Perche gli Academies..
Moderatore: Emy77
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pier12345
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Perche gli Academies..
Leggere il articolo di Sgorlan parlando del U-18..e poi perche i U-19 e U-21 non possono competere al stesso livello
http://www.rugby.it/index.php?name=News ... e&sid=9675
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issor
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Re: Perche gli Academies..
Cosa c'è da dire, è tutto vero, loro sono su di un altro pianeta, loro hanno le academy, ove il rugby è messo in primo piano nella vita del ragazzo,pier12345 ha scritto:Leggere il articolo di Sgorlan parlando del U-18..e poi perche i U-19 e U-21 non possono competere al stesso livello
http://www.rugby.it/index.php?name=News ... e&sid=9675
gli inglesi vivono in questi camp, hanno tutto sottomano: aule e impianti sportivi...i nostri ragazzi invece sono stressati da spostamenti vari: casa scuola, il più delle volte distante, rientri pomeridiani, ritorno a casa
tragitto da casa al campo d'allenamento e viceversa ed anche in questo caso, magari il campo da rugby è lontano da casa. E lo studio quando...nei ritagli di tempo o a sera o alla mattina preso. Eppoi gli allenamenti sono bi o al massimo tri-settimanali, per gli inglesi sono giornalieri. Gli inglesi in primavera fanno tournée, stanno mesi in raduno collegiale, si allenano, si confrontano con le migliori squadre del continente...è un altro mondo...eppoi, a 19 anni sono già dei professionisti con dei bei contratti, ma se lo possono permettere, visto la massa di interessi che spostano, ma noi no.
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118
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RE: Re: Perche gli Academies..
beh in effetti all'estero con la struttura college che evita gli spostamenti ai ragazzi quelle 3 ore a giorno che si salvano possono essere investite nettamente meglio...credo che su www.uccrugby.ie possiate trovare i programmi di allenamento dell'accademia. molto poi finiscono nel munster.
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Dawnlight
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RE: Re: Perche gli Academies..
Siamo messi proprio male...
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mnesarchides
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Quindi per rimediare ai problemi organizzativi del vertice della Federazione, forse non rimane che continuare a cercare di diffondere il Rugby alla base, aumentare in un certo senso la base affinchè si possano avere elementi e squadre che crescano ed emergano e con la speranza poi che aumentando il numero di tesserati aumenti anche l'attenzione e le iniziative.
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pier12345
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issor
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- diddi
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Leggendo l'articolo, mi accorgo che il problema si pone nel periodo post-scolastico. In effetti, il discorso, per un giovane di quell'età, è: su che cosa punto per il mio futuro? Sullo studio/sul lavoro o sul rugby? Allo stato attuale, è difficile che un giovane aspirante rugbysta opti per la seconda soluzione, dal momento che non trova sostegno alla sua scelta nella politica dei clubs. Rinunciare allo studio per: massacrarsi in allenamento, stare in panca, essere in una situazione comunque economicamente precaria, sentirsi le prediche di genitori/fidanzata sul "mettere la testa a posto" e "trovarsi un'occupazione seria"... Ma chi glielo fa fare?
Anche io, in altro sport, mi sono trovato di fronte a questo bivio. Nel mio sport di allora il problema è meno sentito, perché le prospettive di guadagno sono potenzialmente maggiori. Nel mio caso, poi, lo sport se ne è giovato, perché ho preferito lo studio
, ma tanti altri giovani validi si perdono in questa maniera.
Abbinare università/formazione professionale e pratica sportiva in maniera da alleviare i sacrifici del giocatore-studente/lavoratore? L'idea è buona, ma sono contento di non essere chiamato io a trovare le soluzioni pratiche...
Anche io, in altro sport, mi sono trovato di fronte a questo bivio. Nel mio sport di allora il problema è meno sentito, perché le prospettive di guadagno sono potenzialmente maggiori. Nel mio caso, poi, lo sport se ne è giovato, perché ho preferito lo studio
Abbinare università/formazione professionale e pratica sportiva in maniera da alleviare i sacrifici del giocatore-studente/lavoratore? L'idea è buona, ma sono contento di non essere chiamato io a trovare le soluzioni pratiche...
Ultima modifica di diddi il 3 mag 2006, 11:26, modificato 1 volta in totale.
Peterino
Chi sa fa, chi non sa insegna a fare
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pam
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Caro Pier,
innanzitutto grazie per aver portato all'attenzione l'articolo che, ad un forumista distrato come me era sfuggito. Detto ciò, il problema, purtroppo, piaccia o non piaccia, è più nei club e nelle famiglie che nella FIR. I club fanno fatica a "cedere" i loro gioiellini, (forse hanno paura che imparino troppo
), e le famiglie frappongono n misto di paure fisico-scolastiche, come se a casa i ragazzi studiassero molto e bene... Basta conoscer un pò di ragazzi delle nazionali giovanili per capire che il mantenere la partià scolastica è un fatto raro... Si pensi che diversi ragazzi della naz. U21 hanno problemi di maturità quest'anno, quando la matutirà dovrebbero averla fatta lmeno da due anni
.
Con ciò non voglio assolutamente giustificare i somaroni, assoutamente, perchè, sempre nelle nazionale giovanili, ci sono ragazzi che pur con 5 allenamenti alla settimana frequentano con ottimo profitto scuole "serie". Dal chè se ne deduce facilemnte che ben raramente è lo sport la causa di risultati scadenti...ma questo alibi fa comodo a molte famiglie.
Tornando a noi, credo che la colpa imputabile alla FIR è di non sapersi imporre con i club dando dei chiari aut aut e degli incentivi tali per cui il club si faccia parte diligente nel convincere la famiglia. Peraltro, se l aFIR istituisse delle accademie zonali per le fasce 15, 16 e 17, poi il salto nell'accademia "nazionale" (cioè lontano da casa) sarebbe solo una conseguenza logica e quindi più facilmente digeribile dalle famiglie stesse.
Temo che il problema, quindi non sia solo della FIR, ma culturale ed ahimè ben più generale.
pam
P.S. Quanti tecnici credi siano disposti ad andare a Tirrenia?
innanzitutto grazie per aver portato all'attenzione l'articolo che, ad un forumista distrato come me era sfuggito. Detto ciò, il problema, purtroppo, piaccia o non piaccia, è più nei club e nelle famiglie che nella FIR. I club fanno fatica a "cedere" i loro gioiellini, (forse hanno paura che imparino troppo
Con ciò non voglio assolutamente giustificare i somaroni, assoutamente, perchè, sempre nelle nazionale giovanili, ci sono ragazzi che pur con 5 allenamenti alla settimana frequentano con ottimo profitto scuole "serie". Dal chè se ne deduce facilemnte che ben raramente è lo sport la causa di risultati scadenti...ma questo alibi fa comodo a molte famiglie.
Tornando a noi, credo che la colpa imputabile alla FIR è di non sapersi imporre con i club dando dei chiari aut aut e degli incentivi tali per cui il club si faccia parte diligente nel convincere la famiglia. Peraltro, se l aFIR istituisse delle accademie zonali per le fasce 15, 16 e 17, poi il salto nell'accademia "nazionale" (cioè lontano da casa) sarebbe solo una conseguenza logica e quindi più facilmente digeribile dalle famiglie stesse.
Temo che il problema, quindi non sia solo della FIR, ma culturale ed ahimè ben più generale.
pam
P.S. Quanti tecnici credi siano disposti ad andare a Tirrenia?
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THAKER
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Concordo con Giorgio (fate finta che io abbia attaccato col pistolotto sulla riforma dei campionati...).
Il professionismo per i primi 5 anni di studio (3 di laurea + 2 di specialistica) è un lusso che tanti ragazzi non hanno, costretti a fare un qualche lavoretto serale per tirar su due euri... quindi non contatemela su!
In tanti si sono laureati, in tanti si laureranno. E' anche li una questione di voglia.
Ovvio non si frequenterà sempre, il tempo da dedicarsi è quello che è, ma certamente sarebbero dei privilegiati da quel punto di vista, anzi il rugby può essere anche un'occasione per girare il mondo e affinare la propria conoscenza delle lingue.
Poi a 25/27 anni un adulto potrà decidere se fare il professionista o dedicarsi al lavoro.
Il professionismo per i primi 5 anni di studio (3 di laurea + 2 di specialistica) è un lusso che tanti ragazzi non hanno, costretti a fare un qualche lavoretto serale per tirar su due euri... quindi non contatemela su!
In tanti si sono laureati, in tanti si laureranno. E' anche li una questione di voglia.
Ovvio non si frequenterà sempre, il tempo da dedicarsi è quello che è, ma certamente sarebbero dei privilegiati da quel punto di vista, anzi il rugby può essere anche un'occasione per girare il mondo e affinare la propria conoscenza delle lingue.
Poi a 25/27 anni un adulto potrà decidere se fare il professionista o dedicarsi al lavoro.
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Bacioci
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Non sono d'accordo. A 25/27 anni un giocatore di rugby non può non avere ancora deciso se fare il professionista o no.THAKER ha scritto:Concordo con Giorgio (fate finta che io abbia attaccato col pistolotto sulla riforma dei campionati...).
Il professionismo per i primi 5 anni di studio (3 di laurea + 2 di specialistica) è un lusso che tanti ragazzi non hanno, costretti a fare un qualche lavoretto serale per tirar su due euri... quindi non contatemela su!
In tanti si sono laureati, in tanti si laureranno. E' anche li una questione di voglia.
Ovvio non si frequenterà sempre, il tempo da dedicarsi è quello che è, ma certamente sarebbero dei privilegiati da quel punto di vista, anzi il rugby può essere anche un'occasione per girare il mondo e affinare la propria conoscenza delle lingue.
Poi a 25/27 anni un adulto potrà decidere se fare il professionista o dedicarsi al lavoro.
Abbiamo notato che a 19 anni i ragazzi inglesi e francesi già sono dei porfessionisti. Come possiamo competere con loro se alla stessa età non sappiamo cosa fare?
Secondo me la soluzione migliore è una cosa mista: la federazione deve incentivare (e con il termine incentivare intendo anche economicamente) i grandi club (quelli strutturati) a formare delle proprie accademie, dove i ragazzi sono 24 al giorno sotto la loro gestione. Nelle zone dove queste strutture non ci sono la Fir dovrebbe intervenire di persona. Sarebbe una via di mezzo tra i centri federali francesi e le accademie inglesi che, ricordiamolo, sono dei club.
Abbiamo in casa l'esempio delle squadre di calcio che già fanno questo: prendono i giovani, li portano nelle loro sedi, li fanno studiare e allenare. Perchè non prendiamo quello che c'è di buono degli altri sport? Il modello è già lì. Le uniche cose che mancano sono i soldi e lo spirito d'iniziativa, e credo che qui debba intervenire la federazione.
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issor
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Bafardello
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Ma sapete leggere?
Thaker Ha ragione da vendere perchè dice: Intanto giocate e studiate, cioè fate i professionisti e nel frattempo costruite qualcosa per il futuro, poi quando vi siete laureati a 25-27 anni (io dico che giocando si può anche finire l'università a 30 senza che sia un disonore)decidete se continuare qualche anno a fare i professionisti o cominciare un' attività lavorativa.
Qui a Parma abbiamo illusti esempi, soprattutto nella pallavolo, un nome su tutti l'ingegner Aiello, una vita di successi anche con la nazionale e la laurea a 31 anni!!
Thaker Ha ragione da vendere perchè dice: Intanto giocate e studiate, cioè fate i professionisti e nel frattempo costruite qualcosa per il futuro, poi quando vi siete laureati a 25-27 anni (io dico che giocando si può anche finire l'università a 30 senza che sia un disonore)decidete se continuare qualche anno a fare i professionisti o cominciare un' attività lavorativa.
Qui a Parma abbiamo illusti esempi, soprattutto nella pallavolo, un nome su tutti l'ingegner Aiello, una vita di successi anche con la nazionale e la laurea a 31 anni!!
Don't play...Without me!!!!
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issor
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Qualche anno, appunto, tra i professionisti, ma già in parabola discendente, ma Thaker, parlava di iniziare la carriera professionistica a 25/27... andia moglielo a dire a Mirko Bergamasco, di aspettare qualche anno per decidere cosa fare delle propria vita...comunque ho troppa stima per Thaker per rigirare il dito nella piaga, si sarà sbagliato (io sbaglio molto spesso...)