E ADESSO GIUSTIZIA. PER TUTTI
di Christian Marchetti
Dagli spalti del “Brianteo” s’è visto solo un gran parapiglia. Una bruttissima, pietosa, senza ombra di dubbio risparmiabile, zuffa. Le immagini griffate Sky purtroppo, o per fortuna, sono più chiare: Treviso ha appena conquistato lo scudetto 2006 nella finale di Monza contro il Ghial Calvisano; Paolino Vaccari, alla sua ultima apparizione sui campi italiani, come ammetterà lui stesso ha un battibecco con qualcuno; dall’iperspazio giunge come un avvoltoio Hernan Mazino, pilone dei veneti neanche convocato per la partita e tuttavia ai lati del campo (a proposito, chi gliel’ha permesso?), che fa piovere un pugno sul viso dello stesso Vaccari. Una di quelle botte a metà strada tra il pugno dato col taglio della mano e la “randellata” di avambraccio, come se ne vedono a centinaia nei Luna Park di mezzo mondo, quando c’è da fare il bullo davanti ad un punching ball. Ma, sul prato dello stadio brianzolo, tutti se le danno di santa ragione, fino ad assistere a scene degne del remake de “I guerrieri della notte”. E allora arriva Alessandro Troncon, nascosto dietro una maschera di sangue, a sbeffeggiare il pubblico di parte calvina, segnando con un dito la forma di uno scudetto sul petto.
Fortunatamente, non siamo stati gli unici ad assistere a quelle immagini. Anzi, verranno ora analizzate dal Giudice Sportivo così come garantito dalla Federugby. Ora, chiunque ami questo sport, non può che accogliere positivamente la notizia, auspicando pene severe ma giuste. Perché quanto visto al “Brianteo”, in effetti, ed usando un linguaggio da sala giochi ma ahinoi adeguato, è una pura e semplice schifezza. Qualcosa che non può non provocare disgusto, soprattutto poiché coinvolge giocatori amati e stimati, una trentina d’anni o giù di lì per l’anagrafe, di cui la maggior parte trascorsa su campi da Rugby.
Pene severe e giuste per i responsabili, già. Tutti dobbiamo sperare che arrivino, anche se noi, consentitecelo, proviamo ad andare oltre. Le sanzioni che pioveranno sui rissosi dovranno infatti essere esemplari ed in qualche modo “risarcire” quanti quotidianamente lavorano per far conoscere, apprezzare ed infine amare il Rugby, inteso come i valori che esso racchiude, come lo spettacolo che sa offrire e come quella grandezza che traspare alla fine di ottanta minuti di battaglia sincera e sportiva. Dunque un occhio di riguardo per tutti coloro i quali più che al professionismo, ai contratti dei procuratori, agli sponsor o alla Celtic League, pensano a contribuire alla crescita di questa disciplina.
Il pensiero va ai tecnici del settore minirugby, cui va il compito d’iniziare ad inculcare la mentalità rugbystica ai piccoli “discepoli”. Ai dirigenti delle diverse società, costretti ogni giorno a far quadrare i conti ed operare in un Paese che in ambito sportivo guarda tutto con diffidenza, calcio escluso. E, perché no, agli operatori dell’informazione che, testate specializzate a parte, in alcuni casi come Indiana Jones devono andare alla ricerca di anfratti e pertugi all’interno di palinsesti e/o menabò per poter parlare in santa pace di questo sport.
Tutte queste categorie dovranno avere giustizia. Perché nessuno ha bisogno di assistere a scene grottesche come quelle di sabato: rese dei conti di dubbia radice nonché efficacia. Perché quel pugno è arrivato in faccia a tutti noi, chiamati però necessariamente a non porgere l’altra guancia. Perché, soprattutto, la vergogna di alcuni non dovrà essere condivisa dalla stragrande maggioranza della gente civile che popola, anima e dà linfa al Rugby italiano.
Fonte:
http://www.air.it/modules.php?name=News ... e&sid=9934