I fatti su Ascione che descrivono su Onrugby sono tutti VERI . I giudizi forse esagerati , ma restiamo ai FATTI
Articolo del 2009
Ufficialmente, leggendo sull’organigramma federale, il professor Franco Ascione è il Responsabile del Centro Studi oltre a essere il Coordinatore Tecnico Federale italiano. Insomma, l’intera politica tecnica federale (leggasi: le nazionali juniores) passa da lui. E’ sua, per esempio, la paternità del cosiddetto “progetto statura”, cioé quella politica per la quale i giocatori delle giovanili vengono scelti esclusivamente per il fisico e non per le qualità tecniche. Ma è, anche, il responsabile della Commissione che ha riformato i campionati e fa parte della Commissione incaricata di revisionare il progetto di sviluppo del rugby di base. Insomma, al di là di chi ci mette la faccia, la responsabilità prima del movimento giovanile italiano è sua. E Franco Ascione ha parola in ogni novità della palla ovale nostrana. Ma chi è costui?
Nato a Portici, Napoli, il 15 ottobre del 1959, Franco Ascione ha giocato a rugby nella Partenope Napoli, disputando più di 60 partite nella massima serie italiana. Diplomato ISEF, dopo aver conseguito tra il 1982 e il 1984 i patentini di tecnico FIR di I e II livello, ha iniziato la propria carriera di docente, approdando all’Università di Perugia nella Facoltà di Scienze Motorie (non risulta chiaro se da diplomato o da laureato, il curriculum vitae non lo specifica, ndr), con la quale ancora oggi, nonostante i molti impegni (e un contratto) federali, continua a collaborare (non a titolo gratuito, ovviamente).
Tecnico della Nazionale Militare dal 1992 al 1996, tecnico dell’Italia Under 16 nel 1996 e distaccato stabilmente presso la FIR, ha conseguito il III livello nel 1997.
Assistant Coach di Massimo Mascioletti alla Coppa del Mondo del 1999 (7-67 con l’Inghilterra, 25-28 con Samoa e la sconfitta record di 3-101 con la Nuova Zelanda), è tornato sulla panchina delle Nazionali Giovanili Azzurre nel 2001 con l’Under 17 (sconfitto 5-35 dall’Inghilterra e 7-40 dal Galles), l’anno seguente con l’Under 18 (due sconfitte e un pareggio, con il Galles) e, nel 6 Nazioni 2005, ha guidato l’Under 21. In quella edizione, l’Italia ottenne i seguenti risultati: 21-33 con l’Irlanda, 3-40 con il Galles, 12-38 in Scozia, 14-31 in Inghilterra e 0-51 con la Francia*.
Dal 2004/2005 è resposabile della Didattica e del Centro Studi FIR, con numerose pubblicazioni di carattere internazionale, è divenuto successivamente Coordinatore Tecnico Federale.
dalla presidenza Gavazzi , Ascione oltre ad essere il responsabile tecnico del rugby Italiano, è stato messo a capo anche del settore arbitrale , che risponde a lui e ne segue le direttive; probabilmente per questo sarà spesso a Calvisano.
Ascione ha ripetutamente rivendicato la sua strategia :
- Le società non possono e non devono occuparsi della formazione dei giovani per l'alto livello
- La formazione per l'alto livello deve essere esclusiva della federazione e delle sue accademie in quanto unica possibilità di raggiungere - appunto - l'alto livello
- I ragazzi vanno selezionati per le qualità e potenzialità fisiche, (a 16 anni) ; è compito delle accademie U18 e u20 fornire le conoscenze tecniche
- Le accademie hanno la importante funzione di diffondere le competenze tecniche al di fuori delle c.d. "zone storiche" e riequilibrare la presenza sportiva in tutta italia
Il "progetto statura" era un progetto universitario (non molto intelligente e di cui non si trova traccia né documenti) creato dal Prof. Lusi , destinato ad individuare seconde e terze linee alte e grosse ; Ascione c'entrava , come è sempre stato presente e motore di ogni decisione tecnica.
Il termine è passato di uso comune per descrivere l'attenzione ossessiva alla parte fisica , l'accento su tanta palestra e tanti test fisici, e per la pratica di escludere dalla possibilità di arrivare all "alto livello" tutti i ragazzi inferiori al 1.80 di statura, compresi trequarti e mediani.
Questo approccio aveva anche due aspetti fortemente positivi nell'ottica FIR : era ed è facile trovare ragazzi grandi e grossi anche in zone prive o quasi di forte presenza di rugby giovanile, ed era molto più gestibile e giustificabile tutto il processo di ammissione/non ammissione usando i numeri dei test fisici, molto più facili da gestire della effettiva abilità in campo.