joeoblivian ha scritto:Pukana ha scritto:parramatta ha scritto:Cara Pukana,
se tuo figlio nascera ad auckland, andra' a scuola li e soprattutto si formera come rugbysta li per i primi 17 anni ( come parisse), dubito fortemente che con un viaggetto l anno diventi italiano di nome e di fatto .li e' tutta la differenza.
17 anni contro tutta una vita. Sono senza parole, questa ottusaggine mi fa paura.
Chiamiamo le cose col loro nome: questa non è ottusaggine ma criptofascismo bello e buono. Un razzismo culturale da far venire il voltastomaco.
A leggere certa roba c'è davvero da vergognarsi di leggere sto forum.
OT. Non si tratta né di ottusaggine, né di criptofascismo. È proprio così, che vi piaccia o no: noi siamo estremamente condizionati dal posto dove nasciamo e cresciamo, dall'ambiente e dagli stimoli che ci circondano, soprattutto in certe fasi più ricettive dei nostri primi anni di vita (i primi anni dell'infanzia e le fase adolescenziale a partire dai 14-15 anni). Siamo gli unici essere viventi che imparano per processo culturale e non per istinto quasi tutto (si discute ancora adesso sul peso del bagaglio genetico, ma nessuno parla di predeterminazione, il che è una fortuna per i figli degli assassini, dei drogati, ecc. ecc.) . Vi ricordate quella bambina ritrovata alcuni anni fa in Nigeria e cresciuta con le scimmie? Camminava a quattro zampe e il suo corpo si era addirittura "trasformato" e adattato al punto che non riusciva a stare in piedi. Prendete invece un gatto, mettetelo in una casa di un lord inglese e non fategli mai vedere un altro gatto in vita sua. Sta a vedere che dopo qualche anno si mette a prendere il te alle cinque di pomeriggio e a fumare la pipa! Ho conosciuto un finlandese che ha fatto il liceo a Roma e che ancora adesso parla un italiano perfetto e con accento romano. Ho visto bambini cinesi che vanno a scuola e all'asilo qui e imparano il dialetto locale. A uno gli ho chiesto se vuole tornare in Cina, e lui mi ha risposto "io voglio diventare tedesco" (ovviamente in dialetto saarlandese). Sapete che significa a livello di formazione culturale il fatto di cambiare la propria pronuncia fino a mimetizzarla con quella dei parlanti nativi? Puoi nascere e vivere tutta la vita all'estero ed essere purtroppo italiano nel più deteriore dei modi, come certi clan di siciliani e calabresi da queste parti, che si frequentano solo tra di loro, con matrimoni chiusi, in molti caso solo con quelli dello stesso paese (l'80 per cento degli immigrati di Sulzbach-Saar viene da Ravanusa in provincia di Agrigento!!! Sono più siciliani loro di Leoluca Orlando, anche se non sanno quasi neanche dov'è Ravanusa). Oppure puoi nascere a Roma e passare tutta la tua infanzia con una tata filippina o singalese, imparando l'italiano da lei, perché mamma e papà sono sempre in giro per lavoro. Non è l'aria che respiri: è dove ti mettono e dove ti fanno crescere. Punto.
Dunque, non si tratta né di essere ottusi, né di essere fascisti. È cosí. L'unica cosa di cui si può disquisire è se questo fatto possa avere una certa pertinenza nelle discussioni sulla eleggibilità di un capitano o no. Ma a questo punto mi sembra che il punto di vista più equilibrato sia quello di coloro che ritengono in linea di principio qualsiasi giocatore eleggibile come possibile capitano. L'elezione al gioco implica la possibilità di ricoprire qualsiasi ruolo previsto dal gioco in questione. Altrimenti non li si lascia giocare.
In alternativa proporrei eventualmente quello che si faceva da ragazzini: il capitano é chi porta il pallone.
G.