NUOVA DEFINIZIONE EQUIPARATO
Moderatore: Emy77
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Ecco qua la fantastica interpretazione...Letta così è più chiara e "allucinante"...
La prossima stagione Griffen, Palmer & C. saranno in lista fra gli 11 italiani, Stanojevic e altri no
Il concetto di formazione rugbistica in Italia cambia di nuovo pelle. È questa eredità più importante della settimana ovale, insieme (a livello europeo) al boicottaggio delle Coppe edizione 2008/09 da parte dei club francesi ed inglesi.
Il consiglio federale riunito venerdì a Bologna con un tipico compromesso all'italiana, benedetto dall'ufficio affari legali del Coni, ha risolto la tormentata vicenda della norma sugli italiani di formazione. Ovvero su quei giocatori che nel prossimo Groupama Super 10 potranno rientrare fra gli 11 di "formazione" da inserire obbligatoriamente nei 22 atleti in lista ogni partita.
Così recita la nuova regola. «Sono equiparati, ai soli fini regolamentari per meriti sportivi, ai giocatori di formazione italiana, i giocatori di cittadinanza italiana o straniera che, pur non formati nei vivai giovanili italiani, maturano entrambe le seguenti condizioni: a) abbiano vestito la maglia della Nazionale italiana maggiore in incontri ufficiali Irb; b) siano stati tesserati da società italiane ed abbiano svolto l'attività in Italia per almeno 3 stagioni sportive».
In pratica si è creata la figura dell'equiparato di formazione. Cioè dello straniero che, dopo 3 anni in Italia e 1 presenza azzurra, è parificato al ragazzino svezzato nei nostri settori giovanili. Con quali conseguenze?
1) Un non senso sul fronte del concetto di formazione rugbistica. Cos'hanno a che spartire Palmer, De Marigny e Griffen (nella foto), Wakarua, Persico, Aguero, Sole, De Jager, Peens, Robertson e gli altri con i vivai italiani? Nulla. 2) Una frenata rispetto all'indirizzo del Coni di arrivare a inserire almeno il 50\% di italiani "veri" nelle squadre di tutti gli sport, con l'obiettivo di tutelare i vivai e limitare l'invasione degli stranieri. E pensare che la Fir era stata più realista del re (ovvero del Coni) imponendo subito ai club gli 11, 12 e poi 13 italiani di formazione nei 22, invece di arrivarci con una programmazione graduale nel giro di qualche anno. 3) Un compromesso rispetto alla battaglia ingaggiata nei due consigli federali di dicembre e marzo. Infatti la norma non è più quella di prima (quando Griffen & C. non erano considerati di formazione italiana), ma non è neanche quella uscita dal consiglio dello scontro Dondi-Gavazzi sul tema (dove si era deciso che tutti gli azzurri diventavano di formazione, senza i 3 anni di attività in Italia, quindi anche Stanojevic, Pez, Del Fava, Bortolussi e altri che ora non lo saranno). 4) La cancellazione parziale (perchè per Stanojevic & C. vale ancora) di un'ipocrisia sportiva. Ovvero un giocatore ingaggiato dalla Nazionale per i test-match e considerato a tutti gli effetti italiano, tanto da vestirne la maglia e cantarne orgoglioso l'inno, per un club in campionato era straniero.
Quali saranno gli effetti di questa decisione e delle sue conseguenze lo vedremo sul campo. Di certo il rugby italiano in vicende del genere non brilla per chiarezza e programmazione.
La prossima stagione Griffen, Palmer & C. saranno in lista fra gli 11 italiani, Stanojevic e altri no
Il concetto di formazione rugbistica in Italia cambia di nuovo pelle. È questa eredità più importante della settimana ovale, insieme (a livello europeo) al boicottaggio delle Coppe edizione 2008/09 da parte dei club francesi ed inglesi.
Il consiglio federale riunito venerdì a Bologna con un tipico compromesso all'italiana, benedetto dall'ufficio affari legali del Coni, ha risolto la tormentata vicenda della norma sugli italiani di formazione. Ovvero su quei giocatori che nel prossimo Groupama Super 10 potranno rientrare fra gli 11 di "formazione" da inserire obbligatoriamente nei 22 atleti in lista ogni partita.
Così recita la nuova regola. «Sono equiparati, ai soli fini regolamentari per meriti sportivi, ai giocatori di formazione italiana, i giocatori di cittadinanza italiana o straniera che, pur non formati nei vivai giovanili italiani, maturano entrambe le seguenti condizioni: a) abbiano vestito la maglia della Nazionale italiana maggiore in incontri ufficiali Irb; b) siano stati tesserati da società italiane ed abbiano svolto l'attività in Italia per almeno 3 stagioni sportive».
In pratica si è creata la figura dell'equiparato di formazione. Cioè dello straniero che, dopo 3 anni in Italia e 1 presenza azzurra, è parificato al ragazzino svezzato nei nostri settori giovanili. Con quali conseguenze?
1) Un non senso sul fronte del concetto di formazione rugbistica. Cos'hanno a che spartire Palmer, De Marigny e Griffen (nella foto), Wakarua, Persico, Aguero, Sole, De Jager, Peens, Robertson e gli altri con i vivai italiani? Nulla. 2) Una frenata rispetto all'indirizzo del Coni di arrivare a inserire almeno il 50\% di italiani "veri" nelle squadre di tutti gli sport, con l'obiettivo di tutelare i vivai e limitare l'invasione degli stranieri. E pensare che la Fir era stata più realista del re (ovvero del Coni) imponendo subito ai club gli 11, 12 e poi 13 italiani di formazione nei 22, invece di arrivarci con una programmazione graduale nel giro di qualche anno. 3) Un compromesso rispetto alla battaglia ingaggiata nei due consigli federali di dicembre e marzo. Infatti la norma non è più quella di prima (quando Griffen & C. non erano considerati di formazione italiana), ma non è neanche quella uscita dal consiglio dello scontro Dondi-Gavazzi sul tema (dove si era deciso che tutti gli azzurri diventavano di formazione, senza i 3 anni di attività in Italia, quindi anche Stanojevic, Pez, Del Fava, Bortolussi e altri che ora non lo saranno). 4) La cancellazione parziale (perchè per Stanojevic & C. vale ancora) di un'ipocrisia sportiva. Ovvero un giocatore ingaggiato dalla Nazionale per i test-match e considerato a tutti gli effetti italiano, tanto da vestirne la maglia e cantarne orgoglioso l'inno, per un club in campionato era straniero.
Quali saranno gli effetti di questa decisione e delle sue conseguenze lo vedremo sul campo. Di certo il rugby italiano in vicende del genere non brilla per chiarezza e programmazione.
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luqa
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- Iscritto il: 26 lug 2006, 12:54
penso che la norma dovrebbe essere comunque rivista.
Non ha molto senso far giocare un giocatore in nazionale e poi considerarlo fuori dalla lista degli italiani.
Quindi , o si modifica la norma inserendo la regola "i giocatori che abbiano raggiunto 1 presenza nella nazionale maggiore (a 15, a 7, secondo me anche nella A visto che queste sono le norme IRB) sono considerati equiparati ai giocatori di formazione italiana".
Questo perché se trattasi di straneiri i 36 mesi dovrebbero averli già fatti, se sono "oriundi" o italiani cresciuti all'estero , beh, sono appunto italiani
A prescindere da questo, trovo che la quota di 11 vivaisti italiani su 22 refertati sia un po' troppo permissiva, anche se capisco le motivazioni.
Tonro pertanto a suggerire l'istituzione di un campionato "Primavera", obbligatorio per le squadre di Eccellenza ( e secondo me di A1) e facoltativo per le altre, nel quale sia obbligatorio schierare a referto
su 22 giocatori
almeno 11 giocatori U21 di pura formazione italiana (U17, U19)
almeno 18 giocatori U25
ameno 18 giocatori di pura formazione italiana (non vale la "equiparazione")
Questo per adre ai giovani U21-U23 dei nostri vivai la possibilità di confrontarsi in un campionato con atleti anche più esperti o oformati in realtà straniere, ma che siano comunque un "piccolo contributo" non la nota dominante.
Non ha molto senso far giocare un giocatore in nazionale e poi considerarlo fuori dalla lista degli italiani.
Quindi , o si modifica la norma inserendo la regola "i giocatori che abbiano raggiunto 1 presenza nella nazionale maggiore (a 15, a 7, secondo me anche nella A visto che queste sono le norme IRB) sono considerati equiparati ai giocatori di formazione italiana".
Questo perché se trattasi di straneiri i 36 mesi dovrebbero averli già fatti, se sono "oriundi" o italiani cresciuti all'estero , beh, sono appunto italiani
A prescindere da questo, trovo che la quota di 11 vivaisti italiani su 22 refertati sia un po' troppo permissiva, anche se capisco le motivazioni.
Tonro pertanto a suggerire l'istituzione di un campionato "Primavera", obbligatorio per le squadre di Eccellenza ( e secondo me di A1) e facoltativo per le altre, nel quale sia obbligatorio schierare a referto
su 22 giocatori
almeno 11 giocatori U21 di pura formazione italiana (U17, U19)
almeno 18 giocatori U25
ameno 18 giocatori di pura formazione italiana (non vale la "equiparazione")
Questo per adre ai giovani U21-U23 dei nostri vivai la possibilità di confrontarsi in un campionato con atleti anche più esperti o oformati in realtà straniere, ma che siano comunque un "piccolo contributo" non la nota dominante.
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thekid
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La norma per uno straniero per essere eleggibile in nazionale è aver passato 36 mesi consecutivi in Italia.
A questo punto è "sportivamente" italiano.
Per EVITARE che qualsiasi straniero da più di 3 anni in Italia possa essere considerato italiano anche per il campionato (andando così a finire nel gruppo degli 11 italiani a referto e diminuendo quindi il numero di italiani "puri" o di formazione), è stata messa la norma che lo straniero debba essere stato chiamato almeno una volta in nazionale maggiore. Ora, dato che è improbabile che vengano chiamati in nazionale, anche solo per una volta, migliaia di stranieri (che comunque dovrebbero essere rimasti in Italia per almeno 3 anni), ritengo che questa sia una norma abbastanza restrittiva. Perchè è vero che ci saranno alcuni atleti che improvvisamente da adesso saranno considerati italiani, ma ce ne saranno molti di più che non potranno mai esserlo.
A questo punto è "sportivamente" italiano.
Per EVITARE che qualsiasi straniero da più di 3 anni in Italia possa essere considerato italiano anche per il campionato (andando così a finire nel gruppo degli 11 italiani a referto e diminuendo quindi il numero di italiani "puri" o di formazione), è stata messa la norma che lo straniero debba essere stato chiamato almeno una volta in nazionale maggiore. Ora, dato che è improbabile che vengano chiamati in nazionale, anche solo per una volta, migliaia di stranieri (che comunque dovrebbero essere rimasti in Italia per almeno 3 anni), ritengo che questa sia una norma abbastanza restrittiva. Perchè è vero che ci saranno alcuni atleti che improvvisamente da adesso saranno considerati italiani, ma ce ne saranno molti di più che non potranno mai esserlo.
Non aderisco all'opinione di nessun uomo: ne ho alcune per conto mio. - I. Turgenev
http://www.asdrugbytrento.it
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mc_leuz
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Se stai chiedendo come è considerato ai fini della sua 'formazione' (cioè se può essere considerato di formazione italiana/equiparato ai giocatori di formazione italiana) in virtù delle regole della F.I.R la risposta direi che è:giteau ha scritto:Esempio:
Se sono un giocatore che e' cresciuto all'estero che ha giocato per piu' di tre anni in italia, sposato con un'italiana e per di piu' ho genitori italiani ed ho giocato con la nazionale A come vengo considerato?grazie
.) Non ci interessa con chi è sposato.
.) Non ci interessa di che nazionalità sono i suoi genitori.
.) Non ci interessa che abbia giocato con la nazionale A.
I due requisiti (entrambi) che deve soddisfare sono in sintesi:
.) Essere residente in Italia e aver giocato per 3 anni qui da noi (e a quanto dici nel tuo esempio questa condizione è soddisfatta).
.) Aver giocato nella nazionale italiana assoluta (e a quanto dici nel tuo esempio questa condizione non è soddisfatta).
Direi quindi che il giocatore del tuo esempio NON è di formazione italiana nè equiparabile ad un giocatore di formazione italiana.
P.S. Se invece chiedevi come è considerato ai fini della sua possibile chiamata in nazionale, la risposta (in virtù delle regole IRB) è SI, può essere chiamato come equiparato avendo giocato per 3 anni in Italia.
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mc_leuz
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Solitamente le nazionali vengono indicate come:TUCKER ha scritto:Ma la nazionale Sevens non è maggiore? Credo sia fondamentale capire questo.
Nazionale Italiana Assoluta
Nazionale Italiana A
Nazionale Italiana Seven
La circolare, a riguardo dei giocatori equiparati a quelli di formazione italiana, (oltre ai tre anni in italia e alla residenza) specifica 'Nazionale Italiana Assoluta' , quindi direi che è inutile (ai fini di cui sopra) esser chiamati nella A o nella Seven.
- PiVi1962
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Genitori
Non è necessario che abbia giocato per tre anni in Italia, poiché è figlio di genitori italiani, quindi è elegibile per la nazionale anche se non avesse mai giocato in Italia.mc_leuz ha scritto:Se invece chiedevi come è considerato ai fini della sua possibile chiamata in nazionale, la risposta (in virtù delle regole IRB) è SI, può essere chiamato come equiparato avendo giocato per 3 anni in Italia.giteau ha scritto:Esempio:
Se sono un giocatore che e' cresciuto all'estero che ha giocato per piu' di tre anni in italia, sposato con un'italiana e per di piu' ho genitori italiani ed ho giocato con la nazionale A come vengo considerato?grazie
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mc_leuz
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Re: Genitori
Vero. Quello che mi premeva sottolineare era la differenza fra 'equiparato' ai fini IRB (il giocatore in oggetto sarebbe equiparabile, anche se come hai giustamente sottolineato non ne ha bisogno essendo figlio di italiani) e 'equiparato ai giocatori di formazione italiana' (il giocatore in questione NON lo è).PiVi1962 ha scritto:Non è necessario che abbia giocato per tre anni in Italia, poiché è figlio di genitori italiani, quindi è elegibile per la nazionale anche se non avesse mai giocato in Italia.mc_leuz ha scritto:Se invece chiedevi come è considerato ai fini della sua possibile chiamata in nazionale, la risposta (in virtù delle regole IRB) è SI, può essere chiamato come equiparato avendo giocato per 3 anni in Italia.giteau ha scritto:Esempio:
Se sono un giocatore che e' cresciuto all'estero che ha giocato per piu' di tre anni in italia, sposato con un'italiana e per di piu' ho genitori italiani ed ho giocato con la nazionale A come vengo considerato?grazie