Questo è uno dei tanti (non il solo) tallone d'Achille di questo fallimentare progetto. La creazione di squadre in vitro senza alcun collegamento col territorio, le sue tradizioni, le sue passioni. Come se bastasse buttare lì una squadra in un posto a caso aspettandosi che la gente dia di matto per andarla a vedere fare a cornate non con le teste quadre per un parmigiano o contro i rovigoti per un de Paoa (con cui hai tutta la rivalità del mondo), ma con gente di Glasgow o di un posto impronunciabile che comincia con due Ll, gente che non sai nemmeno come è fatta. Si è sottovalutato questo elemento derubricandolo a folclore o a parrocchia. Sai quanto gliene fregherà ai non già malati di rugby come quelli che scrivono qui di giocare contro gente di Bloemfonteyn o di altri posti mai sentiti che manco puoi sfotterli in dialetto perchè non ti capiscono.ruttobandito ha scritto: 26 dic 2020, 17:29C'è bisogno di rivalità sportiva per innescare la competizione e quello che ne consegue. Da noi c'è, ma non viene valorizzata.
Se finalmente, esauriti gli artifici zoologici, si promuovesse a pro un club come fatto con TV, o forse 2, allora magari...
Ci vogliono tutti professori di geografia.
Se vuoi attirare qualcuno in più della conventicola tipo rugby.it che si fa fica a citare squadre della Mitre cup, non puoi certo aspettarti di riuscirci così.