jpr williams ha scritto: 5 feb 2021, 9:18
Dipende da cosa intendi per "non vive".
Per me uno che nasce qui, va via a 5 anni e non torna mai più se non per brevi vacanze e vive all'estero dove lavora, mette su famiglia e paga le tasse non fa parte della comunità italiana.
Uno che si forma qui ed "emigra" per lavoro, ma non recide mai il legame con la madrepatria, tornandoci spesso, venendoci a votare e pagandoci le tasse perchè conserva la residenza si.
Permettimi di risponderti sul tema (e ragionando sul "caso" di "Italicbold")
Qui pero' dissento perché la residenza in senso "fiscale" non si sceglie. Deriva dal principio di "territorialità", il quale si riferisce a concetti come la residenza (ma non solo). La quale residenza in senso fiscale (per l'Italia) è stabilita cosi' : "La disciplina della residenza delle persone fisiche è contenuta nell’art.2, comma 2 del vigente testo unico delle imposte sui redditi (IRPEF), approvato con DPR 22 dicembre 1986, n. 917; tale norma stabilisce che sono soggetti passivi dell’imposta le persone fisiche, residenti e non residenti nel territorio dello Stato e che si considerano residenti le persone che
per la maggior parte del periodo d’imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile".
Qui quello che conta è
"per la maggior parte del tempo". E già vediamo che la legge per non perdere materia fiscale "rastrella" il massimo che puo'... (aggiungo che non sono ne commercialista e neanche residente in Italia come tutti hanno capito eppure tutto questo si trova in rete molto facilmente).
Ora se guardiamo alla situazione di "Italicbold" (Italiano nato in Italia e di nazionalità italiana ma che vive tutto l'anno e lavora tutto l'anno in Francia).
La territorialità per la legge fiscale francese (per l'IRPP, cioè "l'IRPEF francese") "rastrella" altrettanto tutto quello che puo' anche se in modo diverso, cioè, "hanno la residenza (sempre nel senso fiscale) le persone che hanno in Francia :
- il luogo principale di residenza (e qui come per l'Italia quello che conta è : principale) ;
- l'attività professionale ;
- il centro dei loro interessi patrimoniali".
Aggiungo che anche qui tutto si puo' trovare molto facilmente in rete (certo in lingua francese).
Aggiungo che, ovvio, questi requisiti sono sia per l'Italia che per la Francia "alternativi" e non "concorrenti" ed è logico perché qui si tratta per entrambi i paesi di non perdere "materia" fiscale.
Dunque il "buon" Italicbold non puo' scegliere dove "pagare le tasse" perché è "residente fiscale francese" al senso della legge fiscale francese.
Dunque, per assurdo, se per essere un "buon cittadino" Italiano dovesse pagare le tasse in Italia.. Beh allora le dovrebbe pagare due volte "sto povero cristiano".
Aggiungo che siccome la legge fiscale italiana cerca di attrare quel "buon Italicbold" nella sua orbita con un famoso "residenti e non residenti nel territorio dello Stato", qui interviene la convenzione fiscale italo-francese per "evitare le doppie imposizioni" (vi risparmio la lettura di questa convenzione, ma credetemi, giuro che stabilisce che il "buon Italicbold" finisce nell' "orbita fiscale francese").
E qui il "buon" Italibold" tira un sospiro di sollievo...
Sul voto : te lo dico sinceramente capisco il tuo pensiero (e direi pure che, in qualche modo, lo condivido "filosoficamente", il che non significa assolutamente che lo vorrei imporre a tutti). Pero' una "normativa" che "scinderebbe" la nazionalità e il diritto di voto non avrebbe vita lunga davanti alle giuridizioni sia nazionali che europee.
Concludo dicendo che pure rispettando le tue opinioni (e ci mancherebbe) non posso che dissentire su entrambi gli argomenti.
Giuro anche che chiudo qui in modo definitivo sull'argomento !