Voglio farvi leggere un\'articolo trovato sul sito dell\'AIR:
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<BR>Mostra di Arte Cinematografica di Venezia
<BR>\"La quimera de los heroes\" (Il sogno degli eroi) è il film presentato con grande successo di critica nei giorni scorsi nella sezione Controcorrente della Mostra di Arte Cinematografica di Venezia. \"La quimera de los heroes\" è la splendida storia di rugby diretta dal giovane regista argentino Daniel Rosenfeld. Nella giungla di Formosa in Argentina, un uomo bianco è il capo di un gruppo di fuoriusciti dalla tribù dei Tobe. Li ha raccolti tutti per poter giocare a rugby, creando l\'Aboriginal Rugby Club in modo che possano difendere la loro dignità ed i loro diritti.
<BR>In 70\' minuti Rosenfeld ci parla e ci propone l\'avventura della coscienza di un uomo descrivendoci in uno splendido ritratto, la figura di un allenatore di rugby, Eduardo Rosi, e dei suoi nobili ideali. Il ct di una squadra di giovani aborigeni è l\'eroe che si sacrifica per qualcosa più importante di se stesso parlando del nostro sport, il rugby, ed esaltandolo nelle sue caratteristiche più pure e belle, quelle caratteristiche che ci fanno sognare la palla ovale.
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<BR>Fino ad\'ora l\'unico film dove il Rugby è protagonista (o quasi) di cui conoscevo l\'esistenza è \"Asini\" di Bisio...
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<BR>Chissà quando potremo vederlo!
Da menzionare!
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pupa84
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sermar
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Trovato un altr articolo sul film:
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<BR>Rugby movie: \"La quimera de los heroes\"
<BR>\"La quimera de los heroes\" si apre con una sinuosa inquadratura di un eroe greco effigiato su un vaso a figure rosse del V secolo avanti Cristo. Si tratta di un inizio eloquente, perché il film di Daniel Rosenfeld è appunto il ritratto di un eroe vivente sì ai giorni nostri ma nondimeno consacrato a ideali talmente fieri e nobili che sembrano provenire da un\'altra epoca. Il protagonista è Eduardo Julio Rosi, un bianco che va a vivere nella giungla di Formosa e diventa l\'allenatore di una squadra di rugby formata da soli aborigeni della tribù dei Tobe e protesa ad un prestigioso incontro contro la nazionale argentina.
<BR>
<BR>Rosi è il mattatore assoluto della pellicola. Il regista tradisce un\'autentica fascinazione per quest\'uomo in grado di essere al tempo stesso un educatore che insegna nozioni fondamentali come l\'igiene e l\'autostima, un allenatore che inculca strategie e tecnica di gioco e, \"last but not least\", un autentico condottiero che insegue la chimera di una vittoria impossibile trasmettendo ai suoi uomini la propria determinazione. Di Rosi è peraltro sottolineata l\'anomala parabola ideologica: prima figlio degenere di genitori socialisti dei quali aveva rinnegato la lezione antirazzista, poi pronto a cambiare con enorme grandissimo coraggio le proprie convinzioni ed a divenire una figura chiave per il riscatto degli aborigeni. Il tutto nel quadro di una non troppo sotterranea equiparazione tra le battaglie sportive e quelle militari, nostalgicamente vagheggiate come segni di un\'età eroica e fanaticamente rivissute attraverso il collezionismo (Rosi dichiara di possedere ben 108 elmi della seconda guerra mondiale).
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<BR>Daniel Rosenfeld opta per una ricostruzione selettiva della vicenda, combinando la soluzione \"a la page\" di un digitale piuttosto sgranato - per accrescere l\'effetto di verità - con un uso classico delle dissolvenze che conferisce una cadenza pensosa e malinconica al racconto. La sua regia, comunque, risulta convincente soprattutto in certi stacchi dai piani riavvicinati ai dettagli, che comunicano l\'idea di un progressivo approfondimento dello scavo psicologico del personaggio: è il caso delle ripetute inquadrature delle mani di Rosi; mani grandi e forti, ma anche inquiete e tormentate quando si affaccia il pensiero dell\'impresa da compiere o il ricordo del proprio \"salto nel buio\" tra gli aborigeni.<!-- BBCode Start --><I></I><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>Accidenti! Suppongo sia un pò diverso da \"Asini\"...non credete?
<BR>Ho ancora la bocca aperta...
<BR>
<BR>Io continuo la mia ricerca, se dovessi trovare altre notizie ve le mostrerò.
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<BR>Ciao a tutti.
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<BR>Rugby movie: \"La quimera de los heroes\"
<BR>\"La quimera de los heroes\" si apre con una sinuosa inquadratura di un eroe greco effigiato su un vaso a figure rosse del V secolo avanti Cristo. Si tratta di un inizio eloquente, perché il film di Daniel Rosenfeld è appunto il ritratto di un eroe vivente sì ai giorni nostri ma nondimeno consacrato a ideali talmente fieri e nobili che sembrano provenire da un\'altra epoca. Il protagonista è Eduardo Julio Rosi, un bianco che va a vivere nella giungla di Formosa e diventa l\'allenatore di una squadra di rugby formata da soli aborigeni della tribù dei Tobe e protesa ad un prestigioso incontro contro la nazionale argentina.
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<BR>Rosi è il mattatore assoluto della pellicola. Il regista tradisce un\'autentica fascinazione per quest\'uomo in grado di essere al tempo stesso un educatore che insegna nozioni fondamentali come l\'igiene e l\'autostima, un allenatore che inculca strategie e tecnica di gioco e, \"last but not least\", un autentico condottiero che insegue la chimera di una vittoria impossibile trasmettendo ai suoi uomini la propria determinazione. Di Rosi è peraltro sottolineata l\'anomala parabola ideologica: prima figlio degenere di genitori socialisti dei quali aveva rinnegato la lezione antirazzista, poi pronto a cambiare con enorme grandissimo coraggio le proprie convinzioni ed a divenire una figura chiave per il riscatto degli aborigeni. Il tutto nel quadro di una non troppo sotterranea equiparazione tra le battaglie sportive e quelle militari, nostalgicamente vagheggiate come segni di un\'età eroica e fanaticamente rivissute attraverso il collezionismo (Rosi dichiara di possedere ben 108 elmi della seconda guerra mondiale).
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<BR>Daniel Rosenfeld opta per una ricostruzione selettiva della vicenda, combinando la soluzione \"a la page\" di un digitale piuttosto sgranato - per accrescere l\'effetto di verità - con un uso classico delle dissolvenze che conferisce una cadenza pensosa e malinconica al racconto. La sua regia, comunque, risulta convincente soprattutto in certi stacchi dai piani riavvicinati ai dettagli, che comunicano l\'idea di un progressivo approfondimento dello scavo psicologico del personaggio: è il caso delle ripetute inquadrature delle mani di Rosi; mani grandi e forti, ma anche inquiete e tormentate quando si affaccia il pensiero dell\'impresa da compiere o il ricordo del proprio \"salto nel buio\" tra gli aborigeni.<!-- BBCode Start --><I></I><!-- BBCode End -->
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<BR>Accidenti! Suppongo sia un pò diverso da \"Asini\"...non credete?
<BR>Ho ancora la bocca aperta...
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<BR>Io continuo la mia ricerca, se dovessi trovare altre notizie ve le mostrerò.
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<BR>Ciao a tutti.