IMPORTANZA PSICOLOGICA CHE CERTE ANALISI, PER QUANTO SUPERFICIALI E PREMATURE, POSSANO AVERE SULL'OPINIONE GENERALE
Ci sono tantissimi spunti ottimi di discussione; cerco di riassumere anche un po' brutalmente:

1) per quanto (poco) visto la nostra difesa non è così solida in questo "anno" brunelliano come ai tempi di Mallet.
SECONDO ME BRUNEL STA PERCORRENDO, ANZI STA FACENDO PERCORRERE ALLA NAZIONALE ITALIANA UN PERCORSO CON L'INTENTO DI AMPLIARE IL GIOCO ALLA MANO ALLARGANDO ANCHE LA ZONA DI CAMPO IMPIEGABILE, STRUTTURANDO PACK E GIOCO DEGLI AVANTI STRUMENTALMENTE A CIO'. E' UN PERCORSO APPENA INIZIATO, CHE POSSA PORTARE BENEFICI E RISULTATI E' PRESTO PER DIRLO, COME, RITENGO, SIA PRESTO PER BOCCIARE IL SUO LAVORO. IO RIMARREI SULLE SINGOLE PARTITE CHE, CERTAMENTE, DENOTANO ANCORA AMPI MARGINI DI NECESSARIO MIGLIORAMENTO.
2) Cerchiamo di giocare alla mano e di aprire il gioco, non ci viene bene anche perché di base non abbiamo grandi talenti in possesso di grandi mani. Era meglio trovare la via italiana, forse imitando più i sudafricani. Mischia, gioco vicino ai raggruppamenti, calci a salire con le ali che portano pressione asfissiante ecc.
IMITARE I SUDAFRICANI?! CI HA PROVATO MALLET PER 4 ANNI (CON 4 CUCCHIAI DI LEGNO), METTENDO AD APERTURA GIOCATORI COME MASI E A MM BERGAMAURO, OSESSIONATO DALLA FISICITA' PRIMA DI TUTTO, CONVINCENDO ANCHE LA FEDERAZIONE CHE ANCHE NEI CRITERI DI SCELTA DEI GIOVANI DA AVVIARE ALLE ACCADEMIE FOSSE PRIORITARIO INTRODURRE SKILL LEGATI AL FISICO POSSEDUTO. MA HAI NOTATO I GIOVANI DELL'U20 DEL SUDAFRICA CHE FISICI HANNO RISPETTO AI NOSTRI? LA GENETICA NON E' UNO SCHERZO, IL POPOLO LATINO, ANZI LA RAZZA LATINA E' UNA COSA BEN PRECISA, CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE SPECIFICHE SULLE QUALI BISOGNEREBBE PUNTARE PER SFRUTTARLE AL MEGLIO.
INSOMMA, A ME MALLET NON MANCA, INVECE SU BRUNEL HO ANCORA MOLTA FIDUCIA PUR NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE NON ABBIA UN LAVORO FACILE, CON UN MOVIMENTO RUGBYSTICO NAZIONALE IPERCRITICO, UNA SITUAZIONE CLUB DI VERTICE MOLTO CRITICA, CON ATTEGGIAMENTI CHE SE NON APPAIONO ANCORA APERTAMENTE RIOTTOSI VERSO LA NAZIONALE, ESPRIMONO NEI FATTI POCA DISPONIBILITA' AL CONFRONTO E COLLABORAZIONE CON LA RAPPRESENTATIVA MASSIMA AZZURRA (VEDI ANCHE LA VICENDA ZEBRE)
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
youngblood
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da youngblood »

Cominciano già adesso sti discorsi?? :-]
Tallonatore80
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da Tallonatore80 »

youngblood ha scritto:Cominciano già adesso sti discorsi?? :-]
è addirittura tardi :P
"Il rugby e` l`assoluto ordine nell`apparente disordine."
Sandro Cepparulo
Luqa-bis
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da Luqa-bis »

nell'articolo di Right Rugby si propsetta un futuro per il codcie Union a metà strada tra quello tredicista e quello bokke.

Non so quanto possano essere felici i cultori del gioco aperto , quelli che vorrebbero un ibrido tra francesi e isolani.

Per noi il problema pare essere trovare:

1- un mediano di mischia che sappia fare da regista
2 - un piazzatore che sappia trovare touche e pali.
3. una triade di centri che sappiano placcare e calciare alto
4. una v allargata che sia velocissima e che placchi bene. E che sappia anchecalciare in rimessa.

Più o meno dobbiamo trovare 5 uomini su 7.
Ale_86
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da Ale_86 »

Secondo me la parte piú interessante dell'articolo é la fine, quando parla della differenza tattica tra possesso e il liberarsi intelligentemente del pallone.
É la storia della nostra nazionale, siamo una Coppa del Mondo indietro rispetto ai leader del gioco. Brunel ha come obiettivo dichiarato di imporre il gioco di NZ, EN, SAF etc nel 2007. Che va benissimo, intendiamoci, se non fosse che i leader del gioco han giá trovato la contromisura a questo tipo di gioco e stanno evolvendosi in un'altra direzione. Noi siamo un giro indietro, come dice il commento. D'altra parte é difficile fare i gradini a due a due, quindi forse va bene cosí. Solo che non saremo mai vincenti con questo ritmo.
Non mi preoccupo per tutto il resto. Tempo al tempo.

Questione skill di base:
Calep61 ha scritto:questa ricorrente diatriba sulla mancanza di base nel gioco alla mano mi sembra strumentalmente sterile ed esagerata; vi invito ad andare su you tube a vedere qualche vecchio filmato della nazionale ovale anni '90, quindi molto prima di entrare nel 6n e quando la formazione giovanile non credo potesse essere migliore di quella odierna (o si?), ed ammirare il gioco alla mano espresso da giocatori italianissimi, 3/4 e non, oppure il bel gioco alla mano espresso dal treviso in pro12 in molte partite anche vinte
So giá che mi pentiró di commentare questa cosa, ma:

- L'equazione "ingresso nel 6N"=> "formazione giovanile migliora (o non peggiora)" lascia un pó il tempo che trova, anche perché le skill di base vanno valutate rispetto agli avversari. Oltretutto il rugby di inizio anni 90 non é paragonabile col rugby odierno.

- Treviso: la mia modesta opinione é che i giocatori del Treviso hanno delle skill di base buone, seppur inferiori al calibro internazionale. Mi ricordo una raccolta da terra pregevolissima di Sgarbi molto simile ad una fatta da F. Steyn nel 2007 per la quale Munari era andato in visibilio.
Il problema é che sono skill da "sostegno". Benvenuti ha delle linee di sostegno eccelse, é un finalizzatore, ma raramente inventa un buco o sbilancia la difesa, prerequisito per creare azioni alla mano pregevoli. Quel ruolo a TV ce l'ha Williams, qualche volta Nitoglia. Nessuno dei giocatori in nazionale ha queste abilitá tra i 3/4, perché anche dove la formazione é buona, in Italia nelle giovanili raramente si insegna a giocare "con la testa alta", e a prendere decisioni in base a quello che accade davanti a te.
Questa abilitá puó essere allenata piú tardi, ma non raggiungerá mai il livello di qualcuno abituato a farlo fin da piccolo. E se non crei dubbi alla difesa, puoi avere la manualitá di un globetrotter, ma non riuscirai mai a innescare azioni degne di questo nome. (P.S. e Francescato rispetto a questo aveva ben poco da invidiare ai suoi colleghi internazionali)
Potete aumentarmi le tasse su tutto, ma non sulla mia birra!
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JosephK.
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da JosephK. »

Luqa-bis ha scritto:nell'articolo di Right Rugby si propsetta un futuro per il codcie Union a metà strada tra quello tredicista e quello bokke.

Non so quanto possano essere felici i cultori del gioco aperto , quelli che vorrebbero un ibrido tra francesi e isolani.

Per noi il problema pare essere trovare:

1- un mediano di mischia che sappia fare da regista
2 - un piazzatore che sappia trovare touche e pali.
3. una triade di centri che sappiano placcare e calciare alto
4. una v allargata che sia velocissima e che placchi bene. E che sappia anchecalciare in rimessa.

Più o meno dobbiamo trovare 5 uomini su 7.
Luqa ha colto pienamente nel segno: alla 1 direi Gori può essere certamente una buona risposta, io vedo bene in prospettiva anche Calabrese. Alla 2 iniziano i guai e belli grossi. Alla 3: pure qua: Sgarbi ha il placcaggio e non ha il piede, Benvenuti e Canale forse attualmente sono gli unici ad avere entrambe le caratteristiche, in parte anche Masi? Morisi? Forse Castello? Alla 4 pure qua: già il velocissima ci taglia un sacco di gente, placchi forse ok, calciare togliamo Venditti... Inzomm non vorrei essere il buon Jacques...
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).

Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.

Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).

Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
Luqa-bis
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da Luqa-bis »

premesso che secondo me,

se vuoi fare un tipo di gioco cerchi di formare i giocatori per farlo,
ma se non hai i giocatori che ti servono è opportuno cambiare il modo di giocare e adattarlo a quelli che hai.

Oltretutto non vedo perchè si debba giocare a Xv tutti con lo stampino. A me piace vedere squadre diverse, nel rugby come nel calcio.

A noi mancano gestualità manuale, abilità nel calcio e velocità di base. Sacrificate forse a favore di una fisicità che poi si rivela "zavorra".

Se la teoria di gioco è quella "tredici-like", allora le critiche a Guidi per l'uso di Chiesa sono inappropriate.
calep61
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da calep61 »

Ale_86 ha scritto:Secondo me la parte piú interessante dell'articolo é la fine, quando parla della differenza tattica tra possesso e il liberarsi intelligentemente del pallone.
É la storia della nostra nazionale, siamo una Coppa del Mondo indietro rispetto ai leader del gioco. Brunel ha come obiettivo dichiarato di imporre il gioco di NZ, EN, SAF etc nel 2007. Che va benissimo, intendiamoci, se non fosse che i leader del gioco han giá trovato la contromisura a questo tipo di gioco e stanno evolvendosi in un'altra direzione. Noi siamo un giro indietro, come dice il commento. D'altra parte é difficile fare i gradini a due a due, quindi forse va bene cosí. Solo che non saremo mai vincenti con questo ritmo.
Non mi preoccupo per tutto il resto. Tempo al tempo.

Questione skill di base:
Calep61 ha scritto:questa ricorrente diatriba sulla mancanza di base nel gioco alla mano mi sembra strumentalmente sterile ed esagerata; vi invito ad andare su you tube a vedere qualche vecchio filmato della nazionale ovale anni '90, quindi molto prima di entrare nel 6n e quando la formazione giovanile non credo potesse essere migliore di quella odierna (o si?), ed ammirare il gioco alla mano espresso da giocatori italianissimi, 3/4 e non, oppure il bel gioco alla mano espresso dal treviso in pro12 in molte partite anche vinte
So giá che mi pentiró di commentare questa cosa, ma:

- L'equazione "ingresso nel 6N"=> "formazione giovanile migliora (o non peggiora)" lascia un pó il tempo che trova, anche perché le skill di base vanno valutate rispetto agli avversari. Oltretutto il rugby di inizio anni 90 non é paragonabile col rugby odierno.

- Treviso: la mia modesta opinione é che i giocatori del Treviso hanno delle skill di base buone, seppur inferiori al calibro internazionale. Mi ricordo una raccolta da terra pregevolissima di Sgarbi molto simile ad una fatta da F. Steyn nel 2007 per la quale Munari era andato in visibilio.
Il problema é che sono skill da "sostegno". Benvenuti ha delle linee di sostegno eccelse, é un finalizzatore, ma raramente inventa un buco o sbilancia la difesa, prerequisito per creare azioni alla mano pregevoli. Quel ruolo a TV ce l'ha Williams, qualche volta Nitoglia. Nessuno dei giocatori in nazionale ha queste abilitá tra i 3/4, perché anche dove la formazione é buona, in Italia nelle giovanili raramente si insegna a giocare "con la testa alta", e a prendere decisioni in base a quello che accade davanti a te.
Questa abilitá puó essere allenata piú tardi, ma non raggiungerá mai il livello di qualcuno abituato a farlo fin da piccolo. E se non crei dubbi alla difesa, puoi avere la manualitá di un globetrotter, ma non riuscirai mai a innescare azioni degne di questo nome. (P.S. e Francescato rispetto a questo aveva ben poco da invidiare ai suoi colleghi internazionali)
condivido questa tua ultima osservazione, ma allora, secondo te, gli skill mancanti non attengono tanto all'handling, bensì ad una capacità di lettura del gioco, di posizionamento adeguato e, semmai, di abitudine ad una corsa rotta (sempre su you tube - ma come si faceva ai miei tempi senza l'informatica ed il web, boh :roll: ? - c'è un bel filmato ingiallito dove un giovanissimo Kirwan si allena in un'assolata pista da corsa olimpica, nella solitudine generale (sana e sempre utile autodidattica :D ), con corse fatte di continui scartamenti a dx e sx, quindi più che velocità, spostamento dei pesi e mantenimento della centralità del baricentro, quanti giovani italiani sono allenati a farlo?). Per quanto concerne il rugby anni '90 che è passato, chiaro che lo è, ma non solo per quello giocato dagli azzurri, anche le altre nazioni giocavano un'altro rugby, ma per quei tempi l'handling giocato dai nostri giocatori non era, poi, così male, insomma, non davano l'idea di non essere abituati ed allenati a farlo e, comunque, molto meglio di quanto hanno fatto vedere i Rumeni l'altro giorno, perfino i russi hanno giocato meglio alla mano.
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
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Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
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giuseppone64
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da giuseppone64 »

a me mallet non è dispiaciuto, il problema è che negli ultimi anni le restanti del 6 nazioni sono cresciute più di noi.
Scusa tesoro se sono stato un po' brusco stamani. Papà non sei stato un po' brusco, sei stato un barbaro...
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da JosephK. »

La voglia e il desiderio di Brunel di farci "giocare" è encomiabile, forse il punto sta da un'altra parte. Tradizionalmente siamo un popolo di santi, piloni e navigatori, tradizionalmente abbiamo una forza negli avanti e non a caso con il Canada e l'Argentina abbiamo preso punti praticamente solo da lì. Tradizionalmente facciamo fatica con i tre quarti e il gioco al piede: forse tutto questo può essere una base, come si dice nell'articolo, per costruire una "italian way" al rugby? Detto in altre parole: la voglia, ripeto encomiabile, di farci giocare più "alla francese", può essere interessante rispetto alla nostra tradizione e soprattutto rispetto ai valori che possiamo mettere in campo? Detto ancora diversamente: la tattica si fa a partire dalla squadra che puoi avere da schierare o a prescindere dalla squadra che puoi schierare?
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).

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gab
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da gab »

condivido l'affermazione di Joseph k. - rimane il fatto che i tre quarti debbono riuscire a sviluppare più gioco, in un modo o in un altro. altrimenti rimarremo una squadra zoppa.

vorrei però marcare un elemento su cui brunel sta lavorando veramente, e sul quale, mi pare, non si è fatta troppa attenzione:
il fatto che Brunel sta finalmente valorizzando il movimento, girando su tutti i campi alla ricerca di giocatori. in Canada ha schierato 13 italiani di formazione (solo Castro e Barbieri). Ed è una gran cosa. Certo il nostro movlmento ha pochi talenti veri, ma può e deve fornire tanti onesti giocatori che possono vestire l'azzurro, senza ricorrere a giocatori dello stesso modesto livello pescati quà e la. Non è per nazionalismo, ma è per il bene del movimento che gli azzurri siano di formazione italiana.

per un selezionatore, in fin dei conti, era più facile ricorrere alla scorciatoia che gli permetteva di schierare atleti comunque più sperimentati che rischiare con italici tutti da scoprire. In questo aspetto, B. rispetto a M., sta svolgendo un lavoro di qualità nettamente superiore.
oldprussians
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da oldprussians »

Scusate se sparo una cavolata, ma...

Io direi che si deve fare una valutazione non sul gioco nei "amichevoli", o test match. ma su risultati sulle partite competitive, cosi detto.

Fino adesso niente cucchiaio di legno.

Guardate la mia Germania al calcio.... Fanno schifo nelle amichevoli, ma in competizione......

Lasciamoli fare esperimenti e perdite nei TM. poi dopo 4 anni vediamo dove sta nel 6N, e nel mondiale... ed io sarò il primo calcificarlo se e peggio! :-]

Devo dire pero, visto che Burton ed Orquera calciano bene, Mallett veri 10 gli poteva usare... almeno tutti quei pizzati mancati.... poteva bene usare Gower @ 12..... e Burton 10.

Aspettiamo, io lo giudicherò su risultati
calep61
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Re: L'Italia di Mallet vs l'Italia di Brunel

Messaggio da calep61 »

gab ha scritto:condivido l'affermazione di Joseph k. - rimane il fatto che i tre quarti debbono riuscire a sviluppare più gioco, in un modo o in un altro. altrimenti rimarremo una squadra zoppa.
Aggiungo che, oggi come oggi, possiamo contare su un numero maggiore di 3/4 di buona qualità rispetto a qualche anno fa quando Mallet si appoggiava al solito Bergamasco all'ala + l'aggiunta di un McLean(sempre valido, secondo me), con Canale centro e pochi altri, insomma un cerchio che si è di molto allargato con giovani promettenti, ora già giocatori di buona qualità da far maturare ulteriormente, quindi per rispondere anche al questito di Joseph k., secondome c'è materiale umano per pensare di strutturare anche una formazione che dia spazio ed opportunità al gioco diù tradizionale dei 3/4, perchè no?
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