Super 10: un fallimento, diciamocelo

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giangi2
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 11:02

Dispiace ritornare sempre sui soliti argomenti, ma se posso concordare sul fatto che il livello del nostro S10 è inferiore a quello degli altri campionati europei, devo però anche osservare che il livello si sta alzando, che nuovi giocatori si stanno proponendo e stanno incidendo sui risultati (vedi Rovigo); l'equilibrio del campionato non è certo dovuto ad un abbassamento del livello, ma esattamente il contrario (basta confrontare le squadre con quelle di solo 2-3 anni fa). Secondo me questo è anche dimostrato dal fatto che in HC i risultati sono sempre più o meno i soliti, mentre vanno molto meglio le squadre in Challenge, dimostrazione che il nostro livello medio è migliorato; l'eccellenza ci manca, ma per quello ci vogliono investimenti economici che ancora non ci possiamo permettere, per portare in Italia giocatori che siano campioni veri.

klima65
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da klima65 » 7 nov 2008, 11:04

stefanot ha scritto:Mauro Bergamasco, a proposito del campionato italiano pare abbia detto: “Tasto dolente. C’è qualche risultato, ma manca la continuità. Non vedo un campionato di qualità, con il massimo rispetto per i giocatori”

http://blog.libero.it/tempodirugby/


Ora, non per sollevare altri tormentoni o polemiche varie (vedi Delpoux-Cavinato), ma Bergamasco mi pare una persona obiettiva quindi dietro le sue parole non credo ci sia malizia o voglia di fare polemica, ma semplicemente una constatazione da parte di una persona che di rugby internazionale se ne intende ed e' estraneo da qualsiasi disputa politica. Si puo' essere d'accordo o meno, io sinceramente sono d'accordo e spero che sempre piu' persone autorevoli si facciano sentire da questo punto ma che soprattutto vengano fuori serie proposte per migliorare il movimento (finora non se ne sono sentite!!!)
ma ...sai...non ha tutti i torti...dal mio punto di vista si riescono a vedere anche belle partite, i risultati in coppa sono i migliori da molto tempo, la crescita mi pare lenta e costante...poi, cheddire si può sempre fare meglio...

Da parte sua Bergamasco potrebbe fare il paragone tra il campionato Francese e quello Inglese: in quel caso mi pare che il confronto sarebbe impietoso...le stesse cose che ha detto lui verso il Super 10 potrebbe scriverle, paripari, Castrogiovanni parlando del Super 14...

giangi2
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 11:15

Qualche proposta per migliorare il movimento? Difficile andare a prendere spunti da altri sport, perchè il rugby ha costi/organizzazione/contorno completamente diversi da altri sport di squadra (come basket o pallavolo). Secondo me le accademie, gli incentivi economici a chi schiera giovani e italiani, sono un buon inizio, non si può sperare di vedere i frutti in 2-3 anni. Un punto migliorabile è senza dubbio il reclutamento: ricordiamoci che partiamo da una base di praticanti svantaggiata rispetto ad altri paesi (sia come quantità che come qualità, spesso arrivano al rugby gli "scarti" di altri sport e in età abbastanza avanzata), e sotto questo aspetto la Federazione potrebbe fare di più come ad esempio:
- promozione nelle scuole (alcune società mandano i propri istruttori, perchè la FIR non incentiva e sostiene economicamente queste iniziative più di quanto faccia adesso);
- collegare il movimento che si crea con la nazionale a quello dei club e dei campionati (vendere assieme i diritti Nazionale/S10, acquistare spazi sui media per pubblicizzare le partite e per rubriche tipo highlights del campionato);
- organizzare i regolamenti per favorire lo sviluppo del movimento (secondo me dovremmo avere un campionato d'elite con pochi vincoli e molti incentivi sull'uso dei giovani e degli italiani, e campionati inferiori in cui gli stranieri dovrebbero invece essere molto limitati o assenti).

giangi2
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 11:20

Prendo d'anticipo chi dice che non si può portare al S10 il pubblico della nazionale, perchè il livello è troppo più basso e la gente non si diverte: per esperienza personale vi posso dire che chi non ha mai visto una partita di rugby si divere allo stesso modo vedendo il S10 e la nazionale, certe differenze tecniche/tattiche le apprezza solo chi ha una certa competenza, non certo il neofita.
Una cosa che potrebbe aiutare sarebbe una bella telecronaca alla Munari/Raimondi in diretta in chiaro; io personalmente certe partite le guardo solo perchè mi diverto a sentire il loro commento, e pian piano imparo anche qualcosa del gioco. Se devo ascoltare il commento di Pescante non capisco niente e dopo un po' mi stufo e cambio canale.

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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da bogi » 7 nov 2008, 11:28

stefanot ha scritto:Mauro Bergamasco, a proposito del campionato italiano pare abbia detto: “Tasto dolente. C’è qualche risultato, ma manca la continuità. Non vedo un campionato di qualità, con il massimo rispetto per i giocatori”

http://blog.libero.it/tempodirugby/


Ora, non per sollevare altri tormentoni o polemiche varie (vedi Delpoux-Cavinato), ma Bergamasco mi pare una persona obiettiva quindi dietro le sue parole non credo ci sia malizia o voglia di fare polemica, ma semplicemente una constatazione da parte di una persona che di rugby internazionale se ne intende ed e' estraneo da qualsiasi disputa politica. Si puo' essere d'accordo o meno, io sinceramente sono d'accordo e spero che sempre piu' persone autorevoli si facciano sentire da questo punto ma che soprattutto vengano fuori serie proposte per migliorare il movimento (finora non se ne sono sentite!!!)
Ho letto l'intervista sul "Mattino" dove Mauro diceva quella cosa.
La riga dopo c'era la risposta di Mirco che invece diceva di notare dei miglioramenti e parlava dell'eco avuto in Francia delle vittorie in coppa delle squadre Italiane. Dietro le sue parole non credo ci sia malizia o voglia di fare polemica, ma semplicemente una constatazione da parte di una persona che di rugby internazionale se ne intende ed e' estraneo da qualsiasi disputa politica. Si puo' essere d'accordo o meno, io sinceramente sono d'accordo e spero che sempre piu' persone autorevoli si facciano sentire da questo punto ma che soprattutto vengano fuori serie proposte per migliorare il movimento :wink:

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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da ATHLONE » 7 nov 2008, 11:37

GiorgioXT ha scritto:A me pare proprio una stupidaggine ... (scusate la franchezza) : buttiamo nel wc i club e impiantiamo ex-novo delle squadre , di cui la metà in zone che allo stato attuale sono digiune o quasi di rugby.
Ci accontentiamo del livello attuale del Super 10 ? noooo.... vogliamo di più ... e dove le troviamo le risorse per fare non dico dei Viadana, ma almeno dei Venezia Mestre in regioni dove si fatica a sostenere una serie B ?
Quindi il livello ipotetico di questo nuovo campionato non può altro che essere più vicino alla A2-A1 attuale che al S10, anche perchè le risorse ed i giocatori migliori dovranno essere utilizzati nelle 2 o 3 franchigie.

In tutto questo mi spiegate chi forma , allena e fa giocare i giocatori italiani ? , anzi dove avverrà il salto quantitativo e qualitativo che aumenterà la competitività italiana ?
I Club di S10 con vivai attuali di sicuro no ... visto che li abbiamo retrocessi di livello e di risorse avranno non solo meno interesse e soldi per produrre giocatori, ma anche molta meno attrattiva verso i ragazzi
I Club più piccoli ? può darsi ... ma se verranno cooptati per le "squadre regionali" sarà difficile che abbiano il tempo , voglia e risorse per far crescere un vivaio , considerando che servono almeno 10 anni di attività continua
I Club che invece comprano i giocatori all'estero invece non avranno problemi ... potrebbero diventare franchigie cambiando solo colori ed etichetta.
Ti faccio l'esempio del Galles, a mio avviso molto più calzante di quello dell'Irlanda, visto che nell'isola verde le franchigie sono state organizzate sulla base di un comune sentire già presente (le 4 provincie), mentre in Cimbria sono nate in provetta, quindi un pò come dovrebbe accadere da noi...

Breve riassunto storico: dal 1990 al 2001 la Welsh Premier Division era il campionato di elitè nazionale, a 9 squadre (quindi molto simile per struttura al nostro attuale S10), nel 2002 viene fondata la prima Celtic League con la partecipazione delle 4 irlandesi, delle 2 scozzesi e dei 9 teams gallesi. Risultato? passano la fase di qualificazione 4 irlandesi (su 4: 100%), 1 scozzese (su 2: 50%) e 3 gallesi (su 9: 33%); le squadre gallesi vengono tutte eliminate ai quarti di finale. Risultato simile nel 2003, con qualche miglioramento (il Neath arriva a perdere la finale); nel 2004 con la formazione delle franchigie Llanelli vince la Celtic. Negli anni successivi una squadra gallese sarà sempre finalista e vincitrice in CL (con l'eccezione del 2006 prontamente rimpiazzata dalla finale tutta gallese del 2007).

E' chiaro che squadre fatte così non aiutano il rugby di vertice: in quegli anni il Galles nel Sei Nazioni si classificò al massimo 4° (2001 e 2004), con un tonfo rappresentato dal cucchiaio di legno del 2003; nel 2005 vince il 6 Nazioni con tanto di Grande Slam.

Questo per inquadrare la diretta corrispondenza tra rafforzamento dei clubs dove giocano i nazionali e conseguente rafforzamento della nazionale!

Veniamo all'organizzazione delle squadre: le franchigie sono state costituite attribuendo le quote societarie in parte ai clubs preesistenti ed in parte alla WRU; essendo soci, ognuno contribuisce: la franchigia con lo sviluppo del rugby nell'intera zona a lei assegnata, i clubs preesistenti con la formazione di base dei giocatori e, attraverso la partecipazione alla rinata Welsh Premier Division, lo sviluppo dei giovani (diciamo le nostre leve di libera circolazione tra prima squadra e cadetta), la federazione con i sostanziosi contributi federali.

Tanto per fare un esempio, ad oggi i Newport Gwent Dragons gestiscono un'area nella quale insistono ben 5 clubs di WPD su 14(Bedwas RFC, Cross Keys RFC, Ebbw Vale RFC, Newport RFC e Pontypool RFC), tutti divisi da rivalità molto forti (Ebbw Vale e Newport sono arrivate seconda e terza la scorsa stagione), me tutte contribuiscono alla formazione del bacino di giocatori utilizzabile dalla franchigia zonale, dalla quale ricevono un bagaglio di cultura rugbystica impressionante in cambio.

Ovviamente non tutto è filato liscio: di franchigie ne sono nate 5 ed una è prematuramente scomparsa, ci sono state forti tensioni tra le tradizioni delle squadre sottoposte a matrimonio forzato, ed anche aspre discussioni su come le squadre andavano gestite (basti pensare alla questione del campo di casa, alcune hanno adottano la soluzione alternativa come tuttora fa il Munster tra Limerick e Cork, salvo poi abbandonarla per motivi di costi). Ed ovviamente bisogna considerare che noi non siamo il Galles, che la nostra heimat rugbystica non può essere paragonata a quella di nessun altro paese al mondo, e che una soluzione può essere valida in un paese ed un'emerita stronzata in un altro, lo so, ma da qualche parte bisogna pur cominciare!

Alcuni dati sono infatti chiari:
1) in Galles lo sviluppo del rugby di base è cresciuto in questi anni, i club che sono stati "estromessi" dalla CL e che giocano nella WPD (che è un campionato per esperienza diretta con squadre di livello delle ultime del nostro S10 e delle prime 3 della nostra A1) hanno continuato ad investire, formare, sviluppare;
2) i nazionali gallesi giocano in massima parte in Galles, se guardiamo le convocazioni per il 6 nazioni 2008 solo 3 giocatori giocavano in Inghilterra (Gareth Cooper a Gloucester, Dwayne Peel ed Eifion Roberts a Sale): giocano lì perche considerano le loro squadre di altissimo livello, e giocando lì con un circolo virtuoso contribuiscono alla crescita dei nuovi giocatori, penso ad esempio ad Halfpenny, che ha la possibilità di crescere in un ambiente molto stimolante mentre per trovare qualcosa di simile i Bergamasco e Parisse sono dovuti emigrare a Parigi;
3)Avere una franchigia alle spalle significa anche avere la possibilità di utilizzare il loro staff tecnico per far crescere i giocatori under di club, un pò come avviene con i tecnici federali adesso, e significa avere una stabilità economica, perchè non ti devi più porre il problema della retrocessione o della mancata partecipazione alle coppe, hai la certezza che anche programmando a tre anni avrai per tre anni perlomeno gli stessi introiti di diritti tv e di contributi federali, e scusate se è poco!

Quindi GiorgioXT penso di averti risposto su chi curerà la formazione dei futuri talenti:
- le franchigie, che avranno tutto l'interesse a rafforzare il vivaio del proprio bacino di utenza,
- i clubs affiliati alle franchigie, che beneficieranno di questi giocatori nei periodi precedenti e successivi a quelli di utilizzo ad altissimo livello;
- i giocatori stessi, che avranno spalancata davanti la possibilità di fare carriera in patria, passando dal loro club locale al club nazionale alla franchgia e trovando in tutti spazio per giocatori di formazione domestica, grazie alle ferree regole che limitano l'utilizzo di giocatori stranieri nelle franchigie stesse.

Ti do ragione sul fatto che serva tempo (ed in effetti parlare di 3 franchigie in questo momento mi sembra assolutamente fuori luogo, se vogliamo farle per lo sviluppo del rugby italiano dobbiamo anche fare i conti con quello che abbiamo adesso, un 30/35 giocatori di alto livello sparsi tra italia ed europa e 15/20 potenziali talenti che ancora non sono nel giro della nazionale maggiore ma che nei prossimi anni ci devono entrare per forza, intendo per capirci la generazione di Favaro Bocchino ecc...) ma permettimi, rinviare sempre una decisione fa solo sì che serva sempre più tempo...
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da ATHLONE » 7 nov 2008, 11:38

una nota, se mi permette, giangi2:
giangi2 ha scritto:Secondo me le accademie, gli incentivi economici a chi schiera giovani e italiani, sono un buon inizio, non si può sperare di vedere i frutti in 2-3 anni... Un punto migliorabile è senza dubbio il reclutamento: ricordiamoci che partiamo da una base di praticanti svantaggiata rispetto ad altri paesi (sia come quantità che come qualità, spesso arrivano al rugby gli "scarti" di altri sport e in età abbastanza avanzata), e sotto questo aspetto la Federazione potrebbe fare di più come ad esempio:
- promozione nelle scuole (alcune società mandano i propri istruttori, perchè la FIR non incentiva e sostiene economicamente queste iniziative più di quanto faccia adesso);
- collegare il movimento che si crea con la nazionale a quello dei club e dei campionati (vendere assieme i diritti Nazionale/S10, acquistare spazi sui media per pubblicizzare le partite e per rubriche tipo highlights del campionato);
- organizzare i regolamenti per favorire lo sviluppo del movimento (secondo me dovremmo avere un campionato d'elite con pochi vincoli e molti incentivi sull'uso dei giovani e degli italiani, e campionati inferiori in cui gli stranieri dovrebbero invece essere molto limitati o assenti).
Trovo nelle tue parole alcuni spunti stimolanti purtroppo accanto a cose che mi lasciano molto perplesso; in sintesi ti do ragione su accademie, sulla tempistica (anche se sono leggermente più pessimista, facciamo 4/5 anni), sul reclutamento nelle scuole (ma questo è un lavoro tipicamente da clubs!!!) mentre non sono d'accordo sulla base (la nostra è numericamente ampia, noi abbiamo 21.600 tesserati giovanili contro i 7.500 della Scozia, non ho purtroppo il dato gallese, semmai il problema giusto è quello della qualità, sia in partenza che in essere: quanto migliorano i nostri giocatori durante la loro carriera?) e soprattutto sul campionato maggiore: ci deve essere una competizione pressochè riservata ai giocatori italiane, all'estero in ciascun paese è il massimo campionato, solo da noi non è così!!!

La nostra difficoltà nella crescita dei giocatori che escono dalla nazionale juniores (e quindi di riflesso dal campionato nazionale U19) sta proprio lì: non trovano una competizione dove possano giocare e crescere in un ambiente rugbysticamente stimolante, il passo successivo qui da noi è mandarli a Formigine (con tutto il rispetto per Viadana cadetta e per chi a Formigine lavora) in un campionato, quello di A2, che certamente non fa crescere un giocatore...
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 12:17

Il discorso della "base" è molto complesso. Possiamo essere tutti d'accordo sul fatto che per molti rugbysti il rugby è stato una seconda/terza scelta, fatta magari a 14/16 anni, dopo aver provato altri sport; questo implica che la nostra base di partenza avrà delle lacune tecniche che in altre nazioni non hanno; questo aspetto lo si migliora solo con la propaganda. Il passaggio dal livello giovanile al livello senior invece è un problema di quasi tutti gli sport, ci sono tante opinioni, anche diametralmente opposte, e difficilmente si possono avere dei riscontri oggettivi: c'è chi dice che i campionati devono avere degli spazi "riservati" ai giovani e ai giocatori "nazionali", e chi invece sostiene che questo protezionismo limita la competizione e quindi la crescita dei giocatori. La mia opinione è che è giusto che ci sia un campionato d'elite con poche limitazioni e vincoli (ovvero gioca chi è più bravoindipendentemente dalla nazionalità/età/formazione), e tutti i campionati al di sotto di questo che vanno utilizzati come "formazione" per il livello di elite per i giocatori "nazionali", quindi con un ricorso molto limitato o completamente nullo agli stranieri.
Se questo poi si traduce nell'istituzione delle franchigie, non lo so; secondo me in Italia no. Ci sono dei clubs che (magari mi sbaglio) sono economicamente e organizzativamente più strutturati di quelli che erano i club irlandesi/gallesi/scozzesi, e quindi il passaggio alle franchigie potrebbe essere per questi un colpo mortale, mentre per gli anglo/celti è stato un (in qualche caso difficoltoso) passo in avanti.

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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 12:23

Mi spiego meglio: i club gallesi che sono rimasti nella lega "locale" probabilmente hanno adesso la stessa consistenza economica e organizzativa di allora, per loro non è cambiato molto, se non l'orgoglio di trasferire qualche loro giocatore in Celtic league, a franchigie locali, invece che nel campionato inglese o francese. In Italia invece realtà come Treviso, Calvisano, Viadana, Parma, Padova, Rovigo, Venezia (non so Roma) verrebbero pesantemente ridimensionate dall'introduzione delle franchigie, e si rischierebbe di creare qualcosa di nuovo, estraneo alla mentalità italiana, che non aggiungerebbe nulla di più a quello che abbiamo adesso, semplicemente concentrando le risorse ma al tempo stesso andando a penalizzare iniziative private già operanti (coi loro pregi, limiti e difetti) che vedrebbero la loro esistenza messa a rischio o comunque molto ridimensionata. Almeno io la vedo così.

stefanot
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da stefanot » 7 nov 2008, 13:07

Perche' invece non si introducono le franchigie un po' alla volta in maniera indolore? Mi spiego: nei primi anni franchigie che una volta al mese si incontrano per un campionato zonale simile a quello delle under, poi franchigie per la HC e infine, se nel frattempo non si e' riusciti a raccogliere risultati apprezzabili in termini di diritti televisivi, spettatori, eccetera, franchigie per la Magners League.

pinturicchio
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da pinturicchio » 7 nov 2008, 13:25

Questo non credo che sia possibile in quanto sei ammesso alla HC sole se fai un capionato nazionale e/o CL


stefanot ha scritto:Perche' invece non si introducono le franchigie un po' alla volta in maniera indolore? Mi spiego: nei primi anni franchigie che una volta al mese si incontrano per un campionato zonale simile a quello delle under, poi franchigie per la HC e infine, se nel frattempo non si e' riusciti a raccogliere risultati apprezzabili in termini di diritti televisivi, spettatori, eccetera, franchigie per la Magners League.

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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da ATHLONE » 7 nov 2008, 14:22

giangi2 ha scritto:Mi spiego meglio: i club gallesi che sono rimasti nella lega "locale" probabilmente hanno adesso la stessa consistenza economica e organizzativa di allora, per loro non è cambiato molto, se non l'orgoglio di trasferire qualche loro giocatore in Celtic league, a franchigie locali, invece che nel campionato inglese o francese. In Italia invece realtà come Treviso, Calvisano, Viadana, Parma, Padova, Rovigo, Venezia (non so Roma) verrebbero pesantemente ridimensionate dall'introduzione delle franchigie, e si rischierebbe di creare qualcosa di nuovo, estraneo alla mentalità italiana, che non aggiungerebbe nulla di più a quello che abbiamo adesso, semplicemente concentrando le risorse ma al tempo stesso andando a penalizzare iniziative private già operanti (coi loro pregi, limiti e difetti) che vedrebbero la loro esistenza messa a rischio o comunque molto ridimensionata. Almeno io la vedo così.
Ti spieghi male: le squadre gallesi dividevano per 9 i loro sforzi, mentre averli divisi per 4 ha moltiplicato i risultati; la consistenza economica è ovviamente cambiata, verso il basso (meno entrate ma anche meno spese) mentre il livello qualitativo è salito verso l'alto.

Perchè dici che i clubs verrebbero pesantemente ridimensionati? se anche i 60 giocatori potenzialmente interessanti per le franchigie giocassero tutti in S10 sarebbero 6 per club; in realta ce n'è una ventina che giocano all'estero, e quasi altrettanti in A2 nelle cadette, quindi stiamo parlando in tutto di 20 giocatori che potrebbero tranquillamente essere rimpiazzati. Ovviamente le franchigie in CL, non avendo il poblema della retrocessione, potrebbero programmare più a lungo termine puntando sui giovani, al contrario dei nostri clubs di S10 che spesso mettono sotto contratto persone ormai uscite dal giro delle nazionali...

Perchè dici che la loro esistenza verrebbe messa a rischio? forse i clubs che sono in A1 oggi sono a rischio (Catania è un caso a parte)! mi sembra che a Prato, Noceto, L'Aquila si sia continuato allegramente ad investire a programmare a fare rugby, spesso (se guardiamo le giovanili aggiungo allora anche Benevento) con risultati migliori di alcuni clubs S10.

Proviamo a prendere il meglio di tutto, invece di guardare solamente i lati negativi :-]
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da giangi2 » 7 nov 2008, 14:25

Rimango dubbioso, anche per questione di mentalità italiana. Io vedo di più un modello Inglese/Francese.

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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da ATHLONE » 7 nov 2008, 15:24

giangi2 ha scritto:Rimango dubbioso, anche per questione di mentalità italiana. Io vedo di più un modello Inglese/Francese.
per il modello inglese o francese devi avere 400/500 giocatori di livello ed una domanda mediatica di rugby da soddisfare, noi ad oggi non abbiamo nè l'una nè l'altra...
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Re: Super 10: un fallimento, diciamocelo

Messaggio da GiorgioXT » 7 nov 2008, 15:46

ATHLONE ha scritto:
giangi2 ha scritto:Mi spiego meglio: i club gallesi che sono rimasti nella lega "locale" probabilmente hanno adesso la stessa consistenza economica e organizzativa di allora, per loro non è cambiato molto, se non l'orgoglio di trasferire qualche loro giocatore in Celtic league, a franchigie locali, invece che nel campionato inglese o francese. In Italia invece realtà come Treviso, Calvisano, Viadana, Parma, Padova, Rovigo, Venezia (non so Roma) verrebbero pesantemente ridimensionate dall'introduzione delle franchigie, e si rischierebbe di creare qualcosa di nuovo, estraneo alla mentalità italiana, che non aggiungerebbe nulla di più a quello che abbiamo adesso, semplicemente concentrando le risorse ma al tempo stesso andando a penalizzare iniziative private già operanti (coi loro pregi, limiti e difetti) che vedrebbero la loro esistenza messa a rischio o comunque molto ridimensionata. Almeno io la vedo così.
Ti spieghi male: le squadre gallesi dividevano per 9 i loro sforzi, mentre averli divisi per 4 ha moltiplicato i risultati; la consistenza economica è ovviamente cambiata, verso il basso (meno entrate ma anche meno spese) mentre il livello qualitativo è salito verso l'alto.

Perchè dici che i clubs verrebbero pesantemente ridimensionati? se anche i 60 giocatori potenzialmente interessanti per le franchigie giocassero tutti in S10 sarebbero 6 per club; in realta ce n'è una ventina che giocano all'estero, e quasi altrettanti in A2 nelle cadette, quindi stiamo parlando in tutto di 20 giocatori che potrebbero tranquillamente essere rimpiazzati. Ovviamente le franchigie in CL, non avendo il poblema della retrocessione, potrebbero programmare più a lungo termine puntando sui giovani, al contrario dei nostri clubs di S10 che spesso mettono sotto contratto persone ormai uscite dal giro delle nazionali...

Perchè dici che la loro esistenza verrebbe messa a rischio? forse i clubs che sono in A1 oggi sono a rischio (Catania è un caso a parte)! mi sembra che a Prato, Noceto, L'Aquila si sia continuato allegramente ad investire a programmare a fare rugby, spesso (se guardiamo le giovanili aggiungo allora anche Benevento) con risultati migliori di alcuni clubs S10.

Proviamo a prendere il meglio di tutto, invece di guardare solamente i lati negativi :-]
Allora . ci sono da fare alcune premesse , visto che prendi l'esempio gallese
- Non c'è connessione fra lo sviuluppo delle franchigie e le prestazioni della nazionale : la dimostrazione è l'annata 2006 del Galles e la RWC ....
- Dimentichi di riportare gli enormi costi che sostiene la WRU , prima di tutto per permettere alle franchigie di "tenersi" i talenti locali pagandoli anche di più delle squadre inglesi
- Vedremo questa stagione , perchè una delle critiche più fondate di amici gallesi a queste scelte della WRU è che comunque i risultati li ottengono una o due squadre (Scarlets, Blues) esattamente come capitava prima ...
- Diversi in galles attribuiscono la maggiore competitività attuale proprio al fatto che la WRU finanziando pesantemente le franchgie permette di avere migliori giocatori , e si chiedono "se Neath o Llanelli avessero avuto gli stessi aiuti non avrebbero forse ottenuto risultati anche migliori a costi inferiori?"

Inoltre è sempre molto difficile adottare soluzioni nate per paesi che sono stati la culla di questo sport e dove il rugby è il primo sport di gran lunga... la situazione francese invece è molto, molto più simile alla nostra , nazione grande, grande presenza di altri sport, rugby diffuso in modo non uniforme.
In Francia proprio partendo dai Club il rugby è cresciuto moltissimo,

Tornando a noi, io sono fermamente convinto che l'unica strada per ottenere risultati migliori a medio termine sia solo aumentando la quantità di praticanti, perchè la qualità si può ottenere solo a partire dalla quantità.
Capisco che il fatto di reimmaginare una gestione complessiva del movimento del Rugby in funzione della crescita del numero di giocatori possa stravolgere quelli che sono gli attuali rapporti di potere fra club e fra club e federazione , cosa che le franchigie invece potrebbero addirittura rendere perenni; ma anche ammettendo di ottenere dei buoni risultati richiamando i giocatori Italiani che ora sono all'estero... e quando servirà una nuova generazione?

Aspetto mediatico : l'Italia da questo punto di vista è "terreno vergine" , e lo dimostra il successo enorme del passaggio in TV del sei nazioni - enorme soprattutto se lo paragoni ad altri sport come la motoGP e fai un confronto fra risorse pubblicitarie investite e audience ottenuta ... quello del rugby è il miglior rapporto possibile; quello che serve è la televisione in chiaro come dovremo considerare Raisportpiù fra uno o due anni con una gestione di marketing efficiente ed intelligente , con meno "fuffa" da calendari e comparsate e più approfondimenti;
fossi un investitore pubblicitario cercheri di puntare adesso .

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