L'Economist e la situazione del rugby italiano

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

speartakle
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da speartakle »

ma infatti luqa, è quello che dico pure io. Era per enfatizzare che 75000 giocatori su 60 milioni di abitanti non sono paragonabili ai giocatori del Galles, per essere paragonabili dovrebbero essere i giocatori del solo Veneto.
Vorrebbe dire che a giocare non ci verrebbero solo i figli nipoti di ex giocatori e qualche ragazzino un po' impacciato...
Emanuele II
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da Emanuele II »

Scusate ma chi si iscrive oggi al minirugby: solo figli di rugbysti e ragazzini sovrappeso se non grassi e magari impediti nei movimenti?
Non è la prima volta che leggo accenni al "materiale umano" sempre più scadente nelle fasce di età più giovani. La situazione è davvero così tragica?

Per quanto riguarda la genetica e le differenze tra, per esempio, noi e gli inglesi, com'è che fisicamente sembrano più forti di noi e anche se grossi più veloci di noi (a dire il vero negli ultimi anni la differenza mi sembra minore di un tempo, ma nei primi sei nazioni era spesso imbarazzante): migliore allenamento e/o magari ci sarebbero da migliorare i controlli antidoping?

Infine la domanda che mi perseguita da sempre: perché diavolo non abbiamo mai un italiano che sappia calciare decentemente in nazionale?
Non sarebbe stato meglio in questi anni importare dagli altri paesi tecnici per i bambini piuttosto che raccattare naturalizzati per la nazionale?
Garryowen
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da Garryowen »

Emanuele II ha scritto:Scusate ma chi si iscrive oggi al minirugby: solo figli di rugbysti e ragazzini sovrappeso se non grassi e magari impediti nei movimenti?
Non è la prima volta che leggo accenni al "materiale umano" sempre più scadente nelle fasce di età più giovani. La situazione è davvero così tragica?
Veramente dalle mie parti non sono pochi i pediatri che alle famiglie consigliano il rugby per i loro bambini.
Non so se sia così in tutto il Paese o sia perché a Parma il rugby è uno sport "storico"
"C'è solo una cosa al mondo meglio del rugby. Parlare di rugby"
(parafrasi da G.G. Marquez)

http://www.walesonline.co.uk/sport/rugby/rugby-news/how-much-funding-welsh-rugby-12405682 A imperitura memoria
Luqa-bis
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da Luqa-bis »

Nel mio territorio d'elezione ovvero CRT Toscana (con contatti umbri ), alla crescita delle squadre è seguita anche quella in ambito giovanile.

Adesso nel segmento sino alla U14 ci sono più squadre, nella U18 c'è una fase di raccordo con i CRT .

Mi pare di vedere ancora qualche deficit nei formatori e negli allenatori, ma vedo anche qualche collaborazione in più:

- le squadre della provincia sense che fanno sinergia per le giovanili,
-alcuni buoni propsetti di Arezzo che vanno nella U18 nazionale del Firenze 1931.

C'è tanto da fare, ma qualcosina in più si fa.

Per dire attorno a Firenze adesso sono nate 6-7 società, particolare almeno 2 collegate con delle polisportive (con credo la sezione calcio), ad Arezzo ne sono nate 2, in provincia di Siena, mi pare 5 . A Prato ci sono sempre 2 società attive nella giovanile, sulla costa a Livorno ci sono due giovanili in più. insomma qualcosa si muove. Certo i numeri sono ancora contenuti, la qualità da sviluppare e i migliori sono costretti ad emigrare nelle squadre del nord.

Gori, Derbyshire, Ferraro, Bernini, Mantelli, Giovanchelli, Buonfiglio. Ecco alcuni nomi che bazzicano tra Pro12 ed Eccellenza. Ecco bisognerebbe sfornarne 5-6 l'anno per comitato.
stilicone
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da stilicone »

La discussione è interessantissima, mi pare che abbia toccato più o meno tutti i punti che mi vengono in mente.
Una cosa non è stata detta: che il rugby sembra essere uno sport tremendamente difficile, a parte le sportellate, che quelle le capiscono tutti.
Vincono sempre gli stessi anche perchè sono queli che hanno un Know how che altri non hanno (compresi gli argentini, che comunque - sarà per via del loro amore per la cultura anglosassone - sono sempre stati meglio di noi nel rugby).
Da questo puto di vista possiamo in parte autoassolverci, sempre ricordando il famoso e un po' trito esempio della Francia che ha incominciato a vincere dopo 40 anni (partendo dal 1910...)
Unica eccezione il Giappone, e bisognerebbe capire il perchè...

(comunque, come già avete detto, l'articolo dell'Economisti è largamente fuffa. E non è vero che in generale l'Italia sia così forte nello sport. Nel calcio e nel ciclismo vinciamo ultimamente pochino; nel nuoto fino a una ventina di anni fa non avevamo nessuno; la pallanuoto la praticano in 500 in tutto il mondo, e comunque le prendiamo anche; il volley va bene, ma a parte quel periodo favoloso siamo bravi ma non bravissimi; e cosa diremo dell'atletica leggera, o anche del tennis ora che le tenniste bravissime invecchiano?)
MEMENTO MAROCCO.
zappatalpa
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da zappatalpa »

[quote="Luqa-bis"][/quote]
Il trend é quello, ho idea che i campionati di C(2) aumentino ogni anno. Nel Trentino dal 2008 al Trento si sono aggiunti Rovereto, Mezzolombardo e Pergine, mi sembra che tutte e ora anche Bolzano hanno una U18, prima o poi qualcuno di buon livello ci deve uscire per forza (anzi, conoscendo i trentini, storicamente avversi a qualsiasi alto livello (scherzo, eh :oops: :-] :_) insomma, 'si muove' avrebbe detto quel mio amico, come si chiama, Gallileo...
Ho incontrato uno come Zappatalpa stamani alle 5.00 quando entravo a lavorare e ero a far colazione in uno dei pochi bar notturni
GiorgioXT
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da GiorgioXT »

zappatalpa ha scritto:Infatti si chiama The Economist e non The Sportsman.
Sono convinto che la strada intrapresa é buona e la federazione é tra le piú attive e propositive, e a differenza delle altre, anche moderna.
Basta vedere il sito e la comunicazione della FIR, é anni luce avanti a tutte le altre.
Gli sponsor che ha la nazionale gli altri se li sognano.
Fosse metá dei club (quelli che si pensano professionisti, eh, mica gli altri!) intraprendente un decimo della FIR di Dondi, adesso non avremmo un massimo campionato semiamatoriale con partite che durano 40 minuti effettivi e con alcune squadre senza sponsor principale! Ognuno si dovrebbe guardare piú in casa propria..
Stai facendo del sarcasmo ? :?:

Tornando IT , una delle costanti del successo nello sport, specie di squadra , è la qualità della competizione interna; in parole semplice, se giochi tante partite contro avversari forti migliori. Questo succede da noi nel Basket e nel Volley, nel Rugby pare funzionare fino alla U18 e poi stop. Secondo me non è un caso che la u18 seleziona fra una dozzina di accademie, mentre la 20 fra 30 giocatori. E succede solo da noi.
zappatalpa
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da zappatalpa »

GiorgioXT ha scritto: Stai facendo del sarcasmo ? :?:
Solo quando ho detto che Gallileo era mio amico, in veritá lo conosco solo di vista :-]

Non trovi che c'é qualcosa che stona nel campionato eccellente, e non solo per la qualitá infima di alcune partite? A me (da fuori) sembra che siano molte le societá tradizionali che non hanno fatto notevoli passi avanti dall'avvento del professionismo. Invece di frignare miseria ai quattro venti, hai visto che strategia di comunicazione ha S.Doná, Mogliano, la stessa Treviso fino a ieri?? Neanche uno stand che vende magliette avevano! Prima dei giocatori professionisti ci voglioni i club tali. Qualsiasi supermercato ha un account twitter piú aggiornato :-]. Le Zebre annunciano uno sponsor ogni due giorni, lí c'é meno crisi?
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Luqa-bis
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da Luqa-bis »

@ Giorgio XT

Mi pare di leggere un deja -vu nevvero?
In effetti c'è un collo di bottiglia nel sistema italiano.

Sino alla 18 - 9 Accademie, Campionato nazionale un bel volume
Nel passaggio alla 20 - 1 Accademia, che gioca con i Seniores e nessun campionato.
Nei fatti gli atleti di medio livello o vanno a far panchina o scendono di categoria.

(propostina personale: organizzarsi per costruire 3 franchigie di Pro12 con forte partecipazione privata, e associarvi 3 o più Accademie federali U23 con osmosi con le società, che giochino stabilmente tra Eccellenza e A, senza gareggiare per lo scudetto societario ma solo per quello delle Accademie.
Costosa, di non semplice organizzazione ma interessante)


@ Stilicone

Non eccediamo nel lodarci, non eccediamo nel denigrarci.
L'indice che l'Economist sfrutta (Global Sport Index) è correlato a due parametri essenzialmente.
- competitivo: quali e quanti risultati ottieni
- organizzativo : quali e quanti eventi organizzi

Limitandosi al primo:
- se osserviamo i medaglieri olimpici e i cumulativi di quelli mondiali, l'Italia , più o meno dalla scomparsa dell'URSS /CSI (1992) raccoglie una 30ina di medaglie che la collocano sul peso di Corea, Giappone e Francia, dietro alla media di Australia, Germania, Regno Unito (che viaggiano su medie da 40-50) e dietro ai 3 colossi USA, Russia e Cina . Aggiungiamoci Norvegia, Canada e Paesi Bassi per gli sport invernali.
Restiamo complessivamente tra le prime 10-12.
Se si osservano poi con peso maggiore gli sport di squadra confrontando le prime 10 potenze sportive olimpiche (gli altri Argentina, Brasile, Polonia, Spagna inclusi stanno sotto), si vedrà che non stiamo messi malaccio.
Questo è probabile che sia la scia dei cospicui sforzi (anche corrotti da malaffare) nello sport anni '80 e 90'. del passaggio (secondo me) del ventennio delle generazioni più numerose e che più hanno avuto accesso allo sport ( '63-'83) e che si è allungato in quelle seguenti.
Una isteresi sportiva alla quale , forse (speriamo di no) succederà un analogo fenomeno con quella che è la situazione attuale, con meno fondi, e numeri minori.
Attenzione numeri minori per minori leve, perché la pratica sportiva cresce, i tesserati crescono e soprattutto cresce lo sport femminile.
Però potremmo avere come sul piano economico e demografico un ridimensionamento (del resto proprio chi ga il GSI attribuisce il 34% di esso alla popolazione e il 17% al GDP cioè alla ricchezza prodotta.


Però potrebbe essere interessante giocarsi a livello europeo un Torneo SuperSport facendo confrontare testa a testa le nazionali dei vari sport come se fossero prove multiple:
calcio, pallacanestro, pallavolo, pallamano, pallanuoto, rugby , hockey (prato/pista/ghiaccio), baseball/cricket.
Una specie di decathlon a squadre tra Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Russia... Polonia, Svezia, Serbia.

Givido!
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PiVi1962
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da PiVi1962 »

stilicone ha scritto:(comunque, come già avete detto, l'articolo dell'Economisti è largamente fuffa. E non è vero che in generale l'Italia sia così forte nello sport. Nel calcio e nel ciclismo vinciamo ultimamente pochino; nel nuoto fino a una ventina di anni fa non avevamo nessuno; la pallanuoto la praticano in 500 in tutto il mondo, e comunque le prendiamo anche; il volley va bene, ma a parte quel periodo favoloso siamo bravi ma non bravissimi; e cosa diremo dell'atletica leggera, o anche del tennis ora che le tenniste bravissime invecchiano?)
Consideriamo gli sport olimpici di squadra:
- beach volley
- bob
- calcio
- curling
- hockey su ghiaccio
- hockey su prato
- pallacanestro
- pallamano
- pallanuoto
- pallavolo

Vediamo il medagliere delle grandi nazioni UE nelle ultime 5 edizioni (M+F):
- beach volley: GER 1 oro, 1 bronzo; SPA 1 argento
- bob: GER 7 oro, 3 argento, 2 bronzo; FRA 1 bronzo; UK 1 bronzo; ITA 1 oro, 1 bronzo
- calcio: SPA 1 argento; ITA 1 bronzo; GER 3 bronzo
- curling: UK 1 oro, 1 argento, 1 bronzo
- hockey su ghiaccio: -
- hockey su prato: SPA 2 argento; GER 3 oro, 1 bronzo; UK 1 bronzo
- pallacanestro: FRA 2 argento; ITA 1 argento; SPA 2 argento
- pallamano: FRA 2 oro; SPA 4 bronzo; GER 1 argento
- pallanuoto: SPA 1 oro, 1 argento; ITA 1 oro, 1 argento, 1 bronzo
- pallavolo: ITA 2 argento, 2 bronzo

Riassumendo:
GER 11-4-7
ITA 2-4-5
FRA 2-2-1
SPA 1-7-4
UK 1-1-3

A spanne (anche escludendo il bob) possiamo quindi dire che la Germania è la nazione più capace di portare risultati olimpici, Italia e Francia seguono dappresso, seguite dalla Spagna, mentre solo ultimo sarebbe il Regno Unito.
salfaby
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da salfaby »

Però, anche se antipatica come procedura, i vari sport andrebbero pesati per il numero di praticanti a livello globale, alla fine la Germania è dominante per gli allori raccolti nel Bob, se aggiungiamo la scherma (che si pratica anche a squadre) l'Italia dove sarebbe? E poi tra Bob, Curling, i vari Hockey, e penso anche la pallanuoto non assommano i praticanti della pallavolo nella sola Europa, voglio dire una medaglia d'oro, o anche d'argento (viste le sfortunate sconfitte nelle finali degli azzurri) nel volley vale 100 medagli d'oro nel bob considerata la concorrenza (a questo punto aggiungerei un bell'IMHO per evitare di offendere gli appassionati di sport sicuramente appassionanti), e l'Italia secondo me vale uno dei primi 5 - 6 posti al mondo per i risultati ottenuti nei vari sport di squadra più diffusi, purtroppo secondo me la vera assente nei risultati delle squadre azzurre è l'atletica, quella si con peso specifico massimo e purtroppo negletta nella penisola.
Per quanto riguarda il Regno Unito va considerata la specificità di un paese che, a parte il calcio, ama tutt'altro tipo di sport rispetto ai cugini continentali, basti pensare alla difficoltà incontrata anche solo per selezionare la squadra di volley per i giochi di Londra, è vero tuttavia che negli sport da loro amatissimi, tanto per dire il cricket vengono di sovente suonati dagli ex coloni però tutto sommato li praticano a buon livello.
zappatalpa
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da zappatalpa »

Luqa-bis ha scritto: In effetti c'è un collo di bottiglia nel sistema italiano.

Sino alla 18 - 9 Accademie, Campionato nazionale un bel volume
Nel passaggio alla 20 - 1 Accademia, che gioca con i Seniores e nessun campionato.
Ma qualcuno si rammentare perché la U18 fu chiusa? Si era passati dall'U20-U18 alla U19, salvo ripristinare la U18 e dimenticandosi dell'U20?
Non ci credo tanto.
Luqa-bis ha scritto: organizzarsi per costruire 3 franchigie di Pro12
penso che verrá da se in pochi anni, e probabilmente anche la quarta, se non si affossa tutto prima. Quando l'Italia, o anche solo in alcune province, si riuscirá ad avere una massa critica di praticanti, tali da permettere un livello da non piú ultimi in Pro12, automaticamente si avranno numeri importanti. Riguardo al tema: "con forte partecipazione privata", sperare non costa nulla :oops:
Ho incontrato uno come Zappatalpa stamani alle 5.00 quando entravo a lavorare e ero a far colazione in uno dei pochi bar notturni
tonione
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Re: L'Economist e la situazione del rugby italiano

Messaggio da tonione »

volevo scrivere, anzi voglio scrivere questa cosa in memoria di Garry. questo utente che si è abbastanza risentito del fatto che Lemond è più anziano di lui e, ai più, o forse solo a me, sembra meno presente, come demotivato. lo sapevo che si deprimeva su sta storia dell'anzianità maggiore.

Garry, ti copiano pure le idee quelli che scrivono di rugby sul Corriere-non vi metto il link perchè ora il Corriere è a pagamento- anche se non sei il più vecchio resti il più copiato tra i vecchi!
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