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Garry ha scritto: 19 lug 2022, 0:11Il mirino è sul rugby professionistico, sull'alto livello, mica sul rugby in generale
Esatto.
Professionismo = più kili, più velocità, più allenamenti, più partite.
Ora dico: è più probabile farsi del male andando a sbattere 10 volte a 30km/h contro una palizzata di legno o andando a sbattere 100 volte a 90km/h contro un muro di cemento armato?
Non capisco come si possa pensare che il professionismo non c'entri.
Altrimenti portatemi casi di ex giocatori oggi dai 60 in su che denuncino condizioni neurologiche come quelle di Ryan Jones.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Garry ha scritto: 19 lug 2022, 0:11Il mirino è sul rugby professionistico, sull'alto livello, mica sul rugby in generale
Esatto.
Professionismo = più kili, più velocità, più allenamenti, più partite.
Ora dico: è più probabile farsi del male andando a sbattere 10 volte a 30km/h contro una palizzata di legno o andando a sbattere 100 volte a 90km/h contro un muro di cemento armato?
Non capisco come si possa pensare che il professionismo non c'entri.
Altrimenti portatemi casi di ex giocatori oggi dai 60 in su che denuncino condizioni neurologiche come quelle di Ryan Jones.
Sicuramente ha un impatto ma io vedo concussion già a 15-16 anni.
"With respect a lot of you need to stop letting your emotions take over. Do not look at the individual who by the way is one of the best on and off the field. Just deal with the facts of the tackle, not who made it. That’s what we all do as officials now please stop being personal." Nigel Owens, August 2023
jpr williams ha scritto: 18 lug 2022, 19:40Che è una delle tante esigenze/conseguenze del professionismo
Un club professionistico l'anno scorso hanno vinto un campionato professionistico riducendo del 90% il contatto negli allenamenti.
Argomento suggestivo, ma se mi consenti, assai poco significativo.
Mi dice solo che c'è UNA squadra professionistica che riduce il 90% di contatto negli allenamenti.
E tutte le altre? E poi, in allenamento lo riduci, ma in partita?
Non credo che il professionismo abbia creato il problema, con dati alla mano si può discutere se lo abbia acutizzato o meno. Magari non sono stati resi pubblici casi di demenza precoce in era amatoriale, ma putroppo più di qualcuno è morto in conseguenza a certi impatti che ora World Rugby sta cercando di ridurre.
Il caso Harlequins è venuto fuori perché la svolta che ha dato alla performance è stata eclatante, ma ci sono diversi club che si stanno muovendo anche più avanti rispetto alle direttive. Non ho tempo di cercare il minuto esatto, ma il dott.Cesana ha detto su Bulldog Rugby Supplies che il Benetton ha sempre garantito tempi più lunghi di riposo dopo le concussion rispetto alla normativa.
Grazie al professionismo, si riescono a fare grossi investimenti sulla ricerca e sviluppo di nuovi metodi di analisi e diagnostica e si spera di contenimento del problema. Ora stanno sviluppando questa tecnologia nei paradenti, che World Rugby ha annunciato verrà testata anche al Mondiale femminile. Con i dati che man mano saranno raccolti vedranno quali sono le situazioni più pericolose e i sintomi più frequenti. Come già sta succedendo, verranno apportate delle modifiche al regolamento delle quali beneficerà anche il rugby amatoriale.
Poi per me quelli del periodo pre-pro vorrei vedere se e cosa possono esser stati diagnosticati, mancavano studi, analisi, coniscienza ed attenzione che ora c’è.
Concussion è la para degli ultimi 10 anni negli sport di contatto, ci sarà un perchè e magari è che prima si navigava nella nebbia al riguardo
"With respect a lot of you need to stop letting your emotions take over. Do not look at the individual who by the way is one of the best on and off the field. Just deal with the facts of the tackle, not who made it. That’s what we all do as officials now please stop being personal." Nigel Owens, August 2023
Ricordo che a 15 anni giocammo una partita contro una squadra inglese in tour in Italia. Durante la partita durante un placcaggio ricevo un colpo in testa. Mi ricordo di essermi trovato fuori campo, suonato come un pugile. Nonostante questo, dopo un 10 minuti mi ero un po' ripreso, sono tornato in campo a giocare. Nessuno ovviamente all'epoca (si parla oramai di quasi 20 anni fa) si era preoccupato di trauma cranico o quant'altro. é bastato che io dicessi al mio allenatore di voler rientrare in campo. Ovviamente nessun passaggio in pronto soccorso, nulla.
Una decina di anni fa un mio compagno di squadra aveva ricevuto una paio di traumi ravvicinati nel tempo (penso a distanza di un paio di settimane), era al punto che bastava un colpo neanche tanto forte alla testa che si spegneva. L'hanno fermato solo dopo questi eventi.
Ora cose simili non dovrebbero più accadere.
Immagino solo quante di queste situazioni hanno vissuto tutti i giocatori pre professionismo ufficiale e quelli di questi primi 15 anni di pro'.
Con le concussion dobbiamo andarci piano, Pro o non Pro.
Ripeto anche a livello accademico in Italia si sta muovendo un bel po' di roba.
crouchbindset ha scritto: 19 lug 2022, 15:53
Poi per me quelli del periodo pre-pro vorrei vedere se e cosa possono esser stati diagnosticati, mancavano studi, analisi, coniscienza ed attenzione che ora c’è.
Concussion è la para degli ultimi 10 anni negli sport di contatto, ci sarà un perchè e magari è che prima si navigava nella nebbia al riguardo
Concordo.
Il dato di fatto è che ora si è a coscienza del problema, inutile mettere la testa sotto la sabbia. Se c'è un modo per ridurre il rischio di insorgenza, va fatto. Ben vengano studi sui caschetti, tetti al minutaggio mensile di contatto, osservazioni anche sulle categorie juniores.
speartakle ha scritto: 19 lug 2022, 16:38
Ricordo che a 15 anni giocammo una partita contro una squadra inglese in tour in Italia. Durante la partita durante un placcaggio ricevo un colpo in testa. Mi ricordo di essermi trovato fuori campo, suonato come un pugile. Nonostante questo, dopo un 10 minuti mi ero un po' ripreso, sono tornato in campo a giocare. Nessuno ovviamente all'epoca (si parla oramai di quasi 20 anni fa) si era preoccupato di trauma cranico o quant'altro. é bastato che io dicessi al mio allenatore di voler rientrare in campo. Ovviamente nessun passaggio in pronto soccorso, nulla.
Una decina di anni fa un mio compagno di squadra aveva ricevuto una paio di traumi ravvicinati nel tempo (penso a distanza di un paio di settimane), era al punto che bastava un colpo neanche tanto forte alla testa che si spegneva. L'hanno fermato solo dopo questi eventi.
Ora cose simili non dovrebbero più accadere.
Immagino solo quante di queste situazioni hanno vissuto tutti i giocatori pre professionismo ufficiale e quelli di questi primi 15 anni di pro'.
Con le concussion dobbiamo andarci piano, Pro o non Pro.
Ripeto anche a livello accademico in Italia si sta muovendo un bel po' di roba.
Bravissimo spear, anche per me si aprla di 20-30 anni fa da giocaotre, fortunatamente tramvate da perder completamente coscienza o simile non mi son mai capitati, ma botta da "sentirme un fia' spaesa'" qualcuna si, nessuno parlava di possibili commozioni/concussions ecc, o restavi dentro o se tiportavano fuori e dicevi "stago ben, torno dentro" nessuno diceva nulla.
Poi certo il professionisma ha aumentato velcoitá e potenza degli impatti, ma c'é anche maggior conoscenza della materia. all fin fine é medicina, e tutta la medicina in 20-30 anni é avenzata.
PS: chiedo scusa per parole sotrpiate od orrori grammaticali in altri messaggi, quando scrivo al cellulare soffor di "sindrome da dita grosse" ed odio il T9 che é disinnescato!
"With respect a lot of you need to stop letting your emotions take over. Do not look at the individual who by the way is one of the best on and off the field. Just deal with the facts of the tackle, not who made it. That’s what we all do as officials now please stop being personal." Nigel Owens, August 2023
Per esperienza a livello giovanile le concussion che mi sono capitate, quest' anno un paio, sono capitate più per eventi fortuiti, il placcato che viene sbandierato e colpisce il mio giocatore in testa con un ginocchio e casi similari, ma nulla che possa somigliare alle craniate che si vedono in TV.
A livello di prevenzione cmq abituare i più giovani a l utilizzo costante del paradenti durante gli allenamenti, fargli togliere la cattiva abitudine di entrarlo ed uscirlo dalla bocca tipo gomma da masticare, ed altre cattive abitudini, possono aiutare già i ragazzi a farsi trovare pronti in caso di botte alla testa.
La concussion più grossa quest' anno è stato un ragazzo, quello della ginocchiata, che si è spento non ricordando nulla per più di un quarto d ora, al limite quasi del pronto soccorso. È stata mia preoccupazione monitorarlo per le successive 24 ore, anche contattando i genitori, e poi fermo per 3 settimane...
Una vera e propria prevenzione delle concussion a mio avviso non puoi esserci, però preparare gli atleti al peggio, questo si.
Il rugby veramente professionistico, non quello dei "rimborsi-spese", ha portato ad alzare di parecchio il limite del rischio nei giocatori, se non ad eliminarlo del tutto. Il concetto di tutela della propria salute in parecchi giocatori non esiste più, e non può esistere, perché riduce la determinazione, l'aggressività e l'efficacia degli interventi.
L'attenzione giustamente è tutta verso il cranio, visto che è quello che può provocare i danni più gravi, più subdoli e a lunga scadenza, ma anche sugli altri distretti non si scherza, con certi contatti nei punti d'incontro, nelle ruck, che fanno sorgere dubbi.
Yuri Chechi in un'intervista recente in tv ha sconsigliato la ginnastica agonistica ad alto livello, a meno che la motivazione non sia assoluta assieme alla consapevolezza del prezzo da pagare.
Nel rugby professionistico è un po' così, devi essere consapevole che un giorno ti potrebbero presentare un conto salato.
PS: Le mie dita invece sono normali, sono i tasti ad essere piccoli
"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano"
R.I.P. Pavel Kushnir - pianista russo morto in carcere, vittima del fascismo russo
Garry ha scritto: 19 lug 2022, 18:37
PS: Le mie dita invece sono normali, sono i tasti ad essere piccoli
più che altro il problema è che il tuo correttore ormai ha sviluppato una forma di autocoscienza
“These trees which he plants, and under whose shade he will never sit, he loves them for the sake of his children and his children’s children, who are to sit beneath the shadow of their spreading boughs.” (C. Loyson)
Garry ha scritto: 19 lug 2022, 18:37
L'attenzione giustamente è tutta verso il cranio, visto che è quello che può provocare i danni più gravi, più subdoli e a lunga scadenza, ma anche sugli altri distretti non si scherza, con certi contatti nei punti d'incontro, nelle ruck, che fanno sorgere dubbi.
Chiedere a Dan Leavy e speriamo non a Polledri.
Credo in tutti gli sport pro sia come la dice Chechi.
"With respect a lot of you need to stop letting your emotions take over. Do not look at the individual who by the way is one of the best on and off the field. Just deal with the facts of the tackle, not who made it. That’s what we all do as officials now please stop being personal." Nigel Owens, August 2023
Che il rugby sia cambiato radicalmente rispetto a 20anni fa come impatto fisico credo che non vi sia nemmeno da discutere. Da questo punto di vista il giocattolo è sfuggito di mano a parte la mischia ordinata che effettivamente è meglio regolamentata e gestita che in passato e ha ridotto la frequenza degli infortuni legati a questa fase.
Ma il resto? Ho visto delle battaglie selvagge sui punti di incontro già nel Top 10, e nei campionati e test tier 1 è peggio.
Troppe partite internazionali a cui non sempre si riesce a fare ricorso alla rotazione dei giocatori anche in rose ampie.
Il limite dei kg o una stringente revisione delle fasi di contatto snatura il nostro sport : tanto vale permettere solo il seven o il touch rugby.
Dalla direzione presa professionismo atletismo esasperato non si tornerà indietro.
L unica strada praticabile nell ottica della riduzione del danno secondo me starebbe in:
1) aumentare i tempi di recupero e osservazione dopo concussion
2) limitare il numero di partite per giocatore o per squadra e prendere anche decisioni coraggiose del tipo : le tournée estive o autunnali si fanno ogni 2 o 3 anni idem per le competizioni internazionali per club ( e quando si fanno si riduce il numero di partite domestiche e viceversa)
3) politica antidoping seria e feroce e forse vedremo anche meno impatti letali e/o complicanze di tipo neurologico o altro
Garry ha scritto: 19 lug 2022, 18:37
L'attenzione giustamente è tutta verso il cranio, visto che è quello che può provocare i danni più gravi, più subdoli e a lunga scadenza, ma anche sugli altri distretti non si scherza, con certi contatti nei punti d'incontro, nelle ruck, che fanno sorgere dubbi.
Nel mestiere che faccio si valuta un evento per la probabilità , la frequenza con la quale può presentarsi.
Nel rugby attuale, l'aumento della massa media dei giocatori, l'aumento del dinamismo degli stessi (gli avanti d ioggi hanno prestazioni nello scatto sul breve impressionanti), il fatto che siano ammesse molte sostituzioni, quindi mezza squadra gioca magari solo 50'-60' e non 80'.
Per ridurre i rischi,
o si abbassa il numero di eventi possibili per partita
o si abbassa l'intensità degli eventi
o si abbassa il numero di partite che ogni atleta può fare nel corso di una stagione.
Con il dinamismo attuale , il campo è diventato troppo stretto per non fare come i cervi nella stagione degli amori.
IL codice a sette è uno sport considerato diverso, ma l'ipotesi di passare dal codice a 15 ad un codice a 13-12-11 potrebbe anche essere verificata: in fondo che costa provare un torneo ?
Domanda cruda, ma nel league, questi fenomeni quanto sono diffusi?
Luqa-bis ha scritto: 20 lug 2022, 10:16
Per ridurre i rischi,
o si abbassa il numero di eventi possibili per partita
o si abbassa l'intensità degli eventi
o si abbassa il numero di partite che ogni atleta può fare nel corso di una stagione.
Tutte cose giuste.
Che però sono in aperto contrasto con l'idea stessa di professionismo. Nel professionismo contano solo ed esclusivamente i soldi, quindi più partite, più eventi, più "spettacolo" che renda il prodotto più appetibile per i media.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)