ForrestGump ha scritto:Dopo quasi 48 ore di silenzio, voglio dire anch’io la mia, rispondendo, in ordine rigorosamente sparso, a qualche spunto emerso da questo thread.
McLean #12.
Per me è una delle cose più belle che ha fatto O’Shea. E’ come avere un carrarmato, una splendida arma offensiva…chiaro che quando sei sotto assedio, un mortaio è molto, molto più utile. In altre parole, se hai il 20% di possesso, McLean primo centro è inutile, ma in una partita dove quel 20% diventa 50%, una partita dove, magari, al posto di Henshaw e Ringrose ci sono Sharikadze e Mtchelidze e l’apertura non è Jackson o Sexton ma un Malaguradze qualsiasi, ecco che Luke a #12 acquista tutto il suo senso. Se O’Shea vuole portare l’Italia un passo più avanti, e per farlo vuole/preferisce/deve giocare col doppio play, allora McLean a #12 è l’uomo giusto al posto giusto.
Mettere in campo un rugby più moderno, un rugby che si gioca in 15 + 8 piuttosto che in 8 + 1, è un bel passo avanti. Non mi aspetto che ci faccia vincere subito contro il Galles, ma non soffrire contro Fercu e compagni si. Vi ricordo che agli ultimi mondiali, pur vincendo noi, la palla l’avevano spesso loro. Se, come afferma Padovani in un’intervista post Irlanda, O’Shea dopo la sconfitta ha detto: “Stiamo gettando le fondamenta. Pensate ai mondiali del 2019, allora non sarà come oggi”, per me quell’uomo ha ben più di due anni di credito illimitato.
6 Nazioni. Italia si, Italia no, la terra dei cachi e la squadra dei Lelos.
Tra il ’94 e il ’97 l’Italia ha dato qualche bel calcione nel sedere a varie home Nations, e in virtù di quei calcioni è stata ammessa nel 6N. Nel frattempo, il professionismo era dietro l’angolo e l’Italia ha fatalmente perso il treno. Ora, per perseguire con successo un progetto professionistico, servono: soldi, persone, strutture e progetti. Fino ad oggi l’Italia ha avuto i soldi, ma su tutto il resto, caliamo pure una coperta pietosa. Sembra che l’arrivo di O’Shea abbia portato uomini e progetti più ragionati di quelli perseguiti finora. Per dire, il progetto altezza riesce ancora ad attorcigliarmi le budella. Quindi, uscire dal 6N ora farebbe crollare uno dei piloni su cui si regge un progetto professionistico e da lì la nostra speranza di ridurre il gap almeno nel medio termine. Lo stesso dicasi per la riduzione del numero di franchigie: se con due non riusciamo a trovare i 40 – 50 giocatori che ci servono per affrontare un 6N, come possiamo sperare di trovarli con una sola franchigia? Che poi le franchigie ora come ora non funzionino è evidente, ma l’eutanasia non è la soluzione. La soluzione è intervenire lì, coinvolgendo O'Shea, se necessario. Per finire, i disfattisti che vedono Georgia o Romania al posto nostro nel 6N non meritano nemmeno risposta.
Gap fisico? Mentale? Tecnico?
Purtroppo, tutti e tre. Magari potessimo concentrarci solo su uno di questi tre aspetti. Dirò di più: se la nostra pietra di paragone è l’Irlanda di Sabato, il gap tecnico è incolmabile anche nel medio termine. Diversa è la questione fisica, perché si porta dietro anche l’aspetto mentale e si può ridurre significativamente in un anno massimo due. Mi spiego portando la mia esperienza: maratona, al 34esimo scoppi. Scoppi nel senso che non ne hai proprio più, che cammini, che ti siedi sul guardrail e ti metti a piangere. In quel frangente, per tener duro, ci vuole gente con le palle di Favaro e pochi altri. Inutile pretendere che tutti siano - mentalmente - dei Favaro, è una cosa che va al di là della voglia. Ma se al 34esimo anziché scoppiare rallenti, magari anche di 20”/km, tieni duro. Lo fai perché, seppur cotto, senti che ci sei ancora, che metti un piede avanti all’altro e sti stramaledetti 8 km un po’ alla volta passano. Così in campo (credo): sono stanco, non lo placco, ma magari lo rallento, do il tempo al mio compagno di rischierarsi, di soccorrermi. Allora respiro modello mantice ma mantengo il focus, non perdo la presa sulla realtà. Se manco lo vedo perché nel tempo che io mi metto in moto questo mi ha dato 6 m, allora getto il manico dietro alla cazzuola e aspetto l’80esimo…che siano 49, 56 o 63.
O'Shea.
Non è il Messia, anche se da certi commenti, inclusi i miei, potrebbe sembrarlo. Tuttavia, al momento, in Italia, è quanto di più simile abbiamo al Messia. La mia fiducia in lui è cieca, magari sbaglio, ma è così
A Twickenham con 1 possibilità su 1000.
Come tifosi, vorremmo qualche soddisfazione in più. Io dico che pure la meriteremmo. Intanto, nemmeno questo è l'anno in cui faremo qualcosa di buono al 6N. Eppure, se molliamo noi seduti sul divano, che finite le due ore della partita torniamo alle nostre famiglie, al nostro lavoro, alla nostra vita e a questo forum...possiamo davvero pretendere che gli azzurri tengano botta 80 minuti di fronte a Stander & Co? O'Shea ha usato le parole "physical battering", e "to batter" è lo stesso verbo che si usa per descrivere lo sfondamento di una difesa fisica (porta, muro, palizzata) con l'ariete. Possiamo altresì pensare che il giorno dopo tornino a lavorare sodo portandosi sulle spalle il peso dell'ennesima, inappellabile sconfitta?
Quindi, JosephK, vai a Twickenham, goditela e sappi che fai una cosa importante. Soprattutto perchè c'è 1 sola possibilità su 1000. A essere ottimisti...
abbastanza d'accordo su tutto. aggiungo, gli accademici in eccellenza dal prossimo campionato,e quelli che escono immediatamente nelle franchigie con minutaggio imposto. perdere per perdere di 50 punti, almeno scommetto sul futuro