o'gara10 ha scritto:porcorosso ha scritto:E' parecchio differente.
Nel caso dei Pretoriani si trattava di finanziamento pubblico ad un ente privato e localizzato atto a garantire la partecipazione dello stesso a competizione sportiva di non rilenvanza nazionale. Nel caso della ristrutturazione del Flaminio si tratta di finanziamento (non è ancora chiaro se e in che misura parteciperebbe la FIR) pubblico a favore della nazionale e non di una singola entità, si tratta poi della rimessa di una opera che resta proprietà del comune di Roma e che è usufruita da altre associazioni e usata anche per altri eventi.
Se provi a discriminare saltano all'occhio diverse discrepanze tra le due ipotesi.
Grazie per il tuo confronto, prendi il mio ragionamento per una città qualsiasi. Per te quindi un'amministrazione comunale e/o i contribuenti dovrebbero
ritenere disdicevole l'uso del finanziamento pubblico finalizzato a garantire la partecipazione ad una competizione sportiva di un ente privato locale; quindi si presuppone che esso sia radicato nel loro territorio e considerando che tale partecipazione può comportare l'interesse e lo sviluppo di tale sport in ambito cittadino (es. vedi maggior coinvolgimento di giovani, ecc..). E' altresi auspicabile usare tale finanziamento pubblico molto più oneroso per l'ammodernamento di uno stadio usufruito da una federazione sportiva nazionale (diciamo parastatale), per garantirne la partecipazione a 2/3 eventi sportivi l'anno, molto rilevanti ma per tutta la nazione. Come già anticipato tale federazione ne ricava degli introiti senza pagarne la gestione da almeno dieci anni. Per le mie poche conoscenze, è la sola tra quelle che utilizza la struttura che richiede miglioramenti.
La tua descriminante è che il primo è nei confronti di un ente privato locale, il secondo è verso una federazione sportiva nazionale. Per certi versi può essere differente, ma c'è da rimanere comunque perplessi.
Grazie a te.
Per deformazione territoriale trovo la maggior parte dei finanziamenti statali verso le diverse attività che si svolgono (in Italia visto che qui abitiamo) piuttosto disdicevoli poichè spesso poco utili e piene di falle dispendiose. Esempio pratico piuttosto che il Flaminio preferisco case, ospedali e strade.
Trovo (e scrivo) in ogni caso che le due ipotesi di finanziamento siano
differenti.
Nel tuo intervento poi punti l'indice sul fatto che Roma avrebbe speso soldi locali per una franchigia locale, capisco e condivido (ma Roma è stata l'unica città a poter evadere il
patto di stabilità).
Seguo il tuo ragionamento, corretto peraltro, e troverei giusto (per quel che può valere un'opinione suina
![Mr. Green :-]](./images/smilies/icon_mrgreen.gif)
) un finanziamento in parte comunale e in parte statale visto che si tratta di una struttura comunale del cui ammodernamento giovarebbe una entità nazionale.
Nella fattispecie della corsa alla CL più che alla legittimità del finanziamento pubblico (che in ogni caso mostra una debolezza della capacità d'investimento privata locale) ho sempre ritenuto che il finanziamento (come tutti i finanziamenti pubblici) in oggetto fosse per sua natura troppo debole, sarebbero bastati infatti un cavillo, un voto contrario in giunta, un taglio, una elezione perchè il flusso si fosse bloccato. Può succedere anche nel privato ma è più facile nel pubblico. Per un progetto a lunga scadenza trovo quindi più solidi i progetti Benetton e Aironi (al di la del merito che pende in ogni caso dalla loro).
Il fatto poi che la FIR si debba impegnare economicamente (in modo parziale poichè l'immobile non è di proprietà) sia nel restauro che nel pagare i costi di gestione mi trova al fianco di chiunque voglia sostenerlo.
Mi fa specie che vista la mole di querelle su Roma e il Rugby di questi tempi non ci sia stata alcuna dichiarazione (che io sia riuscito a leggere) da parte delle istituzioni romane in questa direzione.
Permettimi poi una riflessione da Serenissimo con poco senso di nazionalità-sacralità.
Nelle altre nazioni del 6N si gioca nelle capitali non tanto in quanto tali ma lì si gioca poichè lì sono presenti strutture che possono ospitare l'evento.
Sin'ora il Flaminio (sino a qualche anno fa, per la verità) è stato sufficiente, ora purtroppo non lo è più.
Se il 6N sarà spostato da Roma sarà una sconfitta
in termini morali per gli enti che non sono riusciti a far fronte alle mutate esigenze: FIR in primis e Comune di Roma a seguire.
Di par mio credo che le uniche candidate possibili ad ospitare il 6N siano Milano e Roma.
Non vedo quindi (e non sento in cuor mio) nessun tentativo di demolizione del movimento Rugby romano, nè una enclave ovale che voglia creare un inner circle al Nord. Semplicemente ci sono nuove esegenze e nuovi sviluppi (imprevisti???) da fronteggiare. Se il movimento romano (con tutte le complicità del caso) saprà approffittarne sarà un estremo beneficio prima di tutto per esso stesso. Altrimenti sarà una perdita per tutti e si dovrà imbastire un percorso altrove.
Scusa(te) sono stato prolisso
Saluti PR